Pesca in Apnea N° 31 – Settembre 2005
La copertina del numero 31 di Pesca in Apnea
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Quanta emozione sollecita la nostra attività in chi la pratica? A quale categoria appartengono queste emozioni?
Quando si analizzano i “perché” e i “percome” un pescatore in apnea si sottoponga a levatacce, a lunghi e faticosi viaggi, a durissime prove atletiche e a cento altri sacrifici, si fa fatica a capire le motivazioni, soprattutto quando il risultato pratico è prevedibilmente deludente. Ed ecco che a trovare una spiegazione interviene la parola “emozione” che non sempre dipende dal risultato, anzi, al contrario, è spesso un patrimonio fortemente soggettivo e dipendente dai complessi intrecci dei DNA di chi ci ha preceduto.
Viene da pensare a tutte queste cose rileggendo l’intervista che Giorgio Volpe ha fatto a Giacomo Gravina che appare sul numero di settembre di PESCA IN APNEA ora in edicola. A un certo punto Giorgio chiede a Gravina: “‘ Dicevi che la molla principale che ti spinge ad andare in mare è la ricerca di emozioni. Vuoi condividere con noi un’esperienza nel blu, particolarmente emozionane ?” E Gravina risponde: “‘ una visita al Banco dei Pesci, una vasta secca al largo di Levanzo. Arrivati sul posto trovammo il mare in scaduta, ma con acqua cristallina. Ad attenderci sotto la superficie c’era un branco di dentici di circa duecento esemplari. Lo spettacolo che mi si presentò era davvero mozzafiato; con le loro lunghissime pinne laterali, i dentici sembravano pesci volanti sospesi nell’acqua limpidissima. A ogni discesa il branco si avvicinava e mi circondava, dandomi modo di apprezzare la corpulenza di alcuni esemplari di taglia maxi'”. Ecco descritta in modo magistrale un’emozione che nasce spontanea all’interno di una situazione straordinaria che, è bene notarlo, non ha nulla a che vedere con la cattura della preda. Il mare può regalarci questi flash e mille altri motivi che possono essere anche più importanti della gioia di una cattura. E così si capiscono e si spiegano le levatacce, i viaggi stressanti e i sacrifici vari.
Il bel servizio di Giorgio Volpe su Gravina e cento altri interventi dei migliori specialisti del settore, appaiono sul numero di settembre di PESCA IN APNEA ora in edicola. Del nostro mensile diamo ora, qui a seguire,un breve sommario degli argomenti più importanti.
Buona lettura agli amici di Apnea Magazine.
LA MAGIA DELLE SECCHE Testo e foto di Stefano Navarrini
Poche parole possono accendere la fantasia del pescatore in apnea quanto quella che indica un affioramento del fondo marino: la secca. Capaci di offrire grandi emozioni, queste isole in fondo al mare vanno però affrontate con la necessaria prudenza.
