Pesca in Apnea N° 19 – Settembre 2004
La copertina del n° 19 di Pesca in Apnea |
Per fortuna, quest’anno, la stagione e’ stata clemente e l’estate ventilata e non torrida ci ha regalato belle giornate da dedicare alla pesca in apnea e magari a qualche serata in compagnia di amici per gustare a tavola il risultato delle nostre “virtu’ venatorie”. Per noi pescatori in apnea pero’ le stagioni non sono schematicamente definibili e di fatto in mare (salvo casi di reale impossibilita’) ci andiamo tutto l’anno, anche se spesso dobbiamo modificare indirizzo di pesca, utilizzo di attrezzature, localita’ di intervento e altro ancora. L’interesse pero’ non decade mai. Per questo il nostro mensile, in ogni numero, oltre che argomenti di cronaca e di tecnica, tratta temi di carattere generale e di approfondimento che servono ad ampliare le conoscenze e – perche’ no – a far meditare i lettori su questioni che normalmente sfuggono, ma che per nostra convinzione sono molto importanti. Abbiamo fatto questa premessa per indirizzare l’attenzione degli amici che ci stanno leggendo su un servizio che appare a pag. 40 del numero di settembre di PESCA IN APNEA, quello di Lorenzo Manfredini, psicologo e psicoterapeuta (che piu’ sotto presentiamo in maniera esaustiva) con il quale si entra nell’intimo del meccanismo mentale di un’apnea che Manfredini definisce consapevole e dunque responsabile e controllata a livello di coscienza. Siamo nell’area piu’ nobile del procedere psicologico del pescatore in apnea, la’ dove si scatenano i meccanismi la cui analisi ne spiega le scelte, ne mette in evidenza le virtu’ e ne puo’ controllare i difetti. A noi sembra un argomento molto interessante, ma, naturalmente sono i lettori che dovranno giudicare. Troverete questo e tutti gli altri servizi che sotto presentiamo (e tante altre cose ancora!) sul numero di settembre di PESCA IN APNEA, ora in edicola.
Buona lettura a tutti!
PAG. 22 / UNA NOBILE PREDA: LA RICCIOLA di Marco Bardi
La maggiore soddisfazione e’ quella di catturarla da adulta, quando puo’ raggiungere dimensioni maestose. La lotta con la ricciola e’ sempre emozionante. Impariamo a conoscerla e capiremo perche’.
La ricciola e’ il piu’ grande dei carangidi del Mediterraneo, ha un corpo affusolato e compatto, ma al tempo stesso agile. Ha un colore grigio argenteo sul dorso che la rende difficilmente avvistabile dall’alto, mentre presenta un colore chiaro sul ventre che, viceversa, la rende ben visibile dal basso verso l’alto. Questa e’ una caratteristica comune a tutti i grandi predatori che spesso preferiscono colpire le loro prede dal basso verso l’alto e, probabilmente, si sono evolute cercando la colorazione ideale per il loro tipo di caccia. Sui fianchi, lungo la linea laterale, ha un riflesso giallastro che diminuisce sensibilmente subito dopo la cattura… Pescare in apnea la ricciola e’ una scelta del tutto speciale, fatta di pura convinzione, che porta a selezionare ogni singola scelta. Si parte dalla zona di pesca, che viene scelta in base alla stagione, privilegiando le punte vicino alla costa nei mesi di maggio e giugno, per poi passare alle secche al largo nei mesi piu’ estivi e all’inizio dell’autunno. Gli orari sono quasi sempre suddivisi tra le prime ore del giorno e le ultime ore prima del tramonto. In questi momenti tutta la mangianza si concentra in folti banchi compatti che diventano un invito a nozze per ogni predatore, compresa la ricciola Le attrezzature piu’ utilizzate sono sempre composte da armi potenti e ben equipaggiate, perche’ a una ricciola si puo’ sparare anche a lunga distanza e, una volta