Semifinale Zona B – Trapani 2008: le interviste (2/3)
Barteloni con il carniere variegato della seconda giornata (foto S. Rubera)
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Massimiliano Barteloni (36 anni) Team Mares – Quarto classificato
Ho deciso di impostare tutta la preparazione ispezionando la porzione di fondale compresa tra i 15 e i 22 metri per vari motivi: il tempo a disposizione era troppo poco, e il vento non accennava a calare.
In queste condizioni bisognava fare una scelta, così ho preferito evitare di ispezionare tratti di mare troppo bassi o troppo profondi; in acqua bassa infatti solitamente è più difficile trovare una bella tana e inoltre il pesce in questa condizione è più mobile e imprevedibile, inoltre c’era la probabilità che i posti migliori li conoscessero i locali.
Per perlustrare tratti di mare più profondi, invece, avrei dovuto avere molto più tempo a disposizione; la corrente spesso molto forte in quel tratto di mare mi avrebbe posto un grosso limite e le condizioni meteo non erano ottimali.
Il martedì ho ispezionato il campo A ma non ho potuto sfruttare al meglio la giornata perché un forte scirocco rendeva quasi impossibile farsi trainare dal gommone al largo.
Il giorno dopo, sul campo B, è andata meglio, il tempo infatti era migliorato, la corrente più leggera ma i risultati sono stati più o meno gli stessi del giorno precedente, pareva che il campo B fosse più povero di pesce!
Dopo essermi consultato col mio secondo ed essendomi fatto un’idea della situazione ho deciso di dedicare l’ultima mezza giornata a ispezionare di nuovo il campo A, che il primo giorno non avevo potuto visitare al meglio.
La prima giornata ho deciso di fare un percorso, senza sfruttare lo spostamento consentito, a ferro di cavallo per poi finire, qualora fosse avanzato del tempo, in favore di corrente.
I punti che avevo trovato, infatti, erano disposti come un cerchio, quindi avrei nuotato sempre con la corrente di traverso e mai di fronte, rimanendo sempre sulla roccia, per per avere più opportunità di cattura.
Ho fatto la partenza su un segnale privo di tane dove girava un grosso marvizzo e qualche sarago, a circa 19 metri di profondità, sapendo di giocarmi tutto al primo tuffo ho impugnato un arbalete da 90 ma ho solo strappato una salpa.
Da li ho iniziato il percorso visitando in tutto una quindicina di segnali che mi hanno fruttato tre pesci, altri quattro li ho presi razzolando; dal percorso ho scelto di escludere alcune zone tra le alghe troppo lontane o troppo isolate, credendo fermamente che il fatto di restare il più possibile in caccia, senza contare troppo sui segnali, mi avrebbe dato più chances.
La seconda giornata è andata in modo diverso in quanto, tenendo conto della fatica del giorno precedente, ho preparato due percorsi in favore di corrente; al via mi sono diretto su una zona a 18 metri costituita da roccia e alghe che si alternava a sabbia, dove ho pescato ‘a scorrere’, senza però trovare le condizioni riscontrate durante la preparazione.
Ho chiuso le prime due ore e mezza solo con uno scorfano e un sarago.
Sfruttando lo spostamento mi son diretto su una serie di cigli di grotto, molto spaccati, a 22 metri, una zona solitamente abitata da cernie ma con pochissime altre specie, per poi spostarmi in corrente improvvisando il percorso verso una zona di grotto a 17 metri molto bella e nascosta dalle alghe.
In preparazione non avevo segnato pesce in quella zona, sapevo quindi che sarebbe stato molto difficile catturare qualche preda ma ero fiducioso e infatti il secondo percorso mi ha fruttato un cefalo,un sarago, un’occhiata e una murena
In entrambe le giornate di gara ho utilizzato arbalete da 90 e da 75 con taitiana e un 60 con fiocina.
Complessivamente ho pescato qualche metro più giù rispetto alle batimetriche dove poi è stata catturata la maggior parte dei pesci e sopratutto nella seconda giornata mi sono ritrovato abbastanza staccato dagli altri.
Nella seconda giornata D’Alessandro ha seguito l’istinto (foto S. Rubera)
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Il risultato è merito di tutta una serie di fattori: la forma fisica attuale che mi ha messo in condizione di tenere un buon ritmo anche con forte corrente; una determinazione e lucidità che mi hanno permesso di svolgere la gara senza stravolgere gli schemi e sbagliare poco; un equilibrio psicofisico generale grazie al quale ho affrontato la gara con la tranquillità necessaria; ovviamente un pizzico di fortuna, che è fondamentale quando non si conosce abbastanza bene il campo di gara e mi ha permesso di catturare pesci di specie diverse, facendo accrescere il punteggio.