‘Dal punto di vista del pescatore in apnea, infatti, quel che conta è che la situazione geografica e morfologica del fondale influenzi la concentrazione e lo sviluppo della vita marina, perché seguendo il noto concetto che pesce grande mangia pesce piccolo, là dove c’è mangianza è più facile arrivi anche un predatore. Su questa base appare evidente come le secche per noi più interessanti siano quelle rocciose e notevolmente movimentate’
‘Anche la lontananza dalla costa, e conseguentemente dal disturbo del traffico marittimo e diportistico, favorisce la presenza di popolazioni pinnute. Questo magico isolamento, però, e la conseguente mancanza di controlli, è anche causa di soprusi ambientali da parte di pescatori professionisti senza scrupoli. Una secca può comunque essere lontana qualche decina di miglia dal proprio porto di partenza, come il mitico Banco di Pantelleria, o essere a poche centinaia di metri da riva, come la Secca della Croce al Giglio. E conseguenti saranno le difficoltà non solo di trovarla, ma anche di pescarvi’
‘I veri signori delle secche, le prede capaci di incarnare il sogno di ogni pescatore, sono però cernie e ricciole o, per meglio dire, le grandi cernie e le grandi ricciole che si possono incontrare sulle secche al largo. Due pesci nettamente diversi, come diverse sono le tecniche per insidiarli, ma uniti dalla grande mole, in grado di passare spesso i venti chili di peso e di sfiorare in alcuni casi i cinquanta. A dire il vero, e per onore di cronaca, la più grande cernia (Epinephelus marginatus) mai pescata in Mediterraneo pesava 68 kg, ma parliamo di un episodio avvenuto una quarantina di anni fa, e il fatto stesso che fu pescata con un fucile a molla dà il senso della difficoltà della cattura’
LA TANUTA Di Marco Bardi foto Adriano Madonna
Pesce sconosciuto a molti frequentatori del mare, la tanuta presenta un fascino particolare e ottime caratteristiche alimentari. Scopriamo da vicino questo pesce, perché adesso è proprio uno dei momenti
migliori per insidiarlo.
‘A parte la riproduzione, la tanuta conduce vita solitaria o in piccoli gruppi lungo coste rocciose, preferibilmente ripide e profonde, o anche su fondali con praterie di posidonia. I maschi, in genere, preferiscono fondali sabbiosi profondi, oltre i cento metri, comunque vicini a ripide cadute di roccia, dai quali risalgono solo durante il periodo riproduttivo. Questa specie è comune in Mediterraneo, in particolare lungo i fondali della Grecia e della Spagna, ma anche in Francia e in Corsica. In Italia è presente nel Mare Tirreno, sul lato orientale dell’Alto Adriatico e su tutti i fondali adiacenti la Sardegna’
‘Per la pesca in apnea la tanuta è da considerarsi un pesce abbastanza difficile, non tanto per la tecnica di cattura quanto per le consuete profondità dove generalmente la si incontra.
Per fortuna, a settembre e ottobre risale i fondali e staziona in piccoli gruppi lungo le franate ripide o sopra le secche al largo, consentendo qualche tentativo anche ai meno profondisti, specialmente nelle prime ore del mattino. In genere la sua cattura è attuabile con una discesa “a foglia morta” sopra al piccolo branco, dove qualche esemplare permette un certo avvicinamento, purché sia ben calibrato. Di solito si tratta di profondità variabili intorno ai venti metri ma, come dicevamo, in certe zone e la mattina presto non è impossibile colpire una grossa tanuta anche con discese meno impegnative che possono arrivare fino ai dieci metri circa’
‘Le attrezzature ideali consistono in un lungo fucile molto veloce per tiri in acque libere, pinne lunghe e potenti che permettano discese importanti e, soprattutto, un grande equilibrio della zavorra, che consenta una caduta sul pesce senza che il sub sia troppo appesantito, fatto che impaurisce la tanuta e la porta a fuggire con grande rapidità’
PREDE: LE DIFFERENZE Di Alessandro Martorana foto Bardi
Lo stesso pesce può richiedere metodologie di ricerca, avvicinamento e cattura completamente diverse, a seconda che venga catturato in gara o durante una tranquilla pescata con amici. Vediamo insieme come cambiano le cose e perché.
