Pesca Sub e Coronavirus: Come Sarà il Mare dopo la Quarantena?
È una domanda che si stanno facendo in molti, per questo abbiamo deciso di parlarne con il prof. Antonio Terlizzi, Ordinario in Zoologia e Biologia Marina presso il Dipartimento di Scienze della Vita (DSV) dell’Università degli Studi di Trieste, nonchè grande appassionato di pesca in apnea.
Adesso che praticamente NESSUNO può immergersi e – per usare le parole di qualcun altro – indurre comportamenti elusivi nei pesci del bassofondo…cosa dobbiamo attenderci?
Al rientro, potremo notare un comportamento diverso dei pesci?
Questo “cessate il fuoco” – che potrebbe prolungarsi oltre il 3 aprile, anzi quasi certamente si prolungherà – potrà renderli meno diffidenti?
Staremo fuori dall’acqua, pescasub, apneisti e subacquei senza fucile, per troppo poco tempo per percepire una modificazione comportamentale nei pesci. Ammesso che esista una modificazione comportamentale e lungo termine.
Il pesce percepisce sempre il comportamento aggressivo dell’uomo immerso. È capitato a tutti di nuotare in costume da bagno e senza fucile e notare un comportamento meno sospettoso da parte dei pesci.
A volte succede, a me è capitato più volte, di riconoscere gli stessi pesci di un banco di dentici (gli stessi, riconoscibili, ad esempio da cicatrici) che sono molto meno sospettosi ad inizio stagione (esempio a Maggio) per poi modificare il comportamento tenendosi lontano da Luglio in poi, salvo poi tornare ad essere meno guardinghi a Maggio dell’anno dopo, ammesso che non siano stati pescati. Cioè a Luglio ricordano l’uomo pericoloso, salvo poi scordarsene dopo un anno.
Sul comportamento dei pesci incidono tante variabili come il tempo, le correnti, la presenza di altre specie, le prede, il termoclino, le necessità riproduttive. Noi subacquei immersi siamo solo una delle tante variabili.
Ad ogni modo, l’esperienza di monitoraggio nelle AMP (nelle zone A, dove la pesca tutta è vietata) suggerisce che, quando si rispettano i divieti, il pesce torna ad essere abbondante dopo 2 anni. Se sta tranquillo, riesce ad essere anche socievole con i subacquei. I pesci hanno una memoria a breve termine. Quindi per osservare delle modificazioni comportamentali bisogna avere a disposizione un tempo lungo e, soprattutto costante. Ci vuole tempo. Non credo bastino due mesi.
A voler essere ottimista, quello che vedo positivo, è il fatto che molte specie, penso alle spigole, ai saraghi e, fra un po’, orate, dentici e corvine, prevedono i loro aggregati riproduttivi proprio in questo periodo. Avranno finalmente la possibilità di farlo in relativa tranquillità. Dico relativa perché i cicli riproduttivi dei pesci sono conosciuti anche dai professionisti. Ed ai professionisti non è vietato andare a pesca.
C’è dunque sempre la possibilità, ad esempio, di un cianciolo che faccia strage di un pallone di orate. Ma vedo che, complice una scelta di molti professionisti dettata, forse, da una minore richiesta di mercato (i ristoranti, ad esempio, son chiusi), “grazie” al coronavirus quest’anno si avrà una minore incidenza sui nostri pesci. Può essere una cosa positiva per gli anni venturi.
Come dovremmo comportarci una volta che, finita l’emergenza e cessate le misure di sicurezza, potremo tornare in mare? Se davvero i pesci potessero essersi trasformati in prede più “facili” in queste settimane, quali raccomandazioni possiamo dare ai nostri lettori affinché possano godere della ns passione in modo equilibrato e rispettoso?
E se davvero al rientro potessimo notare delle differenze nel comportamento delle nostre prede abituali, quali insegnamenti dovremmo trarre da questa constatazione?
Innanzitutto spero, sia per lavoro che per diletto, di poter tornare presto a mare. Di poter andare in Grecia anche quest’anno. Non ci voglio nemmeno pensare ad una estate saltata.
Se qualche cosa questo virus ci deve insegnare è che siamo una insignificante componente della biodiversità. Che quando distruggiamo gli habitat, quando entriamo violentemente nei meccanismi che regolano le interazioni tra specie selvatiche, quando insomma pretendiamo di dominare la Natura invece di esserne parte, basta un piccolo aggregato di molecole (un virus è un quasi organismo, non essendo costituito da cellule) a mettere in seria difficoltà l’uomo e l’economia che l’uomo genera.
Esistiamo grazie alla Natura, la biodiversità fornisce la nostra possibilità di esistenza in questo pianeta. Siamo una delle quasi due milioni di specie conosciute. Se ci comportiamo male ci sarà poco altro tempo per noi. Bisogna rispettare la biodiversità, la Natura, non per la Natura in quanto tale, essa se ne frega di noi, ma in quanto la Natura ci fornisce la possibilità di esistere. Quindi i consigli sono quelli di prima.
Rispettiamo il mare, impariamolo a conoscere, diventiamo tutt’uno con le correnti, le onde, i pesci. Comportiamoci da predatori consapevoli. Siamo animali che pensano, che possono ricordare, che ragionano. Ecco. Ragioniamo. Rivendichiamo il nostro modo selettivo di pescare, denunciamo chi delinque, i bracconieri, chi va a mare in maniera arrogante.
Continuiamo a sostenere che rappresentiamo lo 0.5% dei 90 milioni di tonnellate di pesce che si pesca nel mondo ogni anno e ricordiamo che l’80 per cento di questo prelievo viene dalla pesca industriale, cianciolo, volante, strascico, che butta via la metà del pesce perché non vendibile o sotto taglia e, dell’altra metà ne dedica la metà a farne farina di pesce per l’acquacultura o per prodotti non destinati a consumo umano. I problemi del mare sono ben altro che un pescatore sportivo che rispetta le regole.
Ricordiamocelo sempre. Facciamolo sapere.
Esistono comportamenti che dovremmo adottare tout court per minimizzare il nostro impatto sull’ambiente marino?
L’ho detto sopra. Dobbiamo innanzitutto comportarci bene verso il mare. Rispettare un ambiente che ci ospita ma del quale siamo solo una parte. Cerchiamo di conoscere i pesci, il loro sistema riproduttivo, la diversità tra specie. Vedo troppo spesso gentaglia che va in acqua solo per uccidere, spara a cerniotte di pochi grammi, prende pesci di cui chiede poi il nome.
Impegniamoci a non lasciar traccia del nostro passaggio. Non buttiamo rifiuti, se ne vediamo raccogliamoli.
E ricordiamo sempre che siamo ospiti in questa Terra. La vita ha circa 4 miliardi di anni. L’uomo esiste da 200 mila anni e tutto quello che ha combinato, sovrapesca, inquinamento da pesticidi, cambiamento climatico, distruzione degli habitat, plastica, lo ha fatto in meno di 200 anni. Altri 200 anni così e siamo estinti, 400 anni, una piccolissima, infinitesima parentesi in una storia di 4 miliardi.
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