Pesca in Apnea n° 5 – Luglio 2003
La copertina del n° 5 di Pesca in Apnea
|
È in edicola il numero di luglio di “Pesca in Apnea” (la rivista del pescatore subacqueo e dell’apneista). Ecco il sommario “ragionato” dei contenuti del mensile. Parliamo, dunque, dei servizi pubblicati, soffermandoci in particolare su quelli che ci sembrano più importanti.
EDITORIALE
In questo numero, l’editoriale (pagina 29) riveste una particolare importanza, perché in anteprima fornisce un’informazione fondamentale per la sicurezza del subacqueo: il Comando della Capitaneria di Porto, con una circolare indirizzata a tutte le strutture periferiche, fissa una distanza minima che i natanti devono rispettare dal segnale di presenza (boa ecc.) del subacqueo in immersione. Questa distanza viene stabilita in 100 metri. Nel pieno dell’estate, la conoscenza di questa norma risulta fondamentale.
PARLIAMO DELLA CERNIA
Ed ecco, finalmente, la regina. In questo numero di luglio appare in apertura, e su ben otto pagine, un servizio di Marco Bardi sulla cernia, che per tutti i pescatori, più che un pesce, è un sogno. Nel servizio Marco parla con molta pignoleria di tutti i particolari tecnici per la sua cattura, degli strumenti per pescarla, di tutte le astuzie che possono essere messe in atto, della biologia, dell’aneddotica e di mille altre cose, ma quello che traspare in modo evidente è il rispetto infinito che l’autore del servizio ha per questo pesce schivo e misterioso.
LA MONOPINNA
Entriamo nel pieno dell’apnea con un “sapiente” intervento di Roberto Tiveron sulla monopinna: uno strumento relativamente nuovo per la nostra attivita’, ma pieno di potenzialita’. Tiveron ne fa una puntuale analisi (dai materiali all’anatomia, dal rapporto con il sistema muscolare alle implicazioni nella vera e propria pesca in apnea ecc.) fino al suggerimento di alcuni esercizi utili per preparare il nostro fisico al migliore utilizzo di questa particolare attrezzatura. La parte piu’ importante dell’analisi, comunque, e’ quella destinata a valutare il “rendimento” che si ottiene con la monopinna.
PESCA NEI RELITTI
Antonio Mancuso, atleta e pescatore in apnea in Calabria, e’ molto conosciuto da chi pratica il nostro sport. Questa volta appare sulla rivista con un servizio di pesca in apnea sui relitti. Il che impone una tecnica e, soprattutto, una prudenza particolari. Abbiamo voluto che fosse Mancuso a trattare quest’argomento perche’ la costa calabrese e’ ricchissima di relitti (alcuni davvero molto importanti) e, dunque, vi si pratica spesso questa specialita’.
LA STELLA: TORTORELLA
Ed eccoci alla “star” Giuseppe Tortorella, che si presenta a noi con una splendida fotografia di Stefano Navarrini (autore anche dell’articolo), nella quale appare quasi abbracciato alla sua preziosa preda che ha appena portato in superfice. Tortorella e’ un signore che fa un lavoro molto impegnativo e di grande responsabilita’, ma i suoi occhi si illuminano solo quando parla di pesca in apnea.
LA TUA MUTA PERSONALE
Ha un suo guardaroba il pescatore in apnea? Sulla base di quali elementi sceglie la sua muta quando programma le immersioni? Vuole acquistare, e dove, la muta che ancora gli manca? Esiste una muta ideale? A questi e a mille altri interrogativi risponde Alessandro Martorana, puntando l’accento sulla convinzione che ogni subacqueo deve avere la “sua” muta.
OROLOGI PER SUB
Si tratta di un’analisi molto accurata di questo strumento, che ha una importanza fondamentale per ogni pescatore in apnea. Soprattutto oggi, perche’ l’orologio subacqueo, quando e’ dotato di molte importanti funzioni accessorie, e’ davvero prezioso. Come scegliere fra le centinaia di modelli che si trovano nel mercato? Quali sono le caratteristiche alle quali non dobbiamo rinunciare? Ecco una serie di consigli per acquistare un orologio conveniente e preciso.
