Pescasub tropicale: nel blu a caccia di wahoo (2a parte)
Testo e foto di Antonio Giunta
La sera cena a base di pesce e racconti di pesca fino a tarda notte. Le vacanze di pesca sono splendide per questo, non è solo che si può dedicare al mare tutto il tempo che si vuole, è che poi si continua a rivivere mille volte le esperienze proprie ed altrui raccontandosi a vicenda aneddoti ed emozioni.
La mattina successiva siamo nuovamente tutti pronti al molo e il tempo è ancora con noi: un’altra giornata splendida, da cartolina. Non sarà sempre così ma ancora non lo sappiamo e ci culliamo nell’illusione di aver avuto una fortuna pazzesca a beccare una settimana di tempo bellissimo tra una brutta perturbazione appena trascorsa e un’altra in previsione. Dopo la solita mezz’oretta di navigazione arriviamo nuovamente in alto mare. Ci conosciamo tutti da non più di due giorni ma sembra di essere una combriccola affiatata e collaudata: si sistemano le boe e i fucili in barca, ci si passa le cinture di zavorra e ci si tuffa. Io e Lucio al solito per primi.
L’entusiasmo iniziale va scemando poco a poco con l’evidenza che oggi i wahoo non ci sono. Le altre coppie riferiscono qualche avvistamento da lontano di pesci del tutto disinteressati, mentre noi proprio non vediamo una pinna. Continuiamo a tuffarci a ripetizione, ricordando gli incontri di ieri per mantenere alta la concentrazione e si arriva quasi all’allucinazione di vedere un pesce anche dove non c’è. Dopo un po’ Lucio fa una pausa in barca e Nigel si tuffa con me, cominciando a “lavorare” il flasher che intanto, nell’acqua immobile, sembra non funzionare. Proprio in questo frangente dal blu si materializza qualcosa, una serie di figure azzurre confuse nella profondità. Gran respirone e scendo. Man mano che mi avvicino metto a fuoco quello che non osavo sperare: un branco di tonni pinna gialla è venuto a curiosare. Sono tanti e soprattutto sono bellissimi. Non ho mai avuto occasione di sparare ad un pesce del genere per cui non ne so stimare né il peso né le dimensioni ma azzardo che siano pesci di una trentina di kg. Mi avvicino mentre i tonni sembrano ignorarmi e così perdo ogni indugio e ne punto uno.
Mi avvicino e tiro. Vedo come al rallentatore l’asta che parte e raggiunge il tonno dopo un tempo lunghissimo, quasi si appoggia alla sua figura e non passa. Il sagolone ha solo un attimo di tensione. Nei miei ricordi i pesci erano vicinissimi, gli occhi neri lucenti e le lunghe pinne che si stagliavano da quel corpo massiccio, ma nella realtà erano troppo distanti, decisamente fuori tiro. Ma allora quanto erano grossi? Il branco non scappa neppure e mentre risalgo per un attimo ho l’immagine di tanti musi rivolti in alto che mi inseguono. In superficie chiamo Nigel ma lui mi dice di non essersi accorto di nulla.
L’incontro però ha rappresentato solo la prima avvisaglia di un cambiamento. Il mare si ripopola e più volte vari pesciotti vengono a controllare il flasher anche se per lo più si tratta di rainbow runner da un chilo o due, o di piccoli pesci pilota. Nei vari trasferimenti in barca vengo a sapere che anche gli altri hanno visto i tonni senza però avere l’occasione di un tiro. Lele e Daniel invece hanno catturato tre barracuda di cui uno decisamente bello. Mi accerto che qui i barracuda siano commestibili e alla risposta affermativa comincio a sperare di prenderne uno anche io. Sinceramente l’idea non mi fa impazzire, vorrei un pesce diverso, un wahoo, un tonno, un pesce vela, sono queste le prede per le quali siam venuti fin qui ma il pesce di Daniel è veramente bello e mi stuzzica non poco.
Riprendiamo i tuffi e anche noi vediamo finalmente i barracuda: una palla fittissima di pesci sale dal fondo e si avvicina. Mi immergo e mi butto nel mezzo ma non tiro: non so scegliere. Sono pesci belli ma non enormi e così preferisco fare solo una bella ripresa.
Oggi ho un po’ abusato della videocamera e ho ripreso tanti tuffi a vuoto. Subito mi viene in mente che non posso scaricare i dati in quanto, stupidamente, ho dimenticato il cavo del pc a casa. Non mi resta che spegnere tutto e risparmiare per i giorni futuri, migliori si spera. Grave errore!!!
E’ pomeriggio inoltrato e sto facendo una lenta planata a mezz’acqua. Il ciglio della secca fuori dalla quale stiamo pescando si intravede in lontananza. Mi guardo attorno ma non vedo nulla finchè ruoto verso il largo facendomi un po’ portare dalla corrente e un po’ da qualche leggera pinneggiata. Mi sento bene, il fiato abbondante e la mente rilassata nella convinzione che incontri non ne farò. Guardo in alto e, lontano, vedo Lucio e sotto di lui una palla di pescioni. Viro ancora e dò qualche bella pinnata per prendere l’abbrivio poi mi fermo, immobile, puntando i pesci. Ci sono quasi quando Lucio scende e tira in caduta mancando il bersaglio. Il branco di grossi barracuda non si scompone, anzi si compatta di più e si allontana da lui per venire incontro a me. Sono un muro di schiene larghe due spanne, le bocche enormi e i denti che sembrano di coccodrillo. Aspetto un buon bersaglio e tiro. Centro! Il pesce parte tirandosi dietro la prima boa. Non ha la rapidità di un wahoo, tira più piano ma con costanza. Mi aggrappo al sagolone e mi faccio trascinare. Non conosco la carne di questa specie di barracuda ma se sono come i nostri con un tiro come questo non si strappa di sicuro. Forzo il recupero senza troppi complimenti, dando anche qualche bel tirone e lo faccio salire. Dopo una decina di minuti ce l’ho sotto le pinne ed è enorme! Gli scendo incontro e lo guardo con un po’ di timore poi mi lancio su di lui e lo afferro per le branchie. La manovra riesce al primo colpo e così riesco a controllare bene le sue ultime scodate fino a terminare la lotta. Lo issiamo in barca e fa ancora più scena.
Si rientra.
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Category: Pesca in Apnea