colpita, puo’ portarsi dietro una notevole quantita’ di filo dal mulinello. Esistono varie tecniche di tiro e ognuna ha i suoi fautori convinti. Si puo’ scegliere di usare il fucile piu’ potente possibile, armarlo con un’asta pesante e tentare il tiro subito dietro l’occhio del pesce alla fine della banchia e piu’ o meno all’altezza della linea laterale. Questa scelta ha il vantaggio di riuscire a fulminare la preda se tutto va a buon fine, ma se essa risulta lontana, vi e’ il rischio di non passarla, considerando la consistente spina dorsale di questo predone L’appostamento ideale sul fondo e’ sempre quello che guarda verso il mare aperto. A differenza del dentice, che ama le distese pianeggianti ai margini delle secche o delle punte, la ricciola ama le terrazze sul blu, gli scalini dei cigli, le propaggini rocciose che puntano verso il largo. È ideale appostarsi ben nascosti dietro qualche riparo alto, che celi la vista della propria sagoma al pesce, che di solito arriva da qualche metro sopra il proprio appostamento. Se si effettua la scelta di privilegiare la ricciola, non si deve considerare altro che lei, senza lasciarsi distrarre da altro
PAG. 29 / TATTICA: IL BRANCO, AVVICINAMENTO E CATTURA di Alessandro Martorana
Cefali, salpe, occhiate, marmore, ricciole, saraghi, corvine e dentici: tutti pesci che hanno l’abitudine di vivere in branco. Ma come riuscire ad avvicinarli e a catturarli in questa particolare situazione? Quali sono i segnali cui fare attenzione? Su quali tattiche basare la nostra battuta?
Tra le specie che sono solite riunirsi in gruppo a causa della loro natura gregaria, sia per fini alimentari che per una loro intrinseca tecnica di difesa, e che interessano il pescatore in apnea, possiamo senz’altro annoverare i cefali e le salpe. La loro dieta sostan-zialmente erbivora e la loro (purtroppo per loro) “tendenza” ad essere bersaglio di tutti gli altri organismi che invece si procurano il cibo cacciando, li costringe a raggrupparsi in folti branchi. La ragione di tale comportamento e’ molto semplice: mille occhi vedono meglio di due Un altro sparide che e’ solito muoversi in branco, specie per motivi alimentari, e’ la marmora. In battaglioni piu’ o meno compatti, questo gustosissimo sparide ama frequentare i fondali sabbiosi, dove, utilizzando i suoi mobilissimi barbigli, e’ solito “grufolare” alla ricerca di piccoli molluschi, anellidi e altri organismi che costituiscono la sua dieta.Anche per la marmora valgono le stesse tecniche illustrate per la cattura dei cefali e delle salpe, con la differenza che, in questo caso, le possibilita’ di cattura aumente-ranno in maniera direttamente proporzionale alla presenza o meno di “qualcosa” di solido, nelle cui vicinanze riuscire a nascondersi Il principio fondamentale per cercare di “coltivare” nel tempo una buona tana di saraghi e’ quello di non catturare mai l’intero branco intanato. Il prelievo deve sempre avvenire in maniera oculata e non dovremo mai farci cogliere dalla foga di riuscire a fare piu’ catture possibili. Il pesce deve continuare ad avere l’illusione che, comunque, all’interno di un rifugio roccioso godrebbe sempre di una certa protezione, altrimenti, come del resto sta gia’ succedendo in molte zone della nostra penisola, i saraghi smetterebbero per sempre di intanarsi, costringendoci alla loro cattura esclusivamente all’aspetto e all’agguato Un altro animale che e’ solito colonizzare in branco un tratto di fondale, almeno in certe ore della giornata, e’ il dentice. Questo predone, infatti, una volta eletto il suo territorio di caccia, difficilmente lo lascia, a meno di un mutamento delle caratteristiche ambientali della zona. Non e’ un caso che molti “siti” da dentice rimangano tali nel tempo, quasi si trattasse di una tana. Di solito i dentici amano frequentare dei vasti tavolati di roccia mista a fango in prossimita’ di cigli e risalite
