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La Pesca Subacquea del Passato e i suoi Campioni

 

da sx: Santoro Scarpati Gasparri Foto: Mondo Sommerso

Carlo Gasparri, Massimo Scarpati ed… Arturo Santoro.

Con questa mia scheda mi propongo di far capire ai più giovani e rimembrare ai meno, chi erano questi fuoriclasse della pesca subacquea degli anni ’60 fino a metà ’70.

I loro successi, ma sopratutto le loro gesta (di cui ho letto, riletto, straletto e visto in video d’epoca) spero possano far intendere quanto affascinante ed impegnativo era (e rimane) questo sport.

Questa piccola, breve e personale rubrica, tende ad evidenziare le doti dei singoli più che gli allori conseguiti ed, attraverso aggettivi “robusti”, tenderò a mettere in luce le loro peculiarità in una disciplina che anni orsono era durissima, anche se il pesce si trovava più abbondante e meno scaltro ma non per questo facilmente catturabile.

Prima della scheda parliamo di quote di pesca, argomento che affascina e tradisce la maggior parte dei sub.

A quei tempi la gente trovava i pinnuti un po’ ovunque, ma se si volevano vincere campionati Europei o Mondiali, spesso si gareggiava in luoghi come Ustica, Eolie, Tremiti eccetera, dove saraghi, cernie e corvine stavano in profondità.

Chi lavorava (e sottolineo lavorava) sott’acqua a quei tempi, spesso lo faceva già sul filo dei 30m.

Pescare con corrente, ad un certo ritmo e con certe attrezzature in alcune zone, era più o meno come scendere ai tempi odierni a profondità cosidette proibitive.

Questi tre atleti erano capaci di ciò e regolarmente si imponevano o si classificavano in ogni gara.

Le gare si facevano come oggi con l’ausilio di barche (spesso pesantissimi gozzi) a remi ed i campi gare seppur limitatamente piccoli come le isole, diventavano enormi a “forza di braccia”.

I pesi minimi delle prede erano i soliti di oggi, con eccezione della cernia che non aveva limitazioni (peraltro poi subentrate) se non a coefficiente.

Ora analizziamo i ” Mostri”.

Gasparri in azione Foto: Mondo Sommerso

Carlo Gasparri “la Macina”:

Isolano, esattamente Elbano era un vero tritafondali.

Una “Macina” da pesca, che quando prendeva di mira una zona rocciosa… ahimè pesci… non se ne salvava uno. Fisicamente fortissimo, era capace di tenere ritmi da paura pure nell’abisso dai 25 ai 30 m e le sue apnee famose di cira 2minuti, 2minuti e 30 oltre ad un innato istinto predatorio, gli permettevano di visitare 4 o 5 tane ad immersione. Era un vero e prorio speleologo ed entrava dentro a cunicoli impossibili, paurosi,tanto erano stretti ed in qualsiasi posizione sparava con rara precisione.

Pensate che fino alla fine degli anni ’60 i fucili erano lunghi e con impugnatura centrale.

Chiamato anche “raffio umano” ben capirete che nessuna cernia era in grado di resistere alle sue “scorribande” nel tentativo di estrazione. Una forza disumana unita ad una resistenza fuori dal comune sradicava letteralmente le prede dalle tane più tortuose.

Con questo non pensate ad un flagello di sub molto rumoroso e sconquassatore, in realtà era un duro quando il gioco si faceva duro, per il resto un pescasub elegante, silenzioso ed impeccabile.

Ricordo con piacere un video della RAI (a quei tempi seguiva le manifestazioni importanti e le trasmetteva pure nei telegiornali) in cui il Ns. Carlo impegnato in una gara internazionale (Ustica?) in una immersione visitò completamete (cioè entrando per intero in esse per alcuni eterni secondi) 4 tane a 24 m prendendo 2 cernie!!! Incredibile… eppure visto coi miei occhi.