‘Quante volte ci è capitato di assistere a momenti di “scoramento” da parte di nuove leve agonistiche che, convinte di poter “spaccare il mondo” fin dalla prima gara, si sono invece scontrate con una realtà completamente diversa da come se l’erano immaginata! Crediamo che succeda più o meno a ogni gara di incontrare un “giovane” atleta che, dopo aver preso parte alla sua prima gara, se ne sta seduto in disparte, meditando con la testa tra le mani, a cercare una risposta e un senso alla “débâcle” appena vissuta, nonostante la gara abbia avuto luogo su fondali da lui più che conosciuti’
‘Il luogo che scegliamo per una pescata rilassante viene preferito ad altri tenendo conto di molteplici variabili: dalla condizione atmosferica alla temperatura, dalle recenti informazioni avute da altri amici alla propria convinzione che “quel” tratto di mare sia quello migliore in quel particolare momento e, soprattutto, il luogo di pesca viene spesso scelto in base alle superiori caratteristiche ambientali e orografiche che promettono l’incontro con belle prede. La gara no. La scelta del campo di gara non la facciamo noi. Possiamo magari, se possibile, decidere a quale gara partecipare e a quale no, ma “quel” campo di gara sarà lo stesso per tutti i partecipanti e tutti, se vogliono aspirare al successo, dovranno interpretare il comportamento del pesce in “quel” campo di gara esattamente nel momento in cui avviene la competizione’
‘Un altro stratagemma utile in gara con i saraghi nel grotto “sotto pressione avversaria” è il seguente. Molto spesso capita di imbatterci in uno o più grossi saraghi che, alzatisi improvvisamente da una piccola zona di grotto sotto le nostre pinne, partono a velocità supersonica verso il largo. Dovremo essere velocissimi nell’andare immediatamente a vedere la porzione di fondale da cui sono partiti, senza nemmeno tentare di seguirli, perché sarebbe inutile. Spesso, invece, in questo modo potremmo incontrare uno o due grossi saraghi che ancora non hanno preso nessuna decisione’
GIACOMO GRAVINA ARTISTA DEL BLU – Di Giorgio Volpe
Un atleta completo, che gareggia nell’apnea pura e nella pesca in apnea, perché “tutto è mare e tutto è passione”. Gli abbiamo chiesto di parlarci del suo rapporto con le due discipline e i motivi che lo hanno spinto a occuparsi di entrambe e con uguale slancio.
‘Giacomo Gravina, catanese, classe 1969, non è solo uno dei pochi apneisti pescatori che pratica l’agonismo sia nella pesca che nell’apnea, ma è anche l’unico atleta ad aver vestito la maglia azzurra come pescatore e come apneista. Campione italiano di seconda categoria nel 2001 e di assetto costante nel 2002, Giacomo è un atleta completo, che riesce a vivere la propria, immensa passione per il mare e l’apnea con grande coinvolgimento e assiduità, nonostante gli impegni lavorativi e familiari’
NICOLA RIOLO PESCARE PER CONOSCERE IL MARE – Testo e foto di Stefano Navarrini
I successi di Nicola Riolo, uno dei nostri più forti campioni, nascono anche da una profonda conoscenza dell’ambiente. Una grande esperienza che ha consentito poi una perfetta messa a punto delle attrezzature, trasferita in questi ultimi anni anche sul piano commerciale.
‘La pesca in apnea non è e non può essere uno sport perfetto, va detto che Nicola ha sempre fatto il possibile per rendere al massimo in gara. A partire dalla scelta del gommone, che è un Bwa 650 America Open: “È maneggevole, spazioso, particolarmente robusto, e ha una carena eccezionale che consente di raggiungere velocità di crociera elevate anche a pieno carico e con mare formato”. Il che è doveroso per uno che spesso si avventura a pescare sui banchi del canale di Sicilia. Nicola è famoso anche per le sue preparazioni di gara, sempre estremamente meticolose’
‘Tecnicamente, come tutti i campioni, Nicola è polivalente, in grado quindi di catturare cernie a grandi profondità o cefali nella schiuma, ma la tecnica che più lo affascina è la pesca in caduta.
