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Pesca in Apnea n° 22 – Dicembre 2004

| 27 Novembre 2004 | 0 Comments

La copertina del numero 22 di Pesca in Apnea

Una delle fatiche più improbe, ma anche più esaltanti per chi lavora in una rivista, è la scelta della foto che dovrà illustrare la copertina. In questo settore non è consentito sbagliare: si tratta del “biglietto da visita” con il quale ci si presenta ai lettori. Non che i contenuti siano minimamente influenzati da come un giornale si presenta, ma il “biglietto da visita” condiziona in maniera determinante i risultati in edicola. In altre parole, una bella copertina vende, mentre una brutta copertina, nel migliore dei casi, fa stagnare gli acquisti.
E non si tratta soltanto del lato estetico, del bello o del brutto che sia. Ci sono fattori che hanno ancora più peso. Per esempio, l’aderenza del soggetto trattato ai gusti e alle aspettative del lettore; la presenza di attrezzature riconoscibili che il potenziale acquirete apprezza; la natura e le difficoltà di cattura della preda raffigurata, come nel caso specifico; la presenza, la gradevolezza e la leggibilità degli “strilli” (l’annuncio in copertina dei servizi pubblicati all’interno della rivista), ecc. Tutti questi fattori e tanti altri che qui non stiamo a descrivere contribuiscono a determinare i risultati.
Questo lungo preambolo serve a presentare il numero di dicembre di Pesca in Apnea ora in edicola, che pubblica in copertina la più bella foto apparsa sul giornale nei suoi ormai quasi due anni di vita.
Protagonista della foto è, in primo piano, una meravigliosa ricciola, gigantesca nel suo guizzare argenteo di grigi e, dietro la bestia ormai preda, un pescatore che nasconde la felicità con la sua maschera. L’immagine è compatta, equilibrata, essenziale e potente, degna di una grande mano, di un grande occhio e di riflessi scattanti. L’autore è Alberto Balbi, che noi consideriamo un grande fotografo di pesca in apnea e di apnea pura. Grazie Alberto!

Qui di seguito, come sempre, per gli amici di Apnea Magazine diamo notizie e anticipazioni sui servizi pubblicati sul numero di dicembre di Pesca in Apnea che ora si trova in edicola.
Buona lettura a tutti.

1) Pag. 20: AGONISMO / MONDIALI: ITALIA VINCE di Giorgio Volpe

Dopo dodici lunghi anni, il tricolore torna a sventolare sopra il gradino piu’ alto del podio: Stefano Bellani e’ il nuovo campione del mondo di pesca in apnea. In attesa del servizio completo sul mondiale, le prime anticipazioni sullo straordinario successo della spedizione capitanata dal d.t. Roberto Borra.

‘ Dopo dodici anni, un atleta italiano e’ tornato a vincere un titolo mondiale, il primo ottenuto da un azzurro in oceano, e il d.t. Roberto Borra puo’ finalmente coronare i suoi otto anni di direzione della nazionale con un successo di quelli che contano, in grado di ripagare tutti i sacrifici e le delusioni incontrate sulla via, lunga e irta di ostacoli. Per quanto riguarda il titolo a squadre, premiato dalla Federsub cilena ma non riconosciuto dalla Cmas, il Cile ha preceduto l’Italia di una manciata di punti, mentre la Spagna si e’ piazzata al terzo posto, piu’ staccata. Nella trasferta azzurra, la riserva Gabriele Delbene ha assistito Bellani, mentre Davide Petrini e Massimo Fauci hanno fatto da secondi, rispettivamente, a Ramacciotti e De Silvestri’
‘ Le emozioni e i colpi di scena si susseguono fino all’ultima, decisiva pesata, che viene accolta dalla nostra formazione con grande entusiasmo: Stefano Bellani e’ campione del mondo!’
‘ Grande soddisfazione, ovviamente, per l’Italia di Borra, che finalmente dimostra di poter esprimere talenti in grado di battere chiunque, in qualsiasi mare. Il d.t. e’ ovviamente soddisfatto di questa affermazione, e ha voluto dedicare la vittoria azzurra a tutti coloro che lo hanno criticato ferocemente in questi anni, accusandolo di essere un incompetente: “Mi hanno dato la forza per continuare a credere in questo obiettivo, pertanto non posso che ringraziare tutti coloro che mi hanno sempre attaccato con critiche durissime’

2) Pag. 22: TROFEO FIPSAS / FOLLONICA ESPUGNATA! di Nino Piras

Si e’ svolto a fine ottobre il Gran Trofeo Fipsas di pesca in apnea per societa’, a cui le squadre hanno potuto partecipare senza gare di selezione e con l’opportunita’ di far competere i propri tre migliori atleti. La vittoria e’ andata all’A.S. Mojoli Sub di Civitavecchia.

