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Successo per il Convegno sulla Pesca in Apnea a Grosseto

Grosseto è una città che vanta una lunga tradizione subacquea, ed è a pieno titolo uno dei centri più importanti per la pesca in apnea. Il Club Subacqueo Grossetano è il blasonato circolo storico che vanta ben due titoli italiani a squadre e che ha sfornato atleti di ottimo livello, sui quali spicca in particolar modo il campionissimo Marco Bardi, campione mondiale e due volte campione italiano individuale. Anche l’ASD Apnea Magazine è una realtà che trova il suo impulso originario a Grosseto, e sebbene la sua natura di circolo strettamente legato alla dimensione digitale la renda una realtà senza confini territoriali, può essere definita a tutti gli effetti come un fiore all’occhiello della subacquea maremmana: in pochi anni, aldilà dei risultati ottenuti dalla rivista elettronica, ha portato a casa un titolo italiano a squadre nel 2007 e due titoli regionali. Acquasport è uno dei negozi storici di attrezzature per la pesca in apnea, conosciuto in tutta italia per la serietà, la disponibilità e la competenza di Stefano, Sergio e Silvia, ed il circolo Submania che si è strutturato intorno a questa esemplare attività commerciale è stato capace di valorizzare i locali assegnati dal comune, posti all’interno delle mura medicee cittadine, ristrutturandoli e trasformandoli nel Museo dell’Apnea, che tra l’altro vanta una delle biblioteche della subacquea tra le più fornite d’Italia. Questo insieme di realtà ha sempre operato in armonia e piena sinergia, offrendo un esempio di come apnea e ARA rappresentino le due facce della stessa medaglia – quella dell’amore per il mare – ma con il Convegno “Il mare senza respiro e le verità nascoste” tenuto presso il palazzo della Provincia sabato 16 aprile ha davvero superato se stesso.

Il pubblico nella sala del Palazzo della Provincia che ha ospitato il convegno

La lungimiranza e l’indubitabile abilità organizzativa di un personaggio carismatico come Marco Bardi, campione che ha saputo trasporre le proprie abilità strategiche anche al di fuori delle competizioni di pesca in apnea, ha infatti consentito a queste realtà di unirsi ancora una volta per realizzare un evento culturale di grande importanza, mirato alla diffusione ed alla promozione dell’attività subacquea presso il pubblico, le autorità e gli organi di informazione. Il determinante contributo degli sponsor (Omersub, Sporasub, Vibralcementi, Toro Assicurazioni Ag. Marraccini e Antichi Arredobagno) ed il patrocinio di Comune e Provincia di Grosseto hanno chiuso il cerchio di un’iniziativa di successo che rappresenta senza dubbio un esempio da seguire: di eventi di questo genere ce ne vorrebbero a decine in tutte le principali città italiane!

L’idea era proprio quella di porre rimedio ad una carenza di informazioni sulla grande tradizione subacquea del capoluogo maremmano, sul vero volto dell’immersione subacquea e, in particolare, della pesca in apnea, con un evento diretto ai non addetti ai lavori e mirato a diffondere informazioni corrette sulle attività svolte dagli appassionati e dai sodalizi presenti sul territorio, sull’ambiente marino e sul pesce.

Una sala gremita ha accolto il team dei relatori, composto da specialisti dei vari argomenti all’ordine del giorno. Erano presenti autorità, giornalisti, esponenti delle forze dell’ordine (Forestale e Capitanerie di Porto, in primis) e molti curiosi “non addetti ai lavori”, oltre a delegazioni di appassionati e associazioni di tutela come l’AAMPIA provenienti da altre città.

Giorgio Volpe ha affrontato lo spinoso tema del divieto assoluto di pescare in apnea nelle AMP

Dopo una breve introduzione, ha subito preso la parola Giorgio Volpe, che da anni segue le evoluzioni normative della pesca sportiva, con particolare riferimento a quella in apnea, per tentare di chiarire il punto di vista dei pescatori in apnea circa le Aree Marine Protette, all’interno delle quali la nostra disciplina rappresenta l’unica forma di pesca completamente vietata. Partendo dal presupposto che il pescatore in apnea è un sincero amante del mare, Volpe ha messo in evidenza il pregiudizio e l’incongruità dell’attuale regolamentazione, illustrando ai presenti la catena di eventi che ha condotto alla situazione che si registra attualmente. Gli sviluppi più recenti dimostrano in modo inequivoco come l’inasprimento dei divieti e la proliferazione delle AMP abbia finito per intensificare e ramificare la protesta organizzata della categoria, fino al punto di renderla un problema peggiore di quello che si pretendeva di risolvere con il divieto assoluto e generalizzato della disciplina nelle AMP. Ormai non solo illustri esponenti della ricerca scientifica e numerosi direttori delle AMP, ma persino chi ha contribuito alla realizzazione del dossier ministeriale del 2008 che ha guidato l’azione del governo in questi ultimi anni concorda con l’idea che il problema della discriminazione della pesca in apnea sia reale e che si stia avvicinando il momento di trovare un accordo con la categoria, che con la sua ostinata protesta sta complicando i tavoli istitutivi e procurando grattacapi assortiti in tutte le sedi, incluso il TAR.

