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Pesca in Apnea N° 30 – Agosto 2005


La copertina del numero 30 di Pesca in Apnea

I servizi sui personaggi del nostro settore che praticano sia la pesca in apnea che l’apnea profonda, che Giorgio Volpe sta realizzando per la nostra rivista, sono molto seguiti. Spesso riceviamo lettere, telefonate e anche e-mail da lettori in ansia perché la rivista non e’ arrivata puntualmente alla loro edicola e, dunque, non sono riusciti ad assaporare l’intervista di Giorgio. La formula e’ quella giusta perché all’immediatezza di un veloce domanda/risposta si somma l’interesse per l’argomento, che e’ forse il cuore della nostra attivita’.
Apneisti puri o pescatori in apnea, dunque? O entrambe le cose? Questa volta, per presentare il numero di agosto del nostro mensile agli amici di Apnea Magazine, utilizziamo le parole dell’atleta intervistato questo mese: Paolo Acanti, naturalmente anche lui apneista e pescatore. Ci sono un paio di passaggi nell’intervista che in poche parole, ma con grande sensibilita’ e intelligenza, spiegano tutto. Su queste parole val la pena di riflettere. Naturalmente, per rendere chiari i concetti espressi, abbiamo modificato l’ordine del periodare di Acanti. Peccato veniale. Ecco le domande di Giorgio e le sue risposte:

Parlaci delle attrezzature che utilizzi per la pesca e l’apnea. Come ti regoli? Hai un unico borsone, che adatti alla situazione, o differenzi in modo marcato le attrezzature per le due discipline?
Diciamo che sto lentamente differenziando l’attrezzatura, anche se, in verita’, quando vado in mare mi porto sempre tutto l’occorrente anche per la pesca, mio vero chiodo fisso. Non si sa mai: in caso di avvistamento di qualche bella preda durante una seduta di allenamento di costante o variabile, non voglio ritrovarmi senza la possibilita’ di tentare una cattura.

Come sarebbe? L’apneista non scende in profondita’ per “guardarsi dentro”?
Si’, ma io sono malato per la pesca, riservo un pensierino ai pesci anche quando mi alleno sul cavo, e non c’e’ tuffo in cui non getti un occhio intorno con la speranza di un avvistamento. Non a caso, porto sempre il fucile in gommone, quando esco per allenarmi in assetto costante. In generale, nelle mie discese sul cavo tendo a distrarmi sempre con la vita che mi circonda, e la mia attenzione e’ attratta anche dalla mangianza o da pesci che non possono considerarsi prede del pescatore in apnea. Credo che si tratti, banalmente, di una deformazione dovuta alla mia natura di pescatore.

Cattura del pesce e ricerca della profondita’ sono i due obiettivi principali di pescatori e apneisti. Secondo te, per quale motivo queste due attivita’ esercitano un richiamo cosi’ forte su chi si avvicina all’immersione in apnea?
Credo che l’istinto venatorio sia un fatto che riguarda la nostra stessa natura di predatori. La pesca in apnea e’ una disciplina nata in tempi recenti, circa settant’anni fa, ma le motivazioni del pescatore sono le stesse dell’uomo cacciatore e pescatore di sempre. Per quanto riguarda la profondita’, invece, credo che la molla siano le sensazioni che si provano durante un tuffo nel blu: sembra di volare, nel perfetto silenzio. Probabilmente, esiste anche una componente legata al rischio potenziale insito in una discesa in profondita’, che fa aumentare la produzione di endorfine, amplificando queste sensazioni e rendendole ancora piu’ travolgenti.

Ma su Pesca in Apnea di agosto, ci sono molti altri interessanti servizi che val la pena di leggere. Ed ecco, come facciamo ogni mese, una panoramica del numero in edicola di Pesca in Apnea. Buona lettura a tutti gli amici di Apnea Magazine e buona estate. Un bel mare e tanta serenita’.