‘ La Fipsas ha introdotto, dopo numerose richieste da parte delle societa’ tesserate, questa nuova manifestazione, che ricalca in tutto il precedente Campionato Italiano per societa’. La scelta e’ sembrata azzeccata, poiché si e’ riscontrata la partecipazione di numerose societa’, sicuramente una quantita’ maggiore di quelle intervenute lo scorso anno in occasione del Campionato Italiano a coppie’
‘ La formula ha offerto la possibilita’ alle societa’ partecipanti di iscrivere tre atleti, uno dei quali, a rotazione, con il ruolo di barcaiolo. Ha inoltre reso possibile il primo spostamento da centro campo gara con l’imbarcazione, dopo di che agli atleti e’ consentito spostarsi solo a pinne’
‘ Noto immediatamente che l’uso del fucile corto e della fiocina e’ una scelta ricorrente in questa competizione. Infatti, i fondali di Follonica sono per lo piu’ composti da piccole spaccature che formano tane nel tufo e solo raramente ci si imbatte in zone di roccia’
‘ Il tempo scorre veloce e, allo scadere della quinta ora, le imbarcazioni cominciano a rientrare verso il Villaggio degli Svizzeri, dove ad attenderli sulla spiaggia c’e’ un folto gruppo di curiosi spettatori, mentre a controllare la regolarita’ della consegna del pescato ci sono il direttore e i commissari di gara. Infine, vediamo il presidente del circolo LNI Sub di Follonica, Luciano Benini, sollecitare gli atleti nella consegna dei carnieri, per poter procedere alle fasi della pesatura’
‘ L’organizzazione offre a tutti i presenti un’abbondante spaghettata, poi si procede alla pesatura. La Federazione e’ presente in modo massiccio, e questo sicuramente ha fatto molto piacere in ugual modo ad atleti e organizzatori. Da parte di tutti c’e’ comunque la speranza che l’intervento della Federazione non sia sporadico, ma sia l’inizio di una fattiva collaborazione e di una disponibilita’ ad ascoltare le richieste e le esigenze delle societa’ e degli agonisti, che hanno visto stravolgere, nel corso degli ultimi anni, i regolamenti delle gare, che forse avrebbero bisogno di un’ulteriore messa a punto con la collaborazione di tutti.
Le fasi della pesatura durano abbastanza e la lotta per il primo posto si fa sempre piu’ dura tra il team follonichese e la squadra di Civitavecchia, con una fievole speranza anche per l’elbano Teseo Tesei. Alla fine, la bilancia decreta il verdetto finale: al primo posto, il gruppo di Civitavecchia conquista, dopo ben venti anni di predominio delle squadre locali, il mare di Follonica, anche se per una differenza di pochi punti’

3) Pag. 28: ETICA E NORME / MISURIAMO I PESCI di Marco Bardi

Nel caso dei pesci, ci si puo’ sbizzarrire in numerose categorie di misurazione, da quelle obbligatorie per legge come minimo consentito alle misure etiche che ognuno s’impone, fino alle misure record delle catture, le quali incuriosiscono sempre ogni appassionato. Infine, esistono anche le misure “fantascientifiche”, quelle che spesso sono frutto della fantasia che regna da sempre tra i pescatori’

‘ Nella misurazione e’ tollerata la presenza di pesci aventi dimensioni inferiori non piu’ del 10% di quelle indicate per legge. In pratica, se la misura minima di un pesce e’ stabilita in 20 cm, la tolleranza di errore e’ di 2 cm, quindi tale pesce e’ considerato in regola fino a 18 cm effettivi.
Bisogna anche tenere conto che, in certi casi, il ministero puo’ stabilire lunghezze minime superiori a quelle stabilite. Puo’ accadere che, per tutelare una specie in una determinata zona, venga aumentata la misura minima consentita anche se diversa da quella nazionale.

L’etica del pescatore
Il pescatore in apnea di solito non ha problemi con le misure minime, in quanto le rispetta in modo spontaneo. La selezione della preda e’ gia’ una misura cautelare nel rispetto della cattura, specialmente se chi decide e’ una persona con una buona dose di etica. Infatti, e’ veramente raro che un pescatore sub possa catturare salpe al di sotto dei 15 cm stabiliti o cernie inferiori ai 30 cm. Effettivamente, l’etica che vige tra i pescatori in apnea ha portato a valutare in media le misure minime piu’ con il buon senso che con il metro. Una cernia al di sotto dei 3 kg e’ considerata da tutto il settore come un pesce assolutamente da scartare, addirittura molti appassionati considerano una cernia interessante solo al di sopra dei 5 kg. Per legge, invece, ci sono i 30 cm stabiliti che piu’ o meno corrispondono a una cernia bruna di 1 kg. Per noi sub e’ semplice imporci delle regole perché possiamo decidere o meno di metterle in pratica, mentre per altre forme di pesca e’ piu’ complicato ma non impossibile. Questo e’ un evidente punto a favore della pesca in apnea: la possibilita’ di selezionare la preda evitando il rischio di cattura di prede troppo piccole. Questo senso etico e la possibilita’ di selezione e’ qualcosa che deve essere rispettato a tutti i costi, perché si tratta di una buona strada da percorrere per rendere sempre piu’ credibile e sostenibile quest’attivita”
‘ Dopo tutte queste misurazioni concrete, valutiamo l’ultimo metro di misura, quello della fantasia.
C’e’ una battuta che recita piu’ o meno cosi’: qual e’ quell’animale che continua a crescere anche dopo la sua morte? Risposta: il pesce!
Il pescatore, infatti, e’ famoso per dare nuova vita al pesce catturato, che di solito aumenta di centimetri e chili in modo impressionante’
‘ Nessuno critica questa forma di fantasia che regna tra i pescatori. Anzi, e’ spesso fonte di simpatiche conversazioni, tanto che a Ladispoli, in provincia di Roma, e’ nata proprio un’organizzazione che ha dato vita al “Pinocchio d’Oro della pesca in apnea” e ogni anno viene organizzato un raduno nazionale dove si raccontano le storie piu’ inverosimili. In mezzo a tutte queste misure c’e’ sicuramente spazio anche per la fantasia e poi, in fin dei conti, la pesca in apnea riesce a far sognare molte persone!’

