Oreste Vacondio: dal volley alla pescasub passando per il tiro
Quando si sente parlare di Tiro al Bersaglio Subacqueo, nella mente di chi non conosce a fondo questo sport completo, soprattutto tra i pescatori in apnea, alberga l’immagine di uno sparuto gruppetto di persone, poco dotate atleticamente, che preferiscono celarsi tra le pareti di una piscina a sparare ai bersagli, piuttosto che cimentarsi in pratiche ben più impegnative, quale potrebbe essere proprio la pesca in apnea. Lo stupore successivo nasce quando le stesse persone che magari provano a cimentarsi in una qualsiasi delle discipline del Tiro Sub, si rendono conto che le qualità necessarie per primeggiare possono risultare insufficienti anche al migliore degli atleti di apnea o della pesca in apnea, senza avere prima effettuato un percorso idoneo di preparazione tecnica.
Proviamo ad approfondire il discorso con Oreste Vacondio, uno degli atleti storici del Tiro Sub, la cui esperienza è trasversale in quanto affonda le radici nel suo importante passato agonistico nel Volley d’alto livello, si consolida nella pratica della pesca in apnea con lusinghieri risultati e si specchia nello svolgimento di un ruolo di coordinamento molto importante nella Federazione del Volley.
Cominciamo dalla domanda più scontata, chi è Oreste Vacondio?
Uno che ha vissuto lo sport come filosofia di vita…e tuttora non è ancora pago! Affrontare un avversario è stimolante, la sfida e l’impegno che devi mettere per raggiungere un qualsiasi risultato sono il vero valore di una qualsiasi competizione.
Fin da ragazzino, lo spirito competitivo mi ha portato a frequentare il mondo delle gare.
Ho fatto ciclismo, atletica leggera dove sono stato anche primatista italiano di salto triplo per qualche mese quando avevo 16 anni e poi la pallavolo… la passione di una vita!
Ho giocato in serie A per 9 stagioni, successivamente sono stato allenatore per molti anni conquistando due Titoli Nazionali giovanili. Successivamente Allenatore della Nazionale Juniores per ben cinque anni, la stessa che ha dato vita a quella che fu poi definita la ‘Generazione di Fenomeni’ tra cui spiccavano i nomi di Cantagalli, Gardini, Zorzi, Tofoli, ecc…
Attualmente sono Docente Nazionale, Coordinatore Tecnico per la Lombardia e proprio di recente sono stato nominato Consigliere Federale Nazionale in rappresentanza dei Tecnici, ruolo molto importante che svolgerò come sempre con impegno e serietà, vista l’importanza che richiede.
Naturalmente, non ho dimenticato il Tiro al Bersaglio Subacqueo.
Ho vinto la Coppa Italia di Tiro Tecnico di Precisione nel 2005, oltre a diversi ottimi piazzamenti ai Campionati Italiani e diverse vittorie in gare selettive (l’ultima proprio lo scorso 22 febbraio a Vignola nel Tiro Libero ‘ NDR).
Mi ritengo un avversario fastidioso e mi diverto e divenirlo, inoltre le mie capacità manuali e la mia inventiva mi hanno creato un alone particolare… che qualche antagonista a volte soffre un po’! Nulla di importante, anche perché raramente ho trovato un ambiente agonistico migliore di quello del Tiro sub! Ho lasciato le competizioni di pesca proprio causa l’ambiente’ La mia età? Quella di uno che non accetta ancora di arrendersi ed ha trovato nel Tiro una attività che può praticare a discapito degli “acciacchi” di “una vita da Mediano”….
Circolano ‘strane voci’ sul fatto che tu sia anche un ottimo pescatore in apnea, ma com’è possibile ciò per uno che pratica il Tiro Sub?
Per fortuna sono voci… Sono innanzitutto un pescatore che vive in Val Padana e che non ha più il tempo per passare le domeniche al mare a pescare… quindi ben venga il Tiro Sub. Vivo la pesca e il mare con profonda partecipazione tanto da dimenticare qualsiasi preoccupazione quando la pratico. Mi fa “staccare” completamente dalla routine quotidiana ed è subito vacanza.
Quando riesco a concentrare qualche giorno libero parto per la Corsica insieme al mio compagno di pesca preferito Maxdeo (Massimiliano Deola, per chi non legge il Forum ‘ NDR) e la vacanza diviene una pescata ‘full-immersion’, tanto che solo a parlarne me ne è venuta voglia.
Penso di essere un discreto pescatore nulla più! Ma la passione di costruirmi i fucili mi ha fatto divenire un cacciatore formidabile (scherzo!) perché le mie armi sono decisamente performanti.
