Prelievo e Misure Etiche dei Pesci, nella Pesca Sportiva e Ricreativa in Mare
Si rigrazia per il fondamentale contributo, il Dr. VALERIO SBRAGAGLIA del Marine Science Institute di Barcellona
Le taglie minime imposte per il prelievo dei pesci in Italia, sono ormai universalmente riconosciute come anacronistiche, e necessiterebbero di attenta revisione. È chiaro a tutti infatti che, l’impianto normativo attualmente vigente, non può in alcun modo supportare una gestione adattativa per la tutela degli stock ittici.
In attesa che in un futuro, si spera prossimo, possano essere oggetto di scientifica ri-valutazione, vogliamo provare a dare delle indicazioni affinchè il pescatore sportivo e ricreativo, sia esso in apnea o di superficie, sappia fare delle scelte di prelievo oculate e realmente rispettose del mare e dei suoi abitanti.
Non potendo analizzare tutte le specie di pesci che possono costituire il carniere del pescatore sportivo e ricreativo, ci soffermeremo su alcune di quelle di maggior pregio, e quindi oggetto anche di maggior attenzione venatoria: Dentice, Cernia, Ricciola, Spigola, Orata, Corvina e Sarago Maggiore.
Per prima cosa iniziamo ad introdurre alcuni concetti generali che poi, nei paragrafi destinati ai singoli pesci, saranno semplicemente richiamati.
La Taglia Minima
Come il nome lascia intuire, rappresenta la soglia al di sotto della quale il pesce non dovrebbe essere prelevato o, in caso di cattura accidentale, dovrebbe essere rilasciato. A livello teorico, è definita come la misura al di sotto della quale l’animale non ha potuto affrontare nemmeno un ciclo di riproduzione.
Si tratta di una misura approssimativa, poiché la maturità sessuale dei pinnuti è funzione di diverse variabili, prime fra tutte la disponibilità di cibo e la temperatura dell’acqua. Per esempio, la grande abbondanza di nutrimento può far si che la maturità sessuale venga raggiunta prima della soglia fissata, viceversa la scarsità può avere il risultato diametralmente opposto.
La Taglia Massima
Si tratta di un concetto già ampiamente applicato in varie parti del mondo ma che, siamo pronti a scommetterci, farà storcere il naso a molti. Per certi versi è comprensibile, la ricerca del pesce da trofeo è senza dubbio una delle molle che spinge il pescatore sportivo e ricreativo ad andare in mare e l’idea di vedersi in qualche modo limitati in questa ricerca, sicuramente non piace.
Bisogna però anche riflettere sul fatto che un pesce non diventa grande per caso, quanto più perché ha tutta una serie di caratteristiche che gli hanno permesso di avere maggior successo dei suoi cospecifici. I grandi riproduttori sono quindi portatori di un patrimonio genetico vincente che, in qualche modo, anche il pescatore sportivo e ricreativo deve fare la sua parte nel preservare.
Come Intendere il Concetto di Taglia Massima
Visto che stiamo parlando di consigli di comportamento per il pescatore sportivo e ricreativo, e non di imposizioni, è opportuno chiarire cosa significa rispettare una taglia massima. Nessuno intende dire che il pesce della vita non debba essere catturato, quanto piuttosto che si deve fare in modo che il nostro comportamento sia il meno impattante possibile sul lungo periodo.
Questo è possibile solo se, dopo la cattura, si riesce almeno ad avere l’accortezza di rinunciare ad insistere in quella determinata zona di pesca. Per esempio: molti di noi avranno sicuramente un posto o una tana segreta, spesso in posti isolati come ad esempio una piccola zona rocciosa su un fondale piatto, oppure una lastra nel mezzo di una prateria di posidonia. Rinunciare a catturare l’esemplare più grande del branco può fare veramente la differenza.
Imparare a Gestire i Propri Spot
Supponiamo di conoscere una tana di corvine nel mezzo di una prateria di posidonia molto estesa, quindi una tana dove probabilmente siamo gli unici a pescare. Inconsapevolmente pensiamo che catturare sempre gli esemplari più grandi sia la maniera migliore di gestire il nostro spot segreto. In realtà non è proprio cosi.
Prelevare sistematicamente gli esemplari più grandi, vuol dire effettuare una selezione su quel branco di corvine, che elimina gli elementi con un patrimonio genetico che gli ha permesso di crescere più velocemente, di acquisire maggiori risorse alimentari e/o di trasformarle in maniera più efficiente rispetto degli altri membri del branco che hanno la stessa età, oppure semplicemente di sopravvivere più a lungo degli altri esemplari del branco a causa di un comportamento più adattatto alle condizioni locali.
