Pesca in apnea: un Europeo davvero amaro
Il vincitore dell’europeo Daniel Gospic in azione – Foto: A. Balbi
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Le attese, non solo degli appassionati, rispetto ai risultati del Campionato Europeo di pesca in apnea erano per i nostri colori sicuramente molto diverse dal deludente risultato ottenuto alla fine, sia a livello individuale che complessivo di squadra.
Non fa certo piacere scorrere la classifica e trovare davanti ai nomi di alcuni dei nostri migliori agonisti, con anni di esperienza alle spalle, atleti ucraini, inglesi o finlandesi.
Certamente l’oceano non è campo di gara che i nostri prediligono, come ha dimostrato anche l’ultimo mondiale portoghese, ma altri pescatori ‘mediterranei’ hanno saputo interpretare la gara in maniera più appropriata.
Altra nota dolente riguarda il tempo a disposizione per i sopralluoghi e la preparazione dei campi gare in manifestazioni per le quali non ci sono limiti temporali alla possibilità di perlustrare la zona.
Accade sempre più spesso, soprattutto nelle rassegne continentali, che la nostra squadra sia tra le ultime a raggiungere il luogo designato per lo svolgimento della manifestazione e debba affrettarsi per cercare di capire dove e come debba essere insidiato il pesce.
Nel 2005, in Portogallo con soli tre giorni di preparazione, ci andò bene con un terzo posto a squadre a pochissimi punti dai padroni di casa ma non ci si può sempre affidare esclusivamente alla classe dei nostri beniamini e alla, sempre indispensabile, buona sorte.
Ecco, dalla viva voce di chi è sceso in acqua, le impressioni e i commenti per una prestazione poco felice.
Sandro Mancia – Foto: A. Balbi
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Sandro Mancia
Mamma mia che condizioni di mare che abbiamo trovato, dire ‘acqua sporca’ è usare un eufemismo!
Dopo i primi giorni di preparazione tutti avevamo capito che, per fare risultato, bisognava trovare un punto d’acqua chiara durante la gara; di pesce infatti ce n’era tantissimo e le speranze erano intatte.
Purtroppo le variabili del momento erano troppe e rendevano impossibile programmare in anticipo qualunque strategia, tutto si sarebbe definito solo il giorno della gara.
C’erano flussi di correte in entrata ed uscita che cambiavano la visibilità senza darti riferimenti possibili per venirne a capo, poteva succedere in qualunque punto del campo gara; magari eri nel buio più totale e ti spostavi per cercare acqua più pulita ed ecco che dov’eri prima si schiariva.
Insomma il pesce c’era, e pure tanto, ma bisognava essere fortunati.
La prima giornata sono partito su una secca sulla quale avevo visto del movimento, mi sono buttato in 8 metri d’acqua insieme ad altri ed ho trovato una visibilità ridotta al metro; in 4 ore ho preso due pesci pescando con un’arbalete da 60, poi è cambiato qualcosa.
Nell’ultima ora una leggera corrente da fuori ha migliorato di un altro metro la visibilità e sono riuscito a catturare altri 8 pezzi, concludendo la giornata al decimo posto parziale a poca distanza dai primi; a quel punto le speranze per un buon risultato erano ancora intatte.
Ma ci voleva l’aiuto della dea bendata!
Malgrado i miei compagni non fossero andati benissimo, ci spronavamo e ci caricavamo dicendo che ce l’avremmo fatta.
Alla partenza della seconda e decisiva frazione mi sono buttato in una zona che conoscevo bene ricca di lastrine piene di saraghi ed altri pesci.
Al primo tuffo non riuscivo a vedermi le mani, così ho cominciato a pedalare razzolando qua e là cercando inutilmente un punto d’acqua chiara, nemmeno il nostro capitano era in grado di darmi indicazioni confortanti, eravamo tutti nelle stesse condizioni.
Di buona lena sono riuscito a stanare un grongo ed a prendere altri 4 bei pesci; ad un’ora dalla fine sarebbe stato ancora un carniere valido, ma poi è arrivato Gospic che con bravura e fortuna ha fatto un cavetto strepitoso ed ha schiacciato tutti.
Che dire, di più non potevamo certo fare, o meglio’ in altre condizioni certamente.
Giocarsi un Europeo in certe condizioni è veramente deprimente, in una gara così importante tutti dovrebbero avere la possibilità di esprimersi al meglio.
Comunque anche la Spagna strafavorita visto che giocava in casa e preparava da 3 mesi è stata spiazzata.
Giudicate voi.
Davide Petrini – Foto: A. Balbi
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Davide Petrini
Essendo il mio primo Europeo da titolare ci tenevo proprio a far bene.
Mi ero preparato con cura e dedizione, sia a casa che durante la ricognizione sul posto.
