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Pesca in Apnea n° 37 – Marzo 2006


La copertina del numero 37 di Pesca in Apnea

E’ in edicola il numero di marzo di Pesca in Apnea e questa volta, nel presentarlo agli amici di Apnea Magazine, vogliamo trattare un tema un po’ frivolo: la cucina. Fin dal primo numero la nostra rivista ha sollecitato umori e commenti, alcuni positivi altri meno. E li’ discussioni a non finire, alcune interessanti e produttive, altre del tutto inutili. Soltanto su un argomento i lettori che ci scrivono o telefonano sono stati sempre d’accordo: le pagine dedicate alla cucina (Sapore di Mare). Sapendo le reali finalita’ del pescatore in apnea, che sono poi quelle concrete di prendere il pesce per poi allegramente mangiarlo, fin dall’inizio abbiamo affidato a Stefano Navarrini uno spazio nel quale dovevano essere raccontate le sue esperienze culinarie. Badiamo bene, nessuno di noi era informato su come Stefano si comportasse davanti ai fornelli, anche se lui andava dicendo di essere quasi piu’ bravo di Carnacina. Ma ci siamo fidati e lo abbiamo messo alla prova. Pian piano ha cominciato a proporre tutta una serie di piatti di pesce e sembrava che non avesse fatto altro nella vita: come si cucina la spigola, come si prepara il branzino al forno, come si sfiletta l’orata e via discorrendo fino alle piu’ liriche vette della cucina creativa. Il fatto che ci pervenissero numerosissime attestazioni di stima per Stefano non poteva che riempirci di gioia. Siamo al 37° numero e questo significa che sono state pubblicate 37 ricette su 74 pagine di rivista. Praticamente un vero libro di cucina marinara ad uso e consumo dei nostri lettori, che amano queste esternazioni “fuori campo” capaci di dare un senso a quello che facciamo per passare il nostro tempo migliore: portare a casa il pesce dopo una giornata di pura felicita’ passata al mare. Cari amici di Apnea Magazine, godetevi dunque la ricetta pubblicata a pagina 122 del numero di marzo della nostra rivista: “seppie ripiene”. E se non saranno seppie da voi pescate, ma acquistate nella vostra pescheria di fiducia, il gran dio dei pescatori in apnea vi perdonera’. Qui di seguito pubblichiamo un sommario esauriente sui contenuti del numero di marzo di Pesca in Apnea. Buona lettura a tutti.

Pag. 28: ATTREZZATURE / LE VIRTU’ E I VIZI DELLA MUTA MIMETICA di Marco Bardi

Tra le attrezzature per la pesca in apnea, la muta e’ quella che riscuote maggiore successo nel mimetismo, anche perche’ ricopre la maggiore superficie corporea del sub. Analiziamone ogni aspetto per avere le idee piu’ chiare’

‘ La rana pescatrice si mimetizza sul fondale e incuriosisce la sua preda tramite la lunga protuberanza davanti alla sua bocca e improvvisamente, quando l’ignara preda si trova a tiro, la inghiotte tramite la sua ampia bocca.
Anche la cernia ama cacciare in una condizione di mimetismo totale. Consapevole del suo colore bruno scuro interrotto da piccole striature sfumate, si nasconde in ampie tane da dove tiene sotto controllo l’esterno e, appena si presenta l’occasione di una preda distratta, compie il suo balzo fulmineo fuori dalla buia tana e cattura l’inconsapevole preda che, da fuori, non riusciva a vedere cosa ci fosse al buio di quel meandro simile a tanti altri’
‘ Se la stessa situazione di pesca si presenta con una muta perfettamente mimetizzata con il fondale, si notera’ che la spigola e’ piu’ fiduciosa nell’avvicinarsi, a meno che non si muovano frettolosamente il fucile, la testa o le pinne. Il cefalo piu’ si avvicina e piu’ diventa diffidente, cambiando spesso la traiettoria iniziale’
‘ I colori del mimetico variano anche in base alle stagioni di pesca e ai tipi di fondale. In inverno, il sottocosta roccioso e’ tappezzato di piccole alghe dai colori ocra e viola, mentre in estate le stesse zone diventano piu’ chiare e prive di vegetazione. Oltre i dieci metri di profondita’, la differenza di luce trasforma ancora di piu’ la colorazione dei fondali, che assumono toni piu’ cupi e monocromatici. In primavera, invece, si assiste spesso a escrescenze filamentose che ricoprono i massi del fondale, per non parlare, poi, di quei casi di mucillaggine che avvolge l’intero fondale. ‘