Se fossimo degli allevatori faremmo la cosa inversa, far riprodurre gli esemplari più grandi, per far si che il loro patrimonio genetico si trasmetta alle future genereazioni. La pesca invece fa l’esatto opposto.
In questo caso, il pescatore in apnea, ancora più del pescatore di superficie, può far veramente la differenza essendo l’unico che può attivamente selezionare la sua cattura. Il discorso inoltre non vale solo per specie estremamente stanziali come la corvina, ma anche per altre. Per esempio, alcuni studi recenti, hanno dimostrato che una buona parte della popolazione di spigole, in maniera simile a come fanno i salmoni con i fiumi, torna a riprodursi negli stessi punti.
Evitare di Insistere
Quindi, tornando a quello che abbiamo detto prima, non stiamo consigliando di non catturare gli esemplari da trofeo, ma semplicemente di NON INSISTERE sempre negli stessi punti. Magari dopo aver catturato una bella spigolona, in un posto che conosciamo essere un punto abituale durante l’inverno, sarebbe bene spostarsi altrove per il resto della stagione, o non insistere a catturare altri esemplari di grandi dimensioni nello stesso punto.
Non per la giornata (c’è già il limite dei 5 kg che lo impone), non la settimana o il mese, ma per tutta la stagione. Solo così facendo, il prelievo di pochi grossi riproduttori (è probabile che non saremo i soli a conoscere un certo spot) all’anno può essere ampiamente sostenibile.
È probabilmente una rinuncia non da poco, perché richiede di dover fare i conti con la propria vanità e voglia di possesso. “Se non li prendo io li prendono gli altri” è una delle frasi tipiche a giustificazione di prelievi poco rispettosi; così come, quando si trova un buon posto, frequentato ad esempio da grosse spigole, è più facile che il pescatore ci metta le tende, magari pure convinto che il prelievo, anche massiccio, di esemplari adulti, non possa essere un problema.
Cosa Significa “Cambiare Zona”
Se è semplice capire cosa significhi “cambiare zona” quando parliamo di uno spot isolato in mezzo al mare, potrebbe essere più complesso comprenderlo quando parliamo di tratti di costa. Per spiegarlo meglio si può ancora fare riferimento alle spigole.
Durante la stagione riproduttiva questi pesci possono mostrare comportamenti molto diversi. Ci sono esemplari che hanno dimostrato di avere una grande mobilità, mentre altri di essere quasi stanziali e di rimanere in un areale compreso tra le due baie adiacenti alla punta che hanno scelto come luogo preferito. In questo caso possiamo dire che, “cambiare zona”, significa che, dopo aver fatto una bella cattura su quella punta, dovremo dedicarci a zone oltre le baie adiacenti, a spanne diciamo a partire da almeno un chilometro a destra e sinistra della punta.
L’Etica NON è la Stessa per Tutti
In questo articolo stiamo parlando di taglie etiche, ma considerando che l’etica è qualcosa di estremamente personale, che dipende da molti fattori come ad esempio il contesto sociale dove viviamo e i nostri valori, è veramente difficile fornire delle indicazioni che possano essere rappresentative per tutti. Per esempio, il consiglio di taglia etica minima o massima applicato a due pescatori che pescano 10 e 100 giorni l’anno potrebbe produrre risultati diametralmente opposti. La stessa cosa vale se consideriamo le capacità venatorie dei pescatori o il loro range batimetrico di azione.
Insomma, esiste un’etica collettiva, ma all’interno del collettivo ci sono moltissime sfumature con il risultato che ognuno di noi svilupperà nè svilupperà una personale, che oltrettutto subirà un grosso cambiamento durante la nostra vita. Quindi, qui sotto, ci limiteremo a suggerire dei dati tecnici come ad esempio la taglia di prima riproduzione (sotto la quale sarebbe consigliabile scendere il meno possibile) e la taglia massima di alcune specie di particolare interesse per il pescatore ricreativo e ricreativo. Lasciando poi al singolo decidere come comportarsi.
Un particolare accento va messo poi sul pescatore in apnea, che è un passo avanti a tutti gli altri pescatori nel percepire i cambiamenti che avvengono sott’acqua. Nelle sue mani, la decisione finale su cosa catturare e cosa no, diventa ancora più determinante.
I Pesci
Chiariti questi concetti base, vediamo di dare un po’ di dati riguardo le specie che abbiamo citato prima. I dati sono tratti da www.fishbase.se che fornisce una visione globale e standardizzata di alcuni parametri biologici delle specie ittiche, può quindi capitare di essere a conoscenza di dati differenti, ma pensiamo sia meglio fornire un valore standard globale.
