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Pesca in Apnea n° 36 – Febbraio 2006

| 28 Gennaio 2006 | 0 Comments

La copertina del numero 36 di Pesca in Apnea

Quando un pescatore in apnea si immerge, fa la sua brava capovolta e poi giu’ per l’appostamento, in attesa del dentice di almeno quattro chili che ha sognato la notte precedente’ E zac, rapido, lo colpisce e lo porta su, pregustando un cartoccio al sale da leccarsi i baffi: certamente non pensa che, a monte del suo comportamento, e soprattutto per la sua sicurezza, ci sono fior di scienziati e intere e’quipe di fisiologi che hanno studiato e studiano tutti i particolari, anche i piu’ nascosti, di un’immersione in apnea. Se, infatti, l’obiettivo del pescatore in apnea e’ il dentice o l’ombrina (o, comunque, un nobile pesce da portare alla moglie per averne un piatto degno, ma anche complimenti e ammirazione), quello dello scienziato che si occupa di questi problemi e’ di piu’ ampio respiro e investe una serie di ricerche essenziali anche nella medicina pratica: per esempio, quella che si occupa dell’apparato cardiocircolatorio.
Di queste cose si e’ discusso a Pisa nei primi giorni di dicembre, in occasione dell’incontro “Blue 2005”, un appuntamento scientifico organizzato dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa, dal Gruppo Scientifico della Scuola di Formazione e Ricerca per l’Apnea Subacquea Apnea Academy e dalla Scuola di Specializzazione del Nuoto delle attivita’ Subacquee dell’Universita’ di Chieti. E’ con incondizionata approvazione che noi del settore dobbiamo seguire questi eventi, perche’ essi rappresentano il nostro entroterra scientifico e la nostra protezione. L’apnea, che si sta sviluppando in maniera esponenziale, troppo spesso viene affrontata con leggerezza, mentre ha la necessita’ (dalla didattica alle manifestzioni competitive) di essere vista e praticata con grande rigore. Molti bei nomi della scienza si sono incontrati a Pisa, e con essi anche importanti atleti legati all’apnea pura e alla pesca in apnea sia del presente che del passato. Di queste cose si parla in un articolo di Giorgio Volpe che appare sul numero di febbraio di Pesca in Apnea, ora in edicola. Come sempre, diamo qui sotto una breve sintesi di tutti i servizi che pubblichiamo sulla rivista che, in questo numero e’ particolarmente ricca e aggiornata. Buona lettura, dunque, agli amici di Apnea Magazine.

Pag. 20: ATTREZZATURE / LA TUA PINNA IDEALE di Marco Bardi

Le pinne sono il motore del subacqueo, ma hanno bisogno di essere conosciute a fondo per essere apprezzate. Valutiamo quale potrebbe essere la nostra pinna.

‘ Le pale lunghe rendono meglio nelle discese verticali molto profonde, ma possono essere d’impaccio nei piccoli movimenti. Una pala larga permette di lavorare piu’ acqua, anche se la pala e’ piu’ corta, abbinando una buona spinta a una discreta capacita’ di spostamento. In ogni caso, deve esserci un perfetto equilibrio nel rapporto lunghezza/larghezza, tale da garantire a tutti una spinta efficace, un affaticamento accettabile, una buona comodita’ di utilizzo e una facile governabilita’. La pinna del pescatore in apnea, infatti, non e’ ingombrante ed e’ proporzionata bene tra larghezza e lunghezza per offrire proprio i vantaggi appena elencati’
‘ Un discorso a parte lo meritano i longheroni, collegati alla scarpa, che sorreggono la pala. Essi sono la parte della scarpetta che avvolge la pala fino a meta’ circa della sua lunghezza e non devono ostacolare il lavoro della pala, ma devono distribuire al meglio l’energia trasmessa dalla scarpetta alla pala, senza influenzarla con una resistenza aggiuntiva’
‘ Come dicevamo, la pala rigida sembra che sia piu’ potente perche’ da’ la sensazione di spingere di piu’. Nell’economia di una discesa e risalita si analizza meglio la spinta di una pinna’

Pag. 27: TECNICA / APERTA O CHIUSA? di Pietro Milano

Ci riferiamo alla testata dell’arbalete. Qual e’ la migliore? Ci sono pro e contro per l’una e per l’altra, ovviamente in funzione del tipo di pesca che vogliamo praticare. Vediamoci chiaro!