ANCORA PINOCCHIO SUB
Una piccola chicca tutta da leggere: un invito (che facciamo insieme ad “Apneamagazine”) a tutti i “Pinocchi Sub” italiani, e cioe’ ai bugiardoni (vedi il numero scorso di “Pesca in Apnea”), per creare degli aggregati locali in cui convergere e divertirsi. Bisogna leggere cio’ che pubblichiamo alle pagine 63-64 di “Pesca in Apnea” di luglio per saperne di piu’.
LIGURIA: GLI INVENTORI
In questo servizio, Gianni Risso racconta la regione che ha visto nascere la subacquea italiana. In Liguria, infatti, i mitici Cressi, Ferraro, Marcante, Mares hanno costituito il quartetto dei padri fondatori. Nasce qui l’entusiasmo, l’avventura, la tecnica, la ricerca e quelle mille altre cose che sono state la base dell’attivita’ nel mondo. Naturalmente, nella nostra rivista si parla di pesca in apnea e di apnea, ma anche in queste specifiche attivita’ la Liguria non e’ seconda a nessuno.
ANCORA COMPENSAZIONE
In “Pressione e compressione” Massimo Malpieri parla del colpo di ventosa e di tanti altri disturbi che possono intervenire durante le immersioni in apnea. Ne parla in modo chiaro, come sa fare lui, e soprattutto indica quali sono i sistemi per evitarli.
MONDIALI A CIPRO
A pagina 73, per gli appassionati di apnea ecco un esaustivo servizio sui Mondiali di Cipro. E’ una fedele cronaca di quello che e’ accaduto in quest’isola dal 24 al 30 maggio con un’intervista al vincitore Martin Stepanek e un’analisi del comportamento dell’Aida, che ancora una volta riesce a scontentare tutti con delle decisioni discutibili e illegali.
LA PESCA IN CADUTA
E’, questa, una precisa e completa messa a punto di Pietro Milano su quanto si e’ detto finora su questa tecnica di pesca. Milano e’ un grande sportivo che, quando interviene, ci fa sentire il sapore e il profumo del mare. E’ suo anche il disegno, che graficamente spiega la tecnica di intervento e gli errori da non commettere.
LA SPIRITUALITA’ DEL MARE
A seguire, due pagine di Marco Bardi che, con la solita intima partecipazione, ci dice come e perche’ rispettare la natura e tutti gli elementi che ne fanno parte.
NAVIGARE MEGLIO
Stefano Navarrini ci insegna ad apprezzare e ad usare i chart-plotter, che rendono la navigazione piu’ precisa e sicura. Di certo si tratta di strumenti ormai indispensabili per i subacquei che vogliono raggiungere le loro mete di pesca in apnea e ottenere risultati apprezzabili.
DI TUTTO UN PO’
A questo punto, per evitare di prolungarci oltremisura, dobbiamo solo accennare ai servizi che seguono, tutti interessanti, alcuni dei quali realizzati su misura per rendere un vero servizio ai lettori. Eccoli:
* un intervento sulla tappa di Bari del Giro d’Italia Trofeo Sporasub (2 pagine);
* la descrizione delle attivita’ sportive del team Omer (riunito in Sardegna, a Costa Paradiso), con particolare accenno alla ricerca scientifica effettuata con la collaborazione di noti medici e scienziati (3 pagine);
* una serie di analisi tecniche sui seguenti prodotti: muta Competition della Cressi, fucile Master America della Omer, muta Silverspeed della Effesub, torcia Pocket Light della Scubapro, muta Sea Mate della Seac, borsa-zaino della Me’rou (tutto in 12 pagine);
* un ampio servizio sulla preparazione atletica del pescatore in apnea, di Marco Bardi e Luca Bartoli (in 5 pagine);
* un esauriente itinerario “nel mare di Taormina”, di Antonio Mancuso (6 pagine);
* l’incontro di Gianni Risso con Domenico Bova e Nicola Smeraldi, ma questa volta a tavola, durante una mitica cena con le rispettive mogli (2 pagine);
* scheda tecnico-biologica sul nobile dentice (2 pagine);
* uno spazio molto informato e intrigante sul mondo di internet, di Giorgio Volpe di “Apneamagazine” (2 pagine);
* il racconto del lettore Marco Cerulli su una pescata storica (2 pagine);
* ampio spazio dedicato alla nautica per i subacquei: gommoni, motori e attrezzi vari (4 pagine);
* l’intervista ad Andrea Pierfederici, titolare dell’importante negozio “Emporio della Pesca” di Civitavecchia.