PAG. 34 / NON SOLO SICUREZZA: LA BOA, DI TUTTO UN PO’ di Pietro Milano
Segnalare la presenza del pescatore, si’, ma anche appoggio per torce e fucili o per generi di conforto. Insomma, a volte e’ una vera piattaforma di lavoro, utilizzabile in ogni sua parte, dal pallone alla sagola
Il “famigerato” oggetto di segnalazione (boa) deve avere due importanti requisiti: essere visibile a non meno di 300 metri ed essere sormontato dalla ormai famosa bandierina (e’ prevista la multa se non la si ha) di colore rosso con striscia diagonale bianca. La maggioranza delle boe ha una colorazione rossa e bianca con un’ottima visibilita’, ma ne esistono in commercio alcune di colore verde chiaro o giallo-verde che, pur avendo doti di avvistabilita’, lasciano l’utenza marina a volte perplessa, generando spesso confusione, con conseguente pericolo per il subacqueo che la sta utilizzando In ogni caso, facciamo il punto della situazione: il primo scopo del pallone e’ la sicurezza passiva del sub, secondariamente fa riscontro, anche grazie alle ultime variazioni sul tema, la logistica intesa come base multifunzionale di appoggio. Esistono, tuttavia, altre utilizzazioni che, a volte, ci traggono d’impaccio durante l’azione di pesca. La prima e’ la sicurezza attiva: agganciando della zavorra alla cintura con un moschettone, possiamo concederci il lusso di abbandonarla ogni qualvolta se ne presenti la necessita’ (tuffo un poco piu’ fondo, un imprevisto e qualsiasi cosa ci faccia bruciare piu’ aria), con un incremento della sicurezza. Molti campioni storceranno il naso a questa mia affermazione, ma le raccomandazioni che mi sento di trasmettere non sono rivolte a loro, anche se le norme del buon senso non hanno mai fatto male a nessuno Ma la boa non e’ solo un involucro pieno di aria. Esso ha anche un elemento importante, la sagola, che svolge un ruolo fondamentale anche in funzione delle varie tecniche di pesca. Nella pesca in tana la sagola non deve avere particolari requisiti: e’ importante che sia di materiale galleggiante, per non agganciarsi sul fondale, e di sezione idonea per sopportare sfregamenti e il recupero della zavorra. Per essere scrupolosi al massimo, si puo’ inserire a una distanza di 7-10 metri un piccolo galleggiante per facilitare la spinta positiva del sagolino stesso. Altro discorso quando si cambia tecnica di pesca: nell’aspetto, il ruolo del sagolone (cosi’ si e’ soliti chiamare il filo) puo’ influenzare negativamente l’azione di pesca
PAG. 40 / APNEA CONSAPEVOLE: CONOSCERSI PER CONTROLLARSI di Lorenzo Manfredini
Andare sott’acqua conoscendo se stessi e il proprio rapporto con l’ambiente liquido rende l’apnea piu’ sicura e piu’ soddisfacente. Con questo servizio inizia a collaborare con Pesca in Apnea il dottor Lorenzo Manfredini, psicologo e psicoterapeuta dello staff di Apnea Academy.
Controllare le proprie sensazioni, il proprio corpo, imparare a conoscersi profondamente per vivere un’apnea consapevole. Ce ne parla il dottor Lorenzo Manfredini, psicologo e psicoterapeuta, curatore del sito www.apneaconsapevole.it. Per meglio mettere a fuoco i punti trattati in queste pagine, sono state evidenziate delle domande “ad hoc” alle quali il dottor Manfredini da’ una risposta, spiegando tecniche ed esercizi per arrivare perfettamente preparati all’immersione.
