Troppi incidenti, cosi’ non va
Foto: Giorgio Volpe
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Non era nelle nostre intenzioni aggiornare l’home page con un nuovo editoriale nel mese di Agosto, ma gli incidenti degli ultimi tempi mi hanno profondamente colpito e sinceramente non me la sono sentita di restare in silenzio di fronte a tanto dolore. In questa estate imprevedibile, le notizie di tragici incidenti che spezzano la vita di tanti fratelli del mare giungono come coltellate al petto di ognuno di noi. Inutile affrettarsi a dare la colpa ad imprudenze che puntualmente commettiamo in prima persona, inutile pensare che a noi non possa accadere, sbagliato pensare che questi rischi siano connaturati al nostro sport. La pesca in apnea è uno sport sicuramente pericoloso, così come l’apnea pura, perché ogni piccolo imprevisto, un semplice malore, un errore di calcolo si possono pagare a caro prezzo, spesso con la vita. Ma la prudenza e l’adozione di semplici regole possono ridurre drasticamente il numero di incidenti.
Una regola fra tutte: Mai da soli. Mai da soli, soprattutto se si pesca a quote per noi impegnative, se le condizioni di mare o corrente sono avverse, se veniamo da un lungo periodo di inattività.
Sembra una regola così semplice da rispettare, eppure la maggior parte di noi non la mette in pratica quasi mai.
La profondità gioca negli incidenti in apnea lo stesso ruolo giocato dalla velocità in quelli automobilistici, ossia quello di causa principale. Complice l’acqua cristallina, capita di ritrovarsi di fronte all’occasione più ghiotta che ci si potesse aspettare: un branco di dentici mozzafiato, un cernione in candela che ci osserva e che sembra farci ciao con le pinne pettorali, una pallonata di corvine da urlo che si infila in un crepaccio qualche metro più a fondo di quanto avremmo voluto.
Si provano forti emozioni in queste circostanze, emozioni che a volte ci fanno dimenticare cosa stiamo facendo, quali sono i nostri limiti, cosa stiamo rischiando.
Magari si pensa al video visto e rivisto nelle serate invernali, si ripensa all’articolo che raccontava del campione X o Y che ha pescato per 4 ore di fila tra i 35 ed i 40 metri, si arriva a pensare “se lo fanno in tanti, posso farlo anch’io”. Ma l’agonismo rappresenta un pianeta a sé, i campioni del nostro sport sono paragonabili a quelli di Formula 1… e nessuno si sogna di guidare una macchina a 300 orari …
Solo chi si allena costantemente da anni può affrontare certe profondità in sicurezza, per tutti gli altri è estremamente pericoloso.
Impariamo a pescare in basso fondale. Apprezziamo la gioia dell’immersione senza preoccuparci eccessivamente del carniere: nessun pesce vale la nostra vita.
E’ estremamente difficile trattare un argomento delicato come quello della sicurezza senza apparire retorici o dire apparenti ovvietà. Ma sono certo che tutti gli amici pescasub che hanno letto le notizie di questi giorni siano stanchi di queste disgrazie. Abbiamo il dovere di ricordare a tutti, soprattutto ai più giovani ed inesperti, che la pesca subacquea è bellissima ma che sott’acqua si può morire. Non è l’apnea il problema, è il modo in cui la si fa. E’ l’approccio mentale, lo spirito con cui si affronta una giornata di mare. Se andiamo in acqua per dimostrare qualcosa a noi stessi o agli altri o per emulare le gesta dei campioni siamo in grande pericolo. Se ci accostiamo alla pesca con prudenza e con il giusto atteggiamento mentale ma senza compagno fidato che vigila sopra la verticale, stiamo ancora correndo rischi evitabili.
E’ vero che per quante precauzioni possiamo prendere, resterà sempre un rischio di fondo, ma si tratta di un rischio paragonabile a quello che si corre mettendosi alla guida di un autoveicolo oppure giocando a pallone o, ancora, scendendo le scale.
Cosa speriamo di ottenere con queste righe? Siamo realisti e sappiamo bene che è difficile cambiare abitudini maturate in anni e anni di attività. La maggior parte di noi va a pesca in compagnia per condividere tutti i momenti dell’uscita eccetto quelli relativi all’azione di pesca. Il nostro individualismo viene fuori non appena lasciamo la costa o il gommone: ognuno tira dritto per la sua strada, sperando di rientrare con il carniere più bello. Forse per molti di noi la pesca in coppia resterà solo una buona trovata, ma per i giovani deve diventare un “must”, un elemento imprescindibile di ogni battuta. Ecco cosa vorremmo.
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Category: Editoriali