Pag. 22: PREDE / PESCARE D’ESTATE – LA PALAMITA di Marco Bardi

E’ proprio nel periodo che va da luglio a ottobre che si puo’ incontrare con maggiore frequenza questo pesce che regala forti emozioni. Si pesca nel blu, e non e’ riservato solo ai piu’ esperti…

‘ La palamita vive in branchi formati da diverse decine di esemplari ed e’ vorace predatore di piccoli pesci azzurri, ma anche di branchi di muggini, di aguglie e di occhiate.
Il suo periodo riproduttivo puo’ andare dalla primavera a tutta l’estate, mentre la massima abbondanza di questa preda e’ molto legata alla migrazione dei grandi branchi di pesci azzurri, che, di solito, si concentrano vicino alle coste proprio nel periodo che va da luglio fino a ottobre.
In questo periodo si puo’ trovare in prossimita’ di coste rocciose e di promontori, solitamente nelle vicinanze di un gradino batimetrico marcato, ovvero dove il fondale scende in modo ripido e improvviso’
‘ Per individuare un branco di palamite, certe volte basta seguire il volo eccitato di gabbiani sopra il pelo dell’acqua con repentini sussulti. Sotto i gabbiani ci sono certamente dei predoni che fanno razzia di piccoli pesci azzurri, e i gabbiani banchettano con i pesci spezzati.
Di solito i predoni sono un branco di palamite, ma certe volte puo’ trattarsi di ricciole, come pure di tonni o di lampughe.
In ogni caso, la situazione e’ sempre ottimale. Conviene avvicinarsi silenziosi e cauti per tentare qualche planata nel blu sotto al punto dove e’ avvenuto il banchetto. Ideale e’, in ogni caso, operare con un certo tempismo, perché il branco di predoni si sposta veloce e si rischia di arrivare a banchetto terminato’
‘ Una volta colpita, ha una reazione immediata e molto potente, quindi occorre utilizzare un buon mulinello, ben regolato per rilasciare il filo senza forti attriti’

Pag. 29: PESCATORI E BUONGUSTAI / DALLA FIOCINA ALLA FORCHETTA di Stefano Navarrini

Non solo pesca. Ecco le prede pescate e cucinate per voi dai campioni del nostro sport. Perché la cattura di un pesce sarebbe triste cosa senza una giusta glorificazione gastronomica.

‘ Estate! Con la famiglia e gli amici diventa divertente cimentarsi anche fra i fornelli, un ambiente dov’e’ piu’ facile emulare le gesta dei campioni, tanto che per una volta abbiamo chiesto proprio a loro non tanto di raccontarci di quel dentice preso a 35 m con un aspetto di tre minuti, ma piu’ semplicemente di descriverci la lunga strada di una loro preda passata dalla fiocina alla forchetta. Naturalmente non si puo’ parlare solo di dentici e ricciole, e anzi e’ bene ricordare che anche i cosiddetti pesci poveri, se ben cucinati, assumono una loro dignita’ gastronomica favorita dalla freschezza di un pesce pescato da poche ore’
‘ Il primo suggerimento puo’ essere quello di pulire il pesce in acqua, ancora prima di passarlo in barca: e’ piu’ facile, non si sporca (soprattutto con le squame) e si elimina un primo elemento di deteriorazione. Un secondo suggerimento puo’ riguardare la conservazione a bordo del gommone, soprattutto se prevedete di stare fuori tutta la giornata. Con i caldi estivi un pesce lasciato malamente al sole puo’ deteriorarsi anche in poche ore. La cosa migliore e’ ovviamente disporre di una ghiacciaia portatile tipo il classico Igloo, in cui la cosa piu’ pratica e’ mettere al mattino due o tre bottiglie di acqua minerale in plastica fatte ghiacciare nel freezer (plastica e non vetro, perché notoriamente l’acqua ghiacciando si dilata e nel caso potrebbe spaccare il vetro). Se non volete affrontare la spesa di un Igloo, anche una piu’ economica borsa termica puo’ supplire discretamente’

Pag. 36: IN PRATICA / PROGRAMMARE PER NON FALLIRE di Alessandro Martorana

Programmare, preparare, fare in modo che ogni cosa sia pronta per la nostra tanto desiderata battuta di pesca. A partire dal borsone fino allo stivaggio dell’attrezzatura nel gommone e alla decisione dei punti d’immersione ideali.