Che cosa significano “autocontrollo” e “apnea consapevole” L’autocontrollo e’ una qualita’ caratteristica di due forze/risorse dell’Io: la volonta’ e la decisione.Con queste due risorse l’individuo controlla costantemente i propri affetti, le proprie pulsioni e i propri comportamenti.La leva principale dell’autocontrollo e’ il ragionamento, attraverso il quale si riescono ad analizzare, conoscere e selezionare comportamenti appropriati ed efficaci. La psicologia moderna ha allargato questo significato, che talvolta e’ percepito come riduttivo e repressivo dei modi piu’ naturali di essere, con l’autoeducazione quale processo di una piu’ profonda conoscenza di se’. L’autoconoscenza comporta la conoscenza psicologica degli altri, la comprensione dell’Io (di cio’ che si sente, si pensa, si agisce, si conosce, per comprendere la vita) e la comprensione delle condizioni intime della propria anima. Il conoscere se stessi e’ psicologicamente indispensabile per guidare i propri atti in modo flessibile e creativo, pena la fuorviante immagine di se stessi o autoillusione, che condiziona costantemente il proprio agire. L’autoimmagine, l’autopercezione, la conoscenza riguardano modelli di azione sulla realta’ che necessitano, pertanto, di una riflessione psicologica consapevole. L’apnea consapevole, appunto, riguarda tutto cio’ che si sperimenta come soggetti dell’esperienza in diversi stati di coscienza.
Il vissuto psicologico del pescatore subacqueo All’inizio la psicologia subacquea si e’ occupata di consapevolezza del compito, ovvero come agire e come migliorarsi per raggiungere uno scopo. Solo di recente si e’ interessata al vissuto psicologico e agli stati di coscienza che il subacqueo incontra nella sua pratica. Il passaggio non e’ stato indifferente, perche’ ha posto il subacqueo in osservazione della sua coscienza e ha modificato fondamentalmente il concetto di autocontrollo. Non piu’ e solo controllo finalizzato dell’ambiente circostante e di se stesso, ma umile riconoscimento della complessita’ emozionale e psicologica che filtra in ogni momento della propria esistenza
PAG. 46 / TEAM CRESSI: UOMINI O PESCI? di Nino Piras
Dopo le ultime vittorie, conosciamo i componenti della squadra che porta i colori della Cressi. Provenienti da varie regioni italiane, hanno tutti in comune la passione per il mare e grandi doti di serieta’ e tenacia.
Il team Cressi e’ composto da un gruppo di atleti che hanno ottenuto e stanno ottenendo dei buoni risultati. La squadra si e’ formata nel tempo, in base a scelte di carattere sportivo e tecnico. Con un alternarsi di risultati, alcuni elementi hanno rappresentato per anni l’asse portante del gruppo, comunicando agli altri componenti una carica positiva che ha permesso di amalgamare una squadra di persone tra di loro lontane sia per carattere sia per provenienza geografica. Per far parte di un team sono necessari elementi fondamentali come la serieta’ dell’atleta, la cui immagine deve trasmettere un messaggio “sano”, oltre a doti puramente tecniche, da perfezionare negli individui piu’ giovani e da mantenere nel caso di atleti piu’ maturi. Presentiamo i personaggi che formano il Team Cressi e descriviamo le doti di ciascuno di loro
PAG. 50 / ACQUE INTERNE: FRANCO VILLANI, IL RE DEL LUCCIO di Stefano Marenco
Chi sono i personaggi di rilievo dello scenario agonistico delle acque interne? Franco Villani, dell’Apnea Club Brescia, e’ il vincitore dell’ultimo Campionato Italiano Acque Interne, ma anche il piu’ giovane
La scelta tra i numerosi atleti potenzialmente interessanti e’ caduta sull’ultimo vincitore del Campionato Italiano Acque Interne, Franco Villani, dell’Apnea Club Brescia, il piu’ giovane vincitore di un campionato di questo genere. Franco e’ un ragazzo di ventinove anni, estroverso, fisicamente forte e molto appassionato di pesca. Il 2004 sta dimostrando di essere in un momento agonisticamente “felice” con la vittoria del Trofeo dei Laghi e del Campionato Italiano a Squadre in Acque Interne, il cui merito e’ comunque da dividere con i suoi compagni
