Pesca in Apnea N° 38 – Aprile 2006
La copertina del numero 38 di Pesca in Apnea |
E’ dedicato ai neofiti il servizio “C’e’ regola e regola” di Alessandro Martorana che appare sul numero di aprile di “Pesca in Apnea”, ma farebbero bene a dargli una sbirciatina anche i veterani, per evitare di sottovalutare un comportamento che deve essere sempre presente in chi pratica la nostra attivita’. Questo modo di essere dipende unicamente da una caratteristica che ogni pescatore in apnea non puo’ permettersi il lusso di ignorare: la disciplina mentale.
In altre parole, chi pratica la pesca in apnea, da quando inizia a programmare una semplice pescata a quando in acqua cerca o incontra il suo dentice o la sua spigola, deve obbedire a una sorta di continuo controllo dei suoi movimenti e delle sue pulsioni senza lasciare spazio a pericolose istintualita’ o comportamenti anarcoidi. Qualcuno, a questo punto, si chiedera’: ma dove sta, allora, il diverimento se tutto deve sottostare a un prevedibile comportamento? In questo modo non c’e’ spazio per la fantasia e per l’improvvisazione, ed ecco dunque la noia. La risposta e’ facile: e’ proprio il contrario, perche’ il divertimento nella pesca in apnea sta proprio nel sapere far convivere controllo di se’ e invenzione per prevedere le sorprese che vengono dall’ambiente o dalle prede sempre piu’ smaliziate.
Martorana cataloga tre tipi di regole alle quali bisogna assoggettarsi: regole destinate a fornire sicurezza, regole normative, regole di pesca. Non vogliamo qui raccontare per filo e per segno quel che si dice nell’articolo, ma, come anticipazione utile, dobbiamo osservare che nessuna di queste regole e’ totalmente separata dalle altre. Insomma, le regole normative sono intrecciate con quelle della sicurezza e quelle della pesca con le normative ecc. A gestire questo modo di vivere la pesca in apnea, pero’, ci deve essere sempre la disciplina mentale, una sorta di oggetto misterioso che ci impedisce di commettere sventatezze. Leggete l’articolo di Martorana che appare sul numero di aprile di “Pesca in Apnea”, ora in edicola. Naturalmente non e’ il solo servizio interessante. Ce ne sono, come in ogni numero, molti altri e tutti importanti e divertenti. Buona lettura, dunque, a tutti gli amici di Apnea Magazine.
Pag. 22: ATTREZZATURE / IL FUCILE LUNGO di Marco Bardi
Spesso si tende a cercare nel fucile lungo il rimedio alle mancate catture per via della distanza, ma non sono tutte rose e fiori. Vediamo quali sono di questo attrezzo, la tecnica da uilizzare, i pesci e i fondali sui quali operare.
‘ Una volta era un fucile molto utilizzato dai pescatori in apnea per le sue doti di potenza, ma con il tempo ha gradualmente ceduto il passo ai numerosi modelli di arbalete. Comunque, ha sempre una sua schiera di seguaci che lo ritengono migliore. Il tubo e’ un cilindro in alluminio da 100 cm di lunghezza, dove al suo interno l’aria compressa spinge un pistone di Teflon® che a sua volta scaglia l’asta’
‘ Il fucile lungo, come abbiamo gia’ indicato, permette una messa in pratica ideale della pesca all’aspetto con acque limpide, ma si rende molto utile anche nella pesca in caduta, quando si devono colpire prede distanti nelle franate e anche nel blu. Spesso ci si trova a decidere a priori quale misura usare, e questo varia in base alla visibilita’ dell’acqua e alla difficolta’ di cattura delle prede’
‘ Cosa si puo’ insidiare con un fucile lungo? Il panorama e’ ampio, ma per semplificare’ si puo’ dire che si puo’ catturare di tutto. Se, invece, immaginiamo il loro specifico uso, ci vengono subito in mente i diffidenti dentici e le maestose ricciole degli ampi spazi aperti, dove le acque sono limpide e piu’ profonde’
‘ In inverno, con le acque piu’ torbide, e’ difficile utilizzare fucili molto lunghi, quindi al massimo si utilizza un 100, ma con l’arrivo della bella stagione e, di conseguenza anche di specie piu’ pelagiche si corre subito a dissotterrare “l’ascia di guerra” lasciata a fine stagione, ovvero quel lungo fucile di cui ci siamo innamorati proprio perche’ ci ha consentito catture importanti’
Pag. 28: DIETRO LE QUINTE / COME UN ANGELO CUSTODE di Pietro Milano
Il secondo che assiste dalla barca ha funzioni importantissime sia ai fini del successo della battuta di pesca sia della sicurezza del pescatore. Vediamo quali doti e quali capacita’ deve avere il nostro angelo custode.