Ero conscio di avere le capacità per ottenere questo risultato e ci speravo ma ci vuole pure una buona dose di fortuna.
Se penso al campionato assoluto dello scorso anno, a Terrasini, e lo confronto con questa semifinale sono consapevole di essermi espresso allo stesso modo ma con risultati molto diversi; con questa con questa formula e modalità di svolgimento di gara non puoi aspettarti con relativa certezza un buon risultato, infatti tra le due prove la differenza è costituita solamente dal ‘fattore C’.
Per concludere devo fare qualche appunto all’organizzazione per non aver delimitato i campi di gara ed assicurato un’assistenza adeguata; un peschereccio mi ha praticamente gettato le reti sulla testa e quando li ho fatti chiamare dal barcaiolo non gli hanno dato retta.
Una migliore assistenza serve inoltre ad assicurare che le regole vengano rispettate da parte di tutti.
Diego D’Alessandro (25 anni) – Quinto classificato
La partecipazione a questa gara è nata tutta come un’esperienza da fare e mai mi sarei aspettato di riuscire in un’impresa simile.
Una cosa è certa: la fortuna mi ha accompagnato nella seconda giornata anche se, ragionandoci a freddo, la lastra dove ho catturato 7 saraghi me la sono andata a cercare; nella prima giornata invece sapevo di riuscire a prendere 10 pesci… li avevo tutti segnati!
I giorni di preparazione non sono stati assolutamente facili, il vento non ha smesso di tirare compromettendo i piani di preparazione che avevo prefissato con il mio barcaiolo “Mastro”.
Il gommone da 4,10 con un 25cv vecchio di 10 anni non ci hanno permesso di contrastare le avverse condizioni meteo che abbiamo avuto in tutte le 4 giornate di preparazione, non consentendoci di andare sul secondo campo di gara se non per poco più di un ora in una sola giornata.
Essendo stato quindi costretto a limitare la preparazione solo al primo campo gara ho avuto modo di coprirne quasi i 3/4 e di sapere precisamente quale zona nascondeva più pesci.
Allo scadere della preparazione avevo già programmato insieme al mio barcaiolo il percorso che avremmo dovuto compiere e speravamo di non dover fare la partenza con nessuno perché, a priori, anche un gozzo a remi ci avrebbe superato in velocità.
Alla partenza mi aspettavo di dover stare gomito a gomito con diversi altri concorrenti ma, con grande stupore mio e del mio barcaiolo, ci siamo accorti che una grande quantità di gommoni si è fermata a più di 200 metri dal punto che avevo scelto per cominciare la gara.
Questa situazione mi ha dato sicurezza e tranquillità e infatti già dal terzo tuffo ho cominciato a prendere pesce; i saraghi che aveva trovato in preparazione il mio barcaiolo erano rimasti nella zona ed è bastata un po’ di confusione creata dai gommoni per fare in modo che si intanassero.
Mentre razzolando catturavo tre saraghi nei primi venti minuti, il mio secondo mi teneva aggiornato sulle catture degli altri che, fino a quel momento arrivavano ad un massimo di 5 pezzi; per il restante tempo a disposizione prima dello spostamento ho continuato a cercare pesci anche nei minuscoli anfratti della roccia ma ormai eravamo stati in tanti a pescare sulla zona e quindi nulla di fatto.
All’intervallo mi sono spostato all’estremo nord del campo di gara, ritrovandomi nuovamente a pescare; ho individuato immediatamente le tane segnate catturando subito un bel tordo e poi, in sequenza altri saraghi, un altro tordo ed una grossa murena concludendo la giornata con 10 pesci.
Alla pesatura ero talmente esausto che sono riuscito a seguire le operazioni; alla fine la classifica parziale dice che sono sesto ed è in quel momento che ho cominciato a convincermi che potevo farcela.
L’appello della seconda giornata (foto S. Rubera)
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La seconda giornata è iniziata subito con un estenuante viaggio di oltre mezz’ora per raggiungere il centro campo del secondo campo di gara; il mare non accennava a darci tregua e noi impavidi saltavamo da un onda all’altra senza non pochi dolori di schiena.