‘ Restando pero’ sugli arbalete, visto che questi fucili hanno dalla loro una maggiore silenziosita’ e scatto, sono convinto che la testata da preferire sia quella chiusa e con elastici da 16-17 mm di diametro. Questa mia convinzione ha una sua ragion d’essere: un elastico da
19-20 mm, infatti, esprime troppa potenza nel tiro ravvicinato a saraghi e corvine (prede abituali del grotto e con carni morbide), che potrebbero subire lesioni talmente devastanti da pregiudicarne anche il recupero. E’ tutt’altra cosa quando si opera in fondali di natura granitica o calcarea’
‘ Nell’aspetto invernale alle spigole il problema si fa meno sensibile: l’acqua spesso torbida e l’apparizione frontale e improvvisa della preda consigliano, a mio avviso, l’uso della testata chiusa con un’asta leggera monoaletta’
‘ La facilita’ di riarmamento favorisce la testata chiusa. La forza di penetrazione, infine, si conserva a livelli ottimali per l’intera gittata grazie all’azione della forza di gravita’, e cio’ favorisce l’utilizzo dell’elastico singolo con testata chiusa anche per prede consistenti. Con l’elastico doppio queste caratteristiche ne escono rafforzate’

Pag. 32: TATTICA / COME UN PESCE TRA I PESCI di Alessandro Martorana

Il modo migliore per assicurarsi delle pescate soddisfacenti anche dal punto di vista psicologico e’ imparare a entrare nei profondi meccanismi dell’ecosistema e dell’ambiente marino.
E questo anche a costo di sacrificare un po’ di quella “teoria della tattica” che a volte ci fa essere poco elastici e, soprattutto, poco’ pesci. Ecco qualche consiglio per sentirsi completamente a proprio agio sott’acqua.

‘ Giungere ad avvicinare un furbo predatore del mare usando i “poveri” mezzi offerti dalla tecnologia umana e, con essi, riuscire a sembrare un animale acquatico, magari goffo e curioso, ma tuttavia un abitante del mare. Questa potrebbe essere la molla piu’ potente che ci spinge alla ricerca della ricostruzione, all’infinito, di una situazione analoga ma sempre diversa e in continuo divenire: quella che ci fa “sentire”, appunto, pesci tra i pesci’
‘ Prendiamo esempio dai pesci che “scandagliano” l’acqua attraverso la linea laterale. D’accordo, noi non possediamo questa importante capacita’, ma e’ anche altrettanto vero che i pescatori piu’ consumati riescono a percepire vibrazioni e sensazioni che apneisti alle prime armi non si sognano neppure. Vi e’ mai capitato di sentirvi osservati e, girandovi con circospezione, accorgervi che c’e’ un grosso pesce che vi fissa, incuriosito da questo strano essere fasciato di neoprene? Ancora: avete mai avuto la netta sensazione dell’imminenza dell’incontro con una bella preda o, appena entrati in acqua, avete avuto mai la capacita’ di riuscire a valutare se sarebbe stata una giornata piu’ o meno proficua?’
‘ Il predatore che caccia non lo fa “a senso unico” e solo in un determinato modo. Il predatore, in quanto tale, e’ sempre pronto a cambiare istintivamente tecnica e strategia di caccia e anche noi dovremo tendere a quest’obiettivo’

Pag. 37: SEMPRE MEGLIO / ALLENIAMO IL RESPIRO di Giacomo Gravina

Lo Spiro Tiger e’ uno strumento che consente di allenare in modo specifico i muscoli dell’apparato respiratorio, così importante nell’attivita’ subacquea in apnea.

‘ Svolgo da circa otto mesi tre sedute di allenamento settimanali della durata di 30′ ciascuna. Come qualunque altro tipo di allenamento, anche questo deve essere incrementato con gradualita’. Le sensazioni di affaticamento provate durante i primi giorni di training sono andate oltre ogni immaginazione. Deve consolarci il fatto che proprio tutti, anche i migliori atleti al mondo di qualsiasi specialita’, durante le prime sedute accusano fatica ai muscoli respiratori solo dopo pochissimi minuti di lavoro a basse frequenze. Tutto cio’ e’ conseguenza dello scarso allenamento specifico.
Passiamo, dunque, alla descrizione sommaria dell’allenamento…

Pag. 39: CONVEGNO SCIENTIFICO / BLUE 2005 di Giorgio Volpe

Si e’ svolta, a Pisa, la conferenza scientifica che tutti attendevano e che, grazie al suo altissimo livello, ha posto le basi per un ulteriore, possibile sviluppo della ricerca nel settore dell’apnea.

