Pescasub: Divieti, Distanze e Segnalazione di Reti da pesca e Palamiti
Forse non c’è cosa che faccia più imbestialire il pescatore subacqueo quanto il trovarsi la zona di pesca recintata dalle reti dei professionisti, magari fino a pochi metri dalla riva. È opinione comune che questo sia un comportamento sempre illegale, tanto che è puntualmente oggetto di denunce e indignazione sul web e, non di rado, di richieste di intervento alla locale capitaneria di porto, il più delle volte nemmeno prese in considerazione. Poiché né l’opinione comune né il buon senso possono assurgere a fonte normativa, vale la pena di rispolverare cosa prescrivono la legge in materia.
Distanze Minime dalla Costa
Purtroppo dobbiamo iniziare la trattazione dell’argomento dando la lettore una cocente delusione: la normativa NON impone quasi mai il rispetto di nessuna distanza minima dalla costa per il posizionamento di attrezzi da pesca fissi da parte di professionisti e ricreativi, il che però non significa che possano essere calati ovunque.
L’unica limitazione “metrica” presente nel regolamento generale è quella espressa all’art. 105 – Limitazioni d’uso – che recita: “È vietato collocare reti da posta ad una distanza inferiore a 200 metri della congiungente i punti piú foranei, naturali o artificiali, delimitanti le foci e gli altri sbocchi in mare dei fiumi o di altri corsi di acqua o bacini.” Significa quindi che, ogni qualvolta ci sia uno sbocco a mare, sia esso appartenente a un qualsiasi tipo di corso d’acqua o a un bacino, è necessario tracciare una linea immaginaria che congiunga i punti più esterni, naturali o artificiali che siano, che delimitano lo sbocco, e da quella calare le reti ad una distanza non inferiore ai 200 metri.
In realtà le prescrizioni imposte dall’art.105 sono da ritenersi estensibili a qualsiasi attrezzo da posta fisso, definito come qualsiasi strumento composto da reti o da lenze innescate (palamito o coffa), fissato al fondo con zavorre, ancore o qualsivoglia fermo gli impedisca di muoversi in corrente, come anche a sistemi di pesca mobili quali i palamiti derivanti.
Alle prescrizioni generali si aggiungono poi quelle disposte a livello locale con le ordinanze di sicurezza della navigazione e di sicurezza balneare. Con le prime, in genere, si individuano tutte le zone in cui, onde non arrecare intralcio alla navigazione, non è possibile non solo calare le reti ma anche effettuare qualunque attività di pesca a prescindere dal tipo di attrezzatura. Con le seconde invece, si vieta qualunque attività di pesca, di solito entro quella che viene definita fascia di balneazione (200 mt dalle spiagge solitamente frequentate da bagnanti), ma che a discrezione della CP può essere ampliata anche notevolmente.
Obblighi di Segnalazione
Se quindi è vero che molto spesso la cala di reti fin quasi sulla battigia, per quanto appaia assurdo, è pratica del tutto legale, è altrettanto vero che, per la pericolosità intrinseca di questi attrezzi, la normativa prescrive precise regole per la loro segnalazione. Ed è proprio su questo punto che in molte parti d’Italia vige un vero e proprio far west nel quale al posto dei galleggianti regolamentari si utilizzano pezzi di polistirolo, taniche, bottiglie di plastica o altri “accrocchi” plastici che più che spazzatura galleggiante non possono essere definiti. Ed è proprio la carente o assente segnalazione che può essere motivo più che valido per richiedere l’intervento delle autorità preposte.
Infatti tutti gli attrezzi da pesca fissi devono essere…
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