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Quando lo sport rimane nel cuore: intervista a Giuseppe Galantucci

| 13 Maggio 2009 | 0 Comments

Vi erano tempi, neanche tanto lontani, in cui il nuoto pinnato si praticava senza monopinne inclinate e costumoni spaziali, tempi in cui l’Italia ancora non dominava la scena internazionale ma metteva le basi, tecniche e politiche, dell’attuale situazione.
Giuseppe Galantucci, grande protagonista di quegli anni, ci ha raccontato la propria esperienza in questo ambiente: uno splendido esempio, a nostro giudizio, dei valori che dovrebbero sempre permeare lo sport e la vita.

Giuseppe Galantucci a Pesaro nel 1983

Ripercorriamo la tua carriera nel mondo del nuoto pinnato: come hai iniziato? Quali sono stati i tuoi successi più importanti? Quali invece i motivi del tuo ritiro?
Sono nato e cresciuto con la Nord Padania fin dall’anno della sua fondazione, il 1972, dove proprio con l’attuale allenatore Valter Mazzei ho iniziato a frequentare le piscine. Nel 1981 ho indossato per la prima volta nella mia vita un paio di pinne in fibra, attratto dalla sensazione di maggior velocità percepibile nell’acqua, e dopo circa un mese ho partecipato ai Campionati Italiani Indoor di Lugo di Romagna vincendo a sorpresa dalla corsia 1 i 200 metri (senza nemmeno l’utilizzo del boccaglio) in una vasca solcata dalle monopinne.
Da lì a poco gli assoluti estivi dove vinsi 100, 200 e 400 np stabilendo i primi record italiani assoluti e conquistando la convocazione per i World Games di Santa Clara (USA). A Santa Clara arrivò la vittoria nei 400 metri ed altre medaglie che mi avvicinarono in modo definitivo a questo sport.
Nella mia carriera ho vinto in tutto 39 titoli Italiani Assoluti stabilendo 55 record italiani assoluti. In quegli anni, dominati dai Sovietici, ho ottenuto le medaglie di bronzo nelle staffette agli Europei di Dunaujvaros dell’83 ed ai Mondiali di Berlino Ovest dell’86, oltre che la medaglia d’argento nei 200 NP ai World Games di Londra dell’85.
I momenti però che ricordo con maggior soddisfazione sono legati a 2 tempi, due muri infranti: il 39″78 nei 100 in vasca corta alla Coppa Carnevale di Viareggio dell’84 e l’1’29″75 in lunga nei 200 a Roma nell’85, rimasto imbattuto se non ricordo male per 11 anni.
Ho chiuso la carriera dopo i Mondiali di Berlino dell’86 poiché, dopo anni dedicati allo sport, era giunto il momento di avvicinarsi in modo definitivo al mondo del lavoro. Ho allenato la Nord Padania fino al 1990 prima di consegnare il timone della società a Valter Mazzei.

I quartetti di Fiamme Oro e Carabinieri

Che importanza ha avuto nella tua carriera aver fatto parte delle Fiamme Oro?
Ho fatto parte del GS Fiamme Oro solo nel 1983. Penso che per un giovane potersi allenare percependo anche lo stipendio sia, in uno sport povero come il nuoto pinnato, un valore aggiunto non da poco. Poi ci devono essere anche lo staff tecnico e ovviamente le tue capacità ed ai miei tempi le Fiamme Oro erano ancora una realtà composta da un gruppo di ottimi atleti, allenati da un tecnico un po’ approssimativo. Lo stimolo era rappresentato dal fatto di poter nuotare insieme ed ogni giorno erano sfide anche in allenamento.

Cosa fai oggi? Cosa ti ha lasciato lo sport e il pinnato in particolare?
Dal momento in cui ho smesso di nuotare a tutt’oggi lavoro in una società (nella quale ho una piccola partecipazione) che si occupa di importazione e distribuzione di macchine per la lavorazione del legno. Il presidente e fondatore è la persona che fu il mio allenatore dei miei anni d’oro alla Nord Padania, Mario Albricci, per un periodo anche tecnico federale della Nazionale di nuoto pinnato. Con lui c’èra un grande feeling in vasca e rimane ancora oggi nel lavoro. La cosa divertente è che la nostra società è composta per il 20% dei suoi componenti da ex atleti, ex allenatori o ex istruttori di nuoto della Nord Padania, e questo penso che sia un riscontro importante di come talvolta lo sport possa amalgamare un gruppo di persone ed essere determinante per il loro futuro. E’ facile intuire come lo sport, ed il nuoto pinnato in particolare, siano stati parte integrante della mia vita. Lavorare duramente per raggiungere gli obiettivi prefissati, gioire per una vittoria o rialzarsi dopo una sconfitta, rispettare gli avversari, credere in sè stessi, ma anche nella persona che ti guida, sono solo alcuni degli importanti insegnamenti che questo sport ha lasciato dentro di me.