“Non è una tecnica statica come l’aspetto, ma devi trasformarti in un predatore perfetto’
‘La cura del dettaglio, l’analisi sempre approfondita delle situazioni, la voglia di migliorare costantemente e di adattarsi a ogni mutamento di condizioni. Tutto questo ha dato a Riolo un’incredibile esperienza tecnica, che sarebbe stato un peccato non trasferire in pratica. Non sembra quindi un caso che qualche anno fa Nicola abbia tradotto in realtà una sua antica ambizione e abbia creato una propria azienda di prodotti dedicata ai pescatori più esigenti’
MATTIA MALARA -63 METRI IN ASSETTO COSTANTE – Di Gianni Risso
È un’atleta torinese la promessa dell’apnea italiana, che nelle acque liguri di Bogliasco ha stabilito il primato femminile. Complici una perfetta organizzazione e condizioni meteo più che favorevoli, la sua discesa è stata un bellissimo momento sportivo.
VERO O FALSO? METTITI ALLA PROVA – Di Pietro Milano foto Chias Navarrini
Facciamo un gioco, aperto a tutti, più o meno esperti: un classico quiz utile
per disegnare, pur se a grandi linee, il nostro profilo di pescatori subacquei.
‘Il vero appassionato non si fa certo “smontare” da qualche insuccesso, ma da esso trae nuova e rinnovata voglia per invertire la tendenza negativa. Importante è non perdere l’entusiasmo con cui ci si avvicina all’elemento liquido, ben sapendo che ogni uscita sarà ed è un’avventura tutta nuova,
dove si mischiano fortuna, bravura, esperienza e gusto per l’imprevisto.
Il migliorare fa parte della natura umana ed è questo che il nostro test (semiserio, forse!) vuole appurare, ovviamente con tutti i limiti che un simile tipo di prova porta con sé.
Immergiamoci, dunque, in questa “avventura” estiva per saggiarci, ma anche per farci due risate con gli amici alla fine di una vera battuta di pesca in apnea’
PRIMA DI SCENDERE SUL FONDO – Di Marco Bardi foto Chias
In quel breve attimo che il subacqueo passa in superficie a preparare una discesa sul fondo, ci sono un’infinità di fattori che vengono sollecitati. Per riuscire a preparare bene una discesa bisogna concentrarsi e perfezionare ogni fase. Ne risulterà un miglioramento delle propria sicurezza e dei risultati ottenuti.
‘Appena riemersi da una discesa, è necessario recuperare i livelli ottimali per il proprio organismo. Il cuore batte più velocemente per pompare più sangue e, quindi, nuovo ossigeno ai tessuti, i livelli dei gas disciolti nel sangue sono da riequilibrare; l’anidride carbonica è in eccesso e l’ossigeno è carente. Quindi, una pausa in superficie, respirando regolarmente, è necessaria per portare a una frequenza normale il battito cardiaco e riequilibrare i valori dei gas nel sangue. Per riuscire a capire se il battito è a un giusto livello, non c’è bisogno di strumenti.
E’ una sensazione naturale, che si avverte “ascoltando” il proprio corpo.
È possibile percepirla anche stando seduti su una poltrona o passeggiando per strada’
‘Il muscolo diaframma è una cupola tesa tra l’arcata interna delle ultime coste e lo sterno. Quando si contrae, si abbassa, spingendo il contenuto addominale verso il basso, provocando così l’aumento del volume dei polmoni nella loro parte più bassa, che peraltro è quella più capiente’
‘La respirazione diaframmatica è più rilassante e, grazie al migliore controllo, favorisce il benessere e la concentrazione. Molte tecniche di rilassamento e di yoga sono legate alla dinamica della respirazione diaframmatica. Spingendo lentamente il diaframma verso il basso si inspira aria che raggiungerà anche le cavità inferiori dei polmoni. Il movimento è lento e progressivo e il tempo medio in cui avviene potrebbe essere quantificato attorno ai 10 secondi’
‘Una volta conosciuti i meccanismi e i vantaggi, sarà tutto più semplice e spontaneo. Scendere in apnea con il piacere di farlo è senz’altro ben diverso dallo scendere con l’ansia e la preoccupazione. La mente deve essere serena, ma, allo stesso tempo, deve restare vigile e concentrata sull’azione di pesca’
PESCANDO SOTTO LA PIOGGIA – Di Antonio Mancuso foto Chias/Navarrini
Piove e la giornata sembra inadatta a una bella battuta di pesca in apnea? Non è proprio così, anzi… A volte la pioggia può addirittura aiutarci. Come? Leggiamo con attenzione queste pagine.