Inoltre, la pratica del Tiro Sub mi ha reso temerario anche nello scoccare tiri inverosimili che spesso vanno a segno!
Pratico tutti i tipi di tecniche di pesca ma quelle che ritengo più coinvolgenti ed affascinanti sono l’aspetto profondo e l’agguato alle grosse corvine, rivolgendo le mie attenzioni quasi esclusivamente ai dentici ed appunto alle corvine…
Il fascino del predone in caccia, furbo e attentissimo, mi coinvolge completamente, penso di ricordare praticamente ogni cattura e non sono poche.
L’altro aspetto della pesca che mi stimola consiste nel riuscire a sorprendere i grossi corvi ancora fuori tana che per primi cercano rifugio tra i massi…con agguati, cadute e tiri decisamente lunghi e precisi.
A Max piace avvicinarsi alla preda, a me “vedere il tiro”…
Frequentando sempre gli stessi fondali Corsi da 25 anni conosco ormai quasi ogni sasso delle zone di pesca abituali, anche se devo ammettere che non disdegno cambiare per conoscere posti nuovi.
Ma quando cambio, cambio radicalmente e vado in Messico!
Mi capita di andarci ogni 2-3 anni e per un “mediterraneo” risulta relativamente facile catturare prede dalle dimensioni davvero inusuali. In particolare, dopo vari esperimenti, ho realizzato un roller 86 con asta da 6,5 mm a variatore integrale (brevettato) che mi permette di variare la potenza a piacere facilmente e direttamente in immersione rendendo il fucile praticamente adatto ad ogni tipo di tecnica di pesca. Per l’aspetto puro ai dentici o alle ricciole utilizzo un altro mio progetto che è recentemente giunto al settaggio definitivo dopo 5 anni di lavoro ma ha già mostrato caratteristiche uniche… il ‘vela’, un arbalete roller a paranco.
Si tratta di un fucile della lunghezza di 100 cm. attrezzato con asta da 7mm ad aletta auto costruita ad incasso. La caratteristica principale è che mi consente di “spiedinare” i dentici e catturarne più di uno dallo stesso branco.
L’estate scorsa effettuai diverse catture di pesci tra uno e due Kg. tutti nell’arco di due ore.
Questo fucile mi consente anche di sparare alle corvine, il cui scatto è proverbiale, senza che avvertano il sopraggiungere dell’asta. Diciamo che ho studiato una specie di “sistema stealth” che lo rende probabilmente non udibile dalla linea laterale dei pesci. Sono molto geloso di quest’arma e solo pochissimi hanno potuto vederla o potranno farlo… Ha soppiantato i miei roller lunghi che pure sono ottimi fucili…chiedetelo a Max!
Allora non erano solo voci… Hai voglia di raccontarci qualche episodio di catture che ti hanno maggiormente soddisfatto?
I ricordi e le emozioni sono tante, ma direi proprio che la cattura del grosso dentice della foto del peso di 11,2 Kg, spiedinato e recuperato senza grosse difficoltà, non è stata particolarmente emozionante, se non per le dimensioni davvero fuori dal comune nel Mediterraneo.
Pescando in Messico mi è capitato di catturare dentici rossi (red snapper) decisamente più corpulenti.
Particolari sensazioni e ricordi vivissimi me li procura la cattura di un dentice nel ’96 in Corsica, il primo di un branco che avevo provato ad insidiare già da qualche anno… si qualche anno, senza riuscire mai a prenderne nessuno.
Stazionavano regolarmente su un pianoro privo di ripari e non ne volevano sapere di avvicinarsi a meno di 5-6 metri, dopodiché iniziavano un carosello beffardo, simile a quelli degli indiani quando attaccavano le carovane.
Non potendo nascondermi meglio la cosa mi faceva veramente imbestialire!
E’ fu proprio riflettendo su quelle situazioni che nacque nella mia mente il concetto ‘roller’…, per poi scoprire che in realtà quel sistema era già stato ideato, ma questa è un’altra storia.
Nei primi anni novanta, dopo vari tentativi di catturarne qualcuno utilizzando fucili sempre più potenti armati di doppie gomme, oleo-pneumatici strapompati, ecc… finalmente l’idea per un fucile potente e preciso ma con un rinculo accettabile. Fu così che nel Luglio ’96 ho modo di sperimentare la nuova arma finalmente a punto’
Effettuo qualche tiro di prova prima di arrivare sul punto magico, anche perché so di avere a disposizione non più di un paio di tuffi, prima che i dentici ormai in allarme se ne stiano a distanze siderali. Aspettando l’orario ideale del cala sole compio qualche discesa di riscaldamento lontano dal pianoro, così da abituarmi alla profondità piuttosto impegnativa.
