Riunione Agonismo Pesca in Apnea: Ma si vuole Veramente un Cambiamento?
Qualche giorno fa è apparso sul sito federale l’appello alla partecipazione alla “Riunione Nazionale Agonismo Pesca in Apnea” che si svolgerà il 5 marzo prossimo, in occasione dell’Eudi Show 2017, dalle 11.00 alle 13.00, presso la Sala Madrigale. La tavola rotonda vedrà la presenza del neoeletto presidente del Settore AS e NP, Carlo Allegrini, del responsabile nazionale della Pesca in Apnea, Roberto Palazzo, e del direttore tecnico della Squadra Nazionale di Pesca in Apnea, Marco Bardi. L’obiettivo dichiarato è quello di fare il punto sulla situazione dell’agonismo della Pesca in Apnea in Italia, e su eventuali sviluppi o modifiche possibili. La riunione è ovviamente aperta a tutti i portatori di interesse e anche ai semplici appassionati.
Il fatto che il nuovo corso federale abbia sentito l’esigenza di convocare un simile confronto è un segnale sicuramente non trascurabile, bisognerà vedere se verrà in qualche modo colto e porterà ad un risultato concreto. Il declino dell’agonismo nazionale è ormai un fatto non più contestabile, per tanti anni la maggior parte delle responsabilità sono state attribuite all’ormai ex presidente Azzali che non ha certo brillato per lungimiranza, ma a conti fatti, ha realizzato uno stato di cose che ha finito per piacere a tanti.
Gli atleti hanno spesso rumoreggiato contro alcune revisioni dei regolamenti, ma non si sono mai adoperati in maniera davvero incisiva per tentare concretamente di cambiare qualcosa. Lo scorso anno, in occasione della pubblicazione della Circolare Normativa 2016, che aveva ridotto da 6 a 4 i giorni la preparazione per i campionati nazionali, avevamo cercato di sollevare un dibattito su quelli che dovevano essere i capi saldi per l’agonismo di domani. Il risultato, deludente anche se prevedibile, fu che oltre le opinioni direttamente raccolte dai 9 atleti e team manager intervistati, pochissimi hanno preso posizione sulla questione. Inevitabile quindi non pensare che l’apparente disinteresse della base abbia una sua precisa ragion d’essere e altrettanto inevitabile è chiedersi: ma l’agonismo ha veramente voglia di cambiare?
Chi ha seguito i campionati di ieri e di oggi non può non notare una enorme differenza: oggi i giochi sono aperti a tutti, episodi e fortuna finiscono spesso per mettere in ombra quelle che sono le reali capacità atletiche, strategiche e venatorie di ognuno. Ieri c’erano i vincenti e un contorno di bravi agonisti che potevano forse ambire a qualche buon piazzamento ma nulla più, oggi invece si assiste ad un continuo rimescolamento di carte, si può passare dal vincere un titolo italiano alla polvere delle selettive in soli due anni, e in tutto questo il demerito non è quasi mai il più importante dei fattori in gioco. Eppure sembra proprio che un sistema così aleatorio e così poco meritocratico, pur a parole spesso criticato, non dispiaccia alla maggiornaza degli agonisti. Per certi versi non li si può biasimare: la pesca in apnea, anche al suo massimo livello agonistico, resta uno sport amatoriale ma con costi mediamente elevati, sicuramente lievitati negli ultimi 15 anni, che forse diventano maggiormente “sopportabili” nel momento in cui le chances, se non di vincere almeno di restare in prima categoria, aumentano. Ma gli atleti in fondo pensano a gareggiare e a vincere, non certo alla spettacolarità e al seguito di una disciplina di cui invece sono i vertici federali a doversi preoccupare.
Che l’agonismo debba invertire la rotta se non vuole andare incontro a morte certa è ovvio, ma che la spinta al cambiamento possa realmente venire da una base che dovrebbe accettare il ritorno ad una sorta di elitarismo sportivo, dopo diversi lustri di assoluto livellamento verso il basso, è improbabile. Allegrini, Palazzo, Bardi e la neo-eletta commissione federale della Pesca in Apnea, si trovano davanti ad una sfida riformistica in cui dovranno fare delle scelte necessarie ma altrettanto impopolari, e nel prendere queste decisioni godranno di un gran sostegno formale ma subiranno anche una resistenza passiva sostanziale che cercherà di fare in modo che nulla cambi.