‘ Il segreto per essere sicuri di non aver dimenticato nulla (senza arrivare al punto di stilare una lista su cui spuntare le attrezzature da mettere in borsa) e’ quello di tenere tutto il nostro equipaggiamento in un unico sito e, soprattutto, in ordine. Ordine significa ritrovare sempre ogni cosa (anche cio’ che non ci ricordavamo di possedere) e ritrovarla funzionante’
‘ Stiviamo le attrezzature sul gommone con intelligenza e metodo. Mi sembra ieri quando appena diciottenne, venivo introdotto nel “sancta sanctorum” della pesca agonistica romana, il Tirreno Sub Roma. Fino a poco tempo prima, le mie battute si svolgevano in compagnia di amici piu’ o meno capaci, ma comunque lontani anni luce dai personaggi che, dal momento in cui mi iscrissi all’allora maggior circolo della capitale, ebbi modo di conoscere e frequentare’
‘ Le cinture, dunque, andranno raggruppate in un’unica zona del gommone, piu’ in basso possibile,
e possibilmente nella cesta dell’ancora, in modo da non ritrovarcele tra i piedi (o, peggio, sopra) dopo un inaspettato colpo di mare o magari perché il nostro piccolo motore “impenna” eccessivamente il mezzo, sovraccaricato nella fase precedente la planata. Curiamoci, inoltre, di frapporre un qualcosa di morbido e “sacrificabile” tra le cinture e la carena del mezzo.
Le borse dovranno essere disposte in modo tale da formare un unico “blocco”, le une con le altre, il piu’ possibile orizzontale, senza sovrapposizioni’

Pag. 42: AGONISMO / MANCIA’ A SORPRESA di Stefano Navarrini

Un campionato italiano ricco di sorprese e colpi di scena, che alla fine ha portato sul podio un nome nuovo, quello di Sandro Mancia, confermando con il secondo posto di Aldo Calcagno la validita’ della scuola siciliana. A livello tecnico, una rivincita del pneumatico sull’arbale’te.

‘ Una sfida all’incertezza, perché in un campionato che gia’ parte orfano di alcuni possibili protagonisti, per la conquista del titolo i campioni piu’ campioni non possono accampare scuse, e gli altri possono solo sperare nel grande exploit e nell’aiuto della dea bendata.
Ma la pesca in apnea, oggi sotto l’egida della Fan (Formula a nuoto), non e’ uno sport perfetto, ed e’ in fondo questo che la rende particolarmente affascinante, visto che alla fine e’ sempre il mare a decidere’
‘ Abbiamo detto che la pesca in apnea e’ uno sport imperfetto, nel senso che a volte il caso e le circostanze possono alterare i valori in campo, ma alterare non e’ stravolgere, e quando poi vai a vedere le classifiche nell’arco del tempo vedi anche che i nomi che contano sono alla fine sempre quelli, che il singolo exploit resta spesso tale, e che se invece l’episodio occasionale si ripete, forse e’ solo perché sta nascendo un nuovo campione’
‘ Scorriamola un po’, quindi, questa classifica, perché traccia il quadro dell’attuale e, inevitabilmente, del prossimo campionato. Dietro Mancia, staccato di pochi punti, si e’ piazzato Aldo Calcagno, a sottolineare il grande successo della Effesub. Terzo, come detto, Maurizio Ramacciotti davanti a Roberto Praiola, autore di una prestazione maiuscola. Bellani si e’ piazzato in quinta posizione, rimarcando che, anche quando le cose non girano per il verso giusto, la classe non e’ acqua. E lo stesso discorso va fatto per Nicola Riolo, come detto vincitore della seconda giornata. Rispettivamente 7° e 8° due nomi nuovi come Bartelloni e Milluzzo, seguiti da Petrini, che con le sue orate ha recuperato una quantita’ di posizioni’

Pag. 48: IL RACCONTO / UNA GIORNATA RICCA DI EMOZIONI di Marco Bardi

La promessa di una cena impegnativa, il timore di non farcela e un epilogo’ emozionante a tu per tu con un dentice molto combattivo.

