Vacanze di pesca subacquea a Pantelleria
Faraglione di Cala Levante – si arriva in auto molto vicino al mare. Il fondale è subito profondo, frana. Tra le prede figurano dotti, saraghi e tanute.
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Leonardo Cagnolati è un forte agonista del Club Sub Grossetano. In questo suo contributo, Leonardo ci racconta della sua vacanza post campionato a Pantelleria, isola siciliana dagli splendidi fondali, con acqua limpida ed una buona presenza di prede. Attualmente è in corso l’istruttoria tecnica per l’istituzione dell’Area Marina Protetta di Pantelleria, individuata come area di reperimento dalla legge quadro sulle aree protette (L. 394/91).
Dopo lo stress degli ultimi assoluti di Siracusa, avevo proprio voglia di godermi una settimana di mare in assoluto relax in compagnia della mia fidanzata. Naturalmente non potevo rinunciare a fare qualche bella pescata, e così, visto che i giorni di ferie erano pochi, di comune accordo io e Silvia abbiamo deciso di andare a Pantelleria. L’isola si può comodamente raggiungere da Roma con un volo diretto della durata di un’ ora, che porta dal caos della capitale alla serenità di un’isola ancora sufficientemente selvaggia, situata al centro del canale che divide la Sicilia dalla Tunisia.
A dir la verità, Pantelleria è più vicina all’Africa di quanto non lo sia dalla Sicilia. L’isola dista solo 70 km da Capo Bon, in Tunisia, mentre sono 102 i chilometri che la separano da Capo Gramitola, in Sicilia.
Ad accompagnarci in questo viaggio ci sono Fabrizio e la sua fidanzata, collaudati compagni di pesca e di vacanze.
Dovendo viaggiare in aereo, l’attrezzatura dev’essere contenuta. Porto con me una muta in spaccato da 5 mm, visto che sul fondo l’acqua non è mai così calda come in superficie. Le pinne sono in carbonio, ma per non correre il rischio di una rottura durante il trasporto, si possono tranquillamente portare come bagaglio a mano nella collaudata borsa porta pinne. Ifucili, invece, vanno imballati con le aste nella sacca portafucili. E’ importante imballarli in modo che risultino ben protetti, avendo anche cura di smontare i mulinelli.
La sacca porta fucili viene letteralmente lanciata durante le operazioni di carico, e finisce sotto i bagagli degli altri passeggeri: se non viene protetta con cura, si rischia di trovare un fucile spezzato in due all’arrivo, oppure di trovarsi con qualche componente staccato o rotto.
Per questo viaggio abbiamo con noi quattro fucili arbalete: un 110, un 100, un 75 tutti con il mulinello, ed un corto 50 con la fiocina.
Il mulinello è importante anche nel 75, sia per lavorare l’eventuale cernia in tana, portando il fucile fino alla superficie, sia perché a Pantelleria la ricciola da record può arrivare a tiro ovunque ed in qualsiasi momento.
Leonardo e la sua compagna Silvia con un bel carniere
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Appena scesi dall’aereo sentiamo subito la differenza di temperatura: fa più caldo e l’aria è molto più secca, anche se, purtroppo, il tempo non sarà bello per tutta la settimana.
Fortunatamente, in un isola anche se c’è vento e mare mosso si può trovare sempre una zona ridossata per pescare. A Pantelleria, inoltre, non mancano i luoghi naturali ed archeologici da visitare come ad esempio le terme, le tombe dell’età del bronzo, il vulcano ed il famoso lago di Venere. Insomma, le alternative ad una giornata di mare non mancano.
Presa un’autovettura a noleggio e fatta la spesa, ci andiamo a sistemare in una Dammusa, caratteristica abitazione dell’isola. Il primo giorno decidiamo di andare a cala Levante.
Al contrario di quanto avevo sentito dire, gli accessi al mare da terra sono molto numerosi e comodi anche per le fidanzate, che possono accompagnarci nelle nostre pescate e godersi dei bagni in acqua limpidissima mentre noi cerchiamo di mettere insieme la cena, che non può che essere a base di pesce!
Appena entriamo in acqua siamo accolti da alcuni corpulenti pesci pappagallo, che scopriremo essere presenti in abbondanza lungo i fondali di Pantelleria. Li lasciamo ai loro giochi e ci dirigiamo a destra, verso il faraglione. Il fondale si fa subito impegnativo, e sulla prima frana, in 20 metri di fondo, ci sono dei saraghi e molti dotti.
I dotti sono un tipo di cernia più affusolata, con il muso appuntito e carni bianchissime, molto buone.
Dopo un lunghissimo aspetto, per poco non riesco a sparare a un dotto di circa 4/5 kg.inganna sulla reale distanza delle prede. Ho così risparmiato un tiro che poteva risultare dannoso.
Nella zona del faraglione i dotti si vedono praticamente ad ogni tuffo, e più si va a fondo e più gli esemplari si fanno grossi e diffidenti. Chiedo a Fabrizio di controllarmi in qualche tuffo più impegnativo. Vedo dei dotti che stimo almeno una decina di kg, ma sono veramente inavvicinabili sia all’aspetto che in caduta. Anche se fisicamente sto benissimo grazie ad una intera estate di pesca e di allenamenti, e pur avendo il mio compagno che mi controlla dalla superficie, decido di lasciar perdere.