La Nostra Proposta
Per quanto la strada si preannunci in salita, è però giusto provarci e, soprattutto, cercare di dare un proprio contributo quando richiesto. Fermo restando che ci riserviamo di inoltrare una proposta dettagliata agli organi federali competenti, ecco alcuni spunti di riflessione.
a) Selettive Regionali
Al netto delle peculiarità di ogni regione, è quantomai necessario agire perchè le condizioni delle gare che devono consentire l’accesso al campionato di seconda categoria siano quanto più simili per tutti i partecipanti al circuito nazionale. Ad esempio: un conto è permettere la partenza da terra o dal centro del campo di gara, dopo raggiungimento collettivo con i mezzi di assistenza, cosa ben diversa è la formula che permette di accorpare più atleti su uno stesso gommone, solitamente di proprietà di uno di questi, con il risultato inevitabile che qualcuno si ritrova a disputare la selettiva con il barcaiolo personale. Parimenti i sistemi di calcolo del piazzamento finale al termine del circuito andrebbero uniformati rendendo anche obbligatoria la partecipazione a tutte le gare in calendario.
Inoltre, per quanto l’accesso diretto al campionato di massima categoria sia alla base della numerosissima partecipazione al campionato italiano a coppie, ci sembra comunque eccessivo. A nostro giudizio la sua vittoria dovrebbe limitarsi a garantire l’accesso al campionato di seconda categoria. Permettere soltanto di aggirare l’insidioso circuito delle selettive regionali, da cui molti non emergerebbero mai, appare più che sufficiente.
b) Campionati Nazionali
Visto quanto poco si gareggia sarebbe opportuno che le rare prove nazionali dessero una base solida almeno sulle regole con cui ci si dovrà misurare durante europei e mondiali. Iniziando magari con:
- Eliminare il limite del campo gara verso il largo, visto che per quelli a terra pare che le ordinanze di sicurezza balneare siano inaggirabili
- Eliminare il limite temporale alla preparazione del campo gara che, nell’impossibilità oggettiva di essere fatto rispettare, ha sempre creato sterili polemiche
- Cancellare l’anacronistica definizione di “pesce mal conservato” con annessa discrezionalità del giudice, per passare a misurazioni oggettive con strumenti di cui peraltro la federazione dovrebbe già essersi dotata nel 2013, almeno nei due campionati nazionali.
- La reintroduzione della cernia, anche nella misura di un solo esemplare a giornata e a prescindere dalla specie, sarebbe auspicabile, ma è una di quelle idee probabilmente irrealizzabili, tanto per presunte necessità ambientali, quanto per ostruzionismo da parte di gran parte della base degli atleti.
c) Nazionale
La realizzazione di un sistema di ranking (peraltro caldeggiata anche in altri paesi), che garantisca la convocazione in virtù di determinati risultati sportivi conseguiti durante l’anno, risulta comunque irreale. La nomina di un DT alla guida della rappresentativa azzurra, si porta dietro la necessità che questi possa scegliere in piena libertà gli elementi che ritiene più meritori, anche in rapporto alle condizioni in cui le gare andranno disputate.
Tuttavia, trattandosi comunque di competizioni agonistiche, è almeno necessario imporre come requisito minimo per l’inclusione nel club azzurro (a meno di non essere già qualificato ad uno dei due campionati maggiori), la disputa di tutte le gare del circuito selettivo nazionale, in una regione a scelta dell’atleta, con un punteggio diverso da zero e nella stagione in cui è prevista la competizione per la quale lo si vuole convocare.
d) E perchè non un cambiamento radicale?
Allo stato attuale delle cose, più aumenta il livello dell’atleta e più le gare diminuiscono. Le eccellenze del nostro sport fanno una gara all’anno e non partecipano più da tempo ad alcuna competizione internazionale all’estero che non siano i mondiali o gli europei. Forse sarebbe utile ripensare il sistema dei campionati e delle qualificazioni, per fare in modo che gli tutti atleti aumentino il loro impegno agonistico ad un livello accettabile per uno sport agonistico che possa realmente dirsi tale.
Traendo ispirazione dal modello spagnolo: si potrebbe istituire un sistema che preveda da tre a cinque selettive per ogni zona, con obbligo di partecipazione a tutte le prove. I primi 15/20 classificati disputano il Campionato Regionale in prova unica, con gommone, spostamenti liberi e campo gara diverso da quello di qualunque selettiva già disputata nel corso della stagione.
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