Nuoto Pinnato a tutto tondo: Roberto Lolli tra FIPSAS e CMAS
Roberto Lolli è il presidente della Commissione Nuoto Pinnato della CMAS e del Settore NP in FIPSAS. In quest’intervista ci offre una panoramica di questa magnifica disciplina nella quale è impegnato da tanti anni, fornendoci l’interessante punto di vista di uno dei massimi dirigenti a livello internazionale.
I membri del Comitato di Settore NP – Foto: M. Sanvito
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Iniziamo ripercorrendo la tua carriera nel nuoto pinnato, prima come atleta e poi come dirigente societario e infine politico.
E’ dal 1976 che sono in questo mondo. Ho scoperto questo sport bellissimo di cui mi sono subito innamorato alla Sub Baracca di Lugo attraverso Francesca Fontana, l’attuale presidente, e Elio Errani, l’allora allenatore. Nell’81 sono arrivati i primi titoli italiani, nell’82 sono entrato in nazionale e ho partecipato ai campionati del mondo a Mosca. Da lì in avanti ho proseguito una carriera da atleta di buon livello con vari titoli e record nazionali, rispettivamente 17 e 13 mi pare, numeri che a me portano bene! L’ultimo mondiale fu nell’86, allora erano ogni quattro anni, non c’erano tutte le gare di oggi. In quel periodo si cominciava a parlare di riconoscimento olimpico e come atleta ho sempre sperato di poter partecipare un giorno a un tale evento o almeno vedere il mio sport rappresentato. Sono entrato nelle Fiamme Oro nel 1986 nuotando con loro fino al 1992, mia ultima stagione agonistica. Da quel momento, anche se avevo già collaborato con alcune squadre a Roma, ho cominciato a fare l’allenatore a Ravenna, prima al Sub Delfino e poi dal ’97 al Blu Atlantis, società nata dalla fusione con il CNP Avis. In quegli anni, come organizzatore, si è fatto fare un salto di qualità notevole a una manifestazione che già esisteva – il Gianni Gambi Prize – ma che ha assunto una realtà nuova e che col tempo è diventata la manifestazione di riferimento del nuoto pinnato mondiale, vanto sia per la città che per la Federazione, oltre che personale. Nel 2001 da tecnico insieme a Andrea Mangherini, Luca Tonelli e Stefano Manzi abbiamo fatto di necessità virtù. Mancavano i dirigenti che si occupassero del settore federale così ci siamo candidati, prima sotto la guida di Walter Vucenovich e dall’anno scorso sotto la mia. In CMAS sono stato membro dal 2001 al 2004 come vicepresidente della Commissione Internazionale guidata da Francine Gujon, Commissione che mi onoro di presiedere dal 2005.
Un pinnatista in azione – Foto: A. Balbi
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E’ difficile conciliare il lavoro politico a livello nazionale e internazionale anche alla luce in certi casi di differenti problematiche e interessi?
Bisogna ragionare in CMAS a livello generale, davvero come una federazione globale. Oggi abbiamo affiliati ben 80 paesi in rappresentanza di tutti e 5 i continenti, unico sport all’interno della Confederazione di cui siamo senza dubbio la disciplina trainante, senza dimenticare che siamo anche l’unica specialità riconosciuta dal CIO e che di conseguenza il riconoscimento di tale ente alla CMAS deriva da noi. Ciò comporta un onore ma anche una serie di obblighi dei quali ricordo solo uno dei più importanti e quello del quale si parla di più negli ultimi anni ossia il rispetto delle procedure antidoping e del regolamento WADA. Proprio da questa dimensione globale deriva la responsabilità di scindere gli interessi diretti delle singole federazioni per fare quelli generali. Ovviamente da parte mia ciò non vuol dire evitare di fare gli interessi della FIPSAS, semplicemente se il movimento cresce a livello internazionale anche a livello italiano non si potrà che averne vantaggio.
Non si può dire sia stato un mandato facile’ ci fai un bilancio di questi ultimi anni anche in prospettiva futura?