‘ Ricordiamo che seguire una persona per piu’ giorni vuol dire rinunciare ad alcuni periodi di ferie e di liberta’ dagli impegni quotidiani. Non solo, perche’ per alcuni atleti la preparazione viene intesa come un “tour de force” dove niente e’ lasciato al caso e lo stress, spesso sottoforma di nervosismo, viene riversato sulla persona che ci e’ accanto, dimenticandoci del favore che gratuitamente ci sta facendo’
‘ Essere vigili nei confronti del pescatore in acqua e’ di fondamentale importanza per la sicurezza: controllare le sue apnee, non perderlo mai di vista, obbligarlo a vincolarsi al pallone, sono tutte azioni volte a prevenire incidenti. Il fatto di essere collegati (obbligatoriamente) al pallone segnasub e’ psicologicamente importante sia per l’atleta sia per il suo secondo: con un po’ di mare mosso il barcaiolo puo’ seguire senza patemi d’animo le evoluzioni dell’atleta, che sapra’ avvalersi velocemente della possibilita’ di sganciare la cintura tutte le volte che questo si rendera’ necessario (la cintura sara’ recuperata in seguito)’
‘ Tutto quanto abbiamo detto vale anche al di la’ di una competizione, cioe’ quando si va a pescare con gli amici’
Pag. 32: TECNICA DI PESCA / UN PROFESSORE IN CATTEDRA di Stefano Navarrini
Essere a cinquant’anni suonati un pescatore in grado di gareggiare ancora ad alto livello vuol dire avere dietro, oltre alla prestanza fisica, un grande bagaglio di tecnica e di esperienza. Ed e’ questa la dote che ancora oggi fa di Pietro Milano un professore della materia.
‘ In venticinque anni di gare, Pietro ha tuttavia collezionato molti bei risultati, fra cui svettano la vittoria nel campionato di seconda categoria del 1985, la Coppa Europa a squadre nel 1986 e tre campionati italiani per societa’.
Al di la’ di questo e dei numerosi buoni piazzamenti nel corso dei tanti campionati assoluti disputati, va ricordata la vittoria in un trofeo a squadre (insieme a Bacci e Paggini) in Grecia e la vittoria nel Trofeo Mondo Sommerso-Fipsas di tiro a segno subacqueo’
‘ Da allora, di squali, bianchi o neri che fossero, a Baratti non se n’e’ piu’ vista neanche l’ombra. La zona e’ rimasta cosi’ uno dei terreni di pesca favoriti di chi, come Pietro, e’ nato e vive a Piombino. Nato, a questo punto occorre confessarlo, ben 52 anni fa, il che non e’ che un’ulteriore testimonianza della longevita’ del nostro sport. “Ho sempre avuto una forma di curiosita’ e di spiccata osservazione”, sottolinea Pietro, “che mi ha portato ad affinare le mie tecniche e le mie prestazioni’
‘ Per questo e’ soprattutto un pescatore di pesce bianco, pur avendo in curriculum diverse cernie da “album di famiglia”, inclusa la sua preda piu’ grossa, una cernia che una volta pulita pesava 25 kg’
Pag. 38: RIPRESA DI PRIMAVERA / IL RILASSAMENTO E L’ALLUNGAMENTO MUSCOLARE di Luca Bartoli
Siamo agli inizi di una nuova estate e alla ripresa della nostra attivita’. Come con un motore rimasto a lungo fermo, c’e’ bisogno di un rodaggio attento per rimettere la macchina in funzione nel migliore dei modi. Occupiamoci del nostro apparato muscolare.
‘ Iniziamo dicendo che la mobilita’ di un’articolazione del corpo umano dipende prevalentemente dalla capacita’ di allungamento di due differenti tipologie di strutture.