La Nazionale Italiana ad Hannover nel 1983

Che effetto ti fa vedere che tra i tuoi vecchi compagni di nazionale alcuni nuotano ancora, per esempio Bettazzoni e Vandini?
Beh Fabio è ancora in forma ma nuota, seppur ancora ad alto livello, principalmente come Master. Diverso è per Paolo Vandini che nuota ancora come agostista permettendosi anche di vincere gare di fondo e velosub a 51 anni!! Questo, senza togliere a Paolo i meriti indiscussi, getta un po’ di ombre sul settore: possibile che non ci siano giovani in grado di battere un cinquantenne? Nel nuoto ciò non sarebbe possibile e questo forse è uno dei motivi per cui il nuoto pinnato è ancora vissuto come uno sport di categoria “inferiore” rispetto ad altri.

Giuseppe Galantucci con Valter Mazzei

A Varedo hai avuto anche ottimi “successori” di cui Stefano Figini è solo l’ultimo di una lunga serie: cosa ci dici del Figio? Quali sono secondo te i segreti di successi così duraturi per questa società?
Mah, cosa si può dire del più grande nuotatore Italiano di tutti i tempi. I suoi successi parlano da soli, risultati e tempi fantastici, grande classe e grandissima modestia. Il segreto dei successi della Nord Padania invece si chiama semplicemente Valter Mazzei: il cuore e l’anima della società. Valter è un validissimo allenatore con grandi capacità tecniche e con una passione senza confini. Ha dedicato la sua vita ad uno sport che poteva forse riservargli qualche soddisfazione in più.

Hai mai pensato di rimanere attivamente in questo mondo dopo la fine della carriera
agonistica o eventualmente di ritornarci in futuro?

No, non ho mai pensato di tornare nell’ambiente. Mi fa piacere rimanere informato mantenendo la giusta distanza, cosìccome mi ha fatto piacere ritrovare vecchi amici su Facebook e sentire ancora il calore e la stima di molti nuotatori di quegli anni che ancora si ricordano di me.

Segui ancora i risultati delle gare? Come commenti il fatto che la scuola italiana abbia raggiunto e superato, almeno a livello maschile, le superpotenze sovietiche e cinesi?
Il nuoto è stata la mia vita per molti anni ed ancora oggi non riesco a non seguire quotidianamente tutti gli avvenimenti questo sport. La mia pagina web iniziale è ovviamente www.nuoto.it così sono aggiornato in tempo reale su tutti i risultati delle gare, comprese quelle di nuoto pinnato.
Per quello che riguarda le prestazioni degli italiani, sono convinto che una parte importante del merito si debba alla scuola di altissimo livello, un’altra parte sia dovuta all’intensificazione dei controlli antidoping che hanno permesso una certa pulizia nell’ambiente. Negli anni ottanta dominavano russi, cinesi, tedeschi dell’Est e Ungheresi: a voi ogni commento.

Il record nei 200 np a Roma nel 1985: 1.29,75

Dal punto di vista tecnico il pinnato è assai cambiato rispetto agli anni ’80: monopinne inclinate, costumi integrali… come giudichi l’avvento della tecnologia nel nostro sport? Mai avuto voglia di provare i nuovi materiali?
Sì, moltissima!! Sarei curioso di vedere quanto varrebbe oggi, dopo quasi 25 anni, il mio 1’29″75 con costume integrale e monopinna di nuova generazione. L’unico problema sarebbe indossare il costumone (e poi toglierlo)…!

Dal punto di vista “politico” quali cambiamenti, seppure da osservatore esterno, noti
nell’ambiente?

Ho sempre odiato la politica nello sport. Preferisco seguire le vittorie ed i record. Di tutto quello che ruota intorno alla fatica di chi sta in vasca preferisco disinteressarmi, anche perché mi irrita pensare che ci siano persone, talvolta anche poco competenti, che possano poter decidere sul futuro di uno sport o di un atleta per interessi politici. Non mi riferisco alla attuale classe dirigente del settore nuoto pinnato, ma sto parlando di un concetto generale che considero uno dei lati negativi dello sport.

Che prospettive credi possa avere il nuoto pinnato?
Mi piacerebbe pensare positivo, ma ho ancora troppi dubbi. Gli interessi in gioco sono enormi: gli Stati Uniti, che anni fa si erano timidamente avvicinati a questo sport, mi sembrano ancora molto distaccati e questo penso che sia ancora un dato fondamentale. Inserire il nuoto pinnato nel programma olimpico vorrebbe dire mettere sul piatto di altre nazioni 90 medaglie e non credo proprio sia loro interesse farlo. Il loro peso politico è immenso, nell’ultima Olimpiade sono riusciti a convincere tutti a disputare le finali al mattino per esigenze televisive e con questo penso di aver detto tutto!!! Il sogno dell’Olimpiade però rimane, il più grande dispiacere per un atleta di alto livello di nuoto pinnato è proprio quello di poterle vedere solo per televisione e conoscendo bene le fatiche ed i sacrifici di chi pratica questo sport il rammarico è notevole.

Che consiglio/i ti sentiresti di dare ad un giovane che voglia avvicinarsi a questa disciplina?
Mah, darei il consiglio di avvicinarsi a questo sport, cosìccome ad ogni altro, come se fosse una scuola di vita, di fare tesoro di ogni attimo vissuto in questo ambiente e soprattutto di divertirsi.

Tutte le foto sono di Giuseppe Galantucci che ringraziamo per la disponibilità, nella speranza di vederlo presto a lato delle piscine come tifoso d’eccezione!

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Category: Nuoto Pinnato

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