Pesca in Apnea n° 50 – Aprile 2007
La copertina del numero 50 di Pesca in Apnea (foto A.Balbi)
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Non sempre un servizio giornalistico è tanto importante quanto è esteso. Un reportage su sei pagine può essere scarso di contenuti, mentre una rubrichetta di due pagine può raccontare cose che fanno riflettere. Facciamo un esempio. Sul nuovo numero di “PESCA IN APNEA”, quello di aprile, a pag. 64, appare l’intervista di Stefano Navarrini a Stefano Bellani, nella quale questa volta si parla del futuro della pesca in apnea. Alla domanda del giornalista su come immagina il futuro, Bellani risponde candidamente: “‘La pesca in apnea, secondo me, rimarrà quella che è oggi'”. E quando
Navarrini gli chiede quali sono gli sviluppi tecnici che avrà il fucile, dice: “‘Per quanto riguarda i fucili, vediamo che di anno in anno le aziende si impegnano nel trovare nuove soluzioni e nuovi materiali. Personalmente credo poco in questa ricerca maniacale'”. E poi, sulle pinne: “‘anche in questo caso credo che il futuro non possa riservare grandi cambiamenti, perché il livello attuale delle attrezzature, pinne incluse, è decisamente alto'”.
Solo all’ultima domanda, quando Navarrini chiede se qualcosa d’imprevisto potrebbe nascere nel campo degli accessori, Stefano risponde: “‘dovessi citare un accessorio su cui mi piacerebbe che le aziende si impegnassero per sviluppare nuove idee, direi senz’altro il pallone. E’ un accessorio troppo importante per la nostra sicurezza e su cui credo che ancora si possa fare molto. Le boe oggi disponibili sul mercato sono spesso poco visibili, soprattutto con un po’ di mare mosso o in controluce'”. Ci sembra che Bellani, assumendo le vesti del grande saggio, abbia detto la cosa più ovvia, ma anche la più importante. Facciamo nostra questa piccola ma anche grande necessità e, insieme a Stefano Bellani, la indirizziamo alle aziende produttrici. I pescatori in apnea, che in mare sono tra i più esposti, hanno bisogno di segnalarsi con grande evidenza per evitare problemi seri, qualche volta anche drammatici. Sarebbe molto facile, soprattutto per le aziende di grandi dimensioni, affidare ai loro studi grafici l’incarico di studiare un pallone ad alta visibilità. Lo facciano. Ma lo stesso invito rivolgiamo alle aziende meno importanti, i cui titolari sono assai spesso pescatori in apnea e, dunque, conoscono ogni necessità della categoria.Uno studio di questo tipo, seguito dalla realizzazione del prodotto, potrebbe dare grande lustro all’azienda che prenderà quest’impegno.Segue, come sempre, la presentazione dei servizi che appaiono sulla rivista. Buona lettura agli amici che vorranno acquistare il numero di aprile di PESCA IN APNEA, ora in edicola.
Pag. 20: TATTICA / E POI ARRIVO”L’AGGUATO – di Marco Bardi
Un giorno come tanti altri mi trovavo a pescare lungo i fondali dell’Argentarioquando la scoperta di una nuova tecnica di pesca mi lascio’ a bocca aperta…
‘ Riflettendo con calma, mi resi conto che forse poteva trattarsi di una soluzione valida per sorprendere qualche preda nascosta dietro le asperità rocciose, proprio quelle prede che, appena ti vedono, fuggono’
‘Al primo posto tra i requisiti metterei la conformazione del fondale, il quale dovrebbe presentare ampie zone di costa frastagliata preferibilmente intervallata da canaloni e scogli affioranti. La profondita’ ideale e’ in genere dai tre ai dieci metri, dove ci sia, comunque, una lieve azione di risacca. Non importa che ci sia mare mosso, basta una leggera risacca che muova le alghe’
‘In genere si tratta di una tecnica dinamica, ovvero di movimento, che procura un certo dispendio di autonomia, quindi è valida in fondali bassi o medi perché non obbliga a prestazioni fenomenali. Comunque può essere valida anche a profondità superiori anche se fortemente sconsigliata per via della sua pericolosità. In genere, i fondali migliori per le loro caratteristiche morfologiche sono attorno ai dieci metri con sbalzi variabili e numerosi avvallamenti’
Pag. 27: ATTREZZATURE / SCEGLIAMO LE PINNE – di Alessandro Martorana
In gomma, in tecnopolimero o in materiale composito, ogni tipo di pinna ha le sue caratteristiche ben precise.