4) Pag. 33: SISTEMI DI PESCA / IL TIRO LIBERO di Pietro Milano

Che cosa significa e come si pratica la pesca al libero? In verita’, il termine e’ un po’ generico e comprende diverse situazioni. Cerchiamo di vederci chiaro.

‘ Proprio sull’inseguimento mi sembra opportuno fare alcune considerazioni: un pescatore in apnea alle prime armi e, per giunta, autodidatta (come fu il sottoscritto) cade spesso in questo errore, cioe’ iniziare a inseguire la preda con l’unica conseguenza di assistere impotente alla precipitosa fuga del pinnuto. Quindi, se “inseguire” e’ un termine e un concetto da scartare, si deve tenere invece da conto il termine “seguire”. Seguire non significa allarmare la preda, bensi’ lo studio del suo comportamento e la valutazione delle circostanze, al fine di scegliere la strategia piu’ efficace’
‘ La pesca al libero presuppone un “modus operandi” particolare: quello di nuotare portando in avanti il fucile, per essere pronti a ogni evenienza. In realta’, non e’ sempre facile far cio’ e i motivi, di solito, sono due: il peso della testata del fucile, che affatica il polso, e una certa noia che puo’ subentrare dopo un periodo di agguati e spostamenti in superficie che non hanno prodotto effetti positivi e che, quindi, inducono ad assumere un atteggiamento rilassato. Per questo motivo, oltre alla scelta del fucile, e’ importante la convinzione personale’
‘ Un altro esempio emblematico e’ quando peschiamo, in settembre, i cefali di passo che migrano lungo le coste tirreniche. La specie migliore da mangiare e’ il muggine “gargia d’oro” (Mugil auratus), che in autunno e’ particolarmente numeroso. Non e’ una preda importante (tra i 400 e i 1000 grammi), ma e’ un ottimo bersaglio per testare le nostre qualita’ di mira ed e’ un classico del tiro libero, infatti lo possiamo insidiare all’aspetto classico e quando migra rasentando le coste, costringendolo a entrare nelle piccole insenature’
‘ E’ bene ricordare che sparare nel mucchio con la convinzione di fare una coppiola e’ altamente rischioso. Conviene, invece, mirare a un esemplare e poi sperare nella buona sorte. Quasi sempre, la cattura di due pesci con un colpo solo nasce da questo ragionamento.
Come vedete, le opportunita’, per chi frequenta assiduamente le coste, non mancano ed effettuare dei tiri liberi non vincolati dalle tecniche classiche sono possibili’

5) Pag. 38: IN GRECIA / PERCHE’ E COME ABBIAMO VINTO di Marco Bardi

Reduce dall’entusiasmante vittoria della Champions League in Grecia, Marco Bardi ci racconta, in un avvincente diario personale, i risvolti di questa vittoria conquistata assieme a Fabio Antonini.

‘ Siamo in un periodo in cui i pesci entrano in acqua bassa, il fondale e’ molto simile a quello in cui pesco abitualmente e mi ha subito convinto della bonta’ del sottocosta. Quando racconto a Fabio che avrei potuto catturare diversi pesci in soli tre metri di profondita’, all’inizio e’ scettico, ma mi conosce, ed e’ costretto a prendere in seria considerazione la mia proposta di continuare la ricerca in basso fondale. Non abbiamo i mezzi per cercare al largo, tutti i concorrenti che abbiamo visto stanno preparando solo in profondita’ e da come si muovono con i mezzi e’ evidente che hanno gli strumenti adatti, mentre nel basso fondale ci sono pesci misti di taglia superiore ai 500 grammi, che e’ il peso minimo stabilito’
‘ I pesci in acqua bassa sono in genere piu’ difficili e nervosi di quelli in profondita’ e allora devi capire bene, fin dalla preparazione, come si comporteranno una volta insidiati’
‘ Avevamo un percorso gia’ stabilito con orari precisi per avere il tempo di girare tutte le zone, mentre avevamo lasciato un’ora circa di tempo libero da dedicare alle zone che sarebbero risultate migliori durante la gara. Se non programmi i tempi, in gara non riesci mai ad avere la lucidita’ di gestirli e si rischia di perdere troppo tempo in zone che non rendono. Spesso la differenza tra un bravo pescatore e un bravo agonista corre anche sul filo di queste strategie’
‘ L’istinto agonistico ha il sopravvento e intuiamo che stanno cercando qualcosa di preciso. Cambio subito il mio fucile con un 55 armato di fiocina e mi affianco a Fabio. Senza una parola, scendiamo vicini e ci dirigiamo su due massi piu’ grandi, Fabio s’infila dentro un’apertura che avrei scelto anche io e allora senza esitare mi porto subito dalla parte opposta da dove potrebbero fuggire i pesci’
‘ Dopo poco sento un certo trambusto e alzo la testa. E’ Dimitri che solleva un bel dentice che Fabio gli ha appena passato. Avevo gia’ intuito che la gara di oggi era cominciata bene, ma quel bel pesce era la ciliegina sulla torta’
‘ Mi allargo di poco e faccio un aspetto in mezzo a un branco di minutaglia nervosa tra roccia e alghe. Dopo alcuni secondi di attesa sul fondo, mi accorgo che alla mia sinistra qualcosa si muove, giro di poco lo sguardo e vedo un branco di una ventina di cefali in avvicinamento con una bella spigola davanti’
‘ Mentre Fabio continua a studiare la situazione e cerca di lavorare la preda, io torno a provare alcuni aspetti nelle vicinanze e colpisco un’altra spigola discreta. Torno da Fabio, ma la situazione non e’ migliorata, allora tentiamo l’ultima carta, ma ci rendiamo conto che il tempo incalza. Alla fine, dopo altri tentativi a vuoto, decidiamo di tagliare la sagola che leghiamo a uno sperone roccioso con l’intento di tornare piu’ tardi, anche dopo la gara, per non lasciare la preda ferita dentro la tana’