Quando ritengo che sia giunto il momento, mi avvicino alla zona di pesca a pinne e senza effettuare rumori per non allarmare il branco avvicinandomi in gommone.
Un rapido controllo delle mire… ci siamo! Leggera corrente, mare calmo, un’occhiata alla posizione del sole e dopo qualche atto respiratorio più lento e profondo, mi immergo curando attentamente la capovolta.
La discesa è buona, il fondo che ben conosco si avvicina, smetto di pinneggiare ed inizio a scendere sempre più rapidamente, controllando la velocità con le pinne mentre mi avvicino all’unico massetto che rappresenta il mio precario riparo.
Passano i secondi e resto sorpreso, niente dentici!
Decido di risalire ma so di avere già annunciato la mia presenza, quindi un po’ seccato preparo il secondo tuffo.
Scendo sul solito nascondiglio, senza avere possibilità di cambiare perché nei dintorni non ci sono altro che sassi delle medesime dimensioni di quelli che si tirano nei fiumi. Finalmente, li vedo! Sono pigri e si avvicinano svogliatamente…
Ho un’idea precisa della distanza perché tantissime volte mi hanno beffato schivando facilmente i tiri scoccati più per frustrazione che per convinzione ma oggi… Niente da fare! Si girano molto più in là del solito e mi offrono il fianco, resto incantato dal solito spettacolo e tardo ad accorgermi che si sono gradatamente avvicinati. Cerco di arretrare socchiudendo gli occhi ma sono sempre lunghissimi… Con una decisione del tutto istintiva afferro con la sinistra il massetto e trascinandomi compio uno scatto in avanti… Ho ancora negli occhi l’immagine dei dentici che mi si avvicinano e il tiro che parte. L’asta fa il suo percorso e colpisce con precisione il grosso dentice dietro l’opercolo, un attimo prima di vederlo scomparire insieme a tutto il branco… non sento nemmeno il mulinello scorrere … inizio la risalita.
Non ho idea di dove sia finito ma l’immagine del colpo andato a segno è indelebile nella mia mente.
Impiego diversi minuti a calmarmi… poi prendo una decisione, recupero il secondo fucile da sotto al pallone e comincio a filare la sagola per capire dove può essere andato il pesce.
Riesco quasi subito a scorgerlo dalla superficie perché le specchiate della sua livrea si riflettono ad ogni movimento. Scendo e vederlo colpito perfettamente mi tranquillizza sul suo recupero. Il resto è solo soddisfazione che dura ancora oggi…
Complimenti! Ma spiegaci com’è che hai deciso di iniziare a praticare il Tiro al Bersaglio Subacqueo e fino a che punto ritieni che praticarlo possa influenzare positivamente anche la pesca in apnea.
Durante le mie battute di pesca in apnea si sono verificati alcuni episodi che mi hanno fatto riflettere… Quando ero in vacanza, soprattutto nelle prime pescate, mi capitavano occasioni con pesci di buone dimensioni, ma non avendo ancora ri-acquisito sufficiente feeling con l’arma, con l’allineamento per la mira ed il timing nel premere il grilletto, mi capitava di fare delle ‘padelle’ clamorose.
Urgeva una soluzione’perché la cosa si ripeteva regolarmente, quando Flavio Mighali, amico di vecchia data, già Commissario Tecnico della Nazionale di Tiro Sub e responsabile per il Tiro Sub della mia società la B. Loschi di Modena, coinvolgeva mia figlia Linda nella pratica del Tiro Sub.
Mia moglie ed io, da bravi genitori, abbiamo iniziato a seguirla alle prime gare, accompagnandola anche agli allenamenti, fino a quando decisi di scendere in acqua anch’io per provare.
Inizialmente, rigorosamente per testare i vari fucili roller che costruivo, poi vedendo cosa riuscivano a fare sempre più convinto che il tiro sub avesse valenze importanti anche per un pescatore in apnea. Ne cito una per tutte: l’unicità del tiro, cioè acquisire la capacità di gestire l’emozione del “solo” tiro a disposizione mantenendo la necessaria freddezza.