…Che tipo di pesca preferisci sul lago? E in mare? «Trovo interessanti vari tipi di pesca. Cercare le impercettibili tracce delle anguille nascoste nel fango e’ appassionante. D’altra parte mi affascinano di piu’ l’agguato e soprattutto l’aspetto, che mi permette di confrontarmi piu’ lealmente con le prede. Comunque, le sensazioni piu’ forti vengono dall’agguato profondo ai lucci, nel quale viene premiato anche il gesto tecnico. Durante le competizioni, a volte, e’ opportuno adattarsi e trovare accorgimenti e varianti rispetto alle tecniche piu’ classiche e tradizionali. Parallelamente, al mare mi diverto anche con i cefali nella schiuma, ma prediligo l’aspetto profondo a dentici e ricciole. Da diversi anni ormai passo le ferie estive in Sardegna, nella zona di Arbatax, dove peraltro mi sono fidanzato. Le mie battute di pesca sono prevalentemente dedicate all’aspetto su secche talvolta impegnative, almeno per me. Non amo fare carnieri esagerati di saraghi e corvine, preferisco tentare la fortuna con prede di maggior pregio»
…Fai qualche modifica sulle attrezzature? «Raramente. Gli strumenti che uso sono molto validi. Tuttavia in certi casi intervengo sull’equilibratura e sulla silenziosita’ dei fucili.Per esigenze specifiche e soddisfazione personale, sono arrivato a realizzare dei monoscocca in legno che mi hanno consentito di raggiungere prestazioni molto elevate»
Quali consigli daresti a un giovane che vuole iniziare a pescare? «Entrare in acqua sempre con molta umilta’, e lasciare che sia l’ambiente, con le sue caratteristiche, a insegnare i comportamenti piu’ convenienti. Questo, comunque, solo dopo aver frequentato un corso che dia la conoscenza delle misure di sicurezza opportune per avvicinarsi a questo sport, come a tutti gli altri»
PAG. 55 / A.M.P.: IL PESCE IN VETRINA di Giorgio Volpe
In queste pagine parliamo delle aree marine protette: come hanno avuto origine, quante sono, dove sono. E, infine, chiediamoci: perche’ la pesca in apnea e’ vietata invece di essere regolamentata come le altre forme di pesca sportiva ammesse nelle Amp?
Per gli appassionati di pesca in apnea, la sigla Amp, acronimo di area marina protetta, evoca sensazioni e umori contrastanti. Da una parte, come ogni amante del mare che si rispetti, il pescatore in apnea apprezza e sostiene le iniziative volte alla tutela del mare, salutando con soddisfazione ogni segnale che testimonia una maggiore consapevolezza dello Stato riguardo i temi ambientali e una maggiore volonta’ di preservare le ricchezze del Mare nostrum, ogni giorno piu’ sofferente. Dall’altra parte, la politica di gestione di queste aree marine appare ispirata da criteri non sempre legati alle reali esigenze di tutela e troppo spesso si rivela approssimativa e incongrua nei confronti della nostra categoria: cio’ ha finito per rendere i pescatori in apnea sempre piu’ sospettosi e in una certa misura allergici anche solo al termine Amp, diventato ormai sinonimo, per ciascuno di noi, di “divieto di pesca in apnea” Nel sesto capitolo del Libro Bianco (questo il nome del documento scaricabile dal sito www.fipsas.it), il dottor Antonio Terlizzi sostiene che la pesca in apnea risulterebbe esclusa dalle Amp in base all’applicazione del cosiddetto “principio cautelativo”, in virtu’ del quale un’attivita’ sospettata di essere dannosa viene proibita in attesa che evidenze scientifiche confermino o smentiscano i sospetti. In pratica, in assenza di risultanze scientifiche che attestino la sua dannosita’, la pesca in apnea sarebbe proibita per precauzione. Il problema e’ che anche per le altre forme di pesca sportiva mancano prove scientifiche della loro non pericolosita’. A rigor di logica, cio’ dovrebbe suggerire un’identica applicazione del principio cautelativo, con conseguente proibizione di tutte le forme di pesca sportiva, fatto che invece non si verifica. Non a caso, lo stesso dottor Terlizzi deve concludere che il problema della pesca in apnea si basi sostanzialmente sul pregiudizio Un esempio preoccupante viene dal Parco de La Maddalena, dove, fino a giugno di quest’anno, i non residenti potevano pescare munendosi di un permesso del costo di 52 euro: il nuovo regolamento 2004 elimina ogni possibilita’ di praticare la pesca in apnea a chi non e’ nativo o residente nel comune de La Maddalena o Palau
PAG. 60 / LA PROTEZIONE DEL FUCILE: UN CUORE DI GOMMA di Stefano Navarrini
È certo la parte piu’ importante dell’arbale’te, quella che determina potenza e caratteristiche del tiro: ma scegliere l’elastico piu’ giusto per il nostro fucile e per il nostro stile di pesca non e’ facile.