Subito dopo è stata la volta di Gherardo Zei, noto giornalista che da oltre vent’anni scrive sulla rivista storica Pescasub e Apnea, il quale ha parlato delle diverse tipologie di censimento visivo (Visual Census) utilizzate dai ricercatori per valutare la densità della fauna marina in un determinato tratto di mare. Tali metodiche consentono la raccolta di dati che vanno a costituire l’asserita base scientifica delle decisioni politiche in materia di tutela del mare. I metodi di Visual Census più comuni sono quelli che utilizzano osservatori dalla superficie che nuotano alla velocità di 8/9 metri al minuto. Quando non è possibile osservare dalla superficie a causa di limitata visibilità si ricorre a subacquei con autorespiratori ad aria. I censimenti possono essere condotti nuotando lungo griglie (dette anche transetti) delimitate da un nastro flessibile graduato srotolato sul fondo del mare o da punti stazionari di osservazione (aree circolari). L´esperienza dei pescatori in apnea che frequentano spesso i fondali ed hanno imparato a capire quanto il pesce sia presente in base a correnti e periodi, non è mai stata presa in considerazione. Certi che queste metodiche sono limitate, è stato pertanto costituito un gruppo di lavoro congiunto tra pescatori in apnea e biologi marini per elaborare una nuova metodica più realistica, di confronto nella medesima località.

ll campione Marco Bardi durante il suo interessante intervento

Ha poi preso la parola la Dott. Maria Luisa Vannuccini, esperta di ecologia e gestione della fascia costiera. La dottoressa ha spiegato che le riserve marine proteggono le popolazioni animali e vegetali all´interno dei loro confini, ma non garantiscono protezione contro le minacce alla qualità ambientale marina: per esempio la modificazione delle coste e il conseguente cambiamento delle correnti locali oltre ai regimi sedimentari, le malattie, l´invasione da parte di specie esotiche e la contaminazione chimica diretta o indiretta. In questo scenario, il trasporto a lungo raggio e le attività umane lungo la costa rappresentano elementi che devono essere considerati per le loro implicazioni eco – tossicologiche. Molti studi hanno evidenziato che le aree marine protette soggette ad un elevato livello di protezione (riserve integrali) possono essere colpite dai contaminanti prodotti dall´uomo: tutti i nostri fondali hanno bisogno di protezione e non di sterili divieti. Fruizione delle aree tutelate e diffusione di cultura ambientale per tutti non hanno costi per le istituzioni, ma al contrario sono potenziali indotti economici e garantiscono migliore protezione.

E giunto, poi, l’atteso turno del principale motore di questo importante evento: Marco Bardi. Il campione maremmano ha spiegato come la pesca in apnea sia una disciplina riconosciuta e regolamentata in tutto il mondo e come l’Italia rappresenti una punta d’eccellenza per questa specialità sia per la qualità della sua scuola sia per l’aspetto legato alla produzione nazionale, in assoluto la più richiesta in tutto il pianeta. Nonostante tutto, la pesca in apnea è stata usata come caprio espiatorio e additata come causa prima e unica di tutti i mali del mare, una fantasiosa bugia che risulta efficace solo grazie alla mancata conoscenza del fenomeno da parte dell’opinione pubblica. Con parole efficaci e sentite, Marco ha spiegato come la pesca in apnea sia la forma di prelievo più selettiva e di come il pescapneista sfidi la preda nel suo ambiente con un solo colpo a disposizione, affrontando molte difficoltà ed avendo successo solo grazie a capacità, conoscenza ed esperienza. Il pescatore in apnea è un sincero amante del mare e cattura solo il necessario per sé e la propria famiglia, una figura virtuosa che non merita davvero il bollino nero di distruttore del mare.

A sx Claudio Marioni, a dx Roberto D. Avanzato

La dott.ssa Silvia Duetti, Psicologa esperta di caratteristiche comportamentali ha spiegato ai presenti alcune caratteristiche importanti dell’apnea, che consente ai suoi praticanti di raggiungere una piena consapevolezza del valore del respiro e facilita l’introspezione e la percezione di se stessi. La pesca in apnea consente di controllare l’ansia e di acquisire un maggiore controllo sulle emozioni, permettendo ai suoi praticanti di godere di momenti in cui l’evasione e la solitudine diventano un piacere essenziale della propria vita. Al pescatore in apnea sono richieste lucidità mentale, capacità di sopportare il freddo, l’ansia ed i molti ostacoli presentati dalla disciplina, elementi che contribuiscono alla formazione di un carattere forte e sicuro. Inoltre, la disciplina si colloca in un contesto antitetico rispetto al “tutto e subito” dei tempi moderni, insegnando ai suoi adepti che i risultati possono arrivare solo con pazienza, dedizione, sacrifici: caratteristiche, queste, che rendono la pesca in apnea un prezioso alleato di vita per tutti gli appassionati.

