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Vittorio Lai: costanza e capacita’


Lai durante la premiazione per una vittoria (foto Dalla Chiesa)

Vittorio Lai nasce a Jerzu (Nuoro) il 10/12/1972.
E’ alto 175 centimetri e pesa 70 kg.
Capacità polmonare 4.5 litri.
Per motivi personali si trasferisce a Genova all’età di quattordici anni e tutt’ora vive a Rapallo.
E’ sposato da dodici anni ed ha un figlio di 8 anni.
E’ un buon pescatore di pesce bianco e, conseguentemente, anche un valido agonista. Nel corso degli anni si è affermato più volte nelle selettive liguri o ha fatto piazzamenti importanti, prestazioni che gli sono valse l’approdo alla Seconda Categoria per ben quattro volte. Ha sempre mancato l’appuntamento con l’Assoluto, vuoi per sfortuna o per inesperienza, ma quest’anno pare essere ancora più motivato per raggiungere l’agognata Prima Categoria e far suo il sogno che da tempo insegue.

Allora Vittorio, ci racconti qualcosa di te?

Sono nato in Sardegna ma la pesca in apnea, paradossalmente, l’ho conosciuta a Genova dove vivo da ormai ventiquattr’anni.
E mi sono avvicinato pure tardi a questa disciplina: avevo vent’anni ed un giorno con un mio amico decidemmo di andare a fare una pescatina davanti la spiaggia di Recco.
Pensa che andai a comprare un fucile alla Standa e lo pagai 20 mila lire.
Era un fucile ad elastico corto ed inguardabile col quale sguazzai per qualche ora nel tentativo (vano) di prendere qualche triglia o labride.
A pescata finita comunque rimasi talmente affascinato ed eccitato che mi vestii ed andai in un negozio specializzato comprandomi il mitico Viper nuovo di pacca.
Da lì iniziò tutto e la mia passione sconfinò in amore per la pesca in apnea.

Come ti sei avvicinato all’agonismo?

Mi iscrissi ad un circolo e feci un corso con degli istruttori affermati. Fu molto interessante ed istruttivo perché, oltre alla teoria, facemmo anche qualche uscita nelle splendide acque corse. La mia voglia cresceva di giorno in giorno e le catture arrivarono con la padronanza della tecnica che affinai nelle continue uscite con gli amici Paolo Costa e Paolo Petri.
Con quest’ultimo, in particolare, instaurai un feeling che dura tutt’oggi e mi avvicinai alle prime gare.
La prima in assoluto fu un trofeo a coppie che non ricordo perfettamente.
Non fu un risultato brillante ma l’ambiente e la carica che trasmette una competizione mi travolse e non potei più farne a meno.
Mi buttai con anima e corpo in tutte le gare che potevo fare. Riuscivo a conciliare il lavoro con il divertimento e trovavo, non nascondo spesso con sacrificio, anche il tempo per allenarmi con una certa assiduità.

Un bel carniere misto fatto in gara (foto Dalla Chiesa)

Ricordi la tua prima affermazione in una selettiva?

Sì, fu a Levanto.
Non ricordo l’anno ma la gara è scolpita nelle mia memoria in maniera indelebile: non potrebbe essere altrimenti.
Non avevo preparato la gara in questione e quindi mi buttai cercando di capire dove avrei potuto trovare una zona che mi permettesse di pescare in tana. Dopo qualche tuffo cominciai a scovare delle interessanti porzioni di fondale piuttosto frastagliato e spaccato e, con intuito e un po’ di fortuna, iniziai a fiocinare qualche bel sarago. Ero molto carico e cercai di dare il massimo per fare un buon risultato che comunque mai avrei pensato potesse tramutarsi in una netta vittoria.
Tornando alla gara, dopo qualche sparide riuscii a catturare anche alcuni bei tordi con piccoli agguati o tiri in caduta. Il carniere cresceva ed alla fine avevo circa una quindicina di pezzi.
Alla pesatura ne risultarono validi ben dodici e, con stupore e un bel po’di emozione, vinsi la prova davanti a diversi atleti ben più blasonati di me.
Fu proprio una giornata speciale, indimenticabile direi.
Gli abbracci dei miei amici, dei miei compagni di circolo, la festa: molta gioia, insomma.

Da quel giorno poi sono continuati i buoni risultati: tecnicamente sembreresti un garista?