‘ Le prime pinne “moderne” erano infatti coperte da segreto militare fino alla fine del secondo conflitto mondiale, dopo il quale sono finalmente diventate di dominio pubblico. Da allora, “tanta acqua è passata sotto i ponti” e quelle timide appendici di gomma dalla forma simile a zampe di rana si sono trasformate in attrezzi ad alto contenuto tecnologico ed è veramente molto difficile riuscire a trovare una qualche attinenza tra le pinne d’oggi e le loro progenitrici’
‘La pala si innesta nella gola ricavata nei longheroni e sotto la scarpetta e viene bloccata mediante una o due robuste viti in acciaio e due incastri ricavati sulla punta dei longheroni’
‘Negli ultimi tempi, per merito di artigiani estremamente specializzati, ha preso piede anche nella pesca in apnea l’utilizzo di materiali compositi per la costruzione di attrezzature subacquee. Soprattutto nel campo delle pale delle pinne c’è stato un gran fiorire di piccoli produttori che, utilizzando come base del composito il Kevlar®, la fibra di vetro e, soprattutto, il carbonio, producono pinne dalle prestazioni neppure lontanamente paragonabili a quelle che venivano realizzate appena dieci o quindici anni fa’
Pag. 32: IL FUTURO / VOGLIA DI EMERGERE – di Stefano Navarrini
Nasce dal grande amore per il mare e da una sana competitivita’ figlia della gioventu’, Andrea Calvino, presente nel nostro panorama agonistico. Un’ambizione giustificata dai primi risultati e dall’appartenenza a un team importante.
‘ Ritieni che l’agonismo della pesca in apnea possa essere un buon motore promozionale per il settore?
Sicuramente l’agonismo rappresenta un’importante vetrina che crea stimoli e interessi utili per tenere sempre vivo il settore e a beneficiarne sono poi tutti gli appassionati, magari anche quelli che non hanno alcun interesse verso le competizioni. Ma l’agonismo è anche il miglior modo per un giovane di accrescere le proprie cognizioni tecniche, frequentando gente più esperta e cominciando a confrontarsi con le tensioni della gara e con le tattiche da seguire’
‘Con quali attrezzature affronti una competizione?
Ritengo che avere “in mano” l’attrezzatura, ovvero gareggiare con gli stessi fucili, pinne, muta e via dicendo che si utilizzano nelle normali uscite di pesca sia fondamentale per avere quella tranquillità e sicurezza d’azione che servono per affrontare una competizione. Per questo, l’attrezzatura che utilizzo nelle competizioni è quella supercollaudata nel corso delle varie uscite di allenamento e l’unica cosa che cambia è la quantità di fucili che mi porto in gommone per poter sempre utilizzare l’arma più adatta in ogni occasione. Nello specifico, parliamo di due 55 a elastico con fiocina a quattro punte, due 75, uno con e uno senza mulinello, montati con asta taithiana da 6.5 mm. Infine, porto un 90 e un 110 con gomme da 18 mm e asta da
6.5 mm’
Pag. 37: IN RELAZIONE CINQUE SENSI A CONTATTO CON IL MARE – di Pietro Milano
Ce li portiamo anche sott’acqua e due in particolare, vista e udito, sono molto importanti al fine di affrontare la nostra battuta con il giusto approccio a livello epidermico. Ma non dimentichiamoci del sensto senso, legato soprattutto all’esperienza nel tempo, pur mantenendo la sua possibilita’ d’errore.
