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Storia di un Salvataggio dopo una Sincope

| 21 Gennaio 2017 | 0 Comments

Spesso siamo convinti che la sincope, o black out che dir si voglia, sia un’eventualità rara, soprattutto se non si è dei profondisti o se ci si mantiene su quote entro i 10/15 metri. La storia di Domenico Guglielmi invece racconta qualcosa di diverso, dimostra che può succedere anche dove non ci si aspetterebbe. E poco importa che si tratti di fatalità o imprudenza, quelle sono le scuse del dopo che cerchiamo per convincerci che a noi non succederà. Perchè noi siamo diversi, perchè noi siamo rispettosi del mare, perchè noi siamo profondi conoscitori dei nostri limiti, perchè un incidente non può non essere frutto di un errore…

soccorsosincopeDomenico, barese, è un appassionato di pesca in apnea e, la mattina del 17 agosto dello scorso anno, aveva appena terminato la sua battuta di pesca. Nuovamente raggiunta la battigia e, prima di iniziare  a sfilarsi la muta, aveva notato un altro subacqueo, poco distante da riva, probabilmente intento nella raccolta di alcuni mitili. Pochi minuti dopo era scomparso, probabilmente si era allontanato verso un’altra zona. Poi, guardando con più attenzione, Domenico scorge qualcosa galleggiare a pelo d’acqua con un movimento strano, pare quasi un tronco semi affondato che riemerge spinto dall’inerzia delle onde. Ma non è un legno alla deriva, è il corpo esanime del pescatore avvistato prima, di cui affiorano solo le scarpette delle pinne e la parte bassa della schiena.

Decidere di entrare in acqua nel tentativo di recuperare il malcapitato è un’attimo: l’uomo aveva le braccia incrociate sul petto, la testa immersa, un colorito livido e la maschera inondata di acqua e sangue. Afferrandolo per le caviglie, Domenico riesce a percorrere le poche decine di metri che lo separano dalla riva. Cerca di adagiarlo sugli scogli mentre chiama aiuto. Il sub non respira, ma un piccolo sussulto del capo lo fa sperare che sia ancora possibile fare qualcosa. Levandogli la maschera e il boccaglio, vede uscire dalla bocca e dal naso la schiuma bianca caratteristica di una sincope con principio di annegamento. Con l’aiuto di altre due persone riesce a portarlo su una zona pianeggiante e a fargli il massaggio cardiaco. Sono minuti interminabili ma alla fine l’uomo spalanca gli occhi e inizia a tossire e vomitare acqua. Pochi istanti dopo la medicalizzata del 118 lo porterà presso il reparto di rianimazione del nosocomio più vicino. La situazione è grave ma il peggio forse è passato.

La sera stessa Domenico riceverà la telefonata del figlio dell’uomo che aveva salvato e, circa una settimana dopo, incontrerà il malcapitato che, come primo desiderio appena dimesso, ha chiesto proprio di poter incontrare e abbracciare il suo angelo custode.

A cosa può servire questo racconto? A tutto e a niente…potrà far nascere in qualcuno il dubbio che lo farà essere ancora più prudente di quanto non sia già stato, e potrà al contempo rafforzare la convinzione di qualcunaltro che a lui non succederà. Perchè molto probabilmente il malcapitato di questa storia era quello che, con una punta di disprezzo, spesso si appella “sub della domenica”, magari autodidatta e totalmente digiuno di corsi…e certe cose a chi ha i brevetti non succedono, o succedono meno, o forse no, succedono allo stesso modo, anche se si finge di non vedere.

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