I progetti di questi anni sono tutti stati incentrati sull’aumento di partecipanti alle competizioni. Il primo, molto discusso e ancora in via di definizione, è stata l’introduzione delle due pinne. Gli scettici erano e sono ancora molti ma i risultati parlano chiaro. Oggi possiamo dire che si è trattata della rivoluzione di questi anni. Mi piace pensare che siamo riusciti, anche se ovviamente in minima maniera, a pensare questo sport sotto il profilo del marketing. Abbiamo bisogno di ‘vendere’ la nostra specialità, dobbiamo renderla interessante non soltanto dal punto di vista mediatico ma anche e soprattutto da quello commerciale per le aziende del settore. Per muoversi servono soldi e sempre più le federazioni sono in difficoltà, l’unico modo è quindi coinvolgere i privati. In Italia poi abbiamo le aziende leader mondiali della subacquea: riesumare le bipinne è stata un po’ la scoperta dell’uovo di Colombo! Dal punto di vista tecnico sembrerebbe un passo all’indietro, nel senso che si nuotava con le bipinne quando iniziai io a frequentare le piscine e quando molti atleti di pinnato venivano dal nuoto tradizionale. In realtà non è così perché già due aziende (Technisub e Najade ndr) hanno richiesto l’omologazione, cioè hanno deciso di investire dei soldi nel nuoto pinnato e altre due a giorni dovrebbero fare lo stesso. Parlo di aziende di vertice come Mares e Cressi. Questo mi sembra un bel passo in avanti, non indietro! E’ l’unica strada per entrare nel grande giro dei giochi multisport di cui le olimpiadi non sono che la punta. Per esempio il pinnato fa già parte dei Giochi Asiatici per i quali un gran plauso va alla CMAS Asia che ha ben lavorato in simbiosi con la Commissione che presiedo e tutta la Confederazione. Poi ci sono altre importanti manifestazioni. Manca la carta ma abbiamo avuto la conferma ufficiosa della partecipazione, quanto meno come galà dimostrativo, ai Giochi del Mediterraneo di Pescara nel 2009: una vetrina che dobbiamo utilizzare al meglio! Si è poi lavorato molto sui giochi militari, manifestazione riconosciuta dal CIO. Quest’anno avranno luogo due competizioni internazionali organizzate dai militari stessi, quindi non dalla CMAS, in Polonia e Giordania. Il loro successo, quindi una partecipazione numerosa di diversi paesi, determinerà la possibilità o meno di entrare ai giochi militari che sarebbero un palco importante, sia per questioni mediatiche che politiche/economiche.
Una gara bipinne ai Mondiali di Bari 2007 – Foto: T. Rizzi
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Per quanto riguarda i CMAS World Games?
L’altro grande progetto di questo quadriennio è stata appunto la realizzazione dei Giochi della CMAS di Bari, un vero evento che ha raccolto i campionati mondiali delle diverse discipline subacquee. Purtroppo ci sono stati molti problemi, soprattutto il fatto che la Federazione Italiana è stata estraniata dall’organizzazione della manifestazione che la Confederazione ha deciso di assegnare ad una società privata. E’ stata una scelta discutibile, specie perché il nostro paese e la nostra Federazione hanno un esperienza alle spalle che poteva essere sfruttata in maniera diversa. Purtroppo il Bureau della CMAS ha preso un’altra via e da qui sono nati alcuni disagi che forse non hanno fatto vivere l’evento in maniera così positiva come sarebbe invece potuto essere. Ma l’idea rimane molto valida e deve essere perpetrata. L’idea della CMAS è quella di effettuare la manifestazione ogni due anni, un progetto impegnativo e ambizioso sia per chi organizza che per la CMAS stessa. La decisione per l’eventuale edizione 2009 verrà presa a breve: so che Tunisi è già molto avvantaggiata dato che ha strutture adeguate e l’appoggio del governo. Tra i candidati ci sono anche Cile e Turchia.
Infine, altra iniziativa importante che è ripartita negli ultimi anni dopo essere rimasta nel cassetto durante la presidenza francese della Commissione è la Coppa del Mondo. E’ stata anche questa una scommessa tutta italiana che ho fortemente voluto e che sta portando molti risultati positivi soprattutto in termini di licenze internazionali. Tanto per dare qualche numero, nel 2004, ultimo anno della precedente gestione si era scesi progressivamente fino a solo 600 licenze; ora continuano a crescere e siamo a quasi 2500. E se nel primo anno parteciparono all’incirca un centinaio di club da 40 nazioni oggi siamo a più di 150 e anche qui i paesi stanno aumentando. Abbiamo inoltre richieste di organizzazione oltre che dall’Africa, con l’Egitto che si sta ritagliando ampi spazi, anche dall’America del Sud e dall’Asia. Insomma, questa Coppa del Mondo sta diventando realmente tale.
I paesi partecipanti ai CMAS World Games di Bari 2007 – Foto: T. Rizzi
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Quali sono invece i difetti della CMAS, specie nelle relazioni con le singole federazioni?
