Pesca in Apnea N° 40 – Giugno 2006
La copertina del numero 40 di Pesca in Apnea |
C’e’ un solo sistema per dare spessore ai fatti che si raccontano, quello di immergerli nell’evocazione. Parlare al passato da’ sempre forza e trattare la realta’ sotto la lente del ricordo procura al racconto una grande intensita’. Perche’ questa premessa che con la pesca in apnea certamente non c’entra proprio nulla? A pag. 75 del mensile Pesca in Apnea di giugno, ora in edicola, c’e’ un servizio di Alberto Balbi che ha per titolo “Il saluto del re del ghiaccio”, nel quale si parla di Nicola Brischigiaro e del suo addio all’attivita’.
Si parla al passato? Non del tutto, ma arriva comunque un certo nodo alla gola. E’ un articolo commosso, perche’ Balbi e’ amico di Brischigiaro del quale ha seguito le imprese realizzando un magnifico materiale fotografico importante e puntuale. Ora Brischigiaro ha deciso di smettere, dopo avere dedicato i migliori anni della sua vita alla realizzazione di una grande figura atletica, per prestare il suo fisico eccezionale alla ricerca scientifica. Tutti a brindare, dunque, a quest’uomo serio, che ora avra’ la possibilita’ di dedicare piu’ tempo al suo grande impegno umano e sociale: ai bambini, ai disabili e a tutte quelle persone che hanno bisogno di una mano generosa. E, naturalmente, anche alla sua didattica: l’Apnea National School, che tanta innovazione creativa ha immesso nel nostro settore. Vogliamo qui ricordare il team di Nicola, che gli e’ stato sempre vicino, che gli ha garantito sicurezza e assistenza, naturalmente presente al completo al lago di Verney: Max Cestaro, Paolo Mezzavilla, Marco Miglietta, Roberto Migliery, Robero Trapani, Ernesto Dini, Sabrina e Stefania Peaquin, Gaetano Aiello e Fabio Ventrice. Senza dimenticare l’azienda Coltri, che gli ha sempre messo a disposizione tutta l’attrezzatura di cui aveva bisogno.
Un bell’incontro, dunque, la cui cronaca troverete sul numero di giugno di Pesca in Apnea.
Buona lettura a tutti.
Pag. 4: LA CERNIA / LE 5 REGINE – di Stefano Navarrini
C’era una volta la cernia, la piu’ prestigiosa preda della pesca in apnea. Oggi, surclassata da prede piu’ tecniche, bandita dalle gare e protetta forse anche piu’ del necessario, torna comunque a far parlare di se’ quando le sue dimensioni e la profondita’ la rendono interessante. Senza dimenticare che di cernie, nei nostri mari, ce ne sono almeno sei diverse specie.
‘ “Ti amo pesce”, diceva il vecchio Santiago, “ma devo ucciderti”.
Il che, tralasciando al momento antiche retoriche, spiega l’essenza del pescatore, che non cattura un pesce per il puro gusto di uccidere un essere vivente, ma per rispondere al piu’ antico e oggi piu’ soppresso degli istinti: quello della caccia, e di sua madre la fame’
‘ Con la cernia bruna, a perdere un po’ prestigio, salvo nelle gare, e’ stata anche la pesca in tana, tanto che spesso pesci di buone dimensioni vengono oggi pescati in caduta. Anzi, va detto che con questa tecnica, necessariamente legata all’alta profondita’, la cernia bruna sta riacquistando un po’ di prestigio. Per capire meglio di cosa parliamo, diciamo che gli esemplari piu’ grossi di cernia bruna si trovano oggi genericamente oltre i 25 m’
‘ Una volta individuata la cernia, soprattutto se in un rifugio recondito in cui si sente sicura, il tiro non presenta la minima difficolta’. Ma il tiro non ha mai fatto la storia della pesca alla cernia, perche’ questa e’ stata fatta dal recupero. E” nel recupero di prede male incastrate, negli sforzi titanici e spesso inutili per cercare di tirar fuori pesci impossibili, che la cernia si guadagno’ in passato il poco simpatico epiteto di “pesce assassino”‘
‘ Che le cernie amino il caldo e che i mari del nostro meridione siano stati sempre piu’ di ricchi di pesci rispetto da altri, e’ fatto noto anche se a qualcuno puo’ far simpaticamente rabbia. Nessuna meraviglia, quindi, che anche l’ultima delle quattro cernie di nostro interesse sia tipica di questi mari, anche se non molto frequente. La cernia bianca e’ infatti un incontro un po’ causale, in parte a causa proprio della sua scarsa presenza, in parte per il fatto che i suoi fondali preferiti non sono sempre quelli frequentati dai pescatori in apnea’
Pag. 30: ATTREZZATURE / UNA MUTA PER OGNI STAGIONE – di Marco Bardi
Foderate, spaccate, lisce, micro e macrocellulari. C’e’ veramente una muta per ogni esigenza.