‘Ovviamente, stiamo parlando di situazioni meteorologiche non critiche: quei momenti in cui le condizioni del mare possono permettere al pescatore di rimanere in acqua senza che egli possa correre rischi di alcun genere, per un improvviso peggioramento del moto ondoso. A ogni buon fine, diverse possono essere le situazioni in cui il pescatore in apnea può venirsi a trovare in acqua mentre piove: ad esempio, la stagione, le condizioni del mare, i repentini cambi delle condizioni meteorologiche, il litorale prescelto e, infine, se si effettua la battuta di pesca partendo direttamente da riva a nuoto o se si utilizza il mezzo nautico’
‘Delle varie situazioni in cui il pescatore in apnea potrebbe venirsi a trovare quando piove, ve ne sono alcune che possono presentare aspetti favorevoli per l’attività venatoria. Una di queste, ad esempio, coincide con quei contesti in cui, anche sotto la pioggia, il mare resta calmo. Affinché ciò avvenga, però, è indispensabile che non vi siano perturbazioni in arrivo e che non spirino venti nella zona prescelta per la nostra battuta di pesca. Perché piova, però, è essenziale che il cielo sia nuvoloso. Questa nuvolosità, in effetti, assume un ruolo abbastanza positivo sull’economia della battuta di pesca, poiché tende ad affievolire la luminosità ambientale e rende le ombre meno nette’
‘In questi casi, l’esperienza insegna che quando si individua un posto dove togliersi la muta al riparo della pioggia, si deve sempre valutare attentamente se, nel tragitto che lo separa dall’automobile, non vi siano rigagnoli. Alimentati da piogge a volte torrenziali, questi minuscoli corsi d’acqua possono aumentare notevolmente la loro portata, creandoci notevoli difficoltà per attraversarli con gli indumenti asciutti addosso’
SEGNI DI STANCHEZZA – Di Marco Bardi foto Chias/Navarrini
La pesca in apnea è considerata una delle discipline a maggiore dispendio energetico, anche se, a causa del suo fascino e della nostra passione, spesso ci si dimentica del tempo e dei segnali di stanchezza,rischiando di superare i limiti di resistenza.
‘La stanchezza fisica si può sommare anche a quella mentale, che viene condizionata da innumerevoli fattori. Un soggetto che comincia a sentire segni di stanchezza non ha più la stessa lucidità di azione che aveva all’inizio della battuta, e allora subentra più ansia, più noia, più freddo. Sono, questi, tutti fattori che incidono in misura rilevante sul consumo energetico e, quindi, aumentano il livello di stanchezza generale.
Le due forme di stanchezza mentale e fisica sono indipendenti e possono generare situazioni differenti. Quando il fisico è molto stanco, ma la voglia di pescare è ancora forte, si può manifestare uno stato di stanchezza generale, che viene messa in secondo piano dalla voglia di continuare. A questo punto, l’attenzione verso i segnali del proprio organismo diminuisce in modo pericoloso’
‘Dunque, più scorte disponibili si hanno e meglio sarà. Per una normale attività di tre-quattro ore a profondità variabili, l’impegno energetico medio è già tale da intaccare buona parte delle scorte energetiche disponibili. Se poi l’attività è giornaliera per un periodo di più giorni consecutivi, figuriamoci quanto necessarie possono rivelarsi tutte le forme di integrazione e di stoccaggio energetico! La colazione, quindi, è sempre consigliata, proprio come ulteriore e ultima scorta energetica “fresca”‘
E’ ACCADUTO UN’ESTATE’ – Di Alessandro Martorana foto Paone
Da un racconto di “ordinaria amministrazione” possiamo capire quanti errori si possono commettere in una normale battuta di pesca organizzata all’improvviso e quanto poco può bastare per muoversi, invece, in piena sicurezza e divertirsi molto di più.