Le prime, comunemente denominate strutture statiche, sono rappresentate dai legamenti e dalle capsule, cioe’ tutte quelle strutture che non presentano fibre contrattili al loro interno. Le seconde sono le strutture muscolari, parte attiva del movimento umano’
‘ Il rilassamento e’ considerato, ormai da tutti i pescatori, un elemento indispensabile per ottenere migliori prestazioni e catturare prede di piu’ alto valore. Ma non tutti sanno che per rilassarsi completamente e’ necessario che si disconnetta quasi completamente l’attivita’ elettrica del sistema contrattile scheletrico. In poche parole, per ottenere un alto grado di rilassamento, ogni singolo muscolo corporeo dovrebbe essere rilassato’
‘ Derivato dallo yoga, il training autogeno costituisce un punto di riferimento per molte altre tecniche piu’ complesse. E’ un metodo di autodistensione derivante da concentrazione psichica, che determina la modificazione dei parametri fisiologici di base’
Pag. 43: SICUREZZA / I NEMICI DEL SUB di Antonio Mancuso
In fondo al mare non esistono mostri marini che attentano alla nostra incolumita’, ma solo alcuni animali che, se trattati con superficialita’, possono procurarci qualche fastidio. Ma il vero nemico da combattere e’, a volte, la nostra sconsideratezza.
‘Immergersi in apnea, infatti, vuol dire inibire volutamente le funzioni respiratorie. Una situazione, sotto molti aspetti “innaturale”, che sottopone l’organismo a un impegno fisico difficilmente riscontrabili in altre attivita’ sportive, siano esse amatoriali o praticate a livello professionistico. Di per se’, quindi, questa condizione pone, chi la pratica, in una situazione alquanto impegnativa. La conoscenza delle leggi fisiche e i complessi meccanismi fisiologici che regolano l’immersione in apnea, quindi, sono elementi che e’ necessario apprendere perfettamente per scongiurare il verificarsi di incidenti. Allo stesso modo, inoltre, e’ opportuno avere un’adeguata conoscenza dell’habitat marino e dei suoi abitanti, animali spesso apparentemente innocui e che, invece, possono creare non pochi problemi se “trattati” con scarsa dimestichezza’
Pag. 49: TATTICA / TESTARDAGGINE: PRO E CONTRO di Alessandro Martorana
Partire per la battuta di pesca con un’idea e volerla applicare a tutti i costi, potrebbe portare solo a ottenere un carniere vuoto. In caso di necessita’ bisogna anche sapere uscire dai propri schemi.
‘E’ una splendida mattina d’estate e il mare e’ calmo gia’ da qualche giorno. Le condizioni atmosferiche sono stabili ormai da una settimana e il leggero ponente pomeridiano e’ preciso e puntuale come un orologio svizzero. Si alza intorno alle 14, raggiunge un picco che imbianca le creste di spuma fino alle 18 e scema con l’avvicinarsi del tramonto, lasciando un mare liscio e pulito quando la sfera infuocata tocca l’orizzonte. Condizioni, quindi, di bel tempo e di massima stabilita’ meteomarina, ideali per una battuta di pesca in tana e al razzolo, impostata sul pesce bianco che, in questo periodo dell’anno, frequenta assiduamente i pianori di grotto in bei branchi sparpagliati sui sommi meno profondi’
‘ Stanchi della ricerca, spariamo al grosso sarago non rendendoci conto che da quella fessura non potremo mai estrarre il pesce.
A questo punto, dopo aver pedagnato la tana con la boa ed essere risaliti senza fucile, ci costringiamo finalmente a fare mente locale e ad analizzare la situazione in maniera fredda e distaccata, e alla fine ci rendiamo conto del mucchio di castronerie che abbiamo affastellato’
‘ Come spesso accade, il sarago e’ piu’ piccolo di come ci sembrava quando se ne stava al buio in fondo alla tana e, una volta infilato nel portapesci, ci rendiamo conto che e’ quasi uguale a quello che avevamo catturato in precedenza’
Pag. 54: IN PRATICA / NON SOLO NODI di Stefano Navarrini
Legare, collegare, allungare, appendere, accorciare, sono piccoli, a volte fondamentali problemi che ricorrono nella pratica della pesca in apnea e che e’ bene risolvere al meglio. Anche con un nodo.
