Obiettivo Mondiali 2011: intervista a Valter Mazzei (prima parte)
La stagione del nuoto pinnato ha già da qualche settimana fatto il giro di boa e si avvicina a grandi passi agli appuntamenti salienti dell’estate, Mondiali Assoluti e Europei Giovanili, quest’anno entrambi in Ungheria. Abbiamo fatto il punto sull’agonismo italiano con il CT della Nazionale azzurra Valter Mazzei, approfittandone per trattare anche molti altri temi legati alla disciplina, dalla ormai cronica mancanza di visibilità, alle titubanze della CMAS, passando per le immancabili polemiche interne.
Cominciamo parlando degli aspetti più positivi: l’agonismo. Qual è lo stato di salute della squadra azzurra in ottica Mondiali?
Per quanto riguarda la piscina tra gli uomini siamo messi discretamente bene. Cesare Fumarola ha stimolato tutto l’ambiente con i suoi risultati e portato una gran voglia di vincere, perché se è vero che lo scorso anno abbiamo preso tante medaglie, è anche vero che molte sono venute dal settore femminile e dalle bipinne e non dagli atleti “storici”. Cesare ha cambiato realtà e probabilmente ha ritrovato le motivazioni in questa nuova avventura. Inoltre è stato appoggiato da tutti: il Comitato di Settore che gli ha dato la possibilità di questo cambio, la sua vecchia società che gli ha lasciato gli spazi d’acqua, io che ho messo la mia faccia per trovare la soluzione e mettere d’accordo le due realtà che ci sono a Modena… alla fine penso che i risultati parlino da soli e confido che saranno da traino per tutti quanti. Nava ha già ottenuto riscontri interessanti; Figini ha una preparazione particolare ma è in linea con quanto fatto gli anni scorsi; Julio Tugnoli ha ritrovato gli stimoli e un minimo di continuità ad alto livello. Anche dietro il reparto del fondo mi pare a posto: lo scorso anno avevo garantito a tutti i medagliati che in questa stagione non avrei messo pressione per il conseguimento dei tempi limite e lo confermo. Da parte mia, a meno che dall’alto non arrivino controindicazioni, la linea per le convocazioni sarà questa.
Per quanto riguarda invece le donne, abbiamo avuto due grosse defezioni con Claudia Ammetto che ha interrotto l’attività e Roberta Mastroianni che si è trasferita a Londra per motivi di studio e che da quanto mi risulta non riesce ad allenarsi con la monopinna ma solo a fare un minimo di preparazione atletica e a nuotare senza pinne. Questo è uno dei problemi che onestamente non concepisco: non è possibile che in tutta Londra non ci sia una piscina dove prepararsi! Un conto è se la ragazza, che è giovane, è fuori casa e sta studiando, dice di non farcela anche ad allenarsi da sola… ha 18 anni e lo posso capire. Ma non accetto la giustificazione che è stata data a me, ossia che non si riescono a trovare spazi dove nuotare, nonostante l’impegno da parte della Federazione. Non ci credo perché sono sicuro che muovendosi qualcosa si trova. Lo stesso Burakov, quando era a Londra, ha preparato un mondiale nel 2009. Si tratta soltanto di affrontare dei costi, ma la possibilità ci dev’essere.
A bilanciare questa situazione mi sembra che stiano uscendo atlete interessanti che hanno già mostrato buone cose. Ad inizio anno, quando smette un’atleta di vertice c’è sempre la paura di non poterla rimpiazzare, poi pian piano invece tutto si evolve. Debora Chiarello ha nuotato 1’36” nei 200 che è un tempo ottimo, la Baroncini ha mantenuto i livelli dell’anno scorso, anzi è già più avanti, ed infine Federica Longo Vaschetti, seppur giovane anche lei come la Chiarello si è portata attorno all’1’37. Le manca l’ulteriore salto di qualità.
Più particolare il discorso pinne, sia per quanto riguarda il settore maschile che quello femminile. A parte Rampazzo che tra alti e bassi è una garanzia, molti degli atleti e delle atlete più forti provengono oggi dal nuoto puro o dalle squadre del sud Italia. I puristi sono un po’ particolari: vengono a fare le gare di pinnato ma come seconda scelta perché magari nel nuoto non riescono a sfondare. Magari anche obbligati dalle società fanno preparazioni e scelte discutibili. Elisa Mammi l’abbiamo vista solo ai Campionati Assoluti; la Fusco addirittura è venuta solo ai Categoria.
