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Pesca Sportiva e Social Network: Quando Video e Foto Sono Prova di Illecito

| 4 Giugno 2018

I social network sono vissuti da tanti come una grande fiera delle vanità, un luogo in cui perseguire la propria affermazione ostentando comportamenti, spesso discutibili quando non apertamente illegali, il tutto finalizzato a diventare una qualche specie di web celebrity. Questo modo di vedere le cose ha finito per investire un po’ tutti gli ambiti del vivere comune, anche perchè i social sono ormai una presenza totalizzante e spesso invadente nelle giornate di tutti noi. La pesca ricreativa, in tutte le sue declinazioni, non fa certo eccezione, ma sarebbe opportuno fermarsi a fare qualche riflessione.

Sono sempre più numerosi i casi in cui la bramosia di immortalare la cattura o la pescata eccezionale, hanno finito per tradire il vanesio pescatore che, ignaro (o forse indifferente) al fatto di mostrare qualcosa di illegale, si è ritrovato ad avere addosso gli occhi delle autorità, quando non anche un salatissimo verbale.

Tonno Record, Multa Anche!

L’ultimo episodio in ordine di tempo è accaduto alcune settimane fa in Croazia, precisamente a Bibbigne, vicino Zara. Un gruppo di 4 pescatori dilettanti si è imbattuto, nelle acque del piccolo porticciolo bibbignese, in un tonno rosso in evidente stato di difficoltà: il tunnide nuotava a fatica in poco più di un metro d’acqua ed era un esemplare molto grosso, 230 chili per l’esattezza.

L’euforia ci ha messo poco a spingere i 4 a tentare la cattura con quel poco che avevano a disposizione, da una delle barche ormeggiate hanno preso un arpione (o forse un raffio) e in breve il grosso pesce è ormai vinto sul molo. Un incontro di questo tipo non poteva non essere immortalato in foto e video, ovviamente non per uso personale quanto per essere dato in pasto alla rete per la più classica e ingenua vanteria.

Una cattura simile non poteva non diventare virale (per inciso il tonno è stato consumato durante una grande festa in piazza che ha coinvolto praticamente tutta la comunità bibbignese), e ci ha messo poco ad arrivare sotto gli occhi dei competenti ispettori della Direzione pesca del ministero croato dell’Agricoltura.

Il risultato è stato una bella inchiesta che ha portato ai 4 la contestazione del reato di pesca di frodo per aver pescato una specie che richiede apposite autorizzazioni, otre ad averlo fatto con l’ausilio di attrezzi vietati. Deciderà la magistratura ma intanto sul piatto ci sono 27.000 euro di sanzione, in un paese in cui lo stipendio medio mensile è di poco più di 800.

Un caso dalla Spagna

Nel 2015, per due pescasub spagnoli, è stata fatale la “necessità” di vantarsi delle proprie catture sui social network, soprattutto perchè diverse di quelle venivano da una delle più conosciute riserve marine della isole Canarie. L’indagine, partita nel 2007 proprio da queste fotografie, ha portato ad accertare che i due bracconieri pescavano in maniera abituale all’interno del perimetro della riserva, per poi vendere illegalmente il pescato ad un prezzo molto inferiore a quello di mercato.

L’atto finale dell’investigazione è stato un lungo pedinamento durante una delle loro battute di pesca, al momento opportuno le autorità hanno intimato il fermo ai due, che per tutta risposta si sono dati alla fuga gettando fuoribordo il pescato nel tentativo di sbarazzarsi delle prove del reato. Tutto questo però non gli evitato il peggio, compresa la contestazione di numerose infrazioni che hanno comportato un verbale da 45.000 euro.

Cosa Succede in Italia

In italia, almeno riguardo reati inerenti la pesca ma anche in altri ambiti, non risulta che video e/o foto siano ancora stati usati quale materiale probatorio per far partire precise contestazioni, sono invece stati usati (in tanti ricorderanno l’epopea del bracconiere notturnista Nando No Limits) per dare il via ad operazioni di sorveglianza mirata e controllo che hanno poi portato alla contestazione in flagranza.

Tuttavia è parere unanime che un nuovo approccio si renda presto necessario visto l’elevatissimo quantitativo di palesi illegalità che vengono ostentate sul web (e non solo in riferimento alla pesca), talvolta ingenuamente ma molto più spesso nel disinteresse più totale delle regole e nella certezza di non rischiare nulla.

Negli ultimi mesi ad esempio vi sarà sicuramente capitato di vedere video di bracconieri con le bombole che consegnano il pescato al ristorante di fiducia (tutto facilmente identificabile), pescatori che immortalano le proprie catture nelle cucine del ristorante o nella pescheria compiacente che poi le smerceranno, pescasub con crostacei e ricci in periodo di fermo biologico e molto altro ancora…

Pensare Prima di Condividere

Quindi (atteso che, nella pesca sportiva, 8 infrazioni su 10 sono commesse senza avere la più pallida idea che quanto fatto sia vietato) cercate di fare bene attenzione a quello fate e che immortalate: pensateci bene prima di renderlo visibile a chiunque e anzi, ricordate che alcuni di quelli che sono diventati  i video più virali, non sono passati da Facebook o da Youtube, ma si sono diffusi tramite Whatsapp.

È probabile che non ci saranno avvisi plateali, piuttosto qualcuno si ritroverà ad essere il caso zero e saranno dolori perchè anche le sanzioni italiane per la pesca illegale non sono certo pochi spiccioli. Ovviamente, se fosse consapevole di aver commesso un illecito e lo stesse ostentanto consapevolmente, poco male ed è giusto che sia punito, sono però episodi che poi finiscono inevitabilmente per macchiare la reputazione di tutta la categoria.

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