‘ A cosa puo’ servirci una gassa durante una battuta di pesca? Per moltissime cose. A partire dall’ancora, dove se per il ferro esistono nodi piu’ specifici, per il collegamento al gommone e’ un nodo ideale. Ottimo e’ anche il suo uso per fissare cimette da appendere fuoribordo per tutti gli eventuali usi specifici, ma anche per fissare il sagolone al pallone e al moschettone finale, per il supporto del paperino, per un eventuale piombo mobile, per l’ormeggio su anelli e bitte e via dicendo’
‘ Dove i nodi sembrano aver perso completamente il loro senso a favore di un sistema di gran lunga piu’ efficiente e’ nel fissaggio delle sagole in monofilo di nylon. Soprattutto quando gli spessori sono importanti, come nel caso di monofili da 160-180 o addirittura 200, una giunzione tramite nodo risulterebbe molto ingombrante e neanche tanto sicura, data la difficolta’ di poter serrare bene un monofilo di quel diametro’
Pag. 58: L’IMPUGNATURA / LE MANI SUL FUCILE di Stefano Navarrini
Al di la’ degli aspetti tecnici, nella gestione di un fucile subacqueo ci sono fattori solo apparentemente secondarie, che vanno da un primario criterio di scelta alla cura di componenti che, come l’impugnatura, sono il primo e unico contatto tra fucile e pescatore.
‘ Piu’ che approfondire il discorso tecnico sulle prestazioni dell’arma, inevitabilmente legato a determinate caratteristiche, in queste righe ci sta a cuore approfondire un aspetto accessorio – e, come tale, poco trattato – che interessa il modo di gestire manualmente un fucile in acqua, discorso che riguardera’ un aspetto strutturale come l’impugnatura, la sua naturale conseguenza tecnica, che e’ il tiro, ma anche il piu’ banale modo di gestire e impugnare l’arma durante la pescata’
‘ Una volta in pesca, il fucile dovrebbe diventare il naturale prolungamento del nostro braccio, ma quando un braccio e’ tanto lungo puo’ diventare fastidioso e faticoso. Un fucile medio-corto non crea in genere problemi ne’ nel nuoto di superficie ne’ durante la discesa, ma con i lunghi le cose cambiano’
‘ Naturalmente la variabilita’ individuale non consente un’ergonomia micrometrica e se un equilibrio di compromesso e’ comunque piu’ che soddisfacente, chi ha la mano esageratamente piccola o esageratamente grande dovra’ riccorrere ad adattamenti personali’
Pag. 63: NON DIMENTICARE CHE’ / C’E’ REGOLA E REGOLA di Alessandro Martorana
Quante sono le regole di cui tenere conto facendo pesca in apnea! Da quelle volte a rendere sicure le nostre immersioni a quelle legislative, a quelle che riguardano la tattica di pesca. Tutte vanno seguite per ottenere la massima soddisfazione e dei carnieri pieni.
‘ Alle volte mettiamo in campo tecniche raffinatissime, complicate e faticose come la pesca nel mare profondo, altre ci dedichiamo a una rilassante pescatina sottocosta, altre ancora ci troviamo in vacanza in un posto che non conosciamo e che, quindi, ci stimola particolarmente nella ricerca delle nostre prede. Insomma, in tutte le sfaccettature di questa nostra poliedrica attivita’ non dobbiamo mai dimenticare di ripeterci: pescare deve essere un divertimento. E un divertimento sicuro’
‘ Le astuzie e le malizie venatorie relative alle varie tecniche di pesca non sono cadute dall’alto. Sono nate, sono state affinate e, infine, codificate, nel corso degli anni, da pescatori come noi, che, dotati di un superiore senso del pesce, di un’immensa curiosita’ (ingrediente principale di ogni scoperta) e di volonta’ ferrea, sono riusciti a tramandarci quello che adesso e’ possibile imparare attraverso un corso di pesca, la lettura di una rivista specializzata o frequentando un amico che, prima di noi, ha fatto il nostro stesso percorso conoscitivo nella nostra disciplina’
Pag. 68: INCONTRI / A PESCA COL VIP di Marco Bardi
Un calciatore di fama mondiale, un imprenditore, un catamarano per una settimana blu di pesca, una zona dei Caraibi, curiosita’ inedite. Questi sono gli ingredienti per conoscere meglio due personaggi che amano cimentarsi con il fucile subacqueo.