Tra gli uomini c’è Pegoraro che si è fatto notare, e così anche il giovane Famiglietti, ma pure loro non sono presenti con costanza alle competizioni, al contrario di ragazzi come Zonta che nasce pinnatista ed è sempre presente. In questo modo riesci a vederli, capire se e come si stanno allenando, mentre gli altri sono un punto interrogativo. Per esempio potremmo trovarci a Bari, ai C.I. Estivi di Categoria ultimo appuntamento utile per le selezioni, con le due ragazze di Foggia che hanno nuotato – peraltro bene – solo a Dicembre, che potrebbero fare i tempi senza però aver dimostrato continuità e provocherebbero una serie di scontenti all’interno dell’ambiente tra le varie società. Se è giusto che chi stabilisce i tempi limite debba essere convocato, trovo anche doveroso che almeno un paio di volte all’anno questi atleti si presentino alle gare più importanti. Sulla carta il Sud ha grossi numeri però poi quando c’è da portare gli atleti di vertice agli Assoluti non c’è quasi mai nessuno. Non e una questione di costi secondo me, ma di mentalità. Posso capire che certe trasferte siano un po’ scomode ma stiamo parlando solo di atleti top: vuol dire prendere una macchina con un paio di ragazzi e l’allenatore, partire il venerdì pomeriggio dopo la scuola, fare le gare e tornare la domenica mattina dato che tra l’altro nella sessione del pomeriggio non ci sono gare bipinne.
Ho chiesto un incontro con i tecnici di queste società per spiegare queste esigenze. Come CT della Nazionale ho bisogno di vedere gli atleti che si confrontano l’uno con l’altro. Partecipare ai Categoria dove gareggi con i ragazzi della tua età, magari in corsia 4 e con l’acqua ferma non è lo stesso di ritrovarsi in corsia laterale contro atleti più forti, in condizioni anche mentali diverse, per non parlare poi di una finale internazionale. E’ una mentalità che ho riscontrato anche in alcune società del Nord e ho dovuto spingere per far venire certi ragazzi ad esempio alla World Cup. Dagli atleti di livello superiore c’è sempre da imparare.
Una specialità che non sfonda invece è sempre la velosub…
Nella velosub non mi pare di aver visto niente di nuovo. Anche l’esperimento di aprire alle categorie inferiori, senza tempi limite, se l’anno scorso aveva avuto un minimo riscontro, in questa stagione dai numeri mi pare che non ci siamo proprio. Abbiamo un atleta giovanile, Campana, che potrà dire la sua e giustamente ha fatto questa scelta. Nelle gare in superficie probabilmente avrebbe avuto meno possibilità, nella velosub può trovare la sua collocazione. Sempre tra gli junior anche Laura Magoga di Treviso ha fatto il tempo per gli Europei ma a parte questi due casi isolati non c’è stato nessuno che ha intrapreso questa strada. Magari qualcuno fa la gara per prendere la medaglia ma nulla più. Rispetto alle nazioni di vertice siamo indietro di 10 anni in questa specialità!
I programmi di avvicinamento al Mondiale quali saranno?
Siamo stati alla tappa di World Cup di Palma di Mallorca lo l’altro weekend con la squadra che era presente la scorsa estate agli Europei Assoluti di Kazan. Ma questo appuntamento voleva più che altro essere un premio per i risultati del 2010, visto che non c’era stata nessun’altra forma di gratificazione per i ragazzi che avevano vinto tutte quelle medaglie. Abbiamo spinto per organizzare questa trasferta in un periodo tranquillo, per passare qualche giorno insieme, ricementificare il gruppo e dare qualche stimolo a tutti. Inoltre, essendoci pure la gara di fondo, abbiamo portato anche i ragazzi che hanno vinto l’anno scorso.
Nel fondo se a livello maschile i campioni europei in carica non si discutono, a livello femminile la squadra è tutt’altro che fatta. Quali sono le intenzioni?
E’ un discorso un po’ più delicato. Già l’anno scorso, a parte l’exploit di Sara Turrini che ha fatto il salto di qualità vincendo una medaglia importante, la squadra non era di altissimo livello, tant’è che avevamo portato una ragazza di 2° cat tra gli Assoluti come staffettista. Per quanto si è visto in vasca, mancano le eccellenze, in compenso se prima c’erano poche ragazze che nei 1500 nuotavano sotto i 15’, adesso si può contare su una base di almeno una decina di persone. Magari ad alcune il fondo non interessa minimamente, sulle altre invece si può iniziare a lavorare. Il fondo è particolare, devi saper nuotare fuori dalle corsie e soprattutto deve piacerti. Riguardo alle convocazioni, ci stiamo confrontando all’interno dello staff tecnico. Sara è tornata dall’Australia dove è rimasta per diversi mesi ma siamo stati in contatto e si è allenata tutti i giorni. Se ha mantenuto una buona base nelle settimane che mancano al mondiale c’è tempo per recuperare la forma migliore. La mia idea è quella di portare solo atlete che meritino fino in fondo la Nazionale. Mi spiego meglio: diventa controproducente nei confronti degli atleti di altissimo livello, che vengano a fare le gare anche atleti che non hanno messo lo stesso impegno o voglia. I tempi limite nel fondo sono stati messi anche per questi motivi, poi ovviamente varrà il buon senso e non sarà certo un secondo in più o in meno a far escludere una ragazza, ma visto che ormai l’unico incentivo all’attività è proprio il partecipare alle competizioni internazionali, trovo doveroso che vengano convocati solo quelli che se lo meritano fino in fondo.
Approposito di incentivi: se negli anni scorsi erano scarsi, nell’ultima stagione sono stati proprio nulli. Cosa ne pensi?