Nella seconda gionata di un campionato Italiano alle Eolie dove stravinse la prima manche, la seconda si portò in un posto franoso in 10 m. d’acqua scartato da tutti perché “privo di pesce”e decise che da qulella striscia di pietre accatastate avrebbe tirato fuori i pinnuti “costi quel che costi”… prese 5 cernie e altro pesce!!

Era un mostro.

Altra chicca quando disse in anticipo che avrebbe vinto il suo ultimo Campionato assoluto a cui partecipò. Fu così. Era spavaldo e smargiasso agli occhi dei più, ma un vero campione dentro, e a detta di tutti, pure fuori dall’acqua.

Abile aspettista faceva cadere nel tranello dell’agguato ricciole, dentici e… tonni.

Il più grosso? Solo 180kg!!!

Scarpati con un carniere Foto: Mondo Sommerso

Massimo Scarpati ” la Classe”:

Non esiste sub che non abbia sentito questo nome!

Napoletano era un vero fuoriclasse che, secondo me (ma anche di molti), avrebbe potuto gareggiare fino a 50 anni se non si fosse ferito gravemente ad un occhio rendendo il medesimo cieco.

Massimo Scarpati ha dimostrato nella sua carriera cosa vuol dire essere pescasub.

Per lui pescare era sangue, passione ed arte.

Dotato di un’apnea lunghissima e di una acquaticità superba, era in acqua elemento nell’elemento.

Sott’acqua era elegante e fortissimo. Una macchina d’apnea, un tiro di una precisione assoluta ed un fiuto del pesce… da pesce.

In una gara vista in Tv, lo vidi scendere su di una tana di corvine a 22m con un corto oleopneumatico con fiocina e nel corso della stessa immmersione sparare 6 colpi e catturare altrettanti pesci girando attorno alla pietra immersa nella posidonia. In un video d’epoca lo vidi ad un Gran premio di Ustica scendere in un canalone sul filo dei 30 m osservare una cernia in candela, farci un lungo agguato e spararla a non meno di 3m… lasciandola stecchita!

Con le cernie era un po’ “troppo” raffinato… ogni suo tiro al serranide era… in mezzo agli occhi. Fulminate!!

Mostruoso nella ricerca delle zone giuste non falliva mai e scovava i pesci passando palma a palmo un punto che riteneva profiquo.

Dicevano che dalla superficie su cento sassi di cui 99 vuoti sarebbe sceso su quello abitato… ed era così!

Pescava sia all’aspetto che all’agguato e tante volte in gara portò al peso più di un dentice o di una spigola.

E’ stato ed è un campione anche fuori dall’acqua, ma ha pagato pegno alla fama di grande sub non avendo avuto grossa attenzione da parte dei media a cui risultava scomodo. Non si è mai rinnegato ed è tuttora uno che si dedica alla sua passione di una vita!

Grande!

Arturo Santoro ” il Rinnegato”:

Forse il mio preferito, un grande campione, ma come uomo alcuni anni fa mi deluse profondamente.

Ho deciso ora, solo ora che scrivo di non dire niente di lui, delle sue gesta delle sue vittorie.

Non lo merita visto quello che fece a “linea Blu” 4 o 5 anni fà.

Si presentò per una ricetta di pesce di scoglio e rinnegò la pescasub (che, tra l’altro, per lui fu un lavoro) dicendo, davanti a gronghi, murene, mostelle e capponi palesemente sparati (magari proprio da lui) “non fate più la pescasub, è contro il mare ed io mi pento per ciò che feci”… per la gioia dell’intevistatore (mi pare Donatella Bianchi) e lo schifo di alcuni come me!!

Spero di aver portato un po’ di racconti e resoconti inediti e piacevoli nei cuori di tutti quei pescasub giovani (non crediate che io non lo sia, ho solo 36 anni) visto che per me raccontarli è sempre una gioia. Non ho fatto niente di che, sia chiaro, so moltissime altre cose, ma come idea può valere molto al fine di fare capire chi erano i pionieri del nostro amatissimo sport.

Simone Belloni Pasquinelli

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