Pesca: i Professionisti stanno Uccidendo il Banco Amendolara con Vetriolo e Strascico
C’era una volta il banco Amendolara, una grossa secca che si estende per diverse centinaia di ettari, a circa 11 miglia dalla costa di Trebisacce in direzione nord-est. I suoi fondali variano dai 7 ai 25 metri ed era praticamente sconosciuto fino al 1936, anno in cui venne scoperto durante alcune ricerche scientifiche condotte da una nave della marina militare. C’era, e rischia presto di non esserci più, almeno come l’immenso polmone di biodiversità che è sempre stato, perchè mentre la politica non riesce a trovare un accordo su come tutelarlo, la pesca professionale lo spolpa con ogni mezzo lecito e illecito.
La grande secca si trova al centro di una vera e propria guerra fra le marinerie di Calabria, Basilicata e Puglia. In particolare i pescatori calabresi accusano alcuni grossi pescherecci provenienti da Porto Cesareo (LE) e Gallipoli (TA) di starne letteralmente distruggendo i fondali, sradicando immense porzioni di posidonieto, danneggiando il corallo e non facendosi il minimo scrupolo di usare anche il velenosissimo vetriolo per pescare agevolmente anche dove le rocce non permettono di strascicare.
Tanti sono stati negli anni i progetti per disseminare di dissuasori anti-strascico queste acque, l’ultimo è di marzo di quest’anno e c’è veramente da augurarsi che sia la volta buona. D’altronde è ovvio che una eventuale AMP a 11 miglia dalla costa (ammesso che funzioni), non interessa a nessuno e non si può certo confidare nel buon senso della pesca professionale che, ancora una volta, dimostra come il suo unico obiettivo sia quello di spremere una zona, fino anche alla desertificazione, esattamente come il flagello biblico delle cavallette…
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