Provati per Te: Pinne Spitfire Kelp, per Tanti ma non per Tutto
Prosegue con questo articolo l’impegno di Apnea Magazine sul fronte delle recensioni delle attrezzature per la pesca in apnea. Trattandosi di un argomento tanto gettonato quanto “sensibile”, in un mercato spesso invaso di comunicazioni di cui è spesso difficile comprendere la reale natura, abbiamo pensato che fosse opportuno creare una pagina ad hoc (clicca per visualizzarla) per spiegarTi in che modo abbiamo scelto di fare le nostre prove, con quali limitazioni e obiettivi, ma soprattutto con quali tutele nei Tuoi confronti. Ti auguriamo buona lettura.
Pinne Spitfire Kelp, per Tanti ma non per Tutto
Le pinne sono il motore che permette al subacqueo di muoversi nell’acqua, sia in superficie che sul e verso il fondo. Benché la ricerca della prestazione abbia fatto in modo che la fascia alta di mercato sia egemonizzata dai compositi, e soprattutto dal carbonio, esistono ancora margini per proporre delle pinne in materiale termoplastico, destinate principalmente al neofita ma non solo.
Le nostre prove si sono svolte durante tutta la stagione estiva, tra la fine di agosto e la prima metà di ottobre. Abbiamo provato le Spitfire Kelp sia in pesca che con alcuni tuffi sul cavo, così come anche in condizioni difficili, ed eccovi le nostre impressioni.
A prima vista
Aprendo l’imballo ci appaiono delle pinne indubbiamente molto ben rifinite, con una linea accattivante, imbustate singolarmente e con il forma scarpetta calzato. Ad un primissimo impatto la visione delle pale ci lascia un po’ perplessi: sapevamo già prima di ricevere il prodotto che una delle caratteristiche principali era la morbidezza del materiale scelto, ma ci troviamo davanti delle pale che, nonostante un imballaggio molto curato, hanno assunto una curvatura a “s” che ci preoccupa. Giusto il tempo di estrarle dal cellophane per testarne con mano la consistenza e ci accorgiamo che le pale sono si estremamente morbide, ma per fortuna la curvatura è semplicemente temporanea, una delicata piega ad arco riporta la pala ad una bella linea continua e filante.
Il polipropilene scelto è lucido, quasi trasparente, con una colorazione verde che cambia molto a seconda di come vi impatta la luce solare. Non ci sono profili water rails che sono stati sostituiti da alcune pinnette co-stampate con la pala, in punta, e da un foro a goccia posizionato poco sotto la scarpetta. La pala termina con un profilo che richiama una coda di rondine e presenta delle nervature di rinforzo sia superiori che inferiori.
La scarpetta che equipaggia questa pala è la Spitfire, commercializzata già dal 2012, realizzata con una doppia mescola in gomma a rigidità differenziata (nera più rigida, verde più morbida). La parte più rigida fascia il piede passando sul collo, mentre quella più morbida copre l’avampiede e il tallone. Sotto quest’ultimo c’è un sovrastampaggio antiscivolo per mantenere l’aderenza durante qualche passaggio difficile sugli scogli bagnati. L’angolo tra pala e scarpetta è di circa 20°, mentre i longheroni sono sottili e non sembrano irrigidire in maniera apprezzabile la pala, rispetto alla parte libera.
Impressioni in mare
Tutti i nostri tester (in questo caso 6) provenivano ad un utilizzo ormai esclusivo di pale in carbonio, la differenza sull’impressione dal primo approccio è stata dettata dalle abitudini sulle durezze utilizzate. Chi usa pale morbide si è trovato subito meglio rispetto a chi le predilige più rigide, ed ha impiegato più tempo per comprendere come far rendere al meglio le Kelp.
Le pinne pesano poco più di un chilo ciascuna, e appaiono decisamente più leggere e confortevoli di quanto molti si aspettassero. La calzata della scarpetta è comoda, la gomma verde per alcuni è fin troppo morbida, e avrebbero preferito una fascia in gomma strutturale (quella nera) anche nella zona inferiore del tallone. La pinneggiata deve essere fluida e stretta, non di potenza, altrimenti si rischia di mandare subito in sofferenza i muscoli delle cosce e di avere crampi alla pianta del piede a causa di una rigidità non sufficiente a sopportare una falcata troppo veemente.
Il nuoto verticale ci ha piacevolmente sorpreso, soprattutto in discesa le Kelp spingono molto bene, sono leggere e rispondono come non ci saremmo aspettati da un “semplice” polimero. La risalita non è entusiasmante come la discesa, soprattutto lo stacco dal fondo e le prime fasi di ascesa non sono proprio esaltanti, ma d’altronde stiamo parlando di una pala pensata per operare nei primi 15/20 metri al massimo. Nel nuoto orizzontale abbiamo riscontrato delle prestazioni discrete, anche se le lunghe distanze non sono esattamente nelle loro corde. Le pinnette stabilizzatrici in punta e il foro a goccia sostituiscono, egregiamente i water rails, non si avverte mai una sensazione di derapamento, nemmeno sotto sforzo.
In condizioni di utilizzo ottimali (mare calmo, assenza di onda e di corrente) le Kelp si sono comportate complessivamente molto bene, con prestazioni per certi versi superiori alle aspettative, ma il discorso cambia non poco nel momento in cui le condizioni si fanno ostiche. Con onda contraria, corrente o nella risacca potente del bassofondo, una pala così morbida si dimostra poco indicata: in questi difficili frangenti, al netto aumento di lavoro delle gambe, non corrisponde un proporzionale ritorno in termini di spinta. Inoltre, con configurazioni di assetto tipicamente invernali (mute pesanti e diversi chili di piombo), l’ascesa verso la superficie si appesantisce notevolmente.
A fine giornata l’affaticamento alle gambe si sente ma è tutto sommato meno accentuato di quanto ci saremmo aspettati, mentre il materiale, nonostante una discreta cura nel suo utilizzo, si è dimostrato piuttosto facile alla rigatura. Il foro a goccia, soprattutto nelle uscite da terra che hanno richiesto una precedente scarpinata con le attrezzature al seguito, si è rivelato essere un’ottima maniglia, in posizione perfettamente bilanciata, per il trasporto delle pinne.
Giudizio Complessivo
Le Kelp ci sono parse delle pinne con prestazioni più che buone, decisamente sopra la media per la categoria di appartenenza. L’optimum di utilizzo sono i tuffi non troppo impegnativi (20 metri su cavo e 15 in pesca in apnea), con condizioni di mare ottimali e assetto tipicamente estivo-autunnale, quindi con mute leggere e pochi chili in cintura. Sono pinne che possono adattarsi anche al neofita, ma le troviamo più indicate per l’apneista mediamente evoluto, che ha una tecnica di pinneggiata corretta e che predilige pale morbide. Sono consigliate a subacquei con una corporatura non eccessivamente robusta, diciamo non oltre gli 80/85 kg, e un livello di allenamento medio alla pinneggiata.
Il prezzo delle Kelp può variare molto sul web, e diventare particolarmente interessante con alcune offerte, oscillando dai 55 ai 75 euro; chi già possiede delle scarpette spitfire potrebbe invece valutare la possibilità di provare le sole pale ad un costo di poco meno di 15 euro l’una.
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