La zona dove si disputava la competizione era ricca di pesce, ma il problema è che era facile trovare visibilità ‘nulla’, e quando dico ‘nulla’ intendo dire che non si riusciva a vedere la mano che impugnava il fucile.
Un po’ le correnti, un po’ i vari fiumi che si buttano in mare in quella zona contribuivano a tutto ciò; appena trovavi un punto d’acqua un po’ più chiara (bastavano un paio di metri di visibilità) t’accorgevi di quanto pesce c’era in zona.
Durante la preparazione ho segnato diversi bei posti con saraghi e cefali, su una zona in particolare facevo affidamento.
Era un posto in tre metri d’acqua con un paio di sommetti spaccati attorno ai quali giravano e si intanavano migliaia di grossi cefali.
Ho fatto la partenza lì la prima giornata sperando di avere almeno un paio di metri di visibilità, ed invece mi sono trovato nel buio totale; allora ho preso un arbalete da 60 cm, l’ho munito di fiocina a 5 punte e mi sono messo a fare aspetti sparando alle ombre.
Era un vero terno al lotto, tenevo la fiocina a fianco della maschera ed appena intravedevo una possibile ombra sparavo.
Tutto attorno a me era un scodare (lo sentivo nitidamente) ma di pesce ne ho visto pochissimo; addirittura, per rendere meglio l’idea della situazione, un paio di volte ho visto muovere per un attimo davanti a me e credendo fosse un pesce ho sparato’ erano le alghe!
Comunque dopo circa quattro ore, a denti stretti e caparbiamente, ho fiocinato 6 bei muggini ed un pizzuto di circa chilo e mezzo; Ramacciotti mi diceva che ero ben messo, mentre accanto a me Torres voleva addirittura abbandonare.
Poi nell’ultima ora è cambiato qualcosa.
Sulla secca del Leon, dove pescavano Mancia, March, eccetera che fino a quel momento avevano un paio di pezzi, è entrato un flusso di corrente che ha regalato un paio di metri di visibilità ed in un’ora i giochi sono cambiati.
Di più non potevo certo fare a quel punto e sono finito lontano dai primi, determinato comunque a recuperare nella seconda frazione, ci voleva molta, molta fortuna ma la speranza’
Faccio la partenza su una zona conosciuta ed in tre tuffi prendo 2 pesci nel buio assoluto.
Ero felice, ma di lì a poco il sogno svanirà; catturerò soltanto un altro pesce nelle restanti 4 ore e il mio Europeo finirà male.
Vince Gospic con un pescatone da Campione in una zona dove troverà acqua chiara e pesce grosso nell’ultima ora.
Peccato, in certi frangenti ci vuole anche un pizzico di buona sorte ed io ed il mio Team, francamente, non ne abbiamo certo avuta.
Roberto Praiola – Foto: A. Balbi
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Roberto Praiola
Già nei primi giorni di preparazione, ci siamo subito resi conto dell’ottima quantità di pesce presente nei fondali di Cadice, e nonostante l’acqua torbida, eravamo tutti ottimisti per l’esito della gara, poi purtroppo il brutto tempo ha sconvolto tattiche e strategiche.
Per quanto mi riguarda ho commesso un errore nella prima manche, pescando poco e facendo troppi spostamenti, nella seconda ho fatto gara discreta con un ottavo posto di giornata ma ormai ero troppo indietro in classifica.
Senza dubbio il risultato finale, sia individuale che di squadra, è ovviamente deludente, ma sarebbe un errore pensare che le altre squadre siano di basso livello; ormai sono tutti molti attrezzati e si recano sul posto anche molto prima di noi, quando siamo arrivati noi molti concorrenti avevano taccuini pieni di mire.
Certo che, alla luce dei risultati degli ultimi due appuntamenti internazionali (Mondiale 2006, Europeo 2007 n.d.r.) dovremo riflettere di più su certi aspetti.
Le qualità venatorie ed atletiche non si discutono, secondo me si tratta solo di cambiare mentalità, noi siamo troppo abituati a pescare con i soliti schemi mentali.
Ad esempio al mondiale scorso mentre i nostri si affannavano in profondità, atleti sconosciuti prendevano pesci facili nella mischia, e anche in questo Europeo è stato simile, mentre noi cercavamo i pesci della preparazione, in condizioni impossibili, sono stati presi diversi pesci in zone cosi troppo evidenti da essere scartate.
In conclusione vorrei ringraziare la dirigenza federale e l’amico Ramacciotti che si è fatto in quattro per aiutare il tutto gruppo con Trambusti e Colangeli che hanno lavorato tantissimo.
A questo punto proporrei alla Federazione di organizzare brevi uscite sulla Costa Atlantica (Portogallo, Spagna, ecc..) per fare esperienza, visto che la tendenza sarà sempre di più di effettuare gare in questi luoghi.
Interviste: Simone Belloni, Salvatore Rubera
Redazione: Salvatore Rubera
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