6) Pag. 46: RACCONTI / UNA BORSA PESANTE di Nino Piras

Sara’ vero che a Villasimius le ricciole sono molto facili da prendere perché da sole si vanno a infilare nel borsone delle attrezzature? O forse e’ solo una leggenda alimentata dallo spirito giocoso di un pescatore subacqueo a noi ben noto?

‘ Lo sapete che qui dei pescatori in apnea hanno preso alcuni dentici molto belli?”. E’ come invitare la lepre a correre… Ci siamo guardati in faccia, io e Maurizio, e senza mettere molto tempo in mezzo: “Umbertooo… non e’ che a te serve il gommone oggi pomeriggio… perché se proprio non ti serve, noi due, anche tardi, andremmo a pescare… un’oretta… un calasole…”. “Va bene, ragazzi, mettetevi d’accordo con gli altri per il gommone e, mi raccomando, puntuali per la cena!’
‘ A pagliolo ci sono due bellissimi dentici, quasi gemelli, intorno ai 3 kg. Non posso certo pensare di rientrare al villaggio senza un pesce, la sera a cena e il giorno dopo in barca Maurizio avrebbe aizzato tutta la squadra di Umberto in una presa in giro fuori dal comune! Continuo nella ricerca e finalmente vedo dalla superfice un “granitone” che si alza dal fondo di almeno 3 metri, e’ tutto spaccato, e da una parte una nuvola di castagnole sta a muro come solitamente succede quando i dentici pattugliano una zona. Guardo l’orologio, sono passate due ore, tra poco dobbiamo rientrare, non posso fallire…
‘ Improvvisamente e’ come se mi avessero suonato la carica… Faccio segno a Nicola di tornare indietro, si’, proprio dalla parte opposta, proprio a ridosso di quella punta che mi piaceva molto. Eccomi in acqua, un momento appena sgradevole e poi… che bello, acqua chiarissima, si vede tutto dalla superficie, anche se non ancora con i colori perfetti, ma riesco a distinguere perfettamente un sarago pizzuto intento a “brucare” dietro a uno scoglio in -15 m. Mi avvicino molto alla costa e vado a fare un’apnea attaccato alla parete in -10 m per togliermi tutta l’aria dalla muta e preparare l’assetto giusto’

7) Pag. 50: TECNICA / LE MILLE RISORSE DI PAGGINI di Stefano Navarrini

Pur dividendo la passione della pesca con i doveri della professione e i piaceri della famiglia, il campione toscano e’ comunque riuscito a conquistarsi una posizione agonisticamente prestigiosa.

‘Avvocato e gentiluomo, carattere allegro… ma non sempre, emotivo, appassionatissimo pescatore, ma prima ancora fedele innamorato del mare e delle sensazioni che esso regala a chi sa viverlo nel modo giusto, Marco Paggini ha sempre sfiorato i vertici dell’agonismo senza pero’ cogliere, almeno per il momento, quell’alloro tanto agognato. Colpa forse piu’ della sua maturita’ di uomo che delle sue potenzialita’ di pescatore, perché la professione richiede tempo e impegno, e perché Marco ha la pesca in apnea nel sangue ed e’ capace di passare intere giornate in acqua senza mai stancarsi, ma e’ anche padre e marito e sulle priorita’, ovviamente, non si discute’
‘ Dai corti fucili oleopneumatici dei primi anni al primo arbale’te avuto in dono da Bernard Salvatori, da una pesca prevalentemente di tana alla passione per l’aspetto e per la pesca in caduta, che sono le sue tecniche preferite. “Oggi mi piace molto la pesca in planata nell’acqua blu, alla continua ricerca di zone nuove, ma senza dubbio l’aspetto, sia profondo che in acqua bassa, e’ la tecnica che piu’ mi appaga. Occorre tuttavia essere il piu’ possibile polivalenti e pronti a cambiare quando il caso lo richiede’
‘ Essendo un appassionato dell’aspetto, sembrerebbe banale dire che i miei pesci preferiti sono dentici e ricciole, ma devo dire che c’e’ un pesce molto difficile da catturare con questa tecnica, ma che proprio per questo mi da’ grande soddisfazione, ed e’ il sarago. Il maggiore, ovviamente, perché il pizzuto e’ un classico dell’aspetto, e non e’ certo una preda difficile. Il sarago e’ invece un pesce molto diffidente, sicuramente piu’ difficile dello stesso dentice, anche perché, non essendo un predatore, e’ meno stimolato dalla nostra presenza. Quando lo insidi all’aspetto lo vedi partire, poi si ferma, poi riparte, poi si riferma, mettendo alla prova tutta l’abilita’ e l’apnea del pescatore’
‘ Molti continuano a chiedersi se vale piu’ un sarago di mezzo chilo preso a 35 m o una cernia di venti chili presa in 10 metri d’acqua, ma resta il fatto che la pesca in apnea non e’ profondismo, e soprattutto a livello agonistico vince chi prende piu’ pesci, a prescindere da dove questi si trovino, anche se… “quando la tecnica e la sicurezza psicologica hanno cominciato a darmi sicurezza”, ricorda Marco, “e’ nata la passione per la profondita”