Pag. 35: PESCA VISSUTA / LA MIA BELLA CERNIA di Pietro Milano

Nella letteratura abbondano racconti, aneddoti e indicazioni su quella che molti considerano la preda regina della pesca in apnea. Dall’esperienza di un bravo pescatore, ancora un consiglio per le nostre battute.

‘ La reazione di un pesce ferito e colpito frontalmente e’ di scodare violentemente, con la conseguente logica di avanzare e, praticamente, autoestrarsi. La seconda conseguenza e’ direttamente connessa alla prima: maggiore e’ la velocita’ di tutta l’azione e minori risultano le sofferenze inflitte al serranide. Se si colpisse il pesce a meta’ corpo o mentre si infila in tana, la successiva estrazione risulterebbe ben piu’ laboriosa e bisognerebbe ricorrere all’utilizzo di un secondo fucile o, piu’ spesso, del raffio’
‘ L’ultima fase si potra’ quindi trasformare in un agguato, in un leggero aspetto o in una caduta senza soluzione di continuita’. Ed e’ proprio questa terza che merita un’analisi piu’ approfondita: una volta intravisto sul fondo il serranide, conviene attendere qualche attimo per capire quali siano le sue intenzioni e il grado di confidenza raggiunto nei confronti del sub’

Pag. 41: PESCA AL RAZZOLO / L’ARTE DI IMPROVVISARE di Stefano Navarrini

Anche se non proprio una tecnica, la pesca al razzolo e’ forse l’espressione piu’ vera della pesca in apnea, quella che mette in risalto la conoscenza dell’ambiente, ma anche l’abilita’ tattica e la potenza atletica. Ed e’ oggi quella piu’ rivalutata dal regolamento agonistico.

‘ Dopo un momento di iniziale entusiasmo, dovuto anche all’innovazione delle gare a nuoto, il settore delle plancette si e’ un po’ stabilizzato. I piu’ abili nel fai-da-te hanno ottimizzato e personalizzato le proprie idee, mentre le aziende hanno seguito varie filosofie per risolvere le piu’ evidenti incompatibilita’ progettuali di questo attrezzo. A una plancetta si dovrebbe infatti chiedere uno sforzo di traina minimo, caratteristica che dipende dalla qualita’ della “carena” e dalla leggerezza di strutture e materiali, ma anche la capacita’ di trasportare in modo funzionale le varie attrezzature, senza dimenticare la possibilita’ di offrire un supporto di sostegno su cui riposarsi quando la fatica annebbia i muscoli, e il tutto con peso e dimensioni che facilitino la trasportabilita’ dell’attrezzo’
‘Pescare a razzolo vuol dire soprattutto sapere improvvisare su un fondale poco conosciuto, interpretandone al meglio le caratteristiche e adottando di volta in volta le tattiche piu’ adatte. Su un fondale basso, frastagliato e ricco di spaccature, si puo’ scegliere fra un continuo saliscendi di buco in buco (l’ormai famosa tecnica a “singer”) o un percorso portato avanti a forza di percorrenze all’agguato con brevi soste in superficie’
‘ Pescando in coppia ci si possono invece dividere le fasce o le profondita’, magari scorrendo in parallelo lungo il profilo costiero. Ai tempi in cui di pesce in giro ce n’era un bel po’, pescando in questo modo capitava spesso che pesci spaventati dall’uno finissero fra le braccia dell’altro. E sempre a quei tempi, e sempre pescando in due, si utilizzava anche un’altra tecnica piu’ adatta alla profondita’: in questo caso un sub pinneggiava lentamente a mezz’acqua scrutando il fondale e, appena scorgeva una preda, la segnalava con uno specifico codice al compagno in superficie, gia’ ventilato e pronto a scendere’