Al via mi sono diretto verso nord, alla ricerca di un gruppetto di gommoni a cui andarmi ad unire; mentre navigavamo però siamo passato sopra il cappello della secca di Bonagia e l’acqua cristallo mi ha permesso di notare il fondo frastagliato.
Dal vedere al buttarmi in acqua sono passati pochi secondi.
Appena messa la testa sotto la superficie mi reso conto di aver fatto la scelta giusta, una grossa corvina era proprio sotto di me, in appena 6 metri di acqua, e l’ho catturata senza problemi; rimarrà la mia unica cattura fino allo spostamento.
Al momento dello spostamento ho risalito tutto il campo gara in modo da sfruttare la corrente per coprire più zona possibile il maggior tratto di mare possibile alla ricerca di qualche spacco sul cappello della secca.
Ed infatti nell’ultima mezz’ora ho trovato uno spacco di pochi centimetri di altezza ma lungo una ventina di metri in cui dentro ho catturato 7 saraghi, un tordo ed uno scorfano.
Il risultato finale posso dire che in fin dei conti è stata una sorpresa perché non pensavo di poter competere con grossi nomi della pesca sub italiana e di riuscire a piazzarmi così in alto in una lista di concorrenti così importanti.
Sono contentissimo anche per Christian Mortellaro, un ragazzo che ha saputo dimostrare che ci sono anche i giovani che possono dare qualcosa a questo sport.
A questo punto spero di potermi riconfermare all’assoluto anche se la vedo molto dura.
Due prede di prestigio in meno di un’ora nella la prima giornata di Mangano (foto S. Rubera)
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Giovanni Mangano (37 anni) – Sesto classificato
Nella preparazione sono stato sicuramente avvantaggiato dal fatto di avere una buona conoscenza dei fondali dove, negli anni passati, ho disputato diverse gare negli anni passati.
Così la mia preparazione si è basata inizialmente sul controllo dei vecchi segnali, che si sono dimostrati ancora validi, e successivamente nel cercare attorno ad essi zone da razzolo, in modo da poter trascorrere in una azione continua di pesca le due ore e mezza di gara prima dello spostamento; altrettanto avrei fatto nelle ore successive.
I fondali trapanesi sono ancora molto ricchi di prede che però si dimostrano anche molto mobili a causa di forti correnti che lambiscono la costa; in questo caso oltre a trovare le zone di pesca bisogna tenere conto della temperatura dell’acqua, della stagione e quindi della fase lunare che condiziona le correnti.
Così mi sono limitato a cercare il pesce solo dove pensavo di poter operare bene anche in condizioni meteo marine sfavorevoli.
A complicare le cose però è arrivata una tubarite all’orecchio sinistro che mi ha impedito di completare la preparazione e soprattutto mi ha fortemente limitato durante la prima giornata nella quale ho potuto pescare solo per un ora e mezza.
Nel primo giorno di gara per me è stata determinante la partenza; infatti ho scelto di dirigermi su un relitto che si trova fuori Trapani sul quale speravo di poter catturare qualche sarago.
Invece ho trovato sia saraghi che dentici che stazionavano sopra il taglio d’acqua fredda che era distribuito intorno ai 16/18 metri; in questo modo, forzando la compensazione, in pochi minuti avevo già raggranellato due dentici di circa un chilo e mezzo e tre saraghi pizzuti, che alla pesatura mi sono stati scartati perché non a peso.
Purtroppo però ad ogni tuffo mi rendevo conto che il timpano sinistro non riusciva a compensare e che i miei sforzi per raggiungere il fondo diventavano sempre più vani; così, pur vedendo ancora i pesci che stazionavano tranquilli nascosti tra le lamiere del ponte, non riuscivo a completare l’azione di pesca e dovevo risalire a galla senza poter sparare a nulla.
Alla fine, dopo aver strappato un pizzuto colpito in caduta, ho deciso di rinunciare e risalire in gommone per riposarmi e aspettare lo spostamento di metà gara.
Con l’orecchio ridotto molto male mi rimaneva solo la possibilità del basso fondo e quindi mi sono diretto nel sottocosta dove ho provato a pescare al limite del campo di gara fuori la torre di Ligny.
Anche se dalla superficie riuscivo a vedere qualche pesce non ero in condizione di raggiungere il fondo, complice anche una corrente fortissima, e ad avere un’apnea sufficiente per avvicinare i pesci e portare a termine un’azione di caccia efficace.
A quel punto mi sono arreso, sono salito in gommone e mi sono ritirato all’interno del porto dove ho ormeggiato in anticipo al pontile della Lega Navale di Trapani, in attesa del rientro degli altri concorrenti.
Dopo la pesatura mi sono ritrovato al tredicesimo posto, non lontanissimo da quel nono posto che determina il limite della qualificazione, tutto questo nonostante le limitazioni che avevo avuto.
A questo punto sono arrivato a pensare che il mio campionato fosse finito e che mi toccava tornare a casa senza poter lottare; proprio in quel momento invece sono uscite fuori tutte le mie motivazioni, tutti i ricordi di tante gare andate male per i motivi più impensati ma soprattutto quella bruciante retrocessione del 2003 dove, a casa del mio idolo Renzo Mazzarri (Isola D’Elba), in una sola giornata e per un pesce di poco non in peso dovetti ritornare alle selettive.
Alcune fasi della pesatura (foto S. Rubera)
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Tutto finito quindi, dopo cinque anni di bocconi amari dovevo rinunciare? Ma neanche per sogno, io in Puglia dovevo esserci a tutti i costi, per due motivi per me fondamentali.
Il primo riguardava le battute di mia moglie alla vigilia della partenza per il campionato: ‘Ma dove vai, ma ti sei visto, ridotto così non c’è la farai mai’; non potevo tornare a casa sconfitto dopo quelle parole.
Il secondo era la notizia che avevo avuto della probabile presenza al Campionato di prima Categoria di una persona eccezionale come Massimo Scarpati.
Voi vi chiederete ma che motivazioni ha questo qui? Vi garantisco che per uno che ha una passione come la mia per la pesca in apnea, per la sua storia e per i suoi miti, la possibilità di conoscere di presenza Scarpati è il coronamento di un sogno fantastico.
Così, dopo la conclusione della pesatura della prima giornata, io e il mio barcaiolo Marcello siamo ritornati a casa con la sicurezza che la seconda giornata sarebbe stata dura ma che, qualunque cosa fosse successa, noi non ci saremmo arresi se non allo scadere della quinta ora.
Ho passato tutta la sera a fare perfumi, aerosol e anche una bella puntura di antinfiammatorio e sono andato a letto sereno, Scarpati mi aspetta in Puglia.
Alla partenza della seconda giornata devo scegliere se partire su due costoni vicini, in circa 20 metri d’acqua, ricchi di pesce bianco posti al limite campo gara verso gli Asinelli o andare verso la secca di Bonagia dove potevo scorrere a corrente su fondali meno impegnativi cercando di razzolare sui 10 metri di fondale.
Mentre il Giudice di gara dava e il barcaiolo aspettava le mie indicazioni, sono rimasto pochi secondi a guardare gli altri concorrenti sfrecciare verso i loro obiettivi e ho ripensato a quante partenze ho assistito, a quanti campionati ho partecipato, ma il mio stato d’animo era diverso, sereno, freddo, distaccato, calmo, senza fretta né ansia.
Parto verso Bonagia; si tratta di una tana posta in 10 metri d’acqua dove avrei dovuto trovare dei saraghi.
Al primo tuffo colpisco in caduta una corvina seminascosta nell’alga e, al tuffo successivo, mi affaccio nella tana conosciuta che purtroppo era vuota; non me la sono presa troppo visto che il mio orecchio mi dava la possibilità di compensare.
Mi sono convinto che la rimonta fosse possibile e ho iniziato a scorrere ai confini della secca di Bonagia, sempre su fondali tra gli otto e i dieci metri, cattuarndo due saragoni e un tordo; per il resto del tempo pochi avvistamenti di prede, solo un’ orata al limite della visibilità fino alla fine delle prime due ore e mezza di gara.
Per il secondo spostamento dovevo scegliere tra un bel ciglio sui 20 metri, al limite della secca e della mia compensazione, e un’altro ciglio, meno profondo, posto davanti l’Hotel di Pizzolungo; ho deciso per la seconda opzione e anche in questo caso sono stato fortunato perché sono riuscito a catturare una bella mostella ed un tordo in mezzo ad altri concorrenti ma ho anche commesso l’unico errore della giornata, sbagliando clamorosamente un cefalo intanato.
Ho affrontato la seconda pesatura con tranquillità; il secondo posto di giornata mi ha permesso di conquistare la sesta posizione raggiungendo una qualificazione a cui tenevo davvero tanto.
Prima nella commozione generale ho dovuto però promettere al mio barcaiolo che entro agosto dovrò perdere almeno 10 dei miei attuali 98 chilogrammi, c’è la farò? Staremo a vedere.
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