8) Pag. 56: LA MANUTENZIONE DELLE ATTREZZATURE / LUNGA VITA PER IL TUO OLEOPNEUMATICO di Alessandro Martorana

Tutti gli accorgimenti e le tecniche per far vivere a lungo e in piena efficienza la nostra arma oleopneumatica.

‘ A dispetto di quanto potrebbe sembrare, il fucile ad aria compressa funziona con un sistema dinamico molto semplice.
I pescatori con parecchie primavere sulle spalle possono identificare in esso parecchie analogie fisiche con i primi oggetti che servivano a scagliare una freccia contro un pesce: i fucili a molla.
All’interno di una canna metallica trovava posto una lunga molla che veniva progressivamente spinta e schiacciata, nella fase di caricamento, dal fondello della freccia che veniva introdotta dal pescatore nella testata.
Questa veniva spinta verso l’impugnatura fino a ottenerne l’aggancio con il grilletto.
Il fucile oleopneumatico funziona sostanzialmente allo stesso modo: l’unica vera differenza e’ che la molla e’ costituita da aria compressa’
‘ Anche in mare, se prevediamo di fare una lunga navigazione in barca, evitiamo di tenere i nostri fucili direttamente esposti alle ingiurie dei raggi solari. Basta dotarci di una buona sacca, che risulta essere anche molto comoda per il trasporto oltre che per la necessaria protezione, oppure mettiamo i fucili all’ombra di un asciugamano’
‘ Una “pesante” perdita d’olio in corrispondenza della testata indica quasi certamente il cedimento di una guarnizione del pistone o della volata. Se, poi, al momento del caricamento, sentiamo una resistenza del pistone sensibilmente inferiore al solito, possiamo essere sicuri della reale entita’ del problema. Altre zone “calde” dove potrebbe verificarsi un trafilaggio d’aria sono all’altezza del grilletto e del variatore di potenza’
‘ Il fucile va sempre caricato in acqua, per dare cosi’ modo al liquido di penetrare all’interno della canna (fermandosi sempre all’altezza del pistone) e opporre cosi’ la giusta resistenza al momento dello sparo. Se caricassimo il fucile fuori dall’acqua potrebbe succedere che, se non sara’ uscita tutta l’aria dalla canna, al momento dello sparo il pistone vada a sbattere con troppa violenza sulla testata, provocando facilmente la rottura del pistone o della testata stessa’
‘ Abbiamo finalmente caricato il fucile e possiamo cominciare la nostra battuta di pesca. Durante questa fase cerchiamo sempre di evitare ogni contatto dell’arma, specie in corrispondenza della testata, con il fondale, soprattutto se fangoso o sabbioso. Il peggior nemico del fucile oleopneumatico, oltre al sole e al sale, e’ proprio quel maledetto granello di sabbia che riesce a interporsi tra la canna interna e la guarnizione del pistone’

9) Pag. 60: NAUTICA / SEMPRE PIU’ MARE di Stefano Navarrini

La crescita della nautica non si arresta e il 44° Salone Nautico di Genova conferma una tendenza che stupisce: forse gli italiani si sono improvvisamente accorti di essere circondati da uno dei piu’ bei mari del mondo?

‘ Mentre l’Ucina, presa coscienza del problema, si sta muovendo per migliorare la situazione, diamo un’occhiata al mercato, visto che nell’ampia gamma tipologica della nautica minore il settore dei gommoni, ovvero il nostro, rappresentando il 30% delle barche esposte a Genova e’ uno dei piu’ positivi, segnando una crescita del 6.7% e un aumento di produzione del 7.4%. La tendenza della gommonautica si muove a favore del diporto, con gommoni sempre piu’ grandi e allestiti come vere e proprie imbarcazioni con tanto di dinette, roll-bar, vere e proprie cabine, e potenze mostruose a poppa. Oggi gommoni di 15 e passa metri non sono piu’ una rarita”
‘ Siamo in effetti scivolati troppo verso l’alto, e per tornare al gommone facilmente carrellabile e gestibile anche da una sola persona, possiamo in primis tornare a parlare proprio di Bwa, per ricordare il suo Five Ten Apnea, appositamente studiato per gli usi specifici. Alla subacquea e’ anche dedicata la serie Scuba dell’Arimar che va dal 4.70 m al nuovo 6.90 m, caratterizzata da un particolare sistema di aggancio meccanico dei tubolari alla carena, denominato X-System’
‘ A chi per sua necessita’ deve confrontarsi con un ambiente non certo facile come il mare, non servono pero’ solo barche e motori. Per questo abbiamo dato un’occhiata in piu’ per scoprire prodotti di specifico interesse, come il settore dell’abbigliamento’