Analizziamo, passo dopo passo, cosa c’e’ da sapere in proposito per non sbagliare la scelta.
E impariamo anche a mantenerla efficiente.
‘ Una volta individuate le differenze tra materiali, si deve prendere in esame la vestibilita’ del prodotto. Esistono numerosi modelli di mute, in quanto le case costruttrici modificano in continuazione i tagli per cercare di migliorarli. In ogni caso, la muta deve aderire al corpo senza costringere troppo in alcune zone importanti come il collo, il torace, le braccia. In passato, quando esistevano pochi modelli di mute e altrettanto pochi tagli sartoriali, poteva accadere che una muta andasse larga in certe zone e aderente in altre, ma per fortuna oggi si trovano numerose soluzioni che aiutano a scegliere la muta ideale. Ovviamente ci sono anche i modelli su misura che hanno il vantaggio di essere costruiti in modo sartoriale in base alle misure del soggetto. Questo metodo consente anche di personalizzare la propria muta potendo chiedere in fase di realizzazione delle piccole modifiche del tutto personali’
‘ Una muta in neoprene liscio esternamente avra’ il vantaggio di essere piu’ idrodinamica in acqua, e questo consentira’ di scorrere con piu’ fluidita’ nell’ambiente marino, anche se la differenza rispetto a un modello esternamente foderato assume una certa importanza solo in caso di quote operative importanti’
‘ Esistono anche modelli di mute che all’interno sono senza fodera, ma sono dotate di una patina di “vernice” metallica che rende possibile la vestizione anche senza acqua saponata. In gergo si dice “spalmato” o anche “titanizzato”. Non c’e’ molta differenza dalla muta in spaccato, tranne il fatto che la spalmata si veste anche all’asciutto specialmente da nuova, ma nel tempo tende a diventare come la precedente, ovvero da vestire bagnata’
‘ Qualunque tipologia di muta si indossi, conviene sempre adattarla al proprio corpo durante la vestizione. Soffiando all’interno delle maniche all’altezza dei polsi, l’aria che entra aiutera’ la muta a posizionarsi secondo la forma del corpo. Una volta in acqua, conviene far uscire l’aria in eccedenza effettuando una mini immersione in verticale con la testa e le braccia in alto e facendo fuoriuscire l’aria in eccedenza. Una volta immersi, schiacciare con una mano anche il cappuccio da dove uscira’ tutta l’aria che si era imprigionata all’interno della muta’
‘ Quando si e’ al primo acquisto ci si pongono numerose domande, ci si danno risposte, ma il dubbio rimane sempre. Nonostante tutti gli accorgimenti di cui abbiamo parlato, prima di riuscire a comprendere bene i requisiti tecnici di una muta, ci vogliono numerose ore di esperienza in mare fatta in modo concreto, quindi per chi inizia e’ sempre meglio acquistare una muta semplice, non troppo costosa che privilegi l’aspetto pratico a quello tecnico’
Pag. 38: PROFESSIONISTI / UNA VITA SOTTO IL MARE – di Stefano Navarrini
Parliamo con Massimo Quattrone, pescatore in apnea professionista. Si tratta di un atleta che ha fatto della sua passione l’oggetto del quotidiano lavoro. Invece che recarsi tuttte le mattine in ufficio, ogni giorno si immerge e pesca. E che pescate…