‘ Di fatto, a Blue 2005 c’erano un po’ tutti i personaggi dell’ambiente dell’apnea e anche due campioni del mondo di pesca in apnea, Renzo Mazzarri e Stefano Bellani, che hanno preso parte alla tavola rotonda incentrata sull’etica e sul futuro della pesca in apnea. Interessante anche la tavola rotonda sull’apnea agonistica, durante la quale esponenti di Fipsas, Apnea Academy, Cmas e Aida hanno espresso il proprio punto di vista sullo stato attuale dell’apnea sportiva e sulle possibili soluzioni alla difficile situazione, che vede una contrapposizione tra le istituzioni sportive ufficiali e l’Aida, l’associazione privata che per prima ha sviluppato, al di fuori del mondo sportivo, un circuito di competizioni internazionali’

Pag. 42: PESCI: I SARAGHI / UNA FAMIGLIA PER TUTTE LE STAGIONI di Stefano Navarrini

Cinque le specie presenti nei nostri mari, in ogni epoca o tipo di fondo, due quelle piu’ presenti nel portapesci dei pescatori in apnea. Per questo il mondo dei saraghi resta per noi uno dei piu’ interessanti e appetibili microcosmi del mondo sottomarino.

‘ Citiamo, infine, un’ultima possibilita’. I saraghi, sia reali che pizzuti, amano pascolare in superficie, ai limiti della schiuma, soprattutto lungo le pareti o sulla sommita’ di scogli affioranti. Impossibile l’avvicinamento diretto, si puo’ pero’ tentare un’altra via immergendosi qualche metro piu’ al largo, scendendo sul fondo e avvicinandosi lentamente dal fondo alla superficie sfruttando anche il controluce per meglio individuare la preda. E’ una tecnica che funziona meglio con acqua leggermente torbida e che si basa sull’insolita direzione di avvicinamento’
‘ In questo modo si possono mettere a segno anche un paio di colpi senza spaventare troppo il gruppo, dopo di che ci si potra’ affacciare direttamente all’interno, anche in questo caso tirando prima ai pesci piu’ vicini.
‘ In termini d’interesse per il pescatore in apnea, il pizzuto (Puntazzo puntazzo) e’ il secondo fra i saraghi, membri di quella piu’ ampia famiglia degli Sparidi, cui appartengono anche dentici e orate. Anche lui, in termini di peso, ha visto una drastica riduzione della taglia media e anche lui, oggi, supera raramente il chilo pur essendo capace di prestazioni ben maggiori’
‘ Di conseguenza, la nostra arma ideale sara’ un fucile lungo e potente, molto preciso e preferibilmente con asta da 7 mm, sia si tratti di un arbalete che di un pneumatico. In qualche caso il faraone puo’ essere insidiato in caduta, dove il tiro, date le dimensioni del bersaglio, puo’ essere scoccato anche dall’alto, con buone possibilita’ di centrare la preda. In tana, date anche le dimensioni e la sua scarsa dimestichezza con l’ambiente, il faraone diventa una preda facile, e se si riesce a convincerlo a infilarsi in un buco la cattura e’ quasi certa’

Pag. 48: PESCA VISSUTA / “UN CINQUANTINO” PER 16 CHILI di Stefano Navarrini

Con un po’ di fortuna ed esperienza, anche un pescatore di pelo ormai bianco puo’ togliersi la soddisfazione di sfoggiare prede di tutto rispetto.

‘ Con il terrore che il bestione schizzi via allungo il braccio, miro verso la testa’ e sparo.
La reazione e’ violenta, ma di breve durata: fulminata? Piu’ probabilmente appena scalfita. Dall’alto, poi, non si vede neanche il fucile’ chissa’.
Al secondo tuffo mi avvicino con circospezione, mi affaccio alla spaccatura e, oh meraviglia, la cernia e’ ancora la’. Si e’ infilata un po’ piu’ dentro, ha il cinque punte piantato sul lato della testa, e sembra stranamente tranquilla’
‘ Operazione che richiede altri tre tuffi. Un’altra discesa, ed ecco che la mia cernia appare in tutta la sua bellezza completamente fuori tana. E’ fatta? No, perche’ i fucili sono rimasti incastrati dentro la spaccatura e non vengono, ma non e’ un problema: un colpo di coltello alle sagole ed e’ fatta.
E dopo una cattura importante, e’ mentre risali calmo e tranquillo, guardando e accarezzando la tua preda, che ti senti il signore del mondo’

Pag. 51: RACCONTO DI PESCA / UN DENTICE AL BUIO di Marco Bardi

Un grosso dentice, alcuni amici, tanta passione, sono gli ingredienti per un racconto di pesca quasi’ notturno, con cena finale.