‘ La tana era molto ampia all’ingresso, ma stringeva e si abbassava sempre di piu’ verso l’interno. Ero naturalmente senza torcia, perché pescando all’aspetto non la porto mai al polso e, considerata l’urgenza dell’esplorazione, decisi di guardare senza torcia. In fondo al meandro si vedeva qualcosa riflettere: era il grosso sarago che, al sicuro nel lungo meandro, si spostava lentamente verso destra. Non esitai a sparare in direzione del pesce, che, comunque, non vedevo bene’
‘ Proprio da destra arrivarono improvvisi segnali di una presenza. Poche castagnole staccate dal branco si spostarono frettolosamente passandomi davanti da destra verso sinistra. Mi venne spontaneo girare lentamente la testa e vidi quell’apparizione come un miracolo. Era un grosso dentice che dal basso risaliva il fondale verso di me. Le castagnole lo avevano gia’ percepito e il loro spostamento mi aveva avvertito’
‘ Nell’incrociarmi si fermo’ per una sola frazione di secondo, il tempo necessario per avvicinarmi e puntare. Mi passo’ sotto, dibattendosi ancora, speranzoso della fuga, e il dito impaziente premette il grilletto con perfetta scelta di tempo. Il tiro breve ma difficile ebbe successo, grazie anche alla fiocina a quattro punte che si pianto’ sulla coda del pesce da una notevole distanza. Lo afferrai immediatamente mentre si dibatteva, ma non era ancora finita!’

Pag. 54: VIZI E VIRTU’ / LA BUGIA – VITA, MORTE E MIRACOLI di Pietro Milano

Esiste, in qualche posto del mondo, un pescatore che non dice bugie? Forse no: la bugia fa parte integrante della pratica venatoria, e’ un po’ la sua anima e la sua essenza. Ma ci sono tanti tipi di bugie’

‘ Il fatto di sviare, con qualche innocente trucchetto, eventuali concorrenti fa parte delle regole del gioco, ma diro’ di piu’: visto che la pratica di sviare i concorrenti (i pescatori in apnea locali, sempre pronti a carpirti i posti migliori) e’ una tra le piu’ diffuse, si e’ creata una specie di “sindrome da posto buono”. Di fatto, nessuno piu’ crede che le prede, pescate e raccontate, siano state prese nel tal sito e, di conseguenza, tutti sono portati a pensare l’esatto opposto, facendo quindi il gioco (involontario) di chi dice la verita’. In conclusione, nessuno crede piu’ a nessuno e qualche volta si instaura un clima, peraltro ingiustificato, di sospetto e diffidenza’
‘ Sempre in gara, la “balla strategica” e’ di uso comune: serve, in sostanza, a depistare il concorrente che ti vede insistere su una determinata mira. La tana piena di pesce diventa, per l’occasione, un’unica preda incastrata che non ne vuole sapere di arrendersi e l’eventuale numero di prede (che va dichiarato ai giudici, come da regolamento) appaiono tutte, sfortunatamente, sotto o al limite di peso. Solo nel momento della pesatura, riacquistano miracolosamente corpulenza e peso iniziali’

Pag. 56: L’INTERVISTA / APNEISTA E PESCATORE di Giorgio Volpe

Pescatore in apnea sin da bambino, un giorno Paolo Acanti, durante il servizio militare, conobbe Davide Carrera, che gli contagio’ anche la passione per l’apnea pura.

‘ Paolo Acanti, genovese, classe 1974, e’ uno dei pochissimi atleti italiani che si dedica all’agonismo tanto nella pesca quanto nell’apnea pura. Dopo aver maturato esperienza nel circuito agonistico di apnea, ottenendo risultati che gli sono valsi l’inserimento nel Club Azzurro dello scorso anno, Acanti ha iniziato, quest’anno, la sua prima avventura nelle selettive di pesca in apnea, ottenendo subito risultati apprezzabili. Lo abbiamo intervistato’

Pag. 60: TATTICA / UNA ZAVORRA EQUILIBRATA di Marco Bardi

Puo’ sembrare un argomento banale, ma assume un’importanza determinante sia ai fini della riuscita di una battuta sia per la propria sicurezza in immersione. Scopriamo, passo dopo passo, i vantaggi e i metodi per un corretto equilibrio della zavorra.

