Pescasub Illegale: Fermati 2 Subacquei nelle AMP di Gaiola e Portofino
Nei giorni scorsi, due subacquei sono stati sorpresi, e fermati dalle autorità, mentre praticavano pesca subacquea all’interno del perimetro di una Area Marina Protetta. Il primo fermo è avvenuto nella giornata di mercoledì 16 gennaio, all’interno dell’AMP del Parco Sommerso di Gaiola (NA), ad opera del Nucleo Carabinieri Subacquei di Napoli.
Verso ora di pranzo, il 43enne M. F. e il 27enne V. M. erano usciti dal porticciolo di Marechiaro a bordo di un piccolo natante in vetroresina, diretti verso la riserva. Raggunto il posto, V.M. si è immerso munito di fucile subacqueo e torcia per iniziare l’attività di pesca di frodo mentre M.F. faceva da barcaiolo. L’attività dei due, nonostante non sia sfuggita al sistema di videosorveglianza del parco, è stata bloccata, ancora prima che fossero allertate le autorità, da un gommone dei carabinieri, che si trovava già in zona per le normali attività di pattugliamento.
I militari hanno provveduto a identificare e denunciare a piede libero i bracconieri, dopo aver proceduto al sequestro penale di tutta l’attrezzatura e del pescato, costituito da due grosse spigole cariche di uova.
Sempre negli stessi giorni è stato effettuato un secondo fermo, stavolta all’interno dell’AMP di Portofino (GE), precisamente nella zona di Punta Cajega (Zona C). Anche in questo caso l’operazione è stata svolta dai Carabinieri della locale stazione che hanno fermato e identificato G.G., 27 enne impiegato di Santa Margherita Ligure il quale, ignaro del divieto, pescava munito di fucile pneumatico e regolamentare boa di segnalazione. L’epilogo ha portato anche in questo frangente al sequestro penale di tutta l’attrezzatura (sembra non ci fosse pescato) a al deferimento in stato di libertà all’autorità giudiziaria con l’accusa di “pesca di frodo in area marina protetta”.
A questo proposito è necessario ricordare che, nell’ultimo anno, alcuni importanti pronunciamenti giudiziari hanno portato ad un sensibile inasprimento delle pene per chi pratica pesca subacquea all’interno di un’area marina protetta. E che questo venga fatto in spregio o per mancata conoscenza del divieto, il risutato non cambia. Oltrettutto, mentre fino ad alcuni anni fa, si incorreva nella denuncia penale solo per sconfinamenti nelle zone A di tutela integrale, di recente la Cassazione ha più volte ribadito che la pratica della pesca subacquea, in quanto attività vietata ovunque all’interno delle riserve, è da ritenersi SEMPRE e COMUNQUE reato di natura penale, a prescindere dalla zona in cui il fatto venga commesso e che porti o meno alla cattura di qualcosa.
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