Difficile dare una priorita’ qualitativa alle componenti di un arbale’te, ma se proprio si dovesse, considerando che la potenza e’ comunque la caratteristica piu’ ricercata in un fucile subacqueo, dovremmo ritenere le gomme il primo livello di valutazione Mentre in un fucile pneumatico, salvo estremizzare il concetto mettendo a repentaglio la tenuta del meccanismo di sgancio, l’incremento di potenza non crea problematiche collaterali, in un arbale’te le cose sono diverse. Cambiando gli elastici standard con una coppia di misura piu’ corta, si sottopone la gomma a uno stress non indifferente, che alla lunga potrebbe comprometterne la resa. Stress che investe anche il meccanismo di sgancio e, conseguentemente, indurisce il grilletto. In secondo luogo si potrebbe creare un imbananamento del fusto, soprattutto sui fucili lunghi, con conseguente perdita di precisione Fra i piu’ evidenti vantaggi dell’elastico circolare c’e’ sicuramente quello di far lavorare il fusto del fucile in compressione, evitando possibili torsioni d’imbarcamento. Da qui la possibilita’ di adottare fusti piu’ leggeri a parita’ di potenza. Secondo il parere di alcuni costruttori e agonisti, inoltre, il circolare offre una maggiore omogeneita’ d’azione rispetto ai due elastici imboccolati. Altro punto a favore e’, oltre all’eliminazione della testata, quello di una posizione idrodinamicamente piu’ protetta ai fini del brandeggio orizzontale, che viene cosi’ facilitato. Inoltre eliminando le boccole a favore delle legature sul terminale di aggancio dell’elastico, e’ possibile acquistare una gomma a misura delle proprie esigenze o variarla con facilita’
PAG. 64 / MANIFESTAZIONI: LA FESTA DELLA PESCA di Marco Bardi
Tante squadre, tanto entusiasmo, una festa ben riuscita. Ecco il racconto del Memorial Gian Franco Zampolini, che si e’ svolto il 3 e 4 luglio tra tavole rotonde e divertenti pescate.