‘ La zavorra generalmente e’ costituita da una cintura in gomma elastica con fibbia di chiusura a sgancio rapido.
E’ preferibile la cintura in gomma elastica, perché essa aderisce al corpo in ogni fase d’immersione, senza spostarsi con facilita’, come invece avviene con la cintura in tela che, non essendo elastica, non segue la diminuzione di circonferenza del corpo, dovuta alla pressione idrostatica, e ruota spostandosi di continuo.
Sulla cintura si inseriscono i pesi, che di solito hanno la forma di lingotti di piombo di peso variabile da 0.5 fino a 3 kg.
Requisito fondamentale e’ che la fibbia della cintura sia “a sgancio rapido”, cioe’ che permetta di liberarsi con facilita’ di tutta la zavorra in caso di bisogno’
‘ Per quanto riguarda i piombi, occorre tenere presente che sono preferibili lingotti da 1 kg, i quali vengono distribuiti in modo piu’ uniforme e, quindi, permettono
un bilanciamento migliore. Qualora non sia possibile avere in un’unica cintura tutti piombi di pari peso, allora conviene utilizzarne due o piu’ di peso superiore come, ad esempio, quelli da 2 kg. Naturalmente, se la profondita’ di esercizio aumenta o diminuisce come abbiamo detto, la zavorra va modificata di conseguenza’
‘ Un altro sistema di zavorramento poco utilizzato in Italia, specialmente dai meno profondisti, e’ il sistema del piombo mobile, detto anche “pendolo”.
Si tratta di un piombo a siluro molto idrodinamico, del peso di circa 4-5 kg, che il subacqueo tiene collegato alla sagola della boa. Una volta sul fondo lo lascia, per poi recuperarlo dalla superficie’

Pag. 66: PESCA AI TROPICI / APPUNTAMENTO CON IL GIANT TREVALLY di Carlo Avolio

Se capita di voler riunire a tutti i costi la passione della pesca subacquea a quella per i fondali tropicali, ecco cosa puo’ accadere. Un bel giorno, proprio quella cattura attesa anni diventa realta’: un carangide di circa 30 chili e’ la nostra preda, non l’unica, ma di certo la piu’ significativa di un ricchissimo carniere.

‘ Nosi Lava, isola inquietante, con pareti a picco quasi ovunque, dove la corrente e’ sempre presente cosi’ come gli squali e dove la vista di grandi pelagici e’ sempre possibile… La prima volta che ci si immerge a Nosi Lava si e’ presi da un timore irrazionale, come di un qualcosa che deve accadere, misto alla consapevolezza che la tipologia del fondo e le correnti porteranno certamente a tiro una preda speciale. Molte volte, infatti, magnifici esemplari di carangidi in caccia avevano avuto la meglio su di noi: ricordo, fra tutti, un arpione con le alette rovesciate, oggi souvenir nelle mani del buon Andrea insieme all’asta del pneumatico ritorta! ‘
‘ Un’attesa che dura non poco, anche grazie all’esigua quota operativa. Poi, piu’ in alto di me, sulla sinistra, ecco la fiera immagine di un bel giant trevally intento a cacciare: mi stacco delicatamente con un colpo della mano sinistra e mi porto sulla batimetrica della sua traiettoria, col risultato che il mio Tahiti 120 si trova a 45° rispetto alla sagoma del pesce: scatta veloce e potente la tahitiana da 7 mm e il pesce e’ passato da parte a parte!’

Pag. 69: TECNICA / IL TIRO – QUANDO RINUNCIARE di Antonio Mancuso

Nel corso della carriera sportiva del pescatore in apnea vi sono situazioni particolari in cui non sempre conveniente scoccare il tiro.Vediamo quando succede e perché.