Pag. 46: SICUREZZA / COSCIENTI DEI NOSTRI LIMITI di Alessandro Martorana

Conoscere i propri limiti e le proprie capacita’, stare con i piedi per terra in ogni momento dedicato alla pesca in apnea e alla sua preparazione. Questo il segreto per pescare sempre in sicurezza e con profitto.

‘ Venti, trenta, cento metri; ognuno narra piu’ o meno verosimilmente di fantomatiche profondita’ “toccate” pescando in apnea o, molto piu’ spesso di quanto si pensi, solo sognate. Non dovrebbe essere questa l’unita’ di misura che identifica la bravura o la capacita’ di un bravo pescapneista, sono infatti ben altre le caratteristiche che andrebbero valutate’
‘Pensiamoci quando organizziamo una bella vacanza di pesca a inizio stagione, recandoci in una localita’ che abbiamo conosciuto quando eravamo al top del nostro stato psicofisico: se la ritroviamo poco frequentata e solo da pesce molto difficile e impegnativo, forse non dovremmo dare la colpa solo alle diverse condizioni meteomarine o alla temperatura dell’acqua piu’ rigida di quella di fine estate, quando credevamo di aver trovato un luogo “magico” e ricco di prede’
‘Non siamo tutti dei superman, mettiamocelo bene in testa.
La pesca in apnea e’ e deve rimanere sempre un’attivita’ ricreativa, divertente e appagante. Pensare di emulare le gesta di un campione, che magari passa la sua vita piu’ in acqua che fuori, oltre a essere pericoloso e stupido, e’ anche il modo migliore per fare un bel carniere di delusioni e amarezze’
‘L’ultimo limite di cui ci occupiamo e’ quello relativo alla naturale attitudine delle nostre attrezzature, a un determinato utilizzo piuttosto che a un altro. Nella pesca in apnea, come in molti altri campi, non esiste l’attrezzo “ideale”. Esistono invece attrezzature che, in maniera piu’ o meno duttile, riescono a “coprire” un determinato campo d’utilizzo’

Pag. 51: L’INTERVISTA / SIGNORA SUB di Gianni Risso

Clelia Pirazzini, una delle prime donne a scendere sott’acqua e a praticare la pesca in apnea. L’abbiamo intervistata: ci ha raccontato i suoi ricordi e le sue pescate piu’ memorabili.

‘Ricordi, fra le tante, una cattura in particolare?
Una delle catture piu’ soddisfacenti e’ avvenuta a settembre dell’anno scorso, nei pressi di una scogliera loanese, praticando, appunto, l’aspetto. Giravano dei piccoli pesci limone, io mi ero sistemata fra due scogli, immobile, quando improvvisamente mi sono passati, vicino e veloci due pesci serra.
Ho sparato senza esitazione, gettandomi sul pesce per paura che si liberasse, visto che si dimenava. Oltretutto, essendo piccola di statura e con una forza limitata nelle braccia, sono costretta a usare fucili non troppo potenti, si’ da riuscire a caricarli senza eccessiva fatica.

Quale tecnica di pesca ti piace di piu’?
Preferisco cacciare i pesci predatori, perché sono difficili e spesso anche grossi, ma forse anche per un senso di protezione della fauna piu’ piccola, che i grandi predatori mangiano. Non sono certo un’ipocrita, come quelli che dicono “poveri pesci” e poi si fanno delle scorpacciate di prede di ogni tipo, magari catturate con l’inganno’

Pag. 56: LE STAGIONI / A QUALCUNO PIACE FREDDO di Stefano Navarrini

Con le attrezzature odierne i rigori dell’inverno possono essere affrontati a cuor leggero, ma pescare nelle acue piu’ fredde dell’anno comporta anche complicazioni tecniche e psicologiche. L’importante e’ sapersi organizzare.

