Una boa, tanti problemi
Il subacqueo in immersione ha l’obbligo di segnalarsi con una boa recante una bandiera rossa con striscia diagonale bianca
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La stagione delle vacanze è alle porte.
Per tutti i subacquei, in particolar modo per amanti di apnea e pesca subacquea, cominciano i guai.
La gioia di poter riporre le spesse mute invernali e di lasciare a casa diversi chilogrammi di zavorra così come l’entusiasmo suscitato dalla prospettiva di indimenticabili ore di immersione e pesca in acque calde, limpide e ben popolate da prede di rango sono smorzati dalla spada di Damocle rappresentata dal traffico di imbarcazioni.
Una seria minaccia alla nostra sicurezza che ciclicamente si ripropone in modo prepotente ad ogni stagione balneare.
Scenario tipico: al termine di una lenta ventilazione, raggiungiamo il massimo del rilassamento.
Ad occhi socchiusi, sfiliamo il boccaglio e con una silenziosa capovolta ci immergiamo nel blu; la discesa è placida, il fondale invitante e mentre raggiungiamo il fondo ci sentiamo al settimo cielo, liberi da ogni affanno…….felici.
Ma ecco che il rumore di un fuoribordo rompe la quiete e si fa rapidamente più forte e minaccioso. Sott’acqua non riusciamo a capire da dove provenga, l’angoscia comincia ad impadronisi di noi mentre scrutiamo la superficie in tutte le direzioni alla ricerca di un segno del natante. Se non fosse per le scorte di ossigeno che cominciano rapidamente a scarseggiare, sembrerebbe che il tempo si sia fermato: sono attimi lunghissimi, in cui la paura e la consapevolezza che il proprio destino è appeso ad un filo ci atterriscono.
Questa situazione può risolversi in vari modi: un grande spavento nella migliore delle ipotesi, un incidente o addirittura una tragedia nella peggiore.
Cosa possiamo fare per limitare al massimo il rischio di trovarsi in una situazione del genere?
La risposta a questo quesito è meno scontata di quanto potrebbe sembrare.
Segnalarsi con la boa segnasub, infatti, “rebus sic stantibus” non ci mette completamente al riparo.
Immergersi in coppia con un fidato compagno può rappresentare senza dubbio un passo avanti in direzione di una maggiore sicurezza, ma purtroppo il problema non può ugualmente dirsi risolto.
In primo luogo, perché non tutti hanno la possibilità di immergersi in coppia; in secondo luogo, perché resta irrisolta una grave questione di fondo: l’aspetto normativo della “questio”.
L’articolo 130 del D.P.R. 1639/68′ (Regolamento per l’esecuzione della Legge 14 luglio 1965, n. 963, concernente la disciplina della pesca marittima) recita:
“Il subacqueo in immersione ha l’obbligo di segnalarsi con un galleggiante recante una bandiera rossa con striscia diagonale bianca, visibile ad una distanza non inferiore a 300 metri; se il subacqueo è accompagnato da mezzo nautico di appoggio, la bandiera deve essere messa issata sul mezzo nautico. Il subacqueo deve operare entro un raggio di 50 metri dalla verticale del mezzo nautico di appoggio o del galleggiante portante la bandiera di segnalazione”.
Il mancato rispetto dell’obbligo previsto dall’art. 130 è sanzionato con sanzione amministrativa da 1 a 6 milioni di lire. Giustamente, il legislatore si preoccupa dell’incolumità del subacqueo e, pertanto, gli impone di usare prudenza e di segnalarsi adeguatamente. Altrimenti, lo punisce con un cospicuo verbale, proteggendolo, in sostanza, dalla propria stessa imprudenza.
E sin qui, tutto regolare o quasi.