L’amicizia, la simpatia, la festa, sono alla base della civilta’. Nella cultura sportiva c’e’ un rapporto stretto con l’ambiente marino, che deve tenere conto sia della tradizione che del rispetto. Questo mare ci e’ stato donato per essere restituito migliore. Con queste premesse e’ stata presentata la manifestazione che ha avuto inizio sabato 3 luglio con una specifica tavola rotonda dal tema “L’uomo, il mare, l’ambiente”, svoltasi presso la sede Marinai d’Italia a Civitavecchia. Sotto l’efficiente organizzazione di Pier Luigi Risi e delle dottoresse Simona Serrano e Raffaella Berera, hanno presenziato illustri relatori con argomenti davvero interessanti per il numeroso pubblico presente. Ha esordito il professor Eugenio Fresi, docente di Ecologia dell’Universita’ Tor Vergata di Roma, che ha parlato dello stato del mare e degli ecosistemi a posidonia lungo i litorali La mattina della domenica 4 luglio si preannunciava soleggiata e calma. Il mare presentava ancora una leggera risacca di onda lunga dei giorni precedenti, ma gia’ dalle prime battute si notava una certa affluenza presso la sede dei Marinai d’Italia sul lungomare di Civitavecchia. Le prime squadre desiderose di partecipare a quest’appuntamento erano gia’ sul posto per organizzare le proprie attrezzature e disporre in modo comodo le imbarcazioni. Intanto a terra si lavorava a pieno regime, consegnando il regolamento e il portapesci ufficiale La sera, cena di gala sull’enorme terrazza sul mare del ristorante Ideale, che ha ospitato ben duecento persone tra partecipanti, organizzatori e autorita’. In un clima festoso non sono mancati i meritati riconoscimenti sia per gli atleti che per le istituzioni, che hanno permesso lo svolgimento di questo incontro. Al termine della cena e’ stato consegnato il contributo economico ricavato dal pescato, consegnato direttamente nelle mani del presidente dell’Avo di Civitavecchia, l’Associazione Volontari Ospedalieri che assiste i bisognosi. L’appuntamento per la prossima stagione e’ gia’ fissato, e si preannuncia ancora piu’ interessante
PAG. 68 / APNEA: I PROMOSSI E I BOCCIATI di Roberto Tiveron
Sei un vero esperto di apnea? Abbiamo preparato per te un test con cui potrai verificare la tua cultura in materia. Rispondi alle domande e vai a leggere il giudizio sul punteggio che hai raggiunto. Le conclusioni che se ne potranno trarre sono molto importanti non solo per chi pratica l’apnea pura ma anche per i pescatori in apnea.
Praticare sport come l’apnea o la pesca in apnea richiede delle conoscenze di base non trascurabili: non dobbiamo dimenticare che ci troviamo a operare in un ambiente che, per quanto possiamo amare, non e’ il nostro e richiede grande maturita’, conoscenze di base e preparazione fisica. Questo non perche’ negli altri sport non siano necessarie tutte queste doti, ma semplicemente perche’ trovarsi in difficolta’ in acqua, magari lontano da un punto d’appoggio e soli, potrebbe costituire una situazione di grande pericolo. Anche senza conoscenze di base e preparazione adeguata, possiamo divertirci ugualmente, ma facciamoci accompagnare da qualcuno che abbia l’esperienza giusta per poterci assistere e insegnarci che cosa sia piu’ giusto fare, garantendoci una sicura assistenza, in attesa che le nostre conoscenze accrescano al piu’ presto. Per valutare le vostre conoscenze generali riguardanti l’immersione in apnea, provate a svolgere il test che vi proponiamo, e che potra’ darvi gia’ un’idea di base delle nozioni in vostro possesso
PAG. 72 / IL TIRO: PRENDIAMO LA MIRA di Antonio Mancuso
Trucchi, consigli e armi per mettere a segno senza esitazione il tiro e catturare la preda.
Il momento in cui il pescatore decide di contrarre il dito per premere il grilletto, in effetti, va oltre la semplice azione di far collimare il mirino con la tacca di mira. È la sintesi tra istinto, allenamento e concentrazione. È l’atto catartico con il quale il pescatore e’ come se proiettasse se stesso per rivivere quel momento ancestrale che neppure il processo evolutivo e’ riuscito a cancellare. Se i problemi legati alle esperienze venatorie dei pionieri della nostra disciplina sportiva erano di ben altra natura, uno di quelli piu’ sentiti dai pescatori dei nostri giorni e’ connesso alla buona esecuzione del tiro. Colpire il bersaglio con i fucili ad elastico, sotto certi aspetti e’ piu’ semplice. Concettualmente meno sofisticati degli oleopneumatici, grazie alla semplicita’ del loro sistema costruttivo, gli arbale’te permettono di prendere la mira con maggiore accuratezza. In questi fucili, infatti, la freccia e’ situata sull’affusto, poggiata quasi sempre su appositi guida-aste, e sporge generalmente una trentina di centimetri rispetto alla testata del fucile. Posizionata in questo modo, essa stessa diventa la linea guida per un allineamento piu’ preciso sul bersaglio Altra tecnica, che molte volte consente di mirare il bersaglio con precisione, e’ l’agguato. Le armi adoperate in questo caso, pero’, saranno piu’ corte rispetto a quelle scelte per l’aspetto. In questa pesca e’ importante la posizione del braccio armato durante i suoi spostamenti sul fondo. Concentrato al massimo, per evitare rumori allarmanti per le prede, il pescatore manterra’ l’arto che impugna il fucile flesso verso il busto, pronto ad allungarlo velocemente nella direzione in cui si individuera’ la preda. L’arma, inoltre, dovra’ consentire un adeguato brandeggio, poiche’ il tempo a disposizione per il puntamento sara’ sempre limitato
PAG. 78 / GUIDA TECNICA – OMER: MUTA MIMETICA OCEAN
La muta Ocean Mimetic e’ uno dei prodotti di punta Omer nel campo delle mute. Viene consigliata per la pesca in acque libere, perche’ si adatta molto bene alle colorazioni del mare.