Sicuramente il tipo di pesca che pratico nelle uscite mi agevola durante le competizioni. Sono un amante della pesca in tana ed al razzolo con una “vocazione predatoria” per il sarago. E’ la mia preda preferita, quella che insidio con più assiduità e credo, nel limite del possibile, di conoscerne piuttosto bene le abitudini ed i comportamenti.
Mi capita infatti molto spesso di trovare zone ricche di sparidi anche in posti mai visitati.
Poi è una preda che è presente un po’ ovunque e ti consente di poter essere catturata con tutte le tecniche e con ogni condizione.
Io prediligo cercarlo negli anfratti, ma può essere insidiato anche all’aspetto, in caduta ed all’agguato.
Trovo decisamente affascinante andarlo a cercare tra le spacchette più recondite del grotto, o tra i labirinti di una franata o ancora tra i dedali del granito.
Quando catturo i saraghi vecchi, quelli coi denti gialli, quelli che hanno visto schiere di sub e sono molto diffidenti, provo una soddisfazione che è difficile da descrivere a parole.
La pesca in tana, che se ne dica, è un’arte.
Affina l’acquaticità, è dinamica, è sorprendente: spesso ti affacci per sparare un sarago da mezzo chilo che hai inseguito per dieci minuti e sei riuscito a far intanare e magari ti trovi davanti una corvina da due chili, una corpulenta orata o un’anziana cernia.
Un’altra cosa che affini con la pesca tra gli spechi è il fiuto del pesce: dopo anni di questa tecnica sensibilizzi le percezioni. Insomma la memoria incamera (più o meno consciamente) situazioni e particolari che, in fase di pesca, ti permettono di identificare e scegliere porzioni di fondo più promettenti e pescabili rispetto ad altre.
Questo stà alla base per la buona riuscita di una pescata, specie in gara, in zone poco conosciute.

Cecina 2009: una semifinale sottotono, ma il sorriso non manca mai (foto G.Volpe)

Quante volte hai fatto la Seconda Categoria e, tra queste, qual’è quella che ti ha lasciato l’amaro in bocca?

Sono stato tre volte ai Campionati di Seconda e quest’anno sarà la mia quarta partecipazione. Non sono mai stato capace di conquistare l’accesso agli Assoluti e, non lo nascondo, la cosa mi irrita anche se la stessa crea le premesse per uno stimolo a far sempre meglio. Per una ragione o per l’altra non sono mai riuscito ad esprimermi a dovere ai Campionati (ora si chiamano semifinali) e spero che quest’anno sia la volta buona. L’impegno sarà al massimo e le condizioni di forma e la “fortuna” spero altrettanto. Il Campionato di Seconda Categoria che mi ha lasciato l’amaro in bocca invece è stato quello del 2004 a Campomarino.
Ero andato alla gara con il mio amico Paolo Petri ed avevamo preparato piuttosto bene la zona. Il posto mi piaceva ed era adatto alle mie caratteristiche tecniche. Insomma le premesse c’erano tutte al punto che ero piuttosto tranquillo.
La partenza della prima frazione l’ho fatta su una zona di grotto in medio fondo dove avevo marcato 4/5 corvine molto grosse e, cinquanta metri più avanti, una pallonata di grossi saraghi che riuscivo a far intanare. Appena raggiunto il punto mi tuffai sui corvi ma una corrente piuttosto sostenuta mi portò sugli sparidi che, nel vedermi arrivare, cominciarono a schiacciarsi sul fondo ed infilarsi in ogni buco. Ero circondato da alcuni atleti che comunque non mi stavano alle calcagna. Allora risalgii ed al tuffo seguente ne fiocinai uno bello grosso. Durante la riemersione venni affiancato della giuria che mi disse che ero fuori campo gara. Io gli ribattei che si sbagliavano ed il mio secondo mi disse di continuare a pescare perché ero perfettamente in regola. La giuria m’invitò ad allontanarmi ed io gli feci notare che c’eranoo almeno altri cinque atleti attorno e che avrebbero dovuto ricevere il mio stesso trattamento. Niente, io venni allontanato e gli altri no. A quel punto montai in gommone nero come la pece e diedi gas prendendo un’altra direzione.
Purtroppo non avrei potuto fare un ulteriore spostamento col gommone e molti atleti, giustamente, s’infuriano e m’inveirono. Morale della favola persi le staffe, andai in tilt e compromisi tutto il Campionato.
Non sono un emotivo per natura e pesco senza pormi problemi anche se mi si attaccano alle pinne ma, in quell’occasione particolare, a mio avviso avevo ragione, ero stato trattato in una maniera rispetto ad altri (che hanno continuato a pescare in zona) e persi raziocinio e speranze.

A proposito di gare ecco un tema scottante: che ne pensi dei bonus?