Andando a ricercare una norma corrispondente per chi si ponga alla guida di un mezzo nautico, però, si ha una brutta sorpresa: non ci risulta una norma di legge valida sempre ed in ogni parte del territorio nazionale che imponga al diportista una distanza di rispetto dalla boa segnasub superiore o almeno pari a 50 metri. Esiste solo l’art. 1231 del Codice di Navigazione che punisce “con l’arresto fino a tre mesi ovvero con l’ammenda fino a lire quattrocentomila” – salvo che il fatto non costituisca più grave reato – “Chiunque non osserv[i] una disposizione di legge o di regolamento ovvero un
provvedimento legalmente dato dall’autorità competente in materia di sicurezza della navigazione”.
Pescare in coppia aumenta notevolmente la sicurezza sotto tutti i punti di vista. Anche con riferimento al problema del traffico di imbarcazioni
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In soldoni, ci sembra -e vorremmo davvero sbagliarci- che l’unico caso in cui passare a meno di 50 metri da una bandiera segnasub sia un fatto punibile “di per sé” sia quello in cui un ordinanza (valida solo in ambito territoriale ristretto) lo vieti espressamente, cosa che, a quanto ci risulta, accade molto di rado.
Nella generalità dei casi, pertanto, si ha che l’incauto diportista che investe un subacqueo resta punibile solo in seguito ad un incidente, cioè “a posteriori” e che, salvo il caso in cui si riesca a dimostrare il tentativo di lesioni dolose o di omicidio, nulla si possa dire a chi, ignorando la bandiera segnasub, eviti di investire il subacqueo all’ultimo istante e per puro caso.
Così il nostro distratto legislatore finisce per proteggere il subacqueo da sé stesso ma non dalla vera fonte del pericolo, cioè il diportista incauto o disinformato!!
Che il problema sia serio lo dimostra l’impegno profuso da un gruppo di lavoro come Apnea Evolution, che già da qualche tempo si sta muovendo per portare il problema all’attenzione delle istituzioni competenti.
C’è poi un altro importante aspetto che fa davvero riflettere. Come abbiamo visto, la norma prescrive che la bandiera del sub debba essere visibile “a non meno di 300 metri”.
Tutti noi sappiamo che la visibilità di una bandiera, soprattutto se posta su una boa, varia molto a seconda delle condizioni del mare. Risultato: con la stessa boa posso essere in regola oggi e non domani. E non è tanto la i “certezza del diritto” o la costanza del rischio di subire un verbale da 2 milioni a preoccupare, è un altra e ben più grave conseguenza di questa formulazione normativa.
In caso di incidente, l’avvocato del comandante del mezzo che ha investito il sub potrebbe obiettare in giudizio che le condizioni del mare erano tali da rendere la bandiera visibile solo a poche decine di metri di distanza, cosa – peraltro – non improbabile con mare anche solo appena formato. Il che renderebbe il sub colpevole dell’incidente capitatogli, privandolo del diritto al risarcimento del danno morale e materiale.
Questo problema potrebbe essere facilmente risolto con una previsione normativa che, sulla falsariga di quanto previsto dalla normativa vigente in Florida, indicasse dimensioni regolamentari per la bandiera od ancora con un’omologazione della boa e della bandiera, sufficiente di per sé a garantire il rispetto dell’obbligo di segnalazione.
Ancora, ci sembra necessaria una norma che imponga ai diportisti di passare a dovuta distanza dalle bandiere segnasub e che sanzioni il mancato rispetto dell’obbligo con una sanzione almeno pari a quella prevista per il sub. Altrimenti, prevedendo troppo da una parte (visibilità della boa a 300 metri di distanza, che in mare sono tanti) e troppo poco dall’altra (nessuna distanza di rispetto per i diportisti) si crea un vero mostro normativo.
Infine, ci appare doveroso un impegno da parte di tutti, istituzioni in testa, finalizzato alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica verso il problema della sicurezza del subacqueo in immersione: in un paese in cui CHIUNQUE può mettersi alla guida di un mezzo nautico spinto da un motore fino a 40 cv, ci sembra il minimo che si possa fare.
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