‘ Da ragazzi e’ stato un po’ il sogno di tutti: fare della propria insanabile passione il primo e principale interesse di vita, sette giorni su sette, far diventare la pesca in apnea il proprio lavoro. Poi, quando la vita ha cominciato a presentare i primi conti, molte idee si sono moderate, col tempo riviste, e se la passione e’ certo rimasta, e’ pero’ finita inglobata e un po’ soffocata in una rete di doveri e interessi alternativi. Qualcuno tuttavia ci ha creduto e ha trasformato il proprio rapporto con il mare, e in particolare con la pesca in apnea, in una professione di cui con gli anni ha scoperto pregi e difetti, fino a poterne fare un bilancio, certo ancora parziale, ma al momento sicuramente positivo. Cosi’, per capire meglio come un pescatore in apnea professionista vive il suo lavoro, siamo andati a trovare un vecchio amico, Massimo Quattrone, forse un po’ atipico come pescatore professionista, ma sicuramente personaggio interessante umanamente e tecnicamente’
‘ Mi chiedo se un professionista imposta la propria giornata di pesca come uno sportivo, dato che piu’ che la preda di prestigio a lui serve riempire il portapesci: che mi dici in merito?
L’affermazione puo’ sembrare banale, ma dire che bisogna andare a pescare dove c’e’ pesce e’ un po’ piu’ complesso di quel che sembra. Il discorso e’ ovviamente legato anche alle zone di pesca e per me c’e’ voluto qualche anno per capire quale fosse il modo migliore per fare carniere, soprattutto in base alla stagione e alle condizioni meteo’
‘ Possiamo comunque dire che vivi di sola pesca in apnea?
Praticamente si’, anche se di tanto in tanto affianco dei lavori subacquei, che posso svolgere regolarmente in quanto, dopo aver frequentato specifici corsi (Ots), sono abilitato come Operatore Tecnico Subacqueo’
‘ Sette chili non sono tanti, ma non sono neanche pochi, peraltro immagino ci debba essere anche una differenza qualitativa, non credo che un tordo possa essere pagato quanto un dentice?
A parte, come detto, che bisogna spalmare questa cifra su tutto l’anno, bisogna tener conto della stagionalita’ di alcuni pesci. Per quanto riguarda le singole specie, per fortuna qui in Sardegna non ci sono molti problemi. A parte la salpa, che non ha mercato, tutti gli altri pesci possono essere tranquillamente commercializzati. Con i pesci meno nobili, cefali e murene per esempio, l’importante e’ che non siano pesci piccoli…
Pag. 43: LE PINNE / PINNEGGIANDO: COSTI E QUALITA’ – di Stefano Navarrini
Posta la fibra di carbonio al vertice delle prestazioni, il mercato delle pinne da apnea ha sentito l’esigenza di un’alternativa tecnicamente valida, ma economicamente piu’ accessibile.
‘ Per affrontare al meglio il problema, vediamo prima di tutto di capire i principi di funzionamento di queste nostre appendici artificiali che chiamiamo pinne, ma che poco hanno a che vedere con le loro omonime in dotazione ai pesci. In primo luogo va infatti considerata la specializzazione delle varie pinne dei pesci, in quanto alcune adibite a funzioni puramente stabilizzatrici, altre direzionali, e solo la caudale e’ in effetti adibita alla spinta propulsiva. Inoltre, va considerato che non e’ solo la pinna caudale a fornire la propulsione, ma (il discorso varia a seconda delle specie) tutta la parte terminale del corpo. La resa delle pinne dei pesci, in altre parole, e soprattutto quelle dei grandi pelagici, non e’ soggetta a quelle deformazioni e a quelle risposte elastiche che contraddistinguono invece le pinne dei subacquei.