Penso che l’unico da tenere sia quello per il completamento della specie (5 corvine, 10 saraghi e così via). Toglierei tutti gli altri. Preda grossa e preda speciale in più cumulativi sconvolgono le classifiche, alterano i valori e fanno crescere in maniera esponenziale il fattore fortuna. Di questa idea sono praticamente anche tutti gli amici che conosco e che fanno gare.

La pesca in tana è il tuo forte e quella che preferisci: che mi dici dell’agguato e dell’aspetto?

Allora: con mare chiaro e buona visibilità pesco sempre in tana con un arbalete da 56 e fiocinella a 4 punte. Nei buchi impossibili uso un oleo da 40 con fiocina mustad a 5 punte.
Se però c’è torbido e mare agitato preferisco pescare all’aspetto. L’agguato lo pratico raramente anche se non nego che in certe occasioni è vermente micidiale.
Per l’aspetto mi armo con un arbalete da 90, asta da sei e mezzo ed elastici da 18 millimetri.
Tutti i miei fucili sono i vecchi Omer T20 (quelli di Valerio Grassi quando lavorava in Omer) a testata chiusa e con i quali ho raggiunto un feeling ineguagliabile.

Il sarago rimane, dunque, la tua preda preferita?

Direi di sì. Con questo pesce ho proprio un bel rapporto (e si fa una bella risata’ ndr). Mi piace molto anche la pesca all’orata ed al dentice. Questi ultimi da noi non sono frequenti e quelli grossi sono una rarità. E’ un pesce magnifico e scaltro. Capace di ipnotizzare il pescatore e per questo anche molto pericoloso. Ti porta molto vicino ai tuoi limiti, quindi è bene essere sempre molto lucidi. Quest’anno ne ho preso uno di cinque chili e mezzo ed è stata un’emozione incredibile. Vederlo arrivare all’aspetto, indugiante, grintoso, padrone assoluto del suo territorio è stata una scarica d’adrenalina pazzesca.
Anche le orate di taglia sono pesci stupendi. Difficilissimi da insidiare, da far avvicinare. Io le pesco nel torbido all’aspetto con pochissima visibilità. Si spara da vicino alle ombre e poi senti il mulinello cantare. Finchè non ce l’hai tra le mani è una lotta bellissima anche perché, spesso, non si è riusciti a valutarne le giuste dimensioni.

Una stupenda corvina appena catturata (foto P.Petri)

Hai uno sponsor per l’attrezzatura?

Al momento non ho alcun tipo d contratto con nessuna azienda. Le mute me le fornisce la Tecnoblu una ditta genovese che produce ottimi capi a mio parere. Poi ho una maschera della Omer, più precisamente la Alien, che si adatta perfettamente alle linee del mio viso. Le pinne in carbonio sono di Devoto Sub così come le aste. Per il resto uso quello che mi capita. Non sono un maniaco dell’attrezzatura anche se quella che adopero è sempre efficiente.

Quali sono i tuoi pesci record per specie?

Sarago 1.5 kg
Corvina 2.1 kg
Spigola 3.5 kg
Orata 5 kg
Dentice 5.5 kg
Ricciola 22 kg (in coppia con Petri)
Serra 7 kg
Marvizzo 1.8 kg
Ceflo 2 kg
Salpa 1 kg
Cappone 1 kg.
Pesce strano una rana pescatrice di 15 chili e cattura mancata una leccia di 15 chili che avevo in mano.

Chi ammiri ed hai ammirato tra i Campioni del nostro sport?

Ho avuto la fortuna di conoscere e pescare vicino a Bellani e Ramacciotti lo scorso anno a Cecina: posso dire che oltre ad essere dei veri fuoriclasse sott’acqua, sono anche persone simpatiche e di un’umanità straordinaria.
Li ammiro proprio.
Per il passato invece non posso che confermare la mia stima ed ammirazione per Renzo Mazzarri. Sono cresciuto col suo mito attraverso le sue gesta e soprattutto le sue grandi imprese. Un campione ineguagliabile davvero.

Conosci Apnea Magazine?

Ma perchè c’è qualcuno del nostro settore che non la conosce? Siete tutti bravissimi e, per il nostro sport, siete un punto di riferimento importante. Io, tempo permettendo, vi seguo con molto interesse. Avete lanciato la “cronaca diretta dei Campionati” che è una cosa bellissima. Il nostro sport tanto taciuto, tanto omesso, in prima linea sul vostro canale. Credo che gli appassionati non possano che esserne entusiasti. Poi siete sempre aggiornati, pieni di articoli e tante belle sezioni ricche d’informazioni. Bravi davvero!

Allora Vittorio, in culo alla balena per la semifinale…

Ma per la balena si dice “crepi”?

Una regina di ben cinque chili (foto P.Petri)

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