‘Sguazzando con le pinne fuori dall’acqua raggiunge il fondo e spara al polpo tra gli occhi. È fatta, ormai è in suo potere e pregusta la sua uscita trionfale con il polpo infiocinato, destinato a diventare una bella insalata di mare. Ma non è così: appena prova a tirare l’asta fuori dalla tana, la fiocina si sfila dalle carni del mollusco, che si ritrae profondamente nella tana, trincerandosi dietro un muro di sassi e conchiglie.
Disperato, tenta di demolire il muro con le mani, scavando tra i sassi e la sabbia, con il solo risultato di ridurre le mani a una rete di graffi e tagli, complice anche la pelle macera per le troppe ore passate in acqua senza un’adeguata protezione. Oltre alla beffa, anche i danni!’
‘In acqua, il senso del tempo è molto relativo e s’impara a valutare il trascorrere delle ore solo con l’esperienza. Chi incomincia farebbe bene a portarsi un orologio (e a guardarlo!), se vuole essere sicuro del rispetto dell’orario di rientro e di quanto tempo stia veramente passando in acqua. Un’altra cosa da valutare è la conformazione della costa: non sarebbe male fare prima una passeggiata esplorativa sulla riva, per valutare anche altri eventuali vie di fuga e avere la possibilità di uscire in fretta dall’acqua in caso di problemi’
3° MEMORIAL ZAMPOLINI – Di Alessandro Martorana foto Bardi
Anche quest’anno, com’è ormai tradizione, la manifestazione ha avuto una bella partecipazione di agonisti e di pubblico. L’intero ricavato è stato devoluto all’Avo, Associazione Volontari Ospedalieri di Civitavecchia.
‘L’idea è quella di utilizzare la fortunata formula delle gare a squadre di tre persone, che si alternano alla guida del gommone, per organizzare una pescata in stile agonistico, ma aperta a chiunque voglia parteciparvi e stilare, alla fine, una classifica che premi, sì,
i più “bravi”, ma soprattutto in che misura le varie squadre hanno contribuito alla “costruzione” dell’assegno. Nell’edizione di quest’anno del Memorial Zampolini il ricavato è stato devoluto all’Avo, Associazione Volontari Ospedalieri di Civitavecchia. Sono stati raccolti, attraverso la vendita del pescato, circa 1000 euro, che sono stati girati direttamente al presidente dell’Avo, Marco Vispi’
‘Per questa manifestazione è stato deciso un peso minimo generale di 300 grammi e un numero massimo di dieci esemplari per specie, in linea con l’attuale regolamento federale. Con la differenza, però, che il dentice poteva avere un peso minimo di 750 grammi e un coefficiente aggiuntivo di 4000 punti e l’orata e la spigola un peso minimo di 500 grammi per un coefficiente di 2000 punti’
‘Alla fine, l’ha spuntata,
manco a dirlo, la squadra capitanata dal “Roscio” , alias Fabio Antonini, che, con il neocommissario tecnico Maurizio Ramacciotti e Daniele Petrollini, ha portato al peso ben undici prede, tra cui spiccava una corvina di ben 1684 grammi’
CRESSI SUB: COLTELLO KILLER – Di Alessandro Martorana
Un coltello presente sul mercato da molti anni, ma che, con il suo progetto centrato, è sempre attuale e funzionale. Il segreto del successo è da ricercarsi nella semplicità costruttiva associata a un’estrema attenzione per la ricerca della robustezza e dell’affidabilità del prodotto. Le sue dimensioni sono particolarmente contenute.