10) Pag. 64: TATTICA / SCOMMETTIAMO CHE NON LO SAI? di Alessandro Martorana

‘ La pesca in apnea richiede il massimo dell’attenzione, perché ogni minimo particolare ci puo’ essere di grande aiuto per risolvere felicemente unabattuta. Ecco qualche esempio o, meglio, qualche trucco di cui non tutti sono a conoscenza…

‘ Tutti abbiamo cominciato cercando di catturare questo furbissimo mollusco. Mi ricordo ancora con emozione le prime immersioni fatte con mio padre, entrambi armati di una fiocina a mano, alla ricerca di polpi.
E’ incredibile come si riesce a non vederli, nonostante la loro immediata presenza, se non ne abbiamo ancora mai visto uno.
Mi ricordo che tempestavo mio padre di domande, chiedendogli che aspetto avesse in acqua il nostro amico polpo e come si riusciva a riconoscerne il rifugio. Finché, un giorno, non ci ho sbattuto il naso contro. Era un polpo di buone dimensioni e se ne stava affacciato in finestra, con l’imboccatura della propria tana ben arredata di sassi colorati e conchiglie vuote di tutte le dimensioni’
‘ Anche il pesce, come noi, preferisce le zone di acqua piu’ pulite, forse l’acqua torbida gli da’ addirittura fastidio nella respirazione. Non e’ un caso, infatti, che con acqua particolarmente torbida i pesci compiano delle vere e proprie “migrazioni verticali” cercando colonne d’acqua piu’ vivibili e pure. Anche noi, come loro, dovremo ragionare nello stesso modo se vogliamo realizzare qualche cattura in queste condizioni di mare. Di solito l’acqua non e’ dappertutto torbida allo stesso modo. Spesso, infatti, grazie a un particolare gioco di correnti, si riescono a trovare chiazze di acqua meno sporca, rendendo la porzione di fondale sottostante piu’ viva e movimentata’
‘ Molte volte mi e’ capitato di sentirmi chiedere consigli da chi si avvicina per la prima volta a questa tecnica e non sa bene come “attaccare” la distesa di grotto.
Uno dei primi consigli che do’ e’ quello di “muovere il collo” il piu’ possibile mentre scorriamo il fondale, pinneggiando a pochi decimetri dalla sua sommita’. Difficilmente un pesce immobile tra i meandri del grotto e’ visibile nel suo insieme. Solitamente riusciamo a individuare la sua presenza solo da un particolare, come la punta della coda, del muso o il movimento di una pinnetta ventrale. Per notare meglio la presenza di questi particolari che stonano con l’impasto cromatico del fondale, noi dovremo cercare di intuirne la presenza con la coda dell’occhio e non tramite visione diretta’

11) Pag. 68/78: PARLIAMO DI TECNICA

OMERSUB: LAMPADA MINI MICRA
Piccola e comoda da trasportare, la Mini Micra risolve tutti i problemi di chi non ama tenere la torcia impugnata. Facile da estrarre, con la sua luce bianca e concentrata puo’ essere utilizzata all’occorrenza e riposta nel pratico alloggio in cintura.

GIMANSUB: ARBALETE LABRAX 80
Un arbalete realizzato con particolare attenzione alla ricerca del massimo brandeggio e della precisione. Il Labrax e’ rivolto ai pescatori invernali che desiderano qualcosa di piu’ di un semplice fucile a elastici.

CRESSI SUB: PINNE RONDINE GARA 3000 LD
Gemella di Gara 3000, la versione LD nasce per soddisfare chi pratica un’apnea di medio fondo o chi percorre lunghe distanze. Grazie alle mescole piu’ morbide, offre delle performance di tutto rilievo.

POLO SUB: GILET PORTAPIOMBI
Un gilet-schienalino di qualita’. Comfort, vestibilita’ e possibilita’ di variare la zavorra a proprio piacimento alla ricerca del giusto assetto idrostatico.

ELIOS SUB: MUTA 5 MM MONOFODERATA
Una muta monofoderata da 5 millimetri con caratteristiche di durata e comfort. Neoprenesoffice ed elastico e spalmatura interna metal.

NEOS SUB: BOE SEGNASUB
Una coppia di boe con caratteristiche di visibilita’, robustezza e durata nel tempo. La piu’ piccola e’ adatta alla pesca con il gommone, l’altra all’immersione partendo da terra.

SEATEC: SCHIENALINO ZAVORRATO
Uno schienalino di piccole dimensioni ma di indubbia praticita’, con la possibilita’ di variare la quantita’ di zavorra e di ancorarlo alla cintura dei piombi.

12) Pag. 79: IL RECORD / LA PROFONDITA’ DENTRO di Stefano Navarrini

Toccando i -133 lo scorso 2 ottobre, Gianluca Genoni si e’ riproposto come uno dei protagonisti del profondismo. Un record sereno, che lascia prevedere per l’atleta della Mares ulteriori margini di miglioramento.