‘Perché tutto si svolga pero’ nel migliore dei modi, per evitare problemi e difficolta’ e per facilitare al massimo la via del Nirvana, e’ pero’ bene essere preparati. Perché il mare, e’ importante non dimenticarlo mai, e’ sempre il mare, cioe’ un ambiente piu’ adatto ai pesci che a noi poveri bipedi terrestri, e occorre sempre affrontarlo col dovuto rispetto.
Il primo nemico di questo periodo di transizione resta sempre il freddo, quello dell’ambiente aereo, ovviamente, ma soprattutto quello dell’acqua. A volte di tutti e due, quando il maltempo ci sorprende e ci ritroviamo a navigare con vento e pioggia in piena faccia. Proteggersi dal freddo della superficie e’ apparentemente piu’ facile, ma nella pratica non e’ propriamente cosi”
‘Per chi mantiene attivo il proprio gommone i problemi sembrerebbero essere piu’ semplici, ma tralasciando quelli piu’ ovvi e macroscopici, e’ a volte il dettaglio a creare difficolta’. Poiché inevitabilmente l’uso del mezzo nautico in questo periodo non e’ frequente, e’ facile essere un po’ trascurati e magari uscire in mare senza aver verificato le dotazioni di sicurezza o magari con i documenti non in regola o magari ancora con un motore che necessitava di una revisione fin dalla scorsa estate. In fondo, non e’ che cambi molto fra estate e inverno, ma quel poco puo’ essere importante’
‘Se trovate la giornata giusta il mare di fine inverno, con i colori della costa che sembrano sentire l’avvicinarsi della primavera, con le giornate un po’ piu’ lunghe che gia’ ci fanno sognare l’estate, con i marina ancora addormentati e con in giro solo qualche vela e qualche barca di pescatori, e’ forse il mare piu’ mare dell’anno’

Pag. 61: METEOSUB / I SEGRETI DELLA METEREOLOGIA di Marco Bardi

‘La complessita’ dei fenomeni atmosferici e’ utile per capire l’evoluzione del tempo e, quindi, per pianificare meglio la battuta di pesca. In ogni caso, non deve mai esserne sottovalutata l’utilita’, anche in termini di sicurezza personale, oltre che di beneficio pratico per la pesca’
‘Naturalmente, tutto questo aiutera’ a capire quali attrezzature saranno piu’ idonee, quante possibilita’ avremo di entrare in acqua oppure quanto rischieremo di fare un viaggio a vuoto, dove converra’ entrare e dove converra’ uscire dall’acqua, sia per avere la sicurezza personale che per muoversi trategicamente a favore di luce e corrente. Un pescatore in apnea che si rispetti conosce bene tutti i tipi di venti e le principali caratteristiche delle previsioni del tempo, inoltre e’ sempre aggiornato sulle condizioni meteo per trovarsi pronto al momento giusto’

Pag. 66: PESCI FACILI / BENVENUTO TORDO di Stefano Navarrini

Sono fra i piu’ comuni abitanti del sottocosta, ma sono anche una preda tutt’altro che disprezzabile, e non solo per i principianti. Sia quando la giornata non offre di meglio, sia in gare, dove il loro peso e’ sempre benvenuto, sia a tavola, dove possono offrire impensabili sorprese.