‘ Marco Ciceri ha un pesce in piu’ di Antonini e lo prende in giro come accade tra pescatori, ma Fabio, con sorriso sornione, lo lascia sfogare, come se gia’ conoscesse quello che accadra”
‘ Ogni aspetto sul fondo e’ denso di speranze perche’ siamo tutti consapevoli che puo’ affacciarsi la sorpresa. Ciceri marca stretto Antonini che conosce meglio la zona e gli altri li seguono, allargandosi a rastrello tutt’intorno. Se c’e’ qualcosa nei paraggi, di sicuro non ci sfugge. Mentre faccio un aspetto, sento un rumore di pesci in avvicinamento e il cuore mi balza in gola. Forse ci siamo. E’ quasi buio, e sott’acqua si vede ben poco.
Oltre la punta del mio fucile da 100 cm non vedo molto, ma ecco delle grosse sagome, una spigola credo sui quattro chili scarta di lato e scorre via. Poi’ il finimondo!..
‘ Una volta a casa, tutti all’opera ci dividiamo i compiti. Sfilettiamo il dentice per farlo in carpaccio e con le parti restanti ci facciamo un delicato sugo in bianco.
Quindi, le ricette per la cena saranno linguine al sugo di dentice e carpaccio di dentice crudo. Niente male per soddisfare le nostre aspettative’

Pag. 55: IL RECUPERO / L’ATTO FINALE di Stefano Navarrini

Banale o fortemente impegnativo, il recupero della preda e’ comunque il gesto tecnico che chiude la nostra azione di pesca, dandole senso e concretezza. Ma per facilitarlo e’ importante anche tutto quel che avviene prima.

‘ Esiste, oggi, nei confronti del pescatore in apnea, un singolare atteggiamento, per il quale se uscite dall’acqua con una cernia di 15 kg siete l’eroe che ha vinto il mostro marino nei profondi abissi, mentre se uscite con cinque saraghetti siete un assassino e distruttore del mare. Per quanto paradossale, quest’atteggiamento puo’ pero’ trovare un aggancio storico, la’ dove si ritorni con la memoria ai tempi d’oro della pesca in apnea, quando proprio la cernia era indiscutibilmente la preda regina sognata’
‘ Al di la’ della precisione del tiro, ad esempio, e’ di fondamentale importanza che la punta dell’asta sia perfettamente affilata in modo da facilitare al massimo la penetrazione. Questo e’ assai piu’ vero in acqua libera – dove il pesce viene spesso sorpreso in fase di spostamento e quindi privo di una forza di contrasto – che in tana, dove, oltre a essere in genere ferma, la preda puo’ avere dietro di se’ alghe o rocce che possono contrapporsi alla forza cinetica dell’asta, migliorandone la penetrazione’
‘ Per altri versi, anche la sagola gioca un suo ruolo. Oggi che nella pesca in apnea la tecnica prevalente e’ l’aspetto, i fucili vengono generalmente forniti di serie con sagole lunghe e molto sottili, che, offrendo scarsa resistenza idrodinamica, migliorano precisione e velocita’ dell’asta.
La controindicazione, in fase di recupero, puo’ essere una scarsa resistenza all’abrasione, soprattutto a sagola bagnata, che, in caso di arroccamenti in tana o di violenta reazione di un pesce di mole, puo’ causare un’improvvisa rottura’
‘ Nel primo caso, e’ ovvio che, quando possibile, la prima cosa da fare e’ quella di bloccare la reazione del pesce afferrandolo e portandolo in superficie senza mai mollare la presa. Il dettaglio ha un suo valore’

Pag. 60/69: GUIDA TECNICA

OMER: FUCILE IN LEGNO COBRA
Il Cobra e’ un fucile nato per i tiri lunghi e precisi, grazie alla sua struttura monoscocca e alle sue geometrie balistiche. Molto curati i dettagli e il design del prodotto.

POLO SUB: MUTA FORZA TRE COMBINATA MIMETICA 5.5 MM
Una muta su misura che unisce diverse tipologie di neoprene, tra cui quello “strutturato”, con anima in tessuto della Forza Tre. Il tutto all’insegna della massima protezione termica, della robustezza e della comodita’ d’utilizzo.