EFFESUB: FUCILE AD ELASTICO CARBON BLADE 100 – A cura della redazione
La linea dei fucili a elastico Europa di Effesub si amplia: dopo la lega di alluminio
Ergal e il legno Wood, è la volta del carbonio aerospaziale.
SPORASUB: MASCHERA COMFORT – Di Alessandro Martorana
Una maschera progettata e costruita con canoni mirati più alla pesca che all’apnea. Il particolare disegno del facciale, comprimibile “a soffietto”, permette un’autocompensazione della maschera con l’aumentare della profondità. La mancanza di flangiatura interna dona alla Comfort una particolare comodità anche dopo molte ore d’uso.
C4: ARBALETE MONOSCOCCA 130 – Di Alessandro Martorana
Un fucile destinato a prede lontane e di grosse dimensioni. Gli arbalète C4, realizzati con una “monoscocca” di carbonio, sono il frutto della tecnologia applicata alla pesca in apnea.
BEST DIVERS: PLANCETTA DIVE HUNTER – Di Alessandro Martorana
Una plancetta gonfiabile con buone caratteristiche di portata, galleggiamento e robustezza.
MAT MAS: CARBONPLUS STEP THREE – Di Alessandro Martorana
Un paio di pinne con pala realizzata con una “fusione” tra la fibra di carbonio e quella di vetro, miscelandone così le diverse proprietà positive. Disponibili in tre durezze diverse.
PICASSO: PINNE CARBONPRENE – Di Alessandro Martorana
Un paio di pinne realizzato con un’inedita unione carbonio-neoprene.La parte centrale della pala è in solo neoprene, creando così una particolare canalizzazione durante la flessione della pala.
TIRIAMO LE SOMME – Di Roberto Tiveron foto Balbi
Settembre può essere il momento migliore dell’anno per praticare l’apnea, ma anche quello per fare un bilancio,esaminare i risultati raggiunti e, magari, studiare un allenamento opportuno per conservarci perfettamente in forma.
‘L’apneista che gode di una buona esperienza, maturata in anni di attività, si ritrova ogni anno a constatare che l’evoluzione continua e le informazioni aumentano a ogni immersione.
Ciò significa che a ogni stagione si diventa sempre più bravi o, almeno, così dovrebbe essere. Naturalmente, è necessario che il fisico riesca ad assecondare in pieno ciò che una maggiore maturità mentale può permettere in fatto di prestazioni, quindi solo con un’adeguata preparazione fisica si può notare che a ogni stagione le prestazioni migliorano o si stabilizzano su dei livelli molto alti’
‘Un buon allenamento cardiovascolare è fondamentale. Esso permetterà al cuore di reagire e adattarsi meglio alle sollecitazioni e alle modificazioni fisiologiche date dalla contrazione muscolare che si verificherà in apnea, dalla carenza di ossigeno e dall’aumento di anidride carbonica.
Affinché il cuore sia ben preparato a queste condizioni, sarà necessario un lavoro prettamente aerobico e vascolarizzatore, con sforzi di intensità media e prolungati, come quelli che si sostengono nella corsa di fondo, nel ciclismo e nel nuoto’
‘È da bandire completamente l’iperventilazione, per le ben note conseguenze che comporta.
È provato scientificamente che questa pratica, oltre a essere contraria ai principi dell’apnea (diving reflex), inibisce completamente o ritarda i segnali di allarme inviati dall’organismo al cervello, che ci impongono di emergere e respirare per far ristabilire i valori fisiologici sui giusti parametri. Imparare a praticare una preparazione adeguata all’immersione, attuando una ventilazione controllata, permetterà al ritmo cardiaco di attestarsi su frequenze basse, mantenendo attivi i campanelli di allarme che si presenteranno puntuali nel caso di apnee prolungate’
CAMPANIA: NEL GOLFO DI POLICASTRO – Di Antonio Mancuso
Panorami invitanti e fondali di varia natura adatti a neofiti e a pescatori esperti. Ecco come si presenta questo tratto di costa del Cilento.
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