CERNIA (Epinephelus marginatus / aeneus) – Bruna e Bianca rappresentano, sopratutto per dimensioni, due delle prede più appetite dal pescatore sportivo e ricreativo. I 45 cm di taglia minima, corrispondenti ad un peso intorno ai 2 kg, sono certamente anacronistici e forse il maggior esempio di misura di tutela oltremodo distante da quello che dovrebbe essere il suo obiettivo.
Taglia media di prima riproduzione secondo www.fishbase.se:
Bruna (media: 49 cm, range 37-54 cm); Bianca (tra i 50-60 cm)
Taglia massima Bruna: (150 cm; 60 Kg; 60 anni)
Taglia massima Bianca (120 cm; 25 Kg)
DENTICE (Dentex dentex) – Questo sparide è uno di quelli per cui il legislatore si è dimenticato di indicare una taglia minima di prelievo, per questo vale quella generica di 7 cm. Fa eccezione la Sardegna che, in quanto regione a statuto speciale ha fissato la tagli minima in 30 cm.
Taglia media di prima riproduzione secondo www.fishbase.se : 35 cm
Taglia massima 100 cm (circa 15 Kg)
RICCIOLA (Seriola dumerili) – Anche in questo caso siamo di fronte ad un fantastico predatore, i cui stock ittici versano da anni in drammatica sofferenza, la cui taglia minima è sempre quella generica dei 7 cm (con l’eccezione dei 60 cm in Sardegna e dei 500g in Sicilia).
Taglia media di prima riproduzione secondo www.fishbase.se : (media: 100 cm, range 80-127 cm)
Taglia massima (80 Kg; 15 anni)
SPIGOLA (Dicentrarchus labrax) – Con una taglia minima di legge fissata in 25 cm, è stata però oggetto di una richiesta di revisione in sede europea (caldeggiata soprattutto da IFSUA) che portò ad un innalzamento della taglia minima a 45 cm, ma solo nelle acque al di sopra del 48° parallelo; vale a dire parte delle coste della Normandia e il Canale della Manica.
Taglia media di prima riproduzione secondo www.fishbase.se : (media: 32 cm; range: 23-46 cm)
Taglia massima (103 cm; 12 Kg; 30 anni)
ORATA (Sparus aurata) – Si tratta di un altro pesce ermafrodita, questa volta però proterandrico, che cioè nasce maschio e poi diventa femmina. Anche in questo caso parliamo di stock in discreta sofferenza, soprattutto a causa del sistematico prelievo dei montoni autunnali che viene fatto con il cianciolo (rete da circuizione). La taglia minima di legge è fissata in 20 cm
Taglia media di prima riproduzione secondo www.fishbase.se : (range: 33-40 cm)
Taglia massima (70 cm; 17.2 Kg; 11 anni)
CORVINA (Sciaena umbra) – Si tratta forse del pesce che, per abitudini alimentari e comportamento, finisce solo occasionalmente nel pescato dei professionisti, mentre è decisamente più presente in quello del pescatore sportivo e ricreativo, subacqueo soprattutto.
La corvina è un altro dei pesci “dimenticati” dal legislatore, che non ha fissato per lei una taglia minima di prelievo che non fosse quelle generica dei 7 cm. Fa eccezione la Sardegna in cui la misura minima è fissata in 20 cm.
Taglia media di prima riproduzione secondo www.fishbase.se : (25 cm)
Taglia massima (21 anni)
SARAGO (Diplodus sargus) – Sotto questo nome ci riferiamo ad almeno 5 specie (Maggiore, Pizzuto, Fasciato, Faraone e Sparaglione), di cui solo le prime 4 sono di interesse per la pesca professionale che per quella sportiva e ricreativa. Il Sarago Maggiore è però senza dubbio quello di maggior interesse venatorio, tanto da avere una taglia minima di legge fissata in 23 cm, una delle più elevate tra il pesce bianco.
Taglia media di prima riproduzione secondo www.fishbase.se : (dai 25 cm in su)
Taglia massima (1.9 Kg; 10 anni)
Adesso Tocca a Noi
Forse mai come in questo periodo, la pesca sportiva e ricreativa è sotto attacco da parte di quella professionale; e mai come adesso ha la necessità vitale e non più rimandabile, di dimostrare di poter avere un’etica molto superiore alle prescrizioni normative.
Se vuole davvero dimostrare di essere un’attività sostenibile, rispettosa dell’ambiente, e che merita di essere incentivata per il grande volano economico che è, e non più vista sempre e solo come la concorrente sleale della filiera, non c’è più tempo da perdere. Dobbiamo tutti fare la nostra parte, senza aspettare che il legislatore ci imponga qualcosa.
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Category: Articoli, Medicina e biologia, Pesca in Apnea