‘ In un periodo in cui si stanno sommando e sovrapponendo record di tutti i tipi, creando una confusione difficilmente governabile, Gianluca, dopo aver temporaneamente lasciato il profondismo per provare nuove esperienze in cima all’Everest, si e’ accorto che qualcosa gli mancava. E non solo a lui, a dire il vero, perché tutta la squadra, nonostante l’impegno richiesto non sia dei piu’ leggeri, aveva una gran voglia di tornare in acqua. Un po’ perché il richiamo della profondita’ e’ forte, un po’ perché la bellezza del grande blu non si dimentica facilmente’
‘ E mentre pensi queste cose, ti entra nell’orecchio il respiro sempre piu’ profondo e tirato di Gianluca, i polmoni che sembra vogliano tirar dentro tutta l’aria del mondo, gli occhi chiusi in una concentrazione totale, le mani che provano la compensazione prima di aggrapparsi saldamente alla slitta. E il cronometro che scandisce gli ultimi secondi, fino al taglio finale della sagola che regge la slitta.
Poi a bordo c’e’ come un attimo di rilassamento, quasi dimenticando che quell’omino che e’ sparito giu’ nel blu e’ solo all’inizio della sua impresa’
‘ Tutto bene, tutti felici e soddisfatti, anche Stefano De Martino, il nuovo presidente della Mares, sponsor di Gianluca, venuto ad assistere di persona all’impresa del suo atleta. Il futuribile parla di un nuovo record il prossimo anno, per poi chiudere definitivamente la propria carriera agonistica nel 2006, mettendosi alle spalle dieci anni di storia del profondismo e dodici record mondiali.
Non male per uno che, pur provenendo dal nuoto agonistico, ha cominciato a fare apnea solo a ventidue anni’

13) Pag. 82: FICTION / PESCA IN TV di Roberto Tiveron

“Pianeta Mare”, la fortunata trasmissione del sabato pomeriggio di Retequattro, ha portato la pesca in apnea in televisione: un’idea di Umberto Pelizzari, con la collaborazione dei piu’ grandi campioni di ieri e di oggi.

‘ “Pianeta Mare”, in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e con la Direzione Generale della Pesca e Acquacoltura, ha dato la possibilita’ di raccontare la pesca in apnea e il suo rapporto con il mare.
Il programma di Retequattro durera’ ventiquattro puntate, in cui saranno trasmesse immagini subacquee e interviste a personaggi del mondo della pesca in apnea, dal grande campione al semplice appassionato, che cercheranno di spiegare che cosa c’e’ di bello e di “sano” nella pesca in apnea e sfateranno luoghi comuni, come la convinzione di molti che la pesca subacquea venga praticata immergendosi con l’autorespiratore.
La trasmissione, che proseguira’ fino al mese di marzo e sara’ trasmessa ogni domenica alle 17.30, con replica il sabato alle 10.30, nasce con la finalita’ di raccontare le diverse tecniche di pesca di alcuni campioni, ma con parametri che rispettano ampiamente il rapporto con l’ambiente marino. E’ proprio questo, dunque, il punto sul quale e’ improntata l’etica della trasmissione: mostrare al pubblico una pesca sostenibile, dove il rispetto per la fauna ittica occupa il primo posto.
Le immagini trasmesse hanno dello spettacolare, grazie all’abilita’ dell’operatore subacqueo, che riesce a seguire il pescatore in azione istante per istante.
Nessun programma, prima d’ora, aveva mostrato questa realta’ al pubblico e quello che si poteva ricavare da semplici deduzioni o supposizioni forniva realta’ completamente distorte, che non rispecchiavano affatto la verita’ dei fatti’
‘ Racconta Simona Stoppa, autrice e regista, che fu proprio la luce che brillava negli occhi di Umberto quando raccontava della sua passione per la pesca in apnea che diede lo stimolo a tutto il gruppo di lavoro a intraprendere questa nuova e ambiziosa avventura.
Il conduttore della parte della trasmissione dedicata alla pesca in apnea e’ proprio Umberto Pelizzari, che con grande professionalita’, grinta e carisma intrattiene un dialogo-intervista con il pescatore di turno, dopo di che si tuffa in mare con lui per mostrare le entusiasmanti immagini riprese dall’operatore subacqueo’

14) Pag. 87: STORIE DI PESCA / IL GIORNO DELLA CERNIA BIANCA di Pietro Milano

La cattura di una cernia bruna non fa storia, quella di una cernia bianca si’, poiché questo serranide, l’Epinephelus aeneus, e’ una specie certamente meno comune. Ecco il racconto appassionato della rocambolesca cattura su un fondale particolarissimo, fatto di rizomi e radici di posidonia.

‘ Il fondale misto, di sabbia e alga, e’ relativamente poco interessante, ma quando la radice della posidonia cresce in abbondanza e poi, per effetto del moto ondoso, si distacca dalla parete iniziale e frana, crea tane e passaggi che possono ospitare saraghi, corvine, labridi, gronghi e, saltuariamente, altri pesci di passaggio’
‘ Mi spostai e cercai di guardare negli altri spacchi, nonostante la sospensione persistente. Ritornai in superficie esplorando, durante la risalita, le immediate adiacenze del fondale, con l’intento di avere una visione d’insieme e, eventualmente, di scorgere altre prede o la spigola, che nel frattempo, probabilmente, s’era spostata. E infatti il pesce era a circa 10 metri dall’entrata principale e a 3 metri dal fondo (negli ultimi 2 metri c’era una corrente con acqua piu’ fredda) e mi guardava: con mia sorpresa, pero’, mi accorsi che si era “trasformata” in una cernia di piu’ di 10 chili.
Lentamente, il pesce si diresse verso la tana e io mi ripresi dallo stupore’
‘ Era la prima volta che vedevo pesci di queste dimensioni a queste latitudini. Comunque, era ora di ritornare alla tana della prima preda per controllare lo stato delle acque: due o tre apnee per verificare la tana, ma del pesce non v’era neppure una traccia. Restava solo da controllare un’apertura posta sulla sommita’ e che mi avrebbe consentito di sbirciare nella tana’