Auguriamo buona lettura a tutti e per completezza d’informazione, vista l’importanza del tema trattato, pubblichiamo integralmente l’editoriale di cui abbiamo trattato nel primo punto di questa presentazione. Ulteriori notizie sull’argomento potranno essere cercate e trovate su “Apneamagazine”.
EDITORIALE DI PESCA IN APNEA – N° 5 LUGLIO 2003: 100 METRI DI TRANQUILLITA’
Con una circolare del 26 maggio 2003, il Comando Generale delle Capitanerie di Porto da’ alle sedi periferiche una serie di linee guida sul rapporto con chi esercita l’attivita’ subacquea. Riferiamo testualmente soltanto i tre punti che, ci sembra, modificano o integrano le normative attuali. A seguire pubblichiamo un commento sui contenuti e sulle conseguenze che ne potranno derivare.
Ecco i punti in questione:
– se vi e’ un mezzo nautico di appoggio, il segnale deve essere innalzato sul mezzo; sul mezzo e’ obbligatoria la presenza di almeno una persona pronta ad intervenire;
– in prossimita’ dei predetti segnali, le unita’ in transito, se propulse a vela o a motore, devono moderare la velocita’ e mantenersi a una distanza di 100 metri;
– e’ opportuno prevedere, infine, che anche al nuotatore che si trova fuori dalle acque riservate alla balneazione sia concessa la facolta’ di usufruire dei medesimi segnali previsti per il subacqueo (ovviamente con sagola non piu’ lunga di metri 3), al fine di evitare di essere investito da un’unita’ in transito.
La circolare, emessa dal Comando Generale delle Capitanerie di Porto, contiene, nell’ambito delle sue direttive, un passo di grande importanza per la sicurezza dei subacquei e, soprattutto, dei pescatori in apnea. Un paragrafo della circolare stabilisce infatti una distanza di sicurezza fra imbarcazioni in transito e pallone segnasub, che sale ora a cento metri. E forse non e’ un caso che il paragrafo in questione sia stato evidenziato in neretto, ponendolo come esigenza primaria della circolare. Secondo prassi normativa, le direttive espresse dal documento verranno inviate a tutte le sedi periferiche, e da qui scaturiranno le ordinanze locali attuative di quanto richiesto. Ogni Capitaneria emanera’ quindi la nuova disposizione per la quale, in prossimita’ di un segnale di subacqueo in acqua, pallone o bandierina che sia, le imbarcazioni saranno tenute a rispettare una distanza di cento metri. Chiaro che nessuno potra’ valutare, metro alla mano, l’esattezza di questa distanza, ma fra il limite operativo di cinquanta metri imposto al subacqueo e quello di cento richiesto alle imbarcazioni resta un buon margine di sicurezza.