SEAC SUB: MASCHERA X-LOW E BOCCAGLIO SEATIL COMBAT
Una maschera e un tubo respiratore realizzati con una funzionale livrea mimetica.
Buone caratteristiche di affidabilita’ e comfort sono le armi vincenti di questa “coppia” di attrezzature specificamente indirizzata alla pesca in apnea.

BEST HUNTER: SCHIENALINO SPIDER
Uno schienalino portapiombi ben realizzato e con buoni contenuti tecnici. Interessante la possibilita’ di poter acquistare, a un prezzo conveniente, solo il gilet nudo.

SEATEC
Un nuovo mulinello Seatec con contenuti tecnici atti a eliminare sul nascere parrucche di filo e indesiderati grippaggi del tamburo.

Pag. 70: IL “FAI DA TE” / LEGNO CHE PASSIONE di Antonio Mancuso

Puo’, un pescatore in apnea, costruire un arbalete con le sue mani? La risposta e’ “sì”, ma sono necessari pazienza, impegno, capacita’ progettuali e manualita’. Non consigliamo di provarci, ma e’ interessante raccontare come c’e’ riuscito l’autore di questo servizio.

‘ Una volta definito il disegno dell’arbalete, il primo nodo da sciogliere riguarda il tipo di legname da impiegare. Da questa scelta, infatti, dipendera’ la buona riuscita del fucile. In secondo luogo, va detto che e’ sconsigliabile ricavare il fucile da un blocco intero di legno massello, perche’, se non si e’ adeguatamente stagionato nel corso degli anni, le possibilita’ che possa incurvarsi e torcersi sono elevate’
‘ Terminata tutta questa serie di operazioni, effettuate con l’impiego di macchine utensili, siamo passati alla seconda fase del lavoro, svolto interamente a mano, utilizzando raspa, scalpellino, lima e carta vetrata. Il primo di questi interventi, quindi, e’ stato il completamento del guida-asta integrale. Con la carta vetrata e servendoci come guida di un tubicino metallico dello stesso diametro della freccia, abbiamo conferito alla scanalatura (predisposta a tale scopo) la tipica culla di forma semicircolare’
‘ Gia’ prima di procedere alla costruzione del Barrakuda 105, il nostro obiettivo era quello di realizzare un fucile che, pur avendo caratteristiche “estreme”, fosse relativamente maneggevole e che, comunque, non richiedesse manovre lunghe e laboriose per il suo caricamento. In previsione di cio’, quindi, avevamo programmato che la lunghezza dell’affusto si attestasse intorno a un metro, mentre, per soddisfare la suddetta esigenza di un caricamento piu’ pratico e veloce, avevamo previsto di montare un singolo elastico circolare, che fosse in grado di offrire prestazioni tali da non far rimpiangere il doppio circolare’
‘ Per riuscire a portare a buon fine un lavoro di questo tipo sono indispensabili un impegno notevole, dedizione e “caparbieta’”‘

COMPORTAMENTO / NON COMMETTERE QUESTI ERRORI di Alessandro Martorana

Regole ufficiali ed etica personale e di categoria sono indispensabili per preservare il mare e la natura. E anche per mantenere saldo il nome dei pescatori in apnea. Individuiamo in un raccorto “assurdo” in quanti errori, non solo morali, potrebbe incorrere un pescapneista maleducato e incauto.

‘ E’ una bella giornata d’estate, il mare ci chiama e assaporiamo gia’ una bella pescata fatta in acque calde e pulite. Fin dalla sera prima, siamo d’accordo con due nostri amici pescatori e l’appuntamento e’ per le otto in prossimita’ di un piccolo scivolo situato in una baietta sabbiosa riparata. I nostri amici porteranno il loro gommone e, una volta varato il mezzo nautico e caricate le attrezzature, ci dirigeremo verso un bel pianoro di grotto situato a qualche miglia verso nord’
‘ Il pescatore in apnea, in quanto testimone diretto dello stato di salute del nostro mare, dovrebbe essere il primo a dare il buon esempio, cercando innanzitutto di selezionare le sue catture in base al reale valore di esse e cercando sempre e comunque di arrecare il minor danno possibile all’ecosistema che lo ospita’

Pag. 80: IMPARARE A PESCARE / CHI BEN COMINCIA di Pietro Milano

Non e’ facile avvicinarsi nella maniera migliore alla pesca in apnea, perche’ la voglia di bruciare le tappe puo’ lasciarci con il carniere vuoto. E’ invece importante imparare a conoscere le nostre prede e il loro comportamento in funzione delle stagioni e della morfologia del fondale.

