Qual è il Reale Impatto della Pescasub sulla Spigola?
La mancanza di studi seri riguardo l’impatto della pesca in apnea sugli stock ittici ha favorito posizioni oltranziste contro le quali è sempre stato problematico opporre alcuna argomentazione valida. La mancanza di dati oggettivi ha permesso strumentalizzazioni sistematiche, d’altronde l’onere di dimostrare la sostenibilità e la selettività del prelievo è sempre stato fatto ricadere sui pescatori, diversamente, nel dubbio, meglio limitare.
Da qualche anno, gli amici francesi della Federation Chasse Sous Marine Passion, si adoperano per cercare di mettere insieme delle indagini a campione, soprattutto riguardo la pesca della spigola, che dal 2015 è oggetto di limitazioni stringenti al prelievo nel nord atlantico, in particolare a danno dei pescatori sportivi. Il raffronto nel triennio 2014/2016 (periodo in cui si è passati dalla pesca senza limitazioni a quella che prevede un solo esemplare al giorno, in aggiunta all’interdizione della pesca invernale) fornisce dei dati illuminanti. (qui il sondaggio completo).
Il campione del sondaggio risulta costituito da ben 470 pescasub, variamente suddivisi nei 9 dipartimenti della costa atlantica francese, di cui una grossa fetta (72%) composta da quelli che noi definiremmo praticanti abituali e assidui. La durata media delle battute di pesca è risultata essere variabile dalle 2 alle 5 ore, con un’azione di pesca condotta prevalentemente tra i 10 e i 20 metri, con una prevalenza nella batimetrica dei 15 metri, mentre la media procapite di uscite si è attestata a 28,9 giorni per il 2016, contro le 29,7 del 2014 e le 31 del 2015. Si deve quindi riconoscere che si è messo insieme un campione estremamente aderente alla realtà, vista la grande presenza di pescatori esperti, e non certo “di comodo” come invece successo in alcuni studi “prezzolati” che poco avevano di scientifico. Caso emblematico quello realizzato nell’AMP di Port Creus, accuratamente smontato da FCSMP prima, e da FIPIA poi.
Osservando i dati di prelievo non si può poi non rimanere sorpresi su alcune voci. Non certo sulla selettività che viene semplicemente rimarcata ed esaltata nel constatare che ben il 75% delle catture di spigole è compreso tra 1,2 e 3 kg, quindi ben al di sopra della taglia minima fissata per legge in 42 cm (un pesce di 650g circa). È la consistenza del prelievo che lascia perplessi perchè oggettivamente molto al di sotto delle aspettative. I grafici di confronto dimostrano anche come il prelievo sia stato decrescente, ma non in maniera proporzionale alle restrizioni introdotte. Quando nel 2014 si pescava liberamente senza ulteriori limitazioni, la media era di circa 1 spigola ogni 2,4 uscite (1 pesce ogni 8 ore e mezza d’acqua), per crollare nel 2016 a 1 pesce ogni 3,9 uscite (1 pesce ogni 13 ore e mezza d’acqua!). La media di prelievo annuale si attesta per il 2016 ad appena 7,5 pesci procapite (era 12,2 nel 2014 e 11,1 nel 2015).
Considerando che parliamo di zone che sono unanimemente considerate il paradiso della pesca alla spigola, non possiamo che sentirci ancora una volta rinfrancati del fatto che quando i numeri si cercano con metodo, questi non possono fare altro che dimostrare quello che ogni pescatore in apnea del globo va ripetendo da sempre nel più totale disinteresse della politica e dell’animalismo militante: la pesca in apnea è una metodologia di prelievo che incide in maniera insignificante (in rapporto ad altre tecniche e alla pesca professionale/industriale) sulla maggior parte degli stock ittici.
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Category: Articoli, Medicina e biologia, Pesca in Apnea