‘Neri, verdi o marvizzi che siano, sono comunque tutti pesci molto comuni lungo le nostre coste, pesci che prediligono acque calme e pulite e fondali che offrono sempre un possibile e potenziale rifugio, posidonia o tane rocciose che siano. Essendo inoltre pesci che si nutrono di piccoli organismi legati al substrato, sara’ piu’ facile incontrarli in zone di roccia viva e ricca di vita bentonica, preferibilmente a profondita’ che raramente superano i 20-25 metri’
‘I fondamentali della pesca al tordo, per nostra ma non sua fortuna, sono alla portata di chiunque abbia un minimo di confidenza con pinne e fucili.
E’ una preda che, come abbiamo visto, si incontra in quasi tutti i fondali delle nostre coste e a profondita’ di pochi metri. Ed e’ anche una preda presente tutto l’anno, ovviamente piu’ frequente nella bella stagione, che non manchera’ di rallegrare le nostre pescate invernali’

Pag. 70: TECNOLOGIA / IL PASSATO E L’INNOVAZIONE di Alessandro Martorana

Non solo nelle attrezzature, ma anche nelle tecniche di pesca, continuano a convivere tradizioni e innovazioni, prendendo il meglio dalle une e dalle altre.

‘Dal mascherone tondo granfacciale, in cui era obbligatorio usare uno stringinaso per riuscire a compensare la pressione idrostatica sui nostri timpani, siamo arrivati a mascherini anatomici e di grande comfort e visibilita’, realizzati con materiali moderni e performanti, leggeri e affidabili’
‘Le moderne mute subacquee mostrano solo qualche lontana parentela con quelle di appena quindici o venti anni fa.
La tecnologia nella costruzione del neoprene e nella realizzazione del prodotto finito permette adesso ore e ore di immersione senza problemi, anche quando la temperatura dell’acqua avrebbe scoraggiato, solo qualche anno fa, anche l’appassionato piu’ “focoso”‘
‘Comunque, il fascino che emanano le nostre armi subacquee resta sempre intatto e “intrigante”, qualsiasi sia il loro sistema propulsivo. Per alcuni e’ un fascino che rasenta il feticismo, facendo assurgere il fucile subacqueo a “fine” ultimo del nostro sport, deviandone la vera anima che e’ e dovrebbe rimanere un semplice “mezzo” per catturare le nostre prede’

Pag. 75: RACCONTI DI PESCA/SORPRESA DI FINE ESTATE di Antonio Mancuso

A volte una banale pescata puo’ trasformarsi in un evento fuori dal comune. Come un’attrezzatura adeguata puo’ permettere di portare a buon fine anche una cattura inaspettata.

‘”Sogno o son desto?”: ho appena il tempo di realizzare che un magnifico pelagico che si e’ materializzato all’improvviso dal blu sta sfilando sulla mia destra e si sta allontanando.
La cosa anomala, in questa scena, e’ che, contrariamente a quanto avviene all’avvicinarsi di una grossa preda, nessuna repentina fuga di pesci impauriti ne ha anticipato l’approssimarsi. Comunque sia, la “grossa preda” e’ alla mia portata. Memore di altre analoghe esperienze, mi rendo conto che non ho un attimo da perdere: la mia reazione deve essere necessariamente fulminea. Il cervello elabora velocemente che il fucile che sto impugnando, per quanto di media lunghezza, e’ dotato di elastici potenti e nervosi ed e’ corredato di mulinello con 50 metri di robusto monofilo da 180.
POLO SUB: MUTA FORZA TRE COMBINATA MIMETICA 5.5 MM
Una muta su misura che unisce diverse tipologie di neoprene, tra cui quello “strutturato”, con anima in tessuto della Forza Tre. Il tutto all’insegna della massima protezione termica, della robustezza e della comodita’ d’utilizzo’
‘Contrariamente alle mie abitudini, sono costretto a scendere a riva per mostrare la preda a mia moglie, mentre un gruppetto di altre persone si avvicina a curiosare. Quella di evitare di mostrare il pescato, infatti, e’ una mia abitudine ormai acquisita in seguito ad anni d’esperienza’

Pag. 79: IL PERSONAGGIO / LUIGI MAGNO: PASSIONE ATTREZZATURA di Giorgio Volpe

Medico e pescatore, il dottor Luigi Magno e’ una figura di spicco della nostra nazionale di pesca in apnea. Gli abbiamo posto una serie di domande sulla pesca agonistica oggi e sul suo ruolo di direttore tecnico della pesca in seno alla Fipsas, anche in previsione della formazione della squadra azzurra per i prossimi mondilai di settembre.