‘ La prima tecnica di pesca e’ abbastanza semplice da imparare e da’ immediatamente dei risultati gratificanti. Va praticata in particolari circostanze e in quasi tutte le stagioni dell’anno (fine estate, autunno, inverno e primavera). Le possibili prede vanno dai cefali di 300 grammi alle ricciole di 30 chili’
‘ L’approccio, per il neofita, deve essere teso alla scoperta delle abitudini di vita e alimentari delle potenziali prede. Tralasciando le zone “bellissime”, spesso spopolatissime e frequentatissime, conviene cercare sulla carta nautica le batimetriche molto distanziate, che indicano pendii lievi con predominanza di alga e sabbia, dove i pinnuti sono piu’ fiduciosi.
In queste zone e’ possibile osservarli per cogliere il loro comportamento. Ci dedicheremo in seguito a una elaborazione delle azioni di cattura’

Pag. 84: ACQUE DOLCI / IL LUCCIO di Stefano Marenco

Il re dell’acqua dolce e’ il luccio, questo formidabile predatore che si nasconde fra alghe e canneti e sale verso la superficie o scende verso il profondo in funzione delle stagioni e della temperatura dell’acqua. Per il pescatore in apnea che frequenta le acque dolci, il luccio e’ una preda importante.

‘ La tecnica di pesca da adottare sara’ quella dell’agguato: discretamente piombati, effettueremo delle discese silenziose sulle praterie di alghe, dove alterneremo brevi tratti (4-5 metri, in funzione della visibilita’), in cui ci sposteremo molto lentamente con l’aiuto della mano libera, intervallati con aspetti che ci consentano di prendere visione di cio’ che ci circonda. Dobbiamo fare i conti con la visibilita’, che in questo periodo dell’anno e in questo tipo di fondale non e’ mai troppo limpida a causa dell’aumento primaverile delle alghe. La visibilita’ sara’, in media, di 4-5 metri, sufficienti, pero’, a mettere in pratica questo tipo di pesca’
‘ Fra la fine di aprile e i primi di maggio, il luccio abbandona le acque poco profonde per tornare nel suo ambiente delle scarpate, a profondita’ fuori dalla portata dei subacquei. Tornera’ a quote accessibili (intorno ai 13-15 metri) verso luglio, per restarvi sino a ottobre, quando ricomincera’ a scendere, per arrivare alle profondita’ invernali (30 metri e oltre)’.

Pag. 86: APNEA / COME SI ALLENA LA MENTE

L’apnea e’ uno sport completo, perche’, oltre ad allenare il corpo, si deve allenare anche la mente, che ha una funzione essenziale nel successo delle nostre performance sott’acqua. Immergiamoci, dunque, nella suggestione di questi segreti.

‘ Allo stesso modo, l’approccio mentale e’ fondamentale anche in situazioni dove non c’e’ molto da elaborare, ma dove lo stress fisico e l’intensita’ della fatica cominciano a minare psicologicamente l’atleta, che sapra’ vincere questa depressione momentanea tanto meglio quanto piu’ forte sara’ a livello psicologico in quel momento. E’ questo, ad esempio, il caso di un maratoneta che, sebbene perfettamente preparato, potrebbe incontrare, durante la lunga gara, momenti critici in grado di diventargli fatali se non sara’ in grado di sopportarli psicologicamente’
‘ In pratica, il cervello e’ una centralina elettronica proprio come quella montata su un’automobile da formula uno, che analizza in tempo reale tutti i parametri base della monoposto per tutta la durata della gara, permettendo di modificare o correggere gli assetti all’istante.
Un apneista esperto e allenato e’ perfettamente in grado di effettuare tutto cio’ prima e durante tutta la sua immersione, ma questo richiedera’ tanta energia quanto piu’ elaborati saranno i processi mentali necessari a gestire tutti gli elementi e i parametri fondamentali che costituiscono il tuffo in apnea’
‘ Esaminiamo, adesso, che cosa avviene a livello emotivo durante un’immersione in apnea o un percorso in apnea dinamica, quando non c’e’ grande preparazione mentale o quando, per un motivo qualsiasi, la preparazione viene meno’

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