Da quando faccio tiro sub la mia mira è molto migliorata anche a distanze importanti; è vero che sono supportato da armi particolari, ma sparare tanto in piscina mi ha fatto acquisire una capacità
superiore, sono sempre certo di colpire il bersaglio. Del resto, se si riesce a colpire con una certa sistematicità il centro del bersaglio che misura appena 12 millimetri di diametro a 3 metri dalla punta dell’asta (circa a 5 metri dall’occhio del tiratore ‘ NDR), penso che anche ad una distanza maggiore dal pesce, soprattutto se di generose dimensioni, colpirlo non rappresenti certamente un problema.
Ma c’è un’altra valenza che mi appassiona: la ricerca, cioè riuscire a capire cosa sta alla base della precisione delle armi subacquee. Fino a qualche tempo fa la disciplina del tiro sub non aveva limitazioni nell’allestimento dell’arma. Quindi ricerca pura, molto, molto stimolante…Ma in effetti si era giunti al limite, visto che solo pochi ormai potevano conseguire risultati di alto livello, finendo per allontanare chi non poteva permettersi un fucile evoluto.
In questa ottica, trovo giustissimo avere riportato il tiro di precisione alle sole armi di serie.
Mi manca un po’ la ricerca pura ma un po’ se ne riesce ugualmente a fare…per la disperazione di chi controlla i miei fucili…che sono comunque regolarmente di serie! Ma potendo intervenire sulla lunghezza delle gomme, sulla sagola, sulle aste o la lunghezza delle armi qualcosa nella ricerca della giusta combinazione si può ancora fare… Inoltre, è proprio grazie al Tiro Sub ed in particolare alla disciplina del Biathlon che ho saputo gestire una situazione complicata che mi capitò durante una battuta di pesca.
Il Biathlon è realmente una palestra fantastica per imparare a controllare le emozioni e mantenere la necessaria lucidità in quanto bisogna percorrere per 5 volte in apnea e molto velocemente, un tratto di venti metri tra andata e ritorno, sparando altrettante volte al bersaglio. Quando è il momento di percorrere il 4° ed il 5° giro diventa davvero difficile riuscire a centrare i bersagli, pressati dalla fretta, sovraccarichi di acido lattico nelle gambe e con una importante fame d’aria. Tutto ciò, alla lunga, allena ad un autocontrollo psico-fisico invidiabile, peraltro senza problemi di incorrere in ‘black out’ perché alla fine di ogni percorso è obbligatorio compiere almeno un atto respiratorio prima di ripartire per il successivo. La correlazione con la pesca è presto fatta: in immersione non devi e non puoi farti prendere dal panico!
Proprio quello che poteva succedermi quella volta in cui mi capitò un inconveniente, pescando in tana ad una profondità di tutto rispetto.
Avevo sparato ad un grosso sarago ma non riuscivo ad estrarlo. Dopo avere lavorato un po’ nello spacco, decido di risalire e rimandare il recupero del pesce al tuffo successivo…
Inizio la risalita quando ad un tratto mi sento trattenere per una gamba fermandomi! Che non è la più piacevole delle sensazioni. Senza farmi prendere dal panico, guardo verso il basso e vedo che la sagola del fucile mi si è annodata intorno alla caviglia…
Un veloce ripasso della situazione, valuto il tempo di apnea rimanente, la profondità e se ridiscendere per tagliare o per sciogliere il nodo. Decido di salvaguardare la sagola ho modo di farlo! Sono ridisceso, ho allentato il cappio per quanto possibile, con calma, ho sfilato la pinna, fatto passare il piede, ricalzata la pinna e senza guardare o pensare al muro d’acqua che avevo sopra al capo ho ripreso la risalita. Durante tutte queste operazioni ero sempre pronto a tagliare ma concentrato sulle mie sensazioni, proprio come ero allenato a fare durante il Biathlon.
Giunto tranquillamente in superficie guardo il mio compagno Max che mi chiede incuriosito per quale ragione avessi cosi tirato l’apnea ed una volta assicuratosi del mio completo recupero ha poi iniziato a preparare il suo tuffo.
Come dire… Don’t try it at home…
Dopo avere ripetutamente fatto riferimento alle tue innovazioni tecniche, parlaci un po’ di più nel dettaglio di ciò a cui hai lavorato negli ultimi anni.
Diciamo che sono un pescatore che non riesce a pescare con fucili puramente di serie…ma che essendo dotato di discreta inventiva e manualità artigiana…. modifico sempre sostanzialmente tutto. Quando mi si verificano delle necessità cerco immediatamente delle soluzioni. Per cui non riesco mai a considerare i miei progetti definitivamente chiusi. Attualmente uso solo fucili auto-costruiti ma non in legno, che vengono adattati al tipo di pesca che pratico in Corsica.
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