Proprio le qualita’ richieste dalle nostre pinne hanno messo in moto una ricerca che negli anni ha battuto innumerevoli strade, senza mai arrivare pero’ a una soluzione definitiva a livello di disegno della pala’
‘ A questa considerazione va aggiunta quella della propria massa corporea, perche’ la spinta necessaria per muovere 90 kg di subacqueo, magari anche di scarso coefficiente idrodinamico, sara’ certo superiore a quella richiesta da un pescatore leggero e filiforme’
‘ Quando si parla di pale in composito, ci si riferisce generalmente a una pala realizzata con fibre di svariati materiali (vetro, grafite, kevlar, carbonio, ecc.) annegate in un bagno di resina epossidica o poliestere che da’ loro coesione e consistenza. Leggere, reattive e performanti, si pongono per costi e prestazioni come via di mezzo fra le pinne in tecnopolimero e quelle in carbonio e costituiscono un’interessante soluzione per chi per il proprio stile di pesca non ha esigenze da grande profondista, ma vuole comunque un prodotto di buona qualita”
Pag. 48: RIDIAMOCI SU / PINOCCHIO D’ORO: BUGIE DA PREMIARE – di Marco Bardi
Anche quest’anno si e’ svolto a Ladispoli il famoso ritrovo dei bugiardi di tutta Italia. Non sono mancate le sorprese e i premi speciali per una serata di festa tra centinaia di subacquei.
‘ Trofeo Pinocchio d’Oro a Pierfrancesco Salvatori
Come altri grandi campioni proviene dalla rinomata scuola toscana, ma non solo di pesca, soprattutto di bugie. Tenace e determinato, ama la subacquea e le imprese impossibili. Si dice che non ci siano profondita’ che lo spaventino, pesci troppo grandi o posti troppo lontani. Dove c’e’ un’impresa da compiere, lui c’e’! Naviga regolarmente oltre le
12 miglia e spesso viene scambiato per uno scafista. Non lascia mai nulla al caso, programma tutto con grande accuratezza perche’, e’ vero che e’ matto, ma mica e’ scemo. Ma lui e’ notoriamente un uomo schivo e si tiene lontano dal grande circo delle gare e degli sponsor perche’ non ama le luci dei riflettori’
Pag. 51: QUATTRO CHIACCHIERE CON’ / NICOLA RIOLO – di Stefano Navarrini
E’ il piu’ titolato agonista in attivita’ e sogna di vincere il sesto campionato italiano. Intanto ha trasferito la sua esperienza in un’azienda, la Sdive, sempre molto innovativa.
‘ La soglia dei quarant’anni e’ ormai in scia, il suo nuovo lavoro da imprenditore del settore subacqueo pesa a livello di stress e di disponibilita’ di tempo, ma Nicola Riolo non ha perso un briciolo del suo entusiasmo e continua ad andare in acqua con la passione di sempre. Anzi, oggi ha forse un motivo in piu’, perche’ convinto che nella pesca in apnea non si finisca mai di imparare, studia con attenzione ogni nuova esperienza, anche al fine di realizzare nuove attrezzature per la sua azienda. Oggi, tornato ad affacciarsi al club azzurro, sogna di chiudere la sua carriera partecipando al prossimo campionato mondiale’
‘ Come ogni pescatore in apnea hai certamente i tuoi punti forti e quelli piu’ deboli: quali sono, come pescatore, i tuoi pregi e i tuoi difetti?
I difetti li lascio decidere a te, il mio pregio maggiore, invece, in particolare come agonista, e’ certamente quello di essere un buon preparatore. Questo mio vantaggio, con le nuove regole, quando c’e’ da preparare una zona di mare di 15 miglia in tre soli giorni, e’ un po’ sfumato. Cosa che mi ha portato anche strani risultati. Per esempio, e’ dal 2001 che in ogni campionato vinco almeno una giornata, ma poi non riesco a vincere il campionato perche’, con poca preparazione, mi manca sempre quel pizzico di fortuna in piu’ per chiudere in bellezza’
‘ Una volta, ricordo, andavi spesso a pesca sui banchi che si trovano fra Sicilia e Tunisia: si trattava di navigazioni impegnative, con che mezzo le affrontavi?