‘ Quando e’ intento a catturare le prede tipiche del bassofondo, quindi, anche il pescatore alle prime armi puo’ essere direttamente coinvolto in situazioni di questo tipo. Pesci come gronghi, murene e polpi, soprattutto quando si tratta di esemplari di proporzioni generose, se non colpiti in punti vitali, lo impegneranno duramente nel tentativo di riuscire a estrarli dalle loro tane. Una condizione, questa, che, in molti casi, lo vedra’ costretto ad abbandonare la preda ferita’
‘ Abbiamo gia’ accennato come pesca in apnea e salvaguardia dell’ambiente possano e debbano coesistere. Il modo piu’ semplice per mettere in atto questo principio e’ quello di rispettare il mare effettuando prelievi mirati di pinnuti che abbiano superato la taglia minima consentita per la loro cattura, che abbiano completato almeno un ciclo riproduttivo e che, infine, possano trovare un adeguato utilizzo in campo gastronomico’
‘ Quando l’esperienza del pescatore ha raggiunto livelli eccellenti e il gioco diventa veramente appassionante, non sempre e’ il caso di premere il grilletto per catturare la prima preda che giunge a tiro. Generalmente, il bravo pescatore non si accontenta del primo pinnuto che capita. L’esigenza di mettere a frutto la lunga esperienza acquisita lo spinge a insidiare prede di prestigio, sicuramente piu’ appaganti e certamente meno banali da catturare’

Pag. 74: APNEA / HOMAR LEUCI – UN CAMPIONE PER IL FUTURO di Alberto Balbi

Atleta bravo e promettente, ha battuto il record italiano di dinamica senza pinne, un record solo ufficioso, poiché la disciplina non e’ contemplata nei regolamenti federali. Ma’ qualcosa, forse, si sta muovendo.

‘ Gli ultimi minuti di preparazione si sono svolti nel silenzio piu’ assoluto: solo i lunghi e profondi respiri di Homar facevano eco attraverso centinaia di sguardi!
Un ultimo respiro e’ via! Inizia il viaggio. Seguo Homar lungo la vasca, la sua rana e’ sinuosa, le sue bracciate efficaci. Le vasche si susseguono: prima 25 metri, poi 50, poi si vira ai 70 metri. L’atleta prosegue, apparentemente tranquillo: virata dei 100 e li’ davanti, il segnale del primato precedente e’ superato. Homar ce l’ha fatta, ma il suo obiettivo sono i 125 metri, ed e’ li’ che va ad uscire! L’uscita non e’ perfetta come quella degli ultimi allenamenti, ma Homar ha percorso questi 125 metri con il peso di tutti noi che a bordo vasca abbiamo trattenuto il respiro con lui. Homar Leuci e’ il nuovo primatista italiano! Mentre scattiamo i primi fotogrammi del nuovo campione, vediamo Nicola Brischigiaro visibilmente commosso. Ma finalmente si festeggia! Bravo Homar!’

Pag. 76: APNEA / MA NON E’ LA STESSA COSA di Roberto Tiveron

Vediamo quali sono le differenze fra l’immersione in apnea pura e quella finalizzata alla pesca. Caratteristiche e sistemi di allenamento.