La CMAS, come anche la nostra Federazione, ha diverse regole e procedure da seguire. Se in FIPSAS negli ultimi anni si è in parte modificato lo statuto a livello internazionale questo non è accaduto e le norme rimangono datate. Sarebbe il primo passo verso l’ammodernamento del sistema. Rispetto ad altre Federazioni internazionali, per esempio la FINA per il nuoto o la IAAF per l’atletica, la CMAS è strutturata in maniera molto articolata. L’attività sportiva è rappresentata dai vari settori, ma abbiamo anche un comitato tecnico che si occupa del ‘business’, cioè di preparare gli standard e vendere tutta quella serie di servizi che sono i corsi di immersione. In ultimo c’è la parte scientifica che seppure marginale è molto importante e interessante. Ci sono quindi tre ambiti molto diversi che però vengono gestiti nella stessa maniera. Bisognerebbe cambiare in tal senso anche se non spetta a me o alle Commissioni come la mia fare queste scelte. Il mondo e lo sport vanno veloce e c’è necessità di poter prendere decisioni più rapide, cosa impossibile con l’attuale sistema. Inoltre spesso manca il coordinamento tra le varie specialità. Io potenzierei il Consiglio d’Amministrazione perché desse una linea guida ai vari comitati che ora come ora lavorano indipendentemente. Mi piacerebbe si parlasse un po’ più di sport che di tecnica subacquea: gestire un diving center e competizioni sportive non è la stessa cosa.
La grande partecipazione al Gianni Gambi Prize – Foto: E. Traverso
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Restando in clima internazionale: qual è la posizione della CMAS e della FIPSAS riguardo i Campionati del Mondo Giovanili in Colombia vista la questione della sicurezza sollevata da Francia e Russia che rinunciano alla partecipazione? Non sarebbe stata più logica una scelta meno a rischio?
Fermo restando che ogni Federazione ha libera scelta nel venire o meno ai Campionati e ogni decisione va rispettata, l’assegnazione alla Colombia è stata più o meno obbligata dato che è stata l’unica candidatura giunta nei termini. Comunque di Mondiali in Colombia ve ne sono già stati diversi e sono tutti andati molto bene sia dal punto di vista organizzativo che mediatico. Dalla scelta che risale a circa due anni fa è successo un po’ di tutto. La sicurezza è sicuramente un tema a cuore di tutti, ma poi v’è stato anche un problema di date visto che vi è un divieto assoluto per le Federazioni affiliate al CIO di svolgere manifestazioni durante le Olimpiadi. La CMAS ha chiesto garanzie alla Federazione Colombiana: la risposta è stata immediata con un impegno sia da parte del governo che della polizia nazionale e locale per proteggere le varie delegazioni. Inoltre è stato chiesto al CIO se vi fossero restrizioni nei confronti della Colombia per organizzare manifestazioni nel paese ma anche in questo caso non sono state poste limitazioni di sorta. La FIPSAS ha scritto sia al CONI che al Ministero degli Esteri: entrambi non si sono dimostrati contrari alla partecipazione perciò ci atterremo a questi pareri. Perché il Mondiale possa avere luogo le regole impongono che partecipino almeno dieci nazioni di due continenti. A tutt’oggi le defezioni ufficiali sono solo quelle di Francia e Germania, per il resto sono solo voci. La cancellazione dovrebbe essere l’ultima possibilità e come presidente di commissione eventualmente cercherò di proporre lo spostamento verso una città colombiana ‘ organizzatori permettendo – considerata più sicura, per esempio Bogotà o Cali. Se alla fine i paesi partecipanti dovessero essere meno di dieci neanche l’Italia parteciperebbe venendo meno la definizione di Campionato del Mondo, visto che la spesa per partecipare è molto alta.
In Francia i campionati di Np si svolgono parallelamente a quelli di apnea, tirosub e hockey – Foto: E. Traverso
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Tornando in Italia, cosa ne pensi della collaborazione tra i vari settori della Federazione?
La Federazione è una, e penso che tutti i settori dovrebbero cercare di sfruttare al meglio le possibili sinergie. La collaborazione che prospettai al settore subacqueo già nel 2001 riguardava per esempio le conoscenze nell’ambito della monopinna che allora non era ancora molto diffusa tra gli apneisti. Nel nostro settore molti atleti e tecnici sono in grado di dare informazioni utili. Personalmente mi costruii la prima monopinna copiando dai russi, nei primi anni ’80. Sono bagagli culturali che potevano e possono ancora rappresentare un punto d’unione soprattutto con l’apnea. Il progetto delle bipinne, per come la vedo io, doveva essere portato avanti in tutti i settori, non solo nel pinnato: si rendeva appetibile per le aziende il nostro mercato dando dei numeri ben maggiori.