Se mi avessero preso allora, mi avrebbero arrestato, perche’ le prime volte che andavo sul banco di Scherchi, (da Palermo e percorrendo di 150 miglia), ci andavo con un gommone spinto da un 40 cv. Ricordo che avevo il telefono di tutti i pescherecci che battevano il canale di Sicilia, pensando con un po’ di incoscienza di poter sempre chiedere aiuto in caso di emergenza. Poi ho cominciato ad andarci con gommoni e con barche piu’ grandi’
Pag. 55: RACCONTO DI PESCA / IL SAPORE DELLA VITTORIA – di Alessandro Martorana
Il successo di una gara e’ dovuto a molti fattori. Primi, fra i tanti, l’analisi del campo e le mosse degli avversari.
‘ La mattina della gara
Una splendida mattina di sole con totale assenza di vento saluta il mio risveglio nella casa di Santa Marinella. Colazione tranquilla, guardando il mare, e via ad agganciare il gommone alla macchina.
Il tratto di lungomare che separa Santa Marinella da Civitavecchia e’ sempre un’incantevole visione e anche quella mattina rimango estasiato dalla bellezza del luogo e rischio per l’ennesima volta l’incidente, distratto nella guida dallo spettacolo che si staglia alla mia sinistra.
Arrivato alla sede logistica della competizione, ogni dubbio e incertezza scompaiono: ritrovare gli amici-nemici di tanti anni di gare, scambiare con loro sfotto’ e ricordi di esperienze agonistiche vissute insieme, e’ sempre uno dei maggiori piaceri dell’agonismo, quando e’ sano. Amici fino al fischio d’inizio della gara e nuovamente amici piu’ di prima a gara finita: in mezzo si e’ soli contro tutti, ma sempre nel massimo rispetto del regolamento e della propria coscienza’
‘ A un tratto, un ciglietto praticamente uguale agli altri attrae la mia attenzione. La caduta sulla sabbia e’ rivolta verso nord e il ciglio parte da una bella prateria di posidonia e si dirige verso il largo, aumentando impercettibilmente la sua profondita’. Primo tuffo, primo pesce. Una bella murena, sicuramente sopra i due chili, e’ nel cavetto. Secondo tuffo e un bel sarago raggiunge la murena.
Il pizzicorino descritto in precedenza aumenta, nonostante non si veda nulla in giro. Il pesce, se c’ e’, se ne sta bene al coperto e dalla superficie non si vede nulla di diverso dal solito. Faccio qualche metro verso il largo e noto una zolla di grotto staccata dal resto del ciglio che sembra essere solcata da una bella spaccatura. Faccio l’immersione e raggiungo il sasso isolato con la massima concentrazione. Falso allarme, la spaccatura in realta’ e’ un canale nella roccia che non offre alcun riparo. Decido, comunque, di scorrerlo verso il largo, sperando che al suo termine, quando il canale si affonda nella sabbia, possa sorprendere uno scorfano in peso. La bella orata immobile alla fine del canale, con la testa appoggiata sotto una concrezione della parete, mi esplode letteralmente in testa. L’effetto della scarica di adrenalina che mi coglie e’ infatti simile a quello di una deflagrazione’
Pag. 60: PESCA IN APNEA / I MIE AMICI SOTT’ACQUA – di Antonio Mancuso
L’ambiente sommerso, i pesci, la nostra attrezzatura, il compagno d’immersione: sono questi i nostri amici sott’acqua. Ma c’e’ dell’altro: piaceri, emozioni e sensazioni di appagamento, che il mare e’ sempre in grado di offrire.