‘ Daniele Massaro, uno dei calciatori piu’ famosi della fine degli anni Ottanta, tutti lo ricorderanno per le sue esaltanti prestazioni nel Milan stellare di Van Basten e Gullit. Era l’incubo degli avversari perche’ segnava sempre e non si faceva marcare da nessuno. Partiva sicuro e inarrestabile come un treno sulle fasce e spesso si accentrava per la zampata o l’incornata vincente. Ebbene, sembrera’ strano, ma anche Daniele Massaro e’ diventato un pescatore in apnea e fa coppia fissa con il suo inseparabile amico Massimo Ciceri, presidente della Beta Utensili’
‘ “Avevamo la passione per le corse in auto, dove ci divertivamo, ma con il tempo abbiamo deciso di abbandonare perche’ la pesca in apnea ci piace di piu’. Abbiamo catturato i pargo, le cernie comuni, la cubera snapper, qualche raro carangide, qualche pesce perro e alcune specie che ci hanno indicano i locali come specie buone da mangiare. Ci sono tanti barracuda e tanti squali che, non appena catturi una preda, ti circondano per rubartela. Poi ci sono tanti jack ravel e tanti tarpoon, ma non sono buoni…
Abbiamo pescato quasi esclusivamente all’aspetto e all’agguato vicino alla barriera al suo interno’
Pag. 71: AMICO PESCE / I SENSI SOMMERSI di Stefano Navarrini
Sapere come i pesci avvertono la nostra presenza e reagiscono alle sollecitazioni ambientali puo’ aiutare a migliorare le nostre tecniche di pesca.
‘ Cio’ che piu’ ci interessa, pero’, e’ cio’ che realmente, o almeno probabilmente, vedono i pesci.
Una prima generica osservazione ci porta a dire che lo sviluppo degli occhi e’ relativamente proporzionale alla luminosita’ dell’habitat preferenziale. Per cui i pesci abissali hanno occhi enormi, i pelagici del grande blu li hanno comunque grandi, quelli delle basse profondita’ un po’ piu’ piccoli, quelli che vivono perennemente nel buio delle grotte’ non li hanno’
‘ In effetti, piu’ degli occhi, piu’ delle orecchie e piu’ dell’olfatto, cio’ che realmente aiuta il pesce a cacciare e a non essere cacciato, e’ il suo famoso sesto senso, la linea laterale. Qui i pesci si distaccano fortemente da noi e da tutti gli altri vertebrati terrestri perche’ la linea laterale, per funzionare, ha bisogno di un ambiente come quello acqueo, in grado di trasmettere con precisione e rapidita’ determinati impulsi. In pratica, la linea laterale non e’ altro che un canale che corre, perfettamente visibile, lungo i fianchi del pesce, per poi diffonderesi con terminazioni minori fin sulla testa, ed entro cui scorre un fluido in contatto con l’ambiente esterno attraverso microscopiche aperture’
Pag. 76: I SEGRETI DI BELLANI / IL FASCINO DELLA PROFONDITA’ di Stefano Navarrini
Questo mese affrontiamo con il campione del mondo le battute di pesca legate a fondali profondi: dalle tecniche alle attrezzature, le considerazioni di un grande atleta capace di affrontare tutte le situazioni.
‘ Stiamo continuando a parlare di pesca in profondita’, ma non mi hai ancora detto quali sono le tue quote di pesca abituali.
Le mie quote di pesca abituali, quando non sono in gara, si mantengono fra i 25 e i 30 metri.
In gara spingo sicuramente di piu’ e posso pescare anche oltre i 35, ma solo a colpo sicuro e non lo faccio volentieri. Sento spesso parlare di ragazzi che superano abitualmente i 40 metri, magari due anni dopo aver preso in mano maschera e pinne per la prima volta.