Discesa a mare di Karuscia – si arriva con l’auto abbastanza vicino al mare. Il fondale è meno impegnativo ma non per questo meno bello. Attenzione alla corrente
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Caratterialmente sono uno che ama essere concreto nella pesca, e preferisco concentrarmi sulla cattura di una preda piuttosto che esibire tempi e profondità senza pesci nel cavetto, come pare sia di moda tra tanti. Così, proprio sulla punta del faraglione prendo un paio di belle tanute in caduta nel blu, almeno la cena è assicurata!
A Pantelleria i pesci sono numerosi ma mi rendo conto ben presto che non è facile fare carniere. Se non altro, il divertimento e le emozioni sono assicurate, e la bellezza delle acque e dei fondali dà un grande piacere anche quando le catture non arrivano.
Il secondo giorno ci immergiamo a Punta Spedillo. Andando verso nord, su una franata di sassoni che cadono nell’abisso, al primo tuffo trovo tre cernie ferme in candela davanti ad un sasso. Al momento del tiro, vedo arrivare dal blu un branco di dentici con alcuni esemplari veramente spettacolari. Cambio immediatamente programma, e decido di trascurare le cernie per dedicarmi ai dentici. Purtroppo devo confrontarmi con la scelta obbligata dell’appostamento, che non è propriamente ideale in quanto mi lascia un po’ scoperto, e così non riesco a portare i dentici a tiro. Al secondo tuffo i pesci sono spariti, ed anche le cernie sono scomparse sotto i sassi della frana.
Pensiero del giorno: a Pantelleria non ci si possono permettere esitazioni, i pesci non concedono una seconda opportunità. Chiudiamo la giornata con un bel dotto a testa e la cena sarà a base di abbondante cernia cruda. La stanchezza e la fame si fanno sentire e l’idea del carpaccio di dotto mi fa venire l’acquolina in bocca. E’ una sensazione che capita spesso quando sei affamato e pensi alla cena di pesce. Ne mangeremo soltanto uno, perché sufficiente a sfamare 4 persone… anche se siamo tutti delle buone forchette. L’altro lo congeliamo per i momenti di magra.
Il terzo giorno decidiamo di cambiare zona e tattica, ci dirigiamo verso il paese di Pantelleria, per la precisione alla discesa del Bue marino, e mandiamo le ragazze ad aspettarci circa un miglio più a sud, presso un’altra delle numerose discese al mare, in modo che sarà possibile pescare a favore di corrente, che a Pantelleria è sempre sostenuta.
Se dovessi dare qualche consiglio a chi si reca a Pantelleria, il primo sarebbe: “attenzione alla forte corrente”. Il secondo, invece: “attenzione alle acque limpide che ingannano con le profondità”. Al Bue Marino il fondale digrada molto più dolcemente, ed è sicuramente più variegato ed alla portata di tutti. Grazie ad un po’ di maretta, troviamo muggini, salpe, ricciolette, corvine e tanti saraghi.
Appena terminata la battuta nella zona del Bue marino Silvia e Leonardo mostrano i pesci per la cena
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Con il mare mosso, i pesci sono molto più distratti e ad un certo punto siamo costretti a fermarci per rispettare i limiti di cattura previsti dalla legge (cinque chilogrammi a testa salvo preda singola di peso superiore). In due ore abbiamo la cena assicurata…. anche per i vicini, con pesci misti di varie taglie.
Tutta la zona nord dell’isola dell’Arenella fino a Punta Karuscia offre la possibilità a tutti di fare carniere, e poi, i più fortunati che sfruttano la fidanzata o l’amico che aspettano più avanti, evitano di tornare al punto di partenza contro corrente. Anche a Cala Gadir andando verso destra si può pescare senza dover scendere troppo in profondità. In questa zona, durante le stagioni intermedie, è possibile togliersi la muta a fine pescata in una delle vasche di acqua calda che si trovano alla fine del porto. Questi ultimi due tratti di mare li vedo molto interessanti anche per una pesca invernale in basso fondale.
I sub più esperti, oltre che al faraglione di Cala Tramontana possono andare a Scavri, dove, davanti a Punta Tre Pietre, vivono cernie, dentici e corvine da sogno. I pesci sono sempre profondi e difficili, ed è indispensabile pescare sempre in coppia, alternandosi nei tuffi e senza mai perdersi di vista.
Sicuramente non abbiamo sentito la mancanza del gommone, anche perché, specialmente nella zona nord, gli accessi al mare sono numerosi e comodi, basta controllare la direzione della corrente per decidere la base di uscita a fine pescata!
I locali si lamentano, dicendo che non c’è più il pesce di una volta, e le prede più belle sono molto diffidenti, ma con un po’ di impegno chiunque potrà realizzare un bel carniere. Probabilmente gli abitanti dell’isola non hanno mai visto la penuria di pesce che c’è in Toscana, come in molte altre zone d’Italia, e non sanno quanto sono fortunati! Nel caso in cui il mare non risulti molto generoso o non si abbia voglia di cucinare, come è accaduto anche a noi, consigliamo di andare al ristorante “La Risacca”, nel paese di Pantelleria, dove sarà possibile degustare tutte le specialità di terra e di mare dell’isola, compresi i famosi vini locali.
Prima di ripartire vale la pena di visitare i negozi di artigianato e di prodotti alimentari tipici. Il vino Passito, lo Zibibbo, il patè di capperi e le marmellate sono i classici prodotti da portare a casa, per condividere con gli amici il profumo di quest’Isola selvaggia.
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