‘ Stare bene con se stessi
Lo sport subacqueo praticato in apnea e’ certamente uno dei piu’ complessi e, se si vuole praticare a livelli ottimali, richiede un perfetto controllo fisico, un efficace allenamento muscolare e una perfetta padronanza psicofisica delle proprie risorse. Non serve avere polmoni da balena se in acqua non si riesce a rilassarsi e non e’ possibile rilassarsi profondamente se non si e’ in grado di regolare il proprio ritmo respiratorio. Non si possono ottenere buone performance senza un’adeguata condizione fisica, ma, soprattutto, non si puo’ stare bene in acqua se non si e’ in pace con se stessi’
‘ Individuato il punto dell’appostamento, l’apneista si mimetizza sul fondo in attesa di un nobile predone in arrivo. Egli, concentrato, scruta il blu, cercando di individuare anche il minimo indizio che possa far rilevare l’arrivo della preda. Prima ancora di scorgerla, pero’, sono i piccoli pesci a rivelarne la presenza. Come nostri alleati, grazie alla presenza della sensibile linea laterale, i piccoli pesci percepiscono la presenza dei predatori in arrivo e, impauriti, tendono a concentrarsi in branco, pronti a schizzar via nella direzione opposta a quella da cui sta giungendo il loro predatore’
‘ A coloro che non hanno la nostra attivita’ venatoria nel sangue potra’ sembrare strano, ma quasi tutti i pescatori in apnea considerano il proprio fucile come il loro migliore compagno di pesca, a cui vengono affidate le speranze di successo, le ambizioni. Ognuno lo adatta alle proprie esigenze, lo cura e raramente lo sostituisce.
E, quando non e’ piu’ utilizzabile, difficilmente lo si getta via, ma viene riposto con rispetto tra gli affetti piu’ cari: una vera forma di amore, che ha pochi paragoni’
Pag. 64: TECNICA DI PESCA / RAZZOLANDO PER SARAGHI – di Alessandro Martorana
La tecnica del razzolo e’ ideale per la caccia ai saraghi nel periodo estivo. Ecco qualche suggerimento per fare in modo che una battuta sul grotto porti a un carniere pieno’
‘ Siamo in giugno e finalmente le uscite cominciano a intensificarsi. La bella stagione e’ arrivata e adesso e’ facile imbattersi in giornate in cui non e’ certo un sacrificio mettersi la muta per entrare in un mare calmo e limpido. In questo periodo dell’anno, ogni tecnica di pesca e’ possibile e ognuno di noi e’ libero di dare libero sfogo alla propria passione come preferisce, utilizzando qualsiasi arma in suo possesso e insidiando la gran parte delle specie che sono solite arricchire e colorare il carniere del pescapneista’
‘ Nel razzolo sul grotto, quindi, la distanza che teniamo tra noi e il fondale e’ una delle principali variabili che dobbiamo ben valutare per avere successo in questo frangente. Molto spesso mi e’ capitato di osservare altri pescatori che, pur se di grande esperienza nel campo specifico che stiamo trattando, avendo sbagliato a valutare questa distanza, hanno finito la giornata di pesca senza aver visto quasi nulla, nonostante di pesce ce ne fosse parecchio, a giudicare dalla verifica finale ottenuta confrontando il loro carniere con quello dei loro compagni di pesca…
‘ Ma che cosa s’intende con il termine “razzolo”? Il razzolo non e’ pesca in tana, non e’ pesca all’aspetto, non e’ agguato e non e’ pesca in caduta, ma, caso per caso, potrebbe racchiudere in essa tutte le caratteristiche fondamentali di queste altre tecniche.
Per “razzolo” s’intende quel tipo di pesca che mira a catturare prede in prossimita’ del fondo senza inizialmente cercarle direttamente in tana’
Pag. 69: STRATEGIE / LA PESCA IN COPPIA – di Pietro Milano
Individualista per vocazione, il pescatore in apnea si trova, qualche volta, a dividere emozioni e carnieri con un suo simile. E quando cio’ avviene, sia nelle competizioni che nell’attivita’ normale, va tutto a vantaggio della sicurezza, oltre a garantire una corretta gestione delle risorse fisiche.