E’ spettato ai dott. Roberto dell’Avanzato, medico chirurgo esperto di fisiologia subacquea e Claudio Marioni, medico veterinario, chiudere il programma degli interventi. La nostra vita inizia in apnea, con nove mesi di immersione nel liquido amniotico. La pratica dell’immersione in apnea non è esente da rischi, ma se affrontata con la giusta consapevolezza ed il giusto spirito porta una lunga serie di benefici al nostro organismo. Inoltre, il pescato fruttato dalle battute costituisce un alimento sano, dalle utili proprietà nutrizionali. Ovviamente il pesce di qualità migliore proviene dal mare aperto e pulito piuttosto che dalle foci di lagune, fiumi e nelle vicinanze dei porti. La freschezza del pescato è un altro elemento capace di influire in modo significativo sulla qualità dell’alimento, per questo è necessario capire lo stato e modalità di conservazione del pesce che consumiamo. La conoscenza di una serie di nozioni consente di gustare il pesce fresco riducendo al minimo i rischi costituiti da tossinfezioni alimentari o Anisakis, che si sta dimostrando una patologia emergente.

Il convegno ha registrato una soddisfacente affluenza

Il convegno è stato un totale successo, ed il pubblico ha seguito con attenzione i vari interventi scoprendo tanti volti sconosciuti dell’apnea e della pesca in apnea, per poi concludere la serata con un aperitivo presso la sede del Museo dell’Apnea, allestito e gestito dal circolo Submania. Il team organizzatore può essere soddisfatto, così come tutti i sinceri appassionati di apnea, e questo convegno fortemente voluto da Marco Bardi dimostra che il piagnisteo continuo ed inconcludente cui troppo spesso siamo abituati ad indulgere può e deve essere sostituito da un’operosità costruttiva, che possa minare le basi della discriminazione del nostro sport con la semplice diffusione delle informazioni corrette sulla disciplina, sull’ambiente in cui si svolge e sul suo oggetto, vale a dire i pesci. La conoscenza illumina il giudizio e sgombra il campo dai dogmi e dai pre-giudizi, mettendo in risalto le vere caratteristiche di una splendida disciplina praticata da veri ambientalisti, termine con cui ci piace indicare chi, come il pescatore in apnea, ama l’ambiente al punto da non poter rinunciare ad una sua assidua frequentazione ed attenta osservazione.

 

Foto di gruppo per i relatori

 

Avv. Nicola Amodio ha parlato del ricorso al TAR portato avanti da AAMPIA

Ha poi preso la parola la Dott. Maria Luisa Vannuccini, esperta di ecologia e gestione della fascia costiera. La dottoressa ha spiegato che le riserve marine proteggono le popolazioni animali e vegetali all´interno dei loro confini, ma non garantiscono protezione contro le minacce alla qualità ambientale marina: per esempio la modificazione delle coste e il conseguente cambiamento delle correnti locali oltre ai regimi sedimentari, le malattie, l´invasione da parte di specie esotiche e la contaminazione chimica diretta o indiretta. In questo scenario, il trasporto a lungo raggio e le attività umane lungo la costa rappresentano elementi che devono essere considerati per le loro implicazioni eco – tossicologiche. Molti studi hanno evidenziato che le aree marine protette soggette ad un elevato livello di protezione (riserve integrali) possono essere colpite dai contaminanti prodotti dall´uomo: tutti i nostri fondali hanno bisogno di protezione e non di sterili divieti. Fruizione delle aree tutelate e diffusione di cultura ambientale per tutti non hanno costi per le istituzioni, ma al contrario sono potenziali indotti economici e garantiscono migliore protezione. 

E giunto, poi, l’atteso turno del principale motore di questo importante evento: Marco Bardi. Il campione maremmano ha spiegato come la pesca in apnea sia una disciplina riconosciuta e regolamentata in tutto il mondo e come l’Italia rappresenti una punta d’eccellenza per questa specialità sia per la qualità della sua scuola sia per l’aspetto legato alla produzione nazionale, in assoluto la più richiesta in tutto il pianeta. Nonostante tutto, la pesca in apnea è stata usata come caprio espiatorio e additata come causa prima e unica di tutti i mali del mare, una fantasiosa bugia che risulta efficace solo grazie alla mancata conoscenza del fenomeno da parte dell’opinione pubblica. Con parole efficaci e sentite, Marco ha spiegato come la pesca in apnea sia la forma di prelievo più selettiva e di come il pescapneista sfidi la preda nel suo ambiente con un solo colpo a disposizione, affrontando molte difficoltà ed avendo successo solo grazie a capacità, conoscenza ed esperienza. Il pescatore in apnea è un sincero amante del mare e cattura solo il necessario per sé e la propria famiglia, una figura virtuosa che non merita davvero il bollino nero di distruttore del mare.

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