C’era stata la proposta di uniformare tra i vari settori della Federazione i premi per gli atleti per le medaglie internazionali. Il progetto era partito, poi purtroppo i tempi della Federazione sono lunghi e non legati soltanto al nuoto pinnato ma anche agli altri settori. Logicamente non è il pinnato a dettarli! Siamo in attesa di questa normativa che credo sarebbe giusta, tanto più perché in alcune discipline come la pesca in apnea gli atleti di vertice hanno degli sponsor alle spalle, mentre nel nostro sport tutto questo non esiste. Una volta c’erano almeno i gruppi sportivi militari che compensavano in parte la situazione: ora rimangono solo le Fiamme Oro perché i Carabinieri hanno ufficialmente dismesso il Gruppo. Esiste solo formalmente ma è stato deciso che non verranno presi nuovi atleti per gli sport non olimpici. Questo è un problema che non dovrebbe essere gestito solo dalla nostra Federazione ma a livello di Coni perché è assurdo che uno sport riconosciuto dal CIO, benché non inserito nel programma olimpico, debba scomparire da corpi in cui ha fatto 40 anni di storia. Ma la cosa ancora peggiore è il fatto che ciò sia accaduto nel totale silenzio, non della Federazione che si è mossa anche nella persona del Presidente Matteoli stesso, ma della stampa. Penso a sport come il Karate che ha numeri ben più grossi dei nostri e che è sparito dal GS Carabinieri anche prima del pinnato. Il prossimo e ultimo turno sarà quello del salvamento. Trovo assurda una politica del genere perché è risaputo che gli atleti top delle discipline più famose non andranno mai ai Carabinieri dove recepirebbero uno stipendio basso e preferiscono invece gareggiare per altri gruppi o società private. Così i Carabinieri non otterranno mai grossi risultati in questi sport mentre rinunciano a tanti campioni in discipline sì meno celebri ma comunque importanti.
Per quanto riguarda l’agonismo, rimane da trattare il tema della nazionale giovanile e più in generale la questione del ricambio generazionale della squadra.
Qualche buona individualità c’è, ma il livello medio non è sempre altissimo. C’è da dire che in Italia siamo stati abituati troppo bene negli ultimi anni. Abbiamo tirato fuori una nidiata di grandi campioni che onestamente, per il nostro livello e per i nostri numeri, è irripetibile. Tra la classe ‘82 e ‘87 abbiamo avuto tutta una serie di ragazzi strepitosi, dai Nava, Fumarola e Figini ancora in attività ai Galli, Minisola e Varetto che hanno smesso. Sono stati anni al di sopra del nostro standard, frutto di una serie di fattori, anche casuali. Sicuramente l’aver avuto un campione già a livello giovanile come Riccardo Galli ha trascinato tutto il movimento arrivando così ad averne ben più di uno. L’esempio è quello della 4×200 dove con 3 campioni siamo sempre riusciti a trovare un quarto che ha dato molto di più di quanto sarebbe riuscito a dare se avesse gareggiato da solo.
Molti hanno abbandonato presto, però se è vero che alcuni considerano il nuoto pinnato uno sport di serie B, è anche vero che ad alto livello l’impegno che richiede non è secondo a nessuno degli sport più blasonati. Finita la scuola dell’obbligo servono davvero grandi stimoli per poter conciliare università o lavoro, ed è proprio il momento in cui è richiesto il salto di qualità per partecipare ai Campionati Assoluti. Serve tanto sacrificio. Non a caso sono più unici che rari gli atleti che nel primo anno dopo il salto di categoria ottengono grandi risultati. Il nostro è poi uno sport che prevede una certa maturazione fisica, dove la componente mentale però a volte è addirittura superiore, e quindi il salto tra giovanili e assoluti è davvero grande. Bisognerebbe magari studiare un passaggio transitorio, anche a livello di CMAS. Nel nostro caso stiamo cercando di motivare questi ragazzi con partecipazione a collegiali o altre manifestazioni non istituzionali per far capire che comprendiamo la situazione e che dei periodi di difficoltà vanno messi nel conto.
Quando è stata pianificata la stagione 2011 si prevedeva ancora una costosissima trasferta in Colombia. Con i Mondiali spostati in Europa c’è la speranza di vedere squadre particolarmente numerose?
In teoria il budget è stato fissato ad inizio anno e quello dovrebbe essere, ma in realtà non credo che la differenza sarà così sostanziale, nel senso che bene o male il costo per il soggiorno è diventato uno standard. Il prezzo del biglietto aereo cambia ma purtroppo non potendo sfruttare compagnie low cost ed essendo obbligati ad indire una gara tra tre agenzie per la bigliettistica, i costi non sono così diversi, specie perché le prenotazioni vengono fatte all’ultimo. Su un gruppo numeroso penso che potremo risparmiare circa 15/20.000 € che è molto poco se si pensa alla differenza tra fare delle gare in Europa o dall’altra parte del mondo. Il grosso dei costi continua ad essere il soggiorno in loco: 900 € per 9 giorni in Ungheria piuttosto che in Colombia o in qualsiasi altra parte del mondo sono un’esagerazione, uno sproposito.
Segue…
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Category: Articoli, Nuoto Pinnato
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