Sandro Mancia festeggiato a Palermo
Il padrone di casa e il Campione Italiano
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‘Ancora non me ne rendo conto!’: con queste parole Sandro Mancia ha esordito arrivando alla festa che Nicola Riolo ha voluto organizzare in onore del nuovo Campione Italiano di pesca in apnea; poi ha sistemato con cura e in bella mostra il trofeo, la medaglia e la maglietta azzurra con lo scudetto tricolore.
Alla serata non poteva mancare anche Giorgio Sirchia, terzo atleta palermitano a partecipare al campionato di Torre S. Giovanni, dove ha conquistato l’ultimo posto utile per la permanenza in prima categoria.
Tra i tanti appassionati abbiamo anche notato Pippo Davì, atteso ai prossimi campionati di seconda categoria, e Paolino Catania, protagonista assoluto delle selettive siciliane 2005.
Attorno ad un generoso aperitivo, tutti i presenti hanno avuto modo di rivivere, nel racconto dei protagonisti, le fasi salienti di questo emozionante campionato assoluto.
Sandro Mancia e Riccardo Sciarrotta
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Il neo campione italiano ha iniziato dai giorni della preparazione e dall’ottimo lavoro del suo barcaiolo Riccardo Sciarrotta, cui ha attribuito il 50% del merito della vittoria per essere riuscito a trovare la zona che gli ha permesso di aggiudicarsi la prima giornata.
‘Nella prima giornata avevo impostato la partenza su un segnale, ma quando sono arrivato mi sono accorto che Congedo pescava a poca distanza; allora ho deciso di raggiungerlo, ho catturato subito un pesce e sono tornato sul mio segnale; quando vedevo che qualche altro concorrente si avvicinava mi spostavo in una zona vicina in cui girava altro pesce.’
‘In questo modo ho fatto la spola su un triangolo di segnali, pescando con un cortissimo oleopneumatico armato con fiocinetta, che cercavo di nascondere alla vista degli avversari per non fare capire la mia strategia. E mentre altri atleti passavano sulle stesse zone senza vedere un solo pesce, nel giro di un’ora e mezza avevo già raggiunto il numero massimo di saraghi catturabili. A quel punto ho scelto di pescare all’aspetto sperando in qualche altro pesce ma continuavo a vedere soltanto saraghi, ovunque; se non ci fosse stato il limite credo che avrei potuto catturarne 40’.
‘La sera, chiacchierando con Nicola, gli ho chiesto qualche suggerimento sulla strategia da usare per la seconda giornata e i suoi consigli sono stati preziosissimi. Ho infatti impostato la giornata sul marcamento di Stefano Bellani cercando comunque di fare la mia pescata; a fine gara mi hanno raccontato che ho tenuto un ritmo forsennato, di cui non mi sono nemmeno reso conto, e che Bellani ne deve essere rimasto impressionato visto che, ad un certo punto, ha chiesto con insistenza al mio barcaiolo quanti pesci avessi catturato.’
Da sinistra Sirchia, Mancia e Riolo
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E proprio sul campo di gara c’è stato il passaggio di consegne tra Bellani e Mancia; è stato infatti il campione del mondo a congratularsi prima ancora che la bilancia emettesse un verdetto che a molti era già parso scontato ma che invece si è mantenuto fino all’ultimo sul filo dell’incertezza.
Il racconto di Riolo è invece dedicato quasi interamente alla sfortuna avuta alla partenza della prima giornata quando nei primissimi tuffi ha strappato un dentice e un grosso sarago che, classifica alla mano, gli avrebbero consentito di vincere il titolo.
‘Il dentice l’ho sparato al terzo tuffo, onestamente non me lo aspettavo ed ero sceso con un fucile senza mulinello; il pesce, circa un chilo e mezzo, era al limite e l’asta non lo ha passato; l’aver lasciato il fucile per tentare un immediato recupero è servito a poco, appena mi sono avvicinato ha cominciato a sbattere lacerandosi e scappando.’
‘Al tuffo successivo ho visto un grosso sarago infilarsi sotto una tettoia, brandeggiare il 100 con cui stavo pescando è stato difficilissimo, il colpo è finito basso e, come se non bastasse, l’aletta si è incastrata; nel girare l’asta, l’aletta si è chiusa e il pesce si è liberato; sembrava un incubo.’
‘Allora ho cambiato fucile, prendendo un corto con fiocinetta, nella speranza di ritrovare il dentice ferito in qualche buco vicino, invece e mi sono visto arrivare un altro sarago all’aspetto che si è mantenuto appena fuori tiro’ credetemi non sapevo più cosa fare.’
Giuseppe Davì e Giorgio Sirchia
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Ma Riolo ha anche qualche cosa da rimproverarsi; dalla tasca tira fuori la copia della classifica finale, consegnatagli a fine gara, sulla quale il fuoriclasse palermitano ha scritto a penna ‘Perché ho perso’, raccogliendo in sei argomenti l’autoanalisi della sconfitta.
Uno dei momenti più emozionanti della serata è stato il racconto, dalla voce di Mancia, della pesatura nella giornata conclusiva; alla pesatura del carniere di Calcagno, quando la bilancia lo ha di fatto dichiarato campione italiano 2005, Sandro ha abbandonato la zona lasciandosi andare ad un lungo pianto per scaricare tutta la tensione accumulata e per la soddisfazione di aver raggiunto un traguardo atteso dall’inizio della sua carriera agonistica.
Così, dopo l’attualità, i discorsi sono andati ai prossimi impegni internazionali; all’inizio di settembre, in Portogallo, si disputerà il campionato europeo per nazioni mentre a metà ottobre, in Costa Azzurra, la gara individuale.
Da una parte, Riolo spera che il cambio di commissario tecnico gli riapra, finalmente, le porte del club azzurro, anche se i regolamenti delle gare internazionali sembrano non essere adatti alle sue caratteristiche; dall’altra, Mancia conta di poter dimostrare anche a livello internazionale le sue qualità ma, soprattutto, di poter tornare a difendere i colori della nazionale.
Come in tutte le feste che si rispettino il brindisi finale e un caloroso applauso concludono la serata dedicata ad un campione che, sicuramente, continuerà a far parlare di sé.
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