Queste notevoli prestazioni sono probabilmente dovute al diffondersi delle didattiche di apnea, alla preparazione mentale, ad allenamenti specifici, ma non bisogna prendere la profondita’ con troppa leggerezza. A vent’anni le mie quote massime sfioravano i venti metri, per arrivare a quaranta mi ci sono voluti altri vent’anni, quindi mi sono guadagnato la profondita’ metro per metro accumulando una quantita’ di esperienze. Il che vuol dire poter gestire anche in profondita’ non solo i possibili imprevisti, ma anche le proprie emozioni, mantenendo tutta la necessaria lucidita’. Ricordiamoci che parliamo di pesca subacquea e non di apnea pura’
Pag. 78: APNEA / OCCHIO ALLA POSTURA! di Roberto Tiveron
Per postura intendiamo la posizione del corpo durante la discesa in apnea, un fattore importantissimo che influenza l’idrodinamicita’ nel mezzo liquido e, quindi, il livello delle nostre performance.
‘ A questo punto, Brisbe’ tiro’ fuori un pezzetto di corallo e lo getto’ in mare. Poi, fece colare in acqua del liquido zuccherino e biancastro da mezza noce di cocco. “Vedi”, continuo’, “corallo e cocco adesso sono insieme nell’acqua, pero’ il corallo resta corallo, mentre il latte di cocco ora e’ mare. Quando vai sott’acqua, non devi fare come il corallo, ma come il cocco. Quando ti immergi in apnea non devi contrapporti al mare, non dovete esserci tu, il tuo corpo, la tua pelle e il mare, ma ogni componente del tuo essere deve diventare tutt’uno con il mare”. Ho riportato fedelmente questo passo contenuto nel libro di Umberto Pelizzari perche’ e’ molto significativo su come ogni persona che s’immerge in apnea deve affrontare il mare.
L’apneista dovrebbe fare il possibile per fondersi metaforicamente con l’acqua’
‘ Nell’apnea, le braccia distese oltre il capo e non tese (c’e’ differenza) hanno un compito prevalentemente idrodinamico. Portando le braccia distese oltre il capo, si riduce la superficie d’impatto del corpo con l’acqua: si riduce, infatti, la larghezza delle spalle di alcuni centimetri, che, anche se pochi, al termine di una lunga apnea possono significare qualche secondo in meno per completare tutto il tragitto o un minore consumo di ossigeno per coprire una data distanza’
Pag. 83/91: GUIDA TECNICA
BIAVATI SUB / MUTA MIMETICA SPEZZATA REEF: Una muta su misura di buona fattura e taglio, con una particolare mimetizzazione ottenuta con un procedimento fotografico che garantisce una buona durata dei colori.
TOTEM SUB / ARBALETE PELAGOS TWIN 100: Un Pelagos con caratteristiche di precisione e affidabilita’, ma con una potenza nettamente superiore. Di maggiore spessore, un’asta piu’ corta garantisce l’equilibrio generale dell’arma.
PARISI SUB / SACCHE PORTATTREZZATURE: Un “sistema” completo e funzionale per un comodo trasporto e un facile e sicuro stivaggio dell’equipaggiamento da pesca, con materiali robusti e cerniere ben progettate.
OMER / PINNE RUNNER: Le pinne non arrestano il loro cammino verso l’evoluzione.
Nuovi materiali e doti di spinta sono le prerogative delle Runner Omer.
EFFESUB / MASCHERA FUEGO: Leggerezza, comodita’, volume ridotto, cinturino sottile
e buona visuale sono le caratteristiche piu’ salienti di questa maschera dedicata alla pesca in apnea.
SPORASUB / PINNE INSTINCT: Proseguiamo la carrellata sulla serie Instinct, dedicata alla pesca in apnea, con le nuove pinne in tecnopolimero. Robustezza e prestazioni in rapporto ai materiali utilizzati sono le principali caratteristiche.
Pag. 98: DOVE ANDARE / TOSCANA: LE PICCOLE DELL’ARCIPELAGO/2 – di Pietro Milano
A pesca alle Formiche di Montecristo e alle Formiche di Grosseto. Ci spostiamo verso acque impegnative e lontane dalla costa: un sito di pesca da conoscere bene, per importanti soddisfazioni venatorie e per praticare l’attivita’ in tutta sicurezza.
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