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Pescasub Sardegna: ritrovato il sub disperso a Orosei ma ora rischia la vita

| 6 Maggio 2015 | 0 Comments

AGGIORNAMENTO Venerdì 8 Maggio – Alessandro Candido rimane in osservazione, tuttavia è completamente scongiurato il trapianto di fegato, così come sembra definitivamente tramontare l’ipotesi che il malore sia stato causato dalla puntura di un qualche insetto o pesce velenoso. Esiste invece la concreta possibilità che le manifestazioni renali ed epatiche accusate a diverse ore dal salvataggio, siano imputabili ad un caso di Taravana. In Italia sono già stati trattati due casi molto simili in passato, e questo tipo di complicazioni, per quanto non frequenti, sono state da tempo scientificamente accertate dalla medicina subacquea.

AGGIORNAMENTO Giovedì 7 Maggio – Sono improvvisamente precipitate nella notte le condizioni di salute del sub romano, Alessandro Candido di 38 anni, che era stato tratto in salvo martedì nella zona di Orosei. Una crisi renale e una epatica hanno reso necessario il suo trasferimento presso il centro trapianti dell’ospedale di Cagliari dove ora lotta per sopravvivere.

Nei pochi momenti di lucidità il malcapitato subacqueo ha cercato di dare qualche spiegazione sull’accaduto. Candido ha riferito di essere stato colto da malore già in acqua, di essere riuscito a raggiungere a fatica la scogliera e di essere svenuto una prima volta. Riavutosi, era riuscito a risalire la scoscesa parete rocciosa, inoltrandosi nella vegetazione per cercare aiuto ma era caduto tra i cespugli. Nonostante avesse le gambe fasciate dal neoprene della muta aveva sentito dei forti dolori alle gambe, come delle punture, per poi svenire nuovamente. Si è risvegliato solo dopo alcune ore, ritrovandosi in uno stato di generale torpore. Ed è a questo punto del racconto che i medici hanno iniziato a pensare a qualche insetto velenoso, non essendo presenti serpenti pericolosi nell’isola.

Prende corpo l’ipotesi che tra i segni riscontrati sulle gambe del ragazzo, oltre alle escoriazioni dovute all’urto con gli scogli, siano presenti dei morsi che gli specialisti attribuiscono o ad una malmignatta – un pericoloso ragno definito la “vedova nera del Mediterraneo” che in Sardegna è conosciuto come “S’Arza” o “Argia” – ma non è da scartare nemmeno l’ipotesi che possa essere stato punto da una “mutilla”, un imenottero altrettanto pericoloso che instilla con i suoi pungiglioni un veleno che può anche essere letale per l’uomo. L’entomologo di fama internazionale, il prof. Pietro Luciano, interpellato sulla questione, nutre qualche dubbio sulla compatibilità del quadro clinico con gli effetti delle punture di questi due insetti, ma non esclude che delle condizioni fisiche già fortemente debilitate a seguito della disavventura in mare, possano aver aggravato molto la situazione.

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Una motovedetta della Guardia Costiera in azione (foto Web)

E’ stato ritrovato sano e salvo verso 7.30 di ieri mattina il pescatore subacqueo 38enne di origini romane, di cui era stata denunciata la scomparsa la sera di lunedì. La dinamica dell’accaduto non è chiara e anzi piuttosto frammentaria: il ragazzo, di cui non si conoscono le generalità, si sarebbe immerso nel tardo pomeriggio, insieme ad un compagno, dalla piccola spiaggia di Santa Maria di Orosei, nei pressi della foce del fiume Cedrino. A buio ormai inoltrato è scattato poi l’allarme dato dal compagno di battuta che non lo aveva visto uscire dall’acqua all’orario convenuto. Il 38enne è stato ritrovato l’indomani mattina da una motovedetta della locale Capitaneria di Porto, ad oltre un miglio di distanza dal punto di ingresso in acqua. Pur apparendo in buone condizioni è stato accompagnato con un’ambulanza in una struttura sanitaria per degli accertamenti.

Fin da subito la notizia ha fatto pensare che potesse trattarsi di una battuta di pesca di frodo notturna anche se appare più probabile che si sia trattato di semplice imprudenza. La zona è effettivamente molto frequentata dai notturnisti, ma i bracconieri sanno muoversi perfettamente anche al buio e conoscono a memoria i sentieri costieri attraverso i quali ritornare a piedi verso la spiaggia di partenza. Potrebbe quindi essere successo che un’immersione di breve durata, come spesso tanti fanno limitandosi a battere solo l’area della foce alla ricerca di cefali, spigole e leccie, si sia complicata a causa della corrente che spesso insiste in quella zona già a qualche centinaio di metri dalla battigia; talvolta impossibile da risalire ma solo da assecondare, facendosi trasportare verso nord per poi riguadagnare terra e ritornare a piedi al punto di partenza. Tuttavia non è possibile risalire ovunque non trattandosi di costa piatta quanto più di scogliera con lunghi tratti scoscesi, non molto alti ma comunque quasi a picco sul mare; ecco quindi che una scarsa conoscenza del luogo può essere stata determinante.

A prescindere da come siano andate effettivamente le cose, per una volta però rallegriamoci del fatto che l’epilogo non sia stato quello a cui ci siamo tristemente abituati negli ultimi anni.

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