‘ La prima differenza palpabile e’ la profondita’ e l’operare in sintonia con un compagno diventa fattore insostituibile di sicurezza. Qualcuno affermera’ che si opera sempre cosi’ all’inizio, poi ognuno se ne va per i fatti suoi a cercare i pesci e questo vanifica tutti i buoni propositi: e’ vero se in acqua si va con due fucili e due palloni. Competizioni a coppie strutturate con il battello non mi risultano che ce ne siano, pertanto la pesca in coppia con il mezzo nautico e’ una scelta consapevole dei due amici che ci tengono alla loro sicurezza, anzi, che la pongono come primo obiettivo’
‘ La suddivisione del pescato e’ invece un fattore che non pregiudica la sicurezza, ma che mette o puo’ creare una crisi nei rapporti all’interno del sodalizio. In gara, quest’aspetto casca da se’ (il pescato va consegnato e rimane al comitato organizzatore), ma nella normale attivita’ ricreativa e’ un fattore da non sottovalutare: molte coppie si sono sciolte a causa di questo “punto dolente”‘
Pag. 72: INCHIESTA / IL FUTURO DELL’APNEA AGONISTICA – di Giorgio Volpe
Tutto si evolve, anche le attivita’ del tempo libero e quelle sportive, come l’apnea, che ha un enorme numero di proseliti. Ma accanto all’apnea ricreativa, che si pratica al mare in attivita’ come la pesca, c’e’ l’apnea agonistica, per certi aspetti piu’ impegnativa. Come si evolvera’? Certamente sara’ curato in maniera ancora piu’ scrupolosa l’aspetto della sicurezza, con nuovi schemi, nuove regole da rispettare in gara e negli allenamenti. In queste pagine, le risposte ai nostri interrogativi.
Pag. 75: I GRANDI CAMPIONI / IL SALUTO DEL RE DEL GHIACCIO – di Alberto Balbi
Nicola Brischigiaro ha dato l’addio all’apnea sotto i ghiacci. Amici, sportivi, giornalisti e l’intero staff, che per anni ha organizzato le sue imprese, si sono dati appuntamento sul ghiaccio del Lago Vernay.
Pag. 77: APNEA / QUELLE INSPIEGABILI GIORNATE NO – di Roberto Tiveron
Capita a tutti di avere una giornata no: l’apnea e’ corta, le energie mancano, il fondo del mare e’ lontano e irraggiungibile. Da cosa dipendono queste situazioni, peraltro non proprio rare? I motivi sono tanti, vanno ricercati anche nei bioritmi. Ecco come si gestiscono e come si risolvono le’ giornate no.
‘ Ogni immersione e’ sempre diversa da un’altra, proprio perche’ sono innumerevoli i fattori che intervengono a modificare i numerosi parametri che la regolano. Questi fattori possono rendere alcune giornate particolari differenti da quelle “normali”, anche nel caso di atleti con grandi capacita’ e consumata esperienza.
Spesso ci ritroviamo in acque che conosciamo alla perfezione, dove ci siamo immersi centinaia di volte, ma in giornate speciali quel luogo ci sembrera’ diverso e ci sentiremo inspiegabilmente a disagio’
‘ Quando il fisico non risponde a dovere e si deve o si vuole a tutti i costi raggiungere un obiettivo preposto, si scatena una reazione a macchia d’olio che, inevitabilmente, coinvolge anche la sfera emotiva. In questi casi ci si potrebbe sentire quasi frustrati nel non riuscire a conseguire un risultato abituale. A questo punto avra’ la meglio ed emergera’ chi ha, come solida base, buone capacita’ mentali, indispensabili per gestire situazioni di questo tipo’
‘ Ci sono, comunque, dei segnali che esprimono la necessita’ di uno o due giorni di stop.