‘Oggi come si rapporta con la pesca in apnea?
Ho compiuto cinquant’anni e non pesco piu’ a profondita’ superiori ai 20-25 metri, anche se mi immergo con regolarita’, conseguendo risultati soddisfacenti. La minore prestanza fisica e’ compensata dall’esperienza, anche se il mio vero segreto e’ quello di mantenere un buon allenamento fisico generale, impossibile da raggiungere solo con la pesca, quando non si ha modo di dedicarle molto tempo. Alla mia eta’, andare in acqua poche volte non e’ sufficiente per esprimere prestazioni discrete, ma la pratica del tennis e lunghe pedalate in bicicletta mi aiutano molto. Anzi, consiglio a tutti i cinquantenni come me di non trascurarsi e fare altrettanto’
‘Secondo lei, quali caratteristiche generali deve avere un atleta che aspiri a far parte della nazionale?
Per vestire la maglia azzurra non e’ sufficiente essere in regola con i requisiti tecnici e atletici: si devono aggiungere l’aspetto psicologico e l’esperienza. Per quanto riguarda i criteri di scelta, do’ per scontato che tutti gli atleti del Club Azzurro siano in regola con i requisiti tecnici e atletici. La prima vera valutazione, quindi, riguarda l’esperienza specifica nel mare in cui si disputera’ il campionato, sicuramente determinante; solo dopo si potra’ valutare l’aspetto psicologico, forse il piu’ importante’

Pag. 84: I SEGRETI DI BELLANI / CUORE MONDIALE di Stefano Navarrini

Non si diventa campioni per caso e, scavando all’interno di una grande prestazione, si scoprono le piccole e grandi cose che hanno portato alla conquista del titolo. Nel nostro caso, quello di campione mondiale di pesca in apnea, attualmente nelle mani di Stefano Bellani.

‘Stefano, oggi che con quel titolo mondiale conquistato in Cile sei sul gradino piu’ alto’ come ci si sente seduti in cima al mondo?
Credo che solo in questi ultimi tempi cominci a rendermi conto di cosa abbia voluto dire vincere un mondiale. All’inizio, devo dire, ero rimasto un po’ deluso. In Cile era stato un momento di grande esaltazione, ma girando un po’ per il mondo mi ero comunque accorto di come, purtroppo, il nostro sport viva solo all’interno del suo ristretto mondo. In Italia, poi, sembrava che quella pur importante vittoria fosse passata del tutto inosservata. Ora, forse grazie anche alla presenza sulle riviste di settore e a qualche apparizione sui piu’ importanti media pubblici, le cose sono un po’ cambiate. Mi accorgo che spesso la gente mi riconosce per strada e che, a volte, mi ferma per parlare, ovviamente di pesca in apnea, o per chiedermi un autografo. Non posso negare che tutto questo mi faccia piacere e da un senso a una performance che e’ stata frutto di un exploit personale e del buon lavoro di un team’

Pag. 86: UN PESCATORE SPECIALE / IL COLTIVATORE DEL MARE di Antonio Mancuso

Non e’ facile avvicinarsi nella maniera migliore alla pesca in apnea, perche’ la voglia di bruciare le tappe puo’ lasciarci con il carniere vuoto. E’ invece importante imparare a conoscere le nostre prede e il loro comportamento in funzione delle stagioni e della morfologia del fondale.