‘ La fase preparatoria dell’apneista sara’ improntata al raggiungimento della massima decontrazione muscolare, possibile grazie al fatto che l’atleta e’ completamente immobile in superficie, visto che dovra’ quasi sempre immergersi lungo il cavo posto di fronte a sé. La ventilazione sara’ diaframmatica, lenta ed efficace, al fine di ottimizzare la percentuale di ossigeno a livello ematico e, nel contempo, di lasciare la percentuale di anidride carbonica sui giusti valori fisiologici affinché siano sempre attivi i campanelli di allarme e la frequenza cardiaca sia piu’ bassa possibile. L’apneista cerchera’ di vivere in questi momenti preparatori, istante per istante, tutta la futura e imminente immersione, quasi a voler ripassare e automatizzare ancora di piu’ ogni movimento del gesto atletico dell’immersione. Il pescatore, allo stesso modo, cerchera’ di ottenere in preparazione le stesse condizioni fisiologiche di un apneista, per quanto sia possibile. Normalmente, il tempo sara’ inferiore, poiché piu’ frequenti saranno questi momenti, tanto piu’ spesso non sara’ possibile conservare l’immobilita’ sul pelo dell’acqua’
‘ Per quanto riguarda le attrezzature da usare nelle due specialita’, possiamo dire che potrebbero essere le stesse, ma con qualche piccola variazione. A parita’ di costituzione e di preparazione fisica, cio’ che potrebbe essere diverso fra le due specialita’ sono la durezza delle pinne, il volume interno della maschera e la quantita’ di zavorra da indossare. Per il resto, una buona muta da apnea puo’ andare benissimo anche per la pesca in apnea. Parlando di pinne, si puo’ affermare che la tendenza dei purapneisti e’ quella di usare pale piu’ morbide rispetto a quelle indicate per la pesca, poiché una pala piu’ morbida, sebbene abbia minore spunto, permette di gestire al meglio anche l’ultima fase della risalita, la piu’ critica, dove la fatica muscolare e l’acido lattico cominciano a farsi sentire aumentando il consumo di ossigeno’

Pag. 82/93: PARLIAMO DI TECNICA

POLOSUB: MUTA FORZA TRE
L’azienda ha realizzato con Daiwabo un nuovo modo di concepire la muta: il comfort e la vestibilita’ di una liscia e spaccata, ma con le prerogative di robustezza di una muta foderata. L’esclusivo sistema di accoppiamento di due tipi di neoprene con in mezzo un terzo elemento in tessuto superelastico consente la cucitura anche sul neoprene liscio.

GIMANSUB: ARBALETE DENTEX 90
Un fucile di elevati contenuti tecnici e realizzato con legni pregiati, con estrema curaper i particolari. Notevole duttilita’ di armamento, realizzabile intervenendo su elastici e asta, per usare il Dentex per ogni tecnica di pesca. Assetto sempre corretto e impugnatura a richiesta per destri o mancini.

SEAC: ARBALETE X-FIRE 75
Un fucile prodotto con modernissime tecnologie industriali, ma con la cura e le attenzioni della produzione artigianale. Costruito usando buoni materiali e con un’attenta progettazione, l’X-Fire e’ un fucile molto robusto e di buone performance.

OMER: PALE IN CARBONIO REKORD 3
Una pinna in carbonio molto tecnica: il suo nome riporta alle origini di una delle prime pinne in carbonio presentate sul mercato italiano dalla Omer nei primi anni Novanta: la Rekord, appunto. Dopo quindici anni, l’evoluzione ha portato alla versione 3, con evidenti cambiamenti tecnici e funzionali.

CRESSI SUB: PINNE RONDINE PRO STAR
Un paio di pinne “corte” ma dall’alto rendimento, frutto di tanta tecnologia e di un’attenta progettazione. La scarpetta posizionata “sotto” la pinna aumenta la superficie della pala.

MAORISUB: PALE IN CARBONIO WINGS 75
Una nuova possibilita’ di scelta nel campo delle pinne in carbonio professionali. Due lunghezze e cinque diverse rigidita’.

BIAVATI: MUTA IN LISCIO-SPACCATO MIMETICO 5 MM
Una muta l’apnea e la pesca ben realizzata. Taglio e materiali sono i suoi punti di forza. La mimetizzazione e’ disponibile a richiesta, come anche il mélange di tinte da usare.

Pag. 100: DOVE ANDARE / TOSCANA – L’ISOLA DEL GIGLIO/2
DALLO SCOGLIO DELLA CAPPA A GIGLIO PORTO
di Pietro Milano

Ritorniamo all’Isola del Giglio: questa volta seguiremo il versante nord, passando per la nota Punta del Fenaio. Le zone migliori per le nostre pescate: all’aspetto, in tana, all’agguato’ dove impera sua maesta’ la cernia.

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