Molto spesso, oltre a una stanchezza generale e all’improvvisa, scarsa voglia di immergersi (anche se si prospettano catture interessanti), quando c’e’ bisogno di uno stop si percepisce un eccessivo calo di tono muscolare, verificabile anche all’esame della bilancia o dello specchio, in persone abbastanza magre, dovuto al fatto che l’incredibile dispendio energetico, prolungato nel tempo, durante una giornata trascorsa a immergersi in apnea, intacca in modo consistente anche le riserve energetiche muscolari’
Pag. 82: I SEGRETI DI BELLANI / EMOZIONI IMPREVISTE – di Stefano Navarrini
Spesso i nostri mari sembrano avari di emozioni, ma il bello della pesca in apnea e’ proprio la sua imprevedibilita’. A patto di essere preparati e in grado di gestire certe sorprese. Cosi’ puo’ succedere che una battuta qualunque si trasformi in un giorno che illumina la carriera di un pescatore. Fosse anche un campione come Stefano Bellani.
‘ Sicuramente un’esperienza emozionante, ma va detto che se a te va il merito di aver gestito bene la cattura, all’attrezzatura va quello di aver consentito una cattura assolutamente fuori del comune. Che fucile hai utilizzato per pescare questo tonno?
Nonostante fossimo in pieno inverno, perche’ ricordo che era il 30 dicembre, stavo pescando con un Comanche 110, perche’ in quelle acque ci si possono aspettare sorprese di ogni tipo, come i fatti hanno del resto dimostrato. Montavo un’asta da 6.5 mm e gomme da 20 mm e, come sempre, avevo sia il mulinello del fucile che un secondo mulinello che porto sempre in cintura. La potenza e la precisione del fucile mi hanno aiutato molto, perche’ passare un pesce di 112 kg in testa non e’ facile. E’ pero’ anche vero che quel tonno, non sono mai riuscito a capire perche’, mi e’ venuto addosso dritto per dritto, tanto che ho potuto spararlo da una distanza di un metro, un metro e mezzo e mirare con sicurezza alla testa’
Pag. 84/93: GUIDA TECNICA
C4/SUPERFALCON: Applicata alle pale delle Falcon, la rivoluzionaria scarpetta delle Mustang ha dato vita a un nuovo, interessante modello, ampliando la gamma di questa nuova generazione di pinne.
SEATEC/AIRONE 75: Abbiamo provato la nuova serie della Seatec Airone, fucili semplici e maneggevoli, ma che mantengono gli elevati standard qualitativi cui ci ha abituato la ditta di Mazzano.
POLO SUBMUTA SPACCATA FODERATA MIMETICA 3.5 MM: Una muta estiva, con fodera mimetica esterna e interno in spaccato, rivolta soprattutto a chi cerca un prodotto robusto e longevo senza pero’ rinunciare al necessario comfort d’utilizzo.
OMER/COLTELLO LASER: Il coltello Laser e’ un classico stiletto da pesca di forma piatta e poco ingombrante. Anche la custodia e’ minima come dimensioni e di comodo alloggio per il coltello.
SPORASUB/MASCHERA STAR E STAR ELITE: Due nuove maschere della gamma Instinct, confortevoli e adattabili a qualsiasi viso. I materiali e la progettazione sono di qualita’. La versione Elite e’ dotata di lenti a specchio per nascondere gli occhi.
MAORISUB/PINNE WINGS VIDRIO: Un paio di pale robuste e di ampio utilizzo realizzate in materiali compositi unendo uno strato di carbonio a due di fibra di vetro. La tinteggiatura mimetica e’ protetta dallo strato di resina esterno.
MR. FLAG/ARBALETE SIGNA “SIGNATURE SERIES”: Una nuova realta’ artigianale nel campo degli arbalete in legno. Rifiniture e materiali di qualita’ sono i punti di forza di questi fucili, che possono essere commissionati con un’infinita’ di variabili.
Pag. 100: DOVE ANDARE / CORSICA: DA ILE ROUSSE A CALVI – di Marco Bardi
Siamo nella zona nordoccidentale della Corsica, tra granito e mare cristallino, dove la cattura a sorpresa e’ sempre puntuale.
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