‘Giunti sulle strutture dell’allevamento, ancoriamo l’imbarcazione e, mentre ci prepariamo all’immersione, si unisce a noi il gommone con i due addetti dell’impianto. Questi, in effetti, si apprestano a svolgere le quotidiane operazioni di alimentazione dei pinnuti, che vengono effettuate riversando direttamente all’interno delle gabbie il contenuto di sacchi di
25 kg di mangime, costituito da uno speciale composto di prodotti ittici, oli, grassi e cereali, privo di organismi geneticamente modificati, assolutamente bilanciato e studiato per consentire di evitare danni agli organi interni dei pesci allevati, come il fegato, la milza e il cuore’
‘La curiosita’ maggiore resta quella di entrare direttamente all’interno di una delle gabbie. Il nostro intento, in effetti, e’ quello di assaporare l’emozione di essere attorniati da un branco di pesci costituito da circa diecimila esemplari. Per ovvie ragioni, le gabbie sono completamente chiuse’

Pag. 90: APNEA / DIMMI COME RESPIRI di Roberto Tiveron

Impariamo a respirare. I muscoli che regolano la respirazione e gli esercizi specifici per potenziarli.

‘L’atto respiratorio in generale viene suddiviso in due fasi: inspirazione ed espirazione.
In ognuna delle due entrano in azione differenti gruppi muscolari, che, a seconda dell’intensita’ dell’inspirazione o dell’espirazione, intervengono in modo piu’ o meno intenso’
‘Qualora si volessero incrementare l’ampiezza della respirazione e il volume di aria inspirata (cosa che avviene nel momento in cui si cerca di effettuare una respirazione completa durante la preparazione a un’immersione in apnea o in situazioni di necessita’ di maggior ricambio d’aria), sara’ necessario effettuare una respirazione forzata’
‘La fase inspiratoria, nei soggetti che ben conoscono la respirazione Pranayama, e’ sicuramente quella in cui il maggior carico di lavoro viene svolto dal diaframma e, in ultimo, dalla muscolatura accessoria, ma risulta essere quella di minor carico, anche perché l’aumentata pressione interna aiuta contemporaneamente la muscolatura in questione’

Pag. 96: GUIDA TECNICA

EFFESUB/PINNE WHALEBONE: Poca fatica e buona spinta sono i due assi che mette sul tavolo la Whalebone, una pinna da apnea scomponibile. Design fuori dagli schemi.

C4/PINNE MUSTANG: Una pinna rivoluzionaria e tecnologicamente innovativa che si affianca a una produzione da sempre all’avanguardia nel campo delle pale in carbonio. Da notare la differenziazione strutturale per l’uso in apnea pura o in pesca.

BEUCHAT/ARBALETE MUNDIAL CARBONE ELITE: L’arbalete piu’ curato e potente della Beuchat. Affusto in carbonio a osso di seppia, impugnatura e testata robuste e funzionali, elastici potenti di 18 mm e asta da 6,5 nervosa e affilata sono le sue caratteristiche principali.

OMER/EXCALIBUR 3000: Un fucile moderno che non tradisce le aspettative, grazie alla sua semplicita’ e gli innovativi accorgimenti.

Pag. 105: PRESENTAZIONE

CRESSI-SUB/BORSA APNEA TEAM: Una robusta borsa, di grandi dimensioni, capace di contenere senza problemi anche le lunghe pinne da pesca e di preservare tutta la nostra delicata attrezzatura.

MAT MAS/STEP SLIM: Evoluzione della precedente Carbonplus, ecco una nuova pinna con pale in carbonio che, grazie agli aggiustamenti apportati, garantisconol’efficienza e la stabilita’ dell’attrezzatura.

ELIOS SUB/MUTA MIMETICA CORIFENA: Questa muta e’ realizzata per consentire un buon mimetismo al pescatore anche quando, nella pesca al libero in mare aperto, il fondo e’ irragiungibile e si dedica alla cattura di prede pelagiche.

Pag. 114: DOVE ANDARE / TOSCANA: ARCIPELAGO TOSCANO/2 di Pietro Milano

Cerboli e Palmaiola: andiamo a pesca nelle acque delle isole più piccole dell’Arcipelago Toscano, senza dimenticare gli scogli limitrofi, che possono dare grandi soddisfazioni a chi sa usare le tecniche giuste nei posti giusti.

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