L’idea francese ‘ che poi è la stessa dei CMAS World Games – di organizzare un campionato nazionale che raccolga tutte le discipline è un’ottima iniziativa, significa creare un vero evento e un ritorno d’immagine molto più significativo che avere tanti piccoli campionati separati. Sono non solo favorevole ma me ne farò promotore. Aggiungo di più: in alcuni casi si potrebbero avvicinare anche specialità come la pesca, per esempio affiancandola alle gare di fondo di pinnato. Un’unica organizzazione significa anche ridurre i costi, un bel guadagno per la federazione. Dev’essere il nostro obiettivo.
Quello che mi spaventa e infastidisce un po’ è però il sentire che da alcune parti si vocifera che la Federazione non faccia niente per promuovere la nostra attività. Al contrario in questi anni la Federazione è stata molto vicina al nuoto pinnato; il consiglio federale, e il presidente Matteoli su tutti, hanno fornito tutto l’appoggio necessario e hanno creduto molto nella nostra disciplina e nelle attività subacquee in genere. Ora c’è da fare il salto di qualità. Bisogna smettere di pensare al proprio orticello e cercare di pensare un po’ più in grande. Non è facile perché creare eventi come quelli di cui stiamo parlando non è semplice e c’è da cambiare mentalità, pensare in maniera più professionale.
Bossi e Tomasi: l’apnea si avvicina sempre più al pinnato – Foto: T. Rizzi
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Un’altra delle questioni sollevate da più parti è l’acquisizione di spazi acqua: una lotta persa in partenza o una battaglia che vale ancora la pena di combattere?
Fino ad oggi la Federazione si è limitata ad intervenire in quelle situazioni, segnalate dalle varie società, in cui i bandi di concorso non prendevano neanche in considerazione la nostra realtà, spiegando agli amministratori che anche la FIPSAS fa attività in questo senso. Certo di treni se ne sono persi molti, e una volta passati non tornano più. Ora bisogna mettere una toppa a una situazione che è estremamente sbilanciata in favore della FIN che ha il merito di aver sempre creduto nella gestione degli impianti e di avervi investito molte risorse. Per anni la FIPAS si è occupata solo di impianti legati alla pesca perché i numeri e gli interessi si concentravano in quell’ambiente. Ora dobbiamo creare la cultura della gestione delle piscine non solo a livello federale ma anche tra le società che spesso hanno paura di imbarcarsi in simili imprese. E’ sempre più difficile, specie ora che quasi tutte le piscine vengono realizzate con sistemi di project financing e date in gestione per diversi anni, ma c’è l’obbligo di provarci, formando persone preparate che purtroppo oggi non ci sono. Se a livello sportivo i risultati sono straordinari, a livello manageriale siamo piuttosto carenti.
L’anno prossimo vi saranno le elezioni per rinnovare il settore: cosa puoi dirci in proposito?
No comment!
Le polemiche di quest’anno ormai sono note e non c’è nulla da aggiungere. Parlando in generale penso che sarebbe importante che chi farà parte del Comitato di settore sia libero da ogni tipo di legame con le singole società. I dirigenti devono fare i dirigenti, i tecnici i tecnici, i giudici di gara i giudici’ sia per una questione di opportunità che di tempo da dedicare al Settore.
Cosa ne pensi di internet ed in particolare di Apnea Magazine?
Con Apnea Magazine il rapporto è ottimo, ho già avuto modo di ringraziare personalmente la redazione in occasione dell’Eudi Show per il grande lavoro svolto. Non sono molto avvezzo a leggere articoli o forum sul web, più che altro perché tra la mia attività lavorativa e i ruoli che ricopro nel nuoto pinnato nazionale ed internazionale, il tempo che rimane è davvero poco. Però è palese che internet nel recente passato e ogni giorno che passa sempre di più, è strumento con grandi possibilità e sul quale bisogna investire. Mi fa piacere che ci sia la volontà di dare spazio al nuoto pinnato e auspico una sempre maggiore collaborazione anche con la Federazione. Ben venga tutto quanto aiuta la diffusione delle nostre specialità specie se poi ne derivano suggerimenti per il nostro lavoro: mi piace pensarlo ad uno strumento nei due sensi.
Grazie a Roberto per la disponibilità e buon lavoro, nella speranza di un pinnato sempre più conosciuto e vincente
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