‘ Un occhio molto allenato alla pesca in caduta e in tana riesce a percepire quei piccolissimi movimenti che una preda (eventuale, fino a che non è catturata) compie quando indugia sul fondale (muovendo le pinne pettorali per rimanere sul punto) o furtivamente entra in uno spacco per sfuggire al pericolo. Molti altri piccoli e insignificanti (sembrano tali) indizi possono indirizzare il pescatore verso la tana abitata e scartare quelle belle e invitanti, ma vuote’
‘ La famosa sospensione che possiamo trovare all’ingresso di una tana è un altro segnale che il sub deve percepire e non trascurare: la successiva mossa sarà quella di valutare una possibile ricerca con la torcia o memorizzare il punto per ritornarvi dopo qualche minuto (le cernie, se non molto spaventate, hanno la tendenza, dopo alcune decine di secondi, a rimettere fuori il naso)’
‘ Esistono comunque dei casi sporadici, per tornare al tatto, in cui questo senso può essere utilizzato ai fini di un’individuazione della preda e per capire come poterla estrarre da una tana in cui il pulviscolo sollevato rende inutilizzabile la torcia: restano comunque situazioni rare e particolari’
Pag. 42: TECNICA / POSIDONIA NASCONDIGLIO IMPERFETTO –di Alessandro Martorana
Troppo spesso evitate perche’ ritenute zone troppo povere di prede, le praterie di posidonia possono invece rivelare delle inaspettate e gradite sorprese al pescapneista in grado di sfruttare adeguatamente la situazione…
‘ Le tecniche per insidiarli sono praticamente tutte: tana, aspetto, agguato, caduta, e non mi dilungherò a riassumerle in questa sede. Ma i saraghi frequentano anche le zone di posidonia?
Assolutamente sì!…
‘ Anche se non disponiamo di una muta mimetica, infatti, la possibilità di sparire letteralmente nella posidonia, mentre le foglie si richiudono parzialmente su di noi, ci rende molto poco visibili alle potenziali prede che nuotano in zona’
‘ Se la corvina è la regina delle tane nella posidonia, la spigola è sicuramente uno dei suoi maggiori frequentatori “al libero”. Tutti gli aspettisti conoscono il particolare richiamo che esercita la posidonia sui branzini, ma esiste un’altra tipologia di pesca nella posidonia che vede come attrici principali proprio le spigole. Non è molto praticata, anche perché è quasi utopistico impostare una battuta di pesca di questo tipo e, solitamente, quando ha successo è per un caso fortuito (la prima volta). Ma leggete con attenzione quanto segue’
Pag. 48: EMOZIONI IN APNEA / PAURA NEL BLU – di Antonio Mancuso
La paura e’ un’emozione del tutto naturale presente nella psiche umana. Essa ha il compito di fornirci precisi riferimenti in tutte le situazioni critiche in cui potremmo trovarci.
‘ Sicuramente, quindi, la paura ha una sua valenza positiva: da studi effettuati su varie specie animali, infatti, l’espressione della paura svolge la funzione di avvertimento per gli altri membri del gruppo circa la presenza di un pericolo e, quindi, è una richiesta di aiuto e di soccorso’
‘ Sfido chiunque dei nostri lettori a non avere mai provato un certo senso di apprensione in acqua, soprattutto quando si è trovato in situazioni che andavano al di fuori della normalità. Specie all’inizio della propria carriera, infatti, non si può non essere condizionati da un certo senso di malessere, che in contesti particolari non permette di esprimersi al meglio’
‘ Un’ultima considerazione vogliamo farla per quella che potremmo definire “ansia della prestazione”. Quante volte, soprattutto prima di affrontare una competizione, la tensione di non riuscire a catturare alcuna preda ci attanaglia fino a farci deconcentrare?…
Pag. 52: LA MIA CORVINA / DALLA TANA ALLA PADELLA – di Stefano Navarrini
La sua bellezza, sobria ed elegante, affascina. A tavola tiene il passo con tutte le specie piu’ osannate, ma difficilmente la troverete al ristorante, essendo un pesce che sfugge alle retate dei professionisti.
