Norme di sicurezza nel maneggio dei fucili subacquei
Per completare il discorso iniziato descrivendo il funzionamento di alcuni sistemi di sicurezza di cui sono dotati gli strumenti da pesca meglio noti come fucili subacquei, ho pensato di illustrare alcuni concetti riguardanti l’argomento della sicurezza nell’impiego delle armi. Premetto subito che l’articolo è piuttosto lungo, ma ho preferito trattare compiutamente l’argomento che tocca una delle sfere più delicate ed importanti della nostra attività, cercando di non lasciare nulla al caso. Se preferite, potete stamparlo e conservarlo come piccolo vadevecum, ne sarò onorato.
Per un migliore approccio al discorso, faccio ricorso alla mia esperienza vissuta come Istruttore di Armi e Tiro per la Polizia di Stato, riportandovi il concetto iniziale della prima lezione che si fa ad un aspirante tiratore, illustrando quelle che nell’ambiente sono definite norme di sicurezza.
Le norme di sicurezza sono l’insieme di quei comportamenti umani che chiunque abbia a che fare con un’arma deve mantenere, al fine di evitare i seguenti eventi non desiderati:
- l’incidente (es. l’esplosione del cosiddetto “COLPO ACCIDENTALE”);
- la presa di possesso a qualsiasi titolo da parte di persone non qualificate (es. bambini oppure eventuali ladri o malintenzionati);
- il mancato funzionamento dell’arma, quando di questa abbiamo bisogno.
Ribadiamo quindi COMPORTAMENTI UMANI, perché l’arma è una macchina che da sola non spara.
Infatti L’INCIDENTE o COLPO ACCIDENTALE è sempre la diretta conseguenza di unaNEGLIGENZA da parte di chi manipola un’ARMA.
Nelle righe che precedono sono racchiuse le tre tipologie di eventi non desiderati che possono verificarsi durante l’impiego delle armi e causare il ferimento delle persone.
L’ultimo (l’inefficienza dell’arma), nel nostro ambiente, va soprattutto inteso nel senso che un fucile subacqueo deve essere manutenzionato e mantenuto efficiente al fine di evitare che un malfunzionamento possa determinare il ferimento nostro o di altri.
La presa di possesso del fucile da parte di persone non qualificate che, non conoscendone il giusto impiego, potrebbero causare danni (si pensi al bambino che avvicinandosi semplicemente ad un arbalete scarico può ferirsi toccando il puntale acuminato) si spiega da sé.
L’incidente o il colpo accidentale, infine, va inteso come la partenza del dardo che avviene in modo non voluto e quindi nel momento o nella direzione non desiderati.
Non è un caso che prima di affrontare l’argomento comportamentale ho preferito descrivervi il funzionamento di alcuni congegni di sicurezza, proprio perché è importante capire come funziona un’arma prima di farne uso, al fine di evitare abitudini o comportamenti che in condizioni normali possono apparire innocui, ma che al verificarsi di determinate condizioni si rivelano pericolosi quando ormai è troppo tardi (infatti, più avanti vi racconterò di vari colpi accidentali che mi sono capitati e che non hanno mai causato incidenti: analizzandoli, capiremo i perché della partenza del colpo e del fortuito mancato ferimento di qualcuno).
Parliamo adesso di queste norme di sicurezza, cioè dei comportamenti da mantenere sempre.
– Il fucile subacqueo va sempre ritenuto a rischio di partenza del colpo perché, a differenza delle armi da fuoco, una volta carico, l’energia che spingerà il dardo è già generata, pronta, trattenuta da un semplice vincolo meccanico che può venire a mancare in qualsiasi momento. Si pensi ad un urto o un cedimento strutturale del vincolo;
– Quando si impugna un fucile subacqueo il dito va sempre tenuto FUORI dal ponticello del grilletto fin quando non si ha l’intenzione di sparare; questa regola la troviamo in tutti gli ambienti dove sono presenti armi, anche e soprattutto tra le persone più allenate come i vari reparti speciali di qualsiasi ordinamento militare. Il dito va posto sul grilletto solo quando abbiamo allineato il fucile e inquadrato il bersaglio.
– MAI CARICARE IL FUCILE SUBACQUEO FUORI DALL’ACQUA; al di là dell’espresso divieto di legge (art. 131 DPR 1639/68), la partenza del colpo in assenza dell’elemento liquido assume una maggiore violenza, tale da rendere imprevedibile il comportamento del dardo; inoltre, con il caricamento fuori dall’acqua si sottopone il fucile ad una sollecitazione meccanica per la quale non è strutturato, determinando spesso gravi danni allo stesso fucile ed alle cose circostanti.
– Il fucile subacqueo non va mai puntato contro nessuno; neanche se scarico (prendete questa abitudine, non ve ne pentirete); negli oleopneumatici o nei fucili a molla potrebbe verificarsi un cedimento strutturale con conseguente espulsione di parti interne a velocità tale da causare il ferimento di persone (esistono purtroppo dei casi anche gravi).
– Il fucile subacqueo va sempre scaricato in acqua prima di uscire e mai in presenza di altre persone estranee (bagnanti e curiosi); durante la stagione balneare, poi, il fucile va scaricato fuori dalla zona di rispetto (500 metri dalle spiagge frequentate da bagnanti) ed in ogni caso prestando la massima attenzione. La sagola che trattiene l’asta potrebbe cedere in qualsiasi momento, quindi bisogna sempre indirizzare il colpo in una zona che sia certamente sgombra da persone. Tenete presente che l’asta, senza sagola, può abbriviare per molti metri prima di arrestarsi.
– Il fucile subacqueo va adoperato solo se lo si conosce a fondo; conscerlo significa anche sapere cosa può costituire un’insidia.
– Con il fucile subacqueo non si gioca;
– Il fucile subacqueo va usato con la massima attenzione da parte dell’utilizzatore;
– Non lasciare mai il fucile subacqueo incustodito; potrebbe causare pericolo per gli sprovveduti
– Il fucile subacqueo deve essere sempre efficiente; al fine di evitare che un malfunzionamento possa determinare il ferimento nostro o di altri.
– Vanno sempre utilizzati dardo o asta idonei;
– Il fucile subacqueo va sempre impiegato nella nella stessa posizione e condizione d’uso, durante il movimento in acqua bisogna assumere una posizione tale da evitare che corpi estranei possano insidiarsi nella guardia o ponticello del grilletto, azionando lo stesso; inoltre, la posizione deve essere tale che caso di partenza accidentale del dardo, le parti mobili dello strumento non possano interessare la nostra persona e le sue “estremità” naturali (dita, piede) o artificiali ( cavetto portapesci, piombi ecc.).
– A bordo di autovettura, o altro mezzo di trasporto i fucili subacquei vanno disