Semifinale Centro Sud: i campi di gara secondo Congedo
Sandro Congedo sarà uno dei protagonisti della semifinale che si disputerà nelle acque di Torre S. Giovanni; gli abbiamo chiesto di descriverci le caratteristiche principali dei fondali, le tecniche di pesca più redditizie e le prede più comuni.
Ecco il suo commento.
Torre S. Giovanni evoca inevitabilmente vecchi ricordi di competizioni memorabili, come la prima edizione svoltasi nel 1994 (II categoria), vinta da uno sfavillante Pino Gabriele a suon di saragoni (ne catturò oltre cinquanta in due giornate), fino ad arrivare all’ultimo campionato svoltosi nel 2005 (I categoria) vinto da un agguerrito Sandro Mancia, senza dimenticare il combattutissimo Campionato di I categoria del 2000, conquistato da Marco Bardi davanti ad un arrabbiatissimo Riolo.
Il porto di Torre S. Giovanni da dove prenderanno il mare i concorrenti (Foto A. Balbi)
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Bisogna riconoscere che con la vecchia formula di gara la spettacolarità era garantita. Gli spostamenti liberi e la possibilità di catturare la cernia, su un campo con tali potenzialità, consentivano ai più forti e preparati, di esprimersi al massimo delle proprie capacità, con evidenti risultati.
Ma, mettendo da parte la nostalgia, si può certamente affermare che questo tratto di mare non è mai risultato avaro di prede e, quindi, accessibile a tutte le tecniche di pesca a qualunque livello.
Certo il ritardo di stagione che si sta verificando in tutta la nostra penisola potrebbe condizionare l’andamento della preparazione degli atleti e, conseguentemente, l’esito della competizione, ma c’è ancora tempo ed in questo periodo la situazione ambientale subacquea, in termini di limpidezza e termoclino, potrebbe improvvisamente mutare, favorendo finalmente l’entrata tanto attesa.
Passando alle caratteristiche morfologiche del fondale, condizione predominante è la presenza del grotto un po’ a tutte le batimetrie.
In particolare, nella zona a sud di Torre S. Giovanni, fino a Torre Mozza, in prossimità della costa, davanti a lunghissime spiagge frequentatissime da bagnanti provenienti da ogni dove, vi sono vasti pianori sabbiosi con banchi di posidonia, intervallati occasionalmente da piccoli agglomerati rocciosi a profondità oscillanti tra gli 8 e i 12 metri, ottimi per dedicarsi all’aspetto che, a volte, si conclude con catture importanti di spigole e orate. Inoltre, proprio davanti ai villaggi turistici, sempre su un fondale sabbioso (10/12mt.), alcune strisciate di roccia bassa fessurata, costituiscono rifugio per il pesce bianco. Ma basta uscire più a largo, oltre un miglio dalla costa e fino a circa tre miglia della stessa, per trovare fondali che dai 14 metri scendono fino ai 20 m., dove il grotto diventa frequente e compatto e la varietà dei ‘pinnuti’ aumenta. Siamo sulle famose secche di Ugento, quelle più a terra.
Grossi panettoni di grotto spaccato sono il rifugio ideale per il pesce bianco (Foto A. Balbi)
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Andando, invece, a nord di Torre S. Giovanni, già in prossimità della costa, il fondale raggiunge quote più impegnative e sabbia e posidonia lasciano subito il posto al grotto, quello alto e compatto. Anche qui si può trovare di tutto ma le prede più comuni sono i saraghi e le corvine, anche di notevole peso. E’, comunque, pesce molto ‘mobile’, influenzato dalle condizioni meteo marine e dal disturbo urbano, che potrebbe riservare sorprese a chi confida troppo sulla sua stabilità. Tale situazione si ripropone fino a Mancaversa.
Sia nella zona nord che in quella sud, con acqua limpida e termoclino basso, è possibile trovare una buona presenza di pesce sui panettoni di roccia più profondi, intorno ai 25- 30 mt., che poggiano su sabbia bianchissima. Si tratta, spesso, di branchi di saraghi che volteggiano sulla roccia senza mai fermarsi dentro e, pertanto, vanno insidiati a libero.
In conclusione, fare dei pronostici risulta molto azzardato, anche se confido sul fatto che anche questa volta Ugento non deluderà le attese.
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