‘ Fondali rocciosi, ricchi di tane e spaccature, le grandi grotte traforate da cunicoli secondari che le corvine possono risalire per decine di metri o, in alternativa, le distese di posidonia sopra cui è a volte possibile sorprendere le corvine, salvo poi vederle inesorabilmente sparire nel folto del fogliame. Il tutto su profondità generalmente comprese fra i 10 e i 30 metri’
‘ Meglio, allora, quelle belle tane di granito, dove scandagliando con la torcia si arriva a illuminare ogni angolo e dove seguendo una corvinetta da mezzo chilo si va a piantare il fascio luminoso sull’occhio bovino di un cernione da quindici chili’
‘ Personalmente, pur amando il pesce lesso, ovviamente quando ancora bagnato di mare,
non vedo questa fine per la corvina, ma certo guarnita con un filo di maionese fa sempre e comunque la sua figura’
Pag. 59: STORIE / COME HO VINTO LA MIA SFIDA – di Marco Bardi
L’autore ci racconta la sua avvincente storia, che puo’ insegnare a tutti quali sono i meccanismi per diventare bravi pescatori in apnea.
‘ Tra me e Andrea nacque subito una sincera amicizia che andava oltre la pesca subacquea. Diventai il suo assistente durante gli allenamenti sia in mare che a terra, dove il mio spirito agonistico interagiva bene con il suo. Inevitabilmente, rimasi coinvolto dalla personalità di Andrea, che trasmetteva esperienza ed emozioni con la massima semplicità, mettendosi sullo stesso piano di un principiante come me’
‘ Un componente della squadra del mio club dette, per motivi di salute, la disdetta dal Campionato Italiano a squadre e io, con grande sorpresa, venni convocato per sostituirlo. Invece di farmi prendere dal panico, mi caricai ulteriormente e detti fondo a tutte le mie risorse fisiche e mentali, perché sentivo che era un momento da sfruttare. Al campionato trovai Berardinone, che non vedevo da un anno, e lui rimase stupito quando venne a sapere che gareggiavo anche io’
‘ Ma qual è la “morale” di questo racconto? L’aver fatto un salto di qualità perché ero, sì, ben predisposto, ma fondamentalmente perché ho sempre cercato di arrivare dove mi ero prefissato rubando con gli occhi tutto ciò che mi era concesso di prendere, leggendo e ascoltando molto’
Pag. 72: PREPARASI ALL’IMMERSIONE / IL TRAINING AUTOGENO – di Antonio Mancuso
Per superare problemi di ansia, emotivita’, insicurezza o difficolta’ di adattamento all’ambiente subacqueo, puo’ anche essere necessario affiancare, al proprio programma di allenamento per il corpo, un altro programma di allenamento per la mente. Il training autogeno come terapia per trovare la soluzione a questi problemi e per consentire di recuperare il giusto equilibrio nella prtaica dell’apnea, della pesca in apnea’e non solo.
‘In Oriente, per riuscire a controllare le reazioni fisiologiche dell’individuo, si fa ricorso da sempre alla pratica di discipline come lo yoga e lo zen, veri e propri modelli di vita sociale e spirituale, in grado di coinvolgere il soggetto che li adotta in maniera totale’
‘ Gli stadi, quindi, corrispondono a una serie di sei esercizi: esercizio della pesantezza (che agisce sul rilassamento neuromuscolare), esercizio del calore (che agisce sulla dilatazione dei vasi sanguigni periferici, con conseguente innalzamento della temperatura)’
‘ Con il training autogeno, tramite il pensiero e/o la parola, siamo in condizioni di modificare il nostro assetto psicosomatico. Se volessimo dare una spiegazione a questa nostra capacità di “tradurre” il pensiero e/o la parola nel suo corrispettivo fisiologico, dovremmo andare a ritroso nel tempo’
Pag. 76: AMARCORD SUB / IL SOGNO DI SAN TEODORO LA CONFERMA DI MAZZARRI – di Roberto Borra
Il memorabile Mondiale di San Teodoro del 1989 rivissuto attraverso i ricordi dell’ex capitano della Nazionale Roberto Borra, che prese parte a quella storica competizione in qualita’ di commissario di gara. Attraverso le sue foto e il suo racconto, possiamo rivivere gli emozionanti avvenimenti che portarono alla seconda vittoria individuale di Renzo Mazzarri e al successo del “Dream Team” italiano, guidato dal mitico capitano Gianfranco Giannini.
‘ Alla vigilia il tempo era davvero inclemente, tanto che la prima giornata di gara fu rinviata e si rese necessario sfruttare la giornata di riserva. Dato che molti giudici, come spesso accade, avevano prenotato il volo di rientro nella sera della giornata di riserva, questo slittamento costrinse l’organizzazione ad anticipare la chiusura della seconda frazione, la cui durata fu ridotta da sei a cinque ore’
‘ Onestamente, credo di essere stato un po’ la croce di Desprat nel corso di questa edizione mondiale, perché c’è stato un altro episodio significativo in cui gli ho impedito di trarre indebiti vantaggi. Ero l’addetto alla bilancia, il commissario che materialmente pesava le prede e aveva l’incarico di verificare che tutto fosse regolare. Allora il peso minimo della cernia era di 3 chilogrammi e, mentre pesavo il carniere di Desprat, mi trovai in mano un esemplare appena in peso’
Pag. 81: APNEA / L’INCOGNITA DEL LIMITE – di Roberto Tiveron
Qual’e’ il limite della propria apnea? Come si fa a evitare di raggiungerlo e rischiare di superarlo? Un argomento, questo, certamente delicato, a cui tutti, semplici appassionati e campioni, devon o prestare la massima attenzione.
‘ Cercare di comprendere a fondo, passo dopo passo, ciò che accade intorno a noi e dentro noi è fondamentale sia per chi comincia a immergersi in apnea sia per chi già da anni pratica questa attività in modo continuo, anche ad alti livelli. L’evoluzione della medicina iperbarica, con la possibilità di studiare e avere risposte più sicure sulle modificazioni fisiologiche del corpo immerso in apnea, fa sì che anche apneisti e pescatori navigati debbano aggiornarsi, poiché molte cose oggi sono indubbiamente diverse da come erano pensate e considerate solo pochi anni fa’
‘ “Se non conosco il mio limite estremo, come posso individuare la zona di prelimite senza rischiare invece di essere effettivamente vicino al limite?…
‘ Sintetizzando, si può affermare che, ai fini di un’immersione il più possibile sicura, si dovrà essere in grado di individuare un reale limite personale, che sia però ben lontano da quello ultimo reale di cui abbiamo parlato in precedenza, ossia quel limite tra lo stato di coscienza e la perdita di coscienza’
Pag. 85/91: GUIDA TECNICA
BIAVATI/GILET PORTAPIOMBI: Questo schinalino in neoprene e’ stato costruito per poter utilizzare i normali piombi da cintura. Quattro trovano posto nelle tasche interne, un quinti puo’ essere fissato superiormente con una fibbia in velcro.
SEATEC/LINEA YOUNG: Sono due i modelli proposti, Spy e Junior, ambedue dedicati a chi si affaccia alla pesca subacquea. Equilibrio e manegevolezza insieme ad un’estetica curata, che culmina nell’ergonomica im pugnatura rossa.
TOTEMSUB/ARBALETE GUIZZO 60: Un “sessantino” nato per soddisfare le esigenze di chi pesca in acque mosse e torbide e desidera un’arma facilmente brandegiabile, con requisiti di qualita’. Corredato di serie del mulinello Micro, quest’arbalete e’ in grado di colpire con precisione chirurgica anche prede di una certa importanza: non chimatelo “piccolo”!
MR FLAG/ARBALETE KAMALEON 110: Un fucile di legno pregiato che presenta buone caratteristiche di potenza e precisione. La sua livrea mimetica lo rende un oggetto molto particolare nel panorama degli arbalete in legno.
OMER/FUCILE CAYMAN CARBON: Il Cayman Carbon Omer e’ molto manegievole con spiccate doti di precisione.
DOVE ANDARE / LIGURIA: VENTIMIGLIA, CITTA’ DI CONFINE – di Alberto Balbi
Fondali interessanti, ricchi di prede e accessibili a tutti i pescatori. Questo angolo di Liguria poco conosciuto svela le sue carte.
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