PAG. 80 / GUIDA TECNICA – POLO SUB: MUTA LISCIA SPACCATA MIMETICA BLU
Una muta tinteggiata di blu, per sentirsi un pesce tra i pesci, per l’apnea pura o per la pesca in acque libere. Buoni i materiali e le rifiniture, possibilita’ di opzioni.
PAG. 82 / GUIDA TECNICA – SEAC SUB: TORCIA SHOT
Una torcia da pesca di buona qualita’ e dalle elevate caratteristiche di luminosita’ e autonomia. Dimensioni molto ridotte e interruttore di facile azionamento. Possibilita’ di inserire quattro oppure otto batterie stilo.
PAG. 84 / PRESENTAZIONE EFFESUB: COLTELLO KF
Un ottimo coltello da pesca con intelligenti soluzioni tecniche. Particolarmente interessante il tipo di fodero “dedicato”.
PAG. 85 / PRESENTAZIONE SEATEC: ASTE EXTREME
Una serie di aste per tutte le esigenze del pescatore evoluto e “professionale”, realizzate in due materiali e in un’infinita’ di lunghezze e configurazioni.
PAG. 86 / PRESENTAZIONE MÉROU: TESTATE PER ARBALÈTE
Due testate ben progettate e realizzate conmateriali di prim’ordine. Una “tradizionale” e l’altra di sapore “australiano” per doppio elastico circolare.
PAG. 87 / PRESENTAZIONE PARISI SUB: MUTA MIMETICA SPEZZATA 5 MM
Una muta di grande robustezza, dal buon effetto mimetico e adatta all’uso “duro” nella pesca in apnea. Di qualita’ i materiali e le rifiniture.
PAG. 88 / PRESENTAZIONE MAORISUB: MULINELLI DENTEX E BIG FISH
Una coppia di mulinelli prodotti usando buoni materiali. Uno adatto a qualsiasi preda, l’altro per la pesca ai “giganti” del mare.
PAG. 89 / PRESENTAZIONE SEA PRO: MUTA LISCIA SPACCATA 5 MM
Una muta liscia spaccata di buon comfort e protezione termica, realizzata con materiali affidabili.
PAG. 92 / ALLENAMENTO: IN FORMA DOPO L’ESTATE di Luca Bartoli
Che cosa fare per conservare il livello di forma fisica che abbiamo raggiunto con l’intensa attivita’ estiva? Basta organizzare un valido programma di allenamento, come quello che vi illustriamo nella rivista.
PAG. 94 / MEDICINA: UNA QUESTIONE D’ORECCHIO di Massimo Malpieri
A prescindere dai barotraumi, dei quali abbiamo gia’ parlato, le orecchie possono darci altri problemi derivanti da alcune infezioni che si possono contrarre in acqua.
PAG. 98 / DOVE ANDARE: SICILIA, DA ISOLA DELLE FEMMINE A TERRASINI di Antonio Mancuso
Un itinerario lungo un tratto di costa palermitna, teatro di numerose competizioni a livello nazionale: non ultimi, i Campionati Italiani di prima categoria del 2001.
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