15) Pag. 90: INTERVISTE / DA TRENTO CON PASSIONE

Intervista a Simone Graffer, apneista di razza con la passione per l’apnea dinamica, uno dei protagonisti piu’ rappresentativi dell’agonismo Fipsas. Ma Simone oltre a essere un atleta e’ anche un ottimo allenatore. Vediamo come fa…

‘ Una domanda di rito: come accade che un trentino doc come te s’innamori dell’apnea?
Ho ereditato l’amore che mio padre, da giovane, aveva per la natura. Con il suo modo di fare, calmo e mai autoritario, e’ riuscito a farmi incuriosire quand’ero bambino e a farmi scoprire l’immersione subacquea’
‘ Oltre a essere un atleta della nazionale, sei un ottimo allenatore a giudicare dai risultati conseguiti dai ragazzi del tuo circolo. Qual e’ il tuo segreto?
Sicuramente la passione, il lavoro e l’umilta’ nel volermi mettere sempre nella condizione di studiare.
Nel 2002, Flavio Mighali organizzo’ il primo corso allenatori, durante il quale ho potuto apprendere da tecnici del livello di Oreste Vacondio
(ex allenatore della nazionale juniores di pallavolo), da medici preparati come Massimo Malpieri, da psicologi affermati come Davide Baroni.
E’ stato un inizio che mi ha permesso di mantenere dei contatti che poi si sono rivelati importanti nello sviluppo del lavoro che ho cominciato a fare con i miei ragazzi’
‘ La scuola piu’ difficile, in cui ho imparato tanto, e’ quella dei miei ragazzi, che mi hanno permesso di crescere sperimentando su di loro i vari tipi di lavoro e che mi hanno fatto capire quanto sia difficile gestire un gruppo a livello umano e psicologico. Ognuno di loro mi ha dato qualcosa d’importante, da ognuno di loro ho imparato: mi hanno aiutato a maturare sia come tecnico che a livello umano’
‘ Che cosa possiamo aspettarci dalla prossima stagione agonistica?
Purtroppo c’e’ ancora troppa superficialita’ nell’approccio e nella costruzione dell’allenamento. Siamo figli della cultura “dell’andiamo in piscina e poi decidiamo cosa fare”. Parlare di programmazione, periodizzazione, supercompensazione e’ pretendere troppo al momento. Il risultato e’ che quelle poche societa’ che hanno lavorato con criterio, quest’anno hanno bruciato le tappe, ottenendo risultati incredibili e inaspettati’

Pag. 94: MEDICINA / RAFFREDDORE E AFFINI di Massimo Malpieri

Chi, d’inverno, non ha mai contratto un raffreddore o qualcosa di piu’ serio per aver frequentato il mare con leggerezza e tanto freddo? Puntiamo il dito contro le malattie tipiche di questa stagione.

17) Pag. 98: DOVE ANDARE / NEL CUORE DI PROCIDA di Beniamino Cascone

Un itinerario di pesca nella piu’ piccola delle isole napoletane, lungo fondali articolati in cigli e franate, ora modeste ora grandiose. Qui impera la spigola, con esemplari a volte da “guinness dei primati”, ma, oltre a tanto pesce bianco, l’incontro con la cernia non e’ una novita’.

‘ L’isola di Procida, con i suoi 4 kmq circa di superficie, e’ la piu’ piccola delle isole napoletane. Sembra quasi voler sfuggire al turismo invadente e chiassoso, e ci riesce! La ricettivita’ alberghiera e’ limitata e non si vive mai il sovraffollamento che affligge quasi tutti i nostri luoghi turistici (Azienda Soggiorno e Turismo di Ischia e Procida, tel. 081/5074211). I procidani sono meno di undicimila e i centri piu’ importanti sono Marina Grande, principale porto dell’isola e unico punto di attracco dei traghetti, la Corricella, sul versante sud, e la Chiaiolella, sul versante ovest, in prossimita’ del ponte che unisce l’isola con il disabitato isolotto di Vivara, parco naturale. Tutti e tre i centri hanno porti piuttosto sicuri per il diporto. L’isola e’ facilmente raggiungibile in traghetto e aliscafo da Napoli e Pozzuoli, con tempi di traversata modesti.
Le linee principali sono la Caremar (tel. 081/8967280), la Snav (tel. 081/8969975) e la Procida Lines (tel. 081/8960328). Se si ha l’auto al seguito, e’ bene informarsi su eventuali limitazioni. Il modo piu’ piacevole di giungere sull’isola, comunque, e’ in barca. D’altra parte, la costa del continente e’ molto vicina e a Baia c’e’ un comodo scivolo (Capitaneria di Porto di Procida, tel. 081/8967381). Per raggiungere Baia, percorsa la tangenziale di Napoli, si deve uscire ad Arco Felice’

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