L’iniziativa e’ assolutamente lodevole, e porta la firma di quell’ammiraglio Eugenio Sicurezza che gia’ altre volte ha mostrato la sua sensibilita’ nei confronti degli utenti non professionali del mare. Non possiamo quindi che essere grati al Comando Generale delle Capitanerie di Porto per aver ascoltato le tante voci che chiedevano una normativa piu’ severa per una questione che, soprattuto in estate, diventa di assoluta rilevanza. Si tratta pero’, e’ doveroso rilevarlo, solo di un primo passo verso la soluzione di un problema che investe orizzonti piu’ ampi. In primo luogo, infatti, sara’ necessario che la nuova normativa diventi conoscenza comune delle falangi diportistiche che in estate si riversano sui nostri mari, e che soprattutto si stabiliscano principi sanzionatori equi e proporzionali, ricordando che se un pallone senza bandierina puo’ costare un migliaio di euro di multa, un motoscafo che fa il pelo alla schiena di un subacqueo fino a ieri non rischiava nulla, e forse domani potrebbe essere passibile tutt’al piu’ di cento-duecento euro di ammenda. La proporzione ci sembra squilibrata, ma il problema purtroppo non finisce qui, perche’, a prescindere dalla sanzione, l’impossibilita’ della flagranza rendera’ pressoche’ inattuabile l’applicazione della normativa, salvo il buon senso e il rispetto di chi va in mare con la testa sulle spalle. Spieghiamoci. Tralasciando i problemi dei diving, che dispongono sempre di barche appoggio di una certa dimensione e di personale in stand-by, se un pescatore in apnea si vede sfrecciare una barca a tre metri dal pallone non potra’ fare altro che rilevare l’identificativo della barca, ammesso che ci riesca, e sporgere denuncia. Ma se la barca e’ un natante, quindi privo di immatricolazione, non potra’ fare altro che lanciargli qualche anatema e ringraziare il suo santo preferito per avergliela fatta scampare. Non vediamo onestamente soluzione a questa impasse, salvo una maggior presenza delle motovedette la cui sola immagine, come ben sappiamo, ha un potere deterrente piu’ valido di qualunque normativa.
Quest’ultimo particolare merita, pero’, un breve approfondimento. Durante un recente colloquio con l’ammiraglio Sicurezza, ci e’ stato fatto notare lo sforzo che la Guardia Costiera sta compiendo per cambiare la propria immagine nei confronti degli utenti del mare. La presenza della motovedetta, in altre parole, non deve piu’ essere vista come una minaccia inquisitoria, ma come una presenza amica con funzioni di controllo, assistenza e soccorso, come peraltro testimoniano i ventimila interventi di questo tipo effettuati lo scorso anno. Se il punto saliente della circolare di cui sopra e’ certamente l’istituzione di una nuova distanza minima delle barche dal pallone segnasub, altri paragrafi meritano qualche commento per una migliore messa a punto del provvedimento e, se necessario, per una modifica in corsa di qualche punto. Pur tenendo presente che la circolare si rivolge indifferentemente sia a subacquei con le bombole che a pescatori in apnea, troviamo ad esempio singolare l’obbligatorieta’ della presenza, sul mezzo nautico di appoggio, di una persona pronta a intervenire. Tale obbligatorieta’ era infatti gia’ sancita da un Decreto Ministeriale del 1987, ma riferita solo alla contemporanea presenza a bordo di una bombola da 10 lt intesa come eventuale mezzo di soccorso, come specificato da successiva circolare (n. 6227201 del 23 luglio 1987). Dal che si deduce che, non avendo a bordo un autorespiratore, cade anche l’obbligo della persona di assistenza, una questione di non poco conto se si considera che la sanzione per violazione dell’articolo in questione va da 516 a 3098 euro. Aggiungeremmo inoltre qualche dubbio sulla reale utilita’ di questo eventuale assistente, in quanto, pur ammettendo un suo intervento immediato e risolutore, in realta’ poco probabile, la persona in oggetto dovrebbe avere l’assoluta capacita’ e preparazione per un intervento di emergenza in circostanze emotive facilmente comprensibili. In definitiva, questa richiesta ci sembra un onere in piu’ per chi voglia dedicarsi alla pesca in apnea, senza peraltro una soddisfacente contropartita in termini di sicurezza. Un altro dettaglio che vorremmo vedere modificato, mettendoci questa volta dalla parte del diportista, e’ quello in cui si da’ al nuotatore (che in questo caso leggiamo anche come apneista in allenamento) che oltrepassi la zona di balneazione la facolta’ di segnalarsi con un pallone segnasub legato a una corta sagola. A difesa del diportista, e tale e’ anche il pescatore in trasferimento, che spesso ha gia’ difficolta’ a vedere una boa, crediamo che quella facolta’ debba essere trasformata in obbligo.
Forse ti interessa anche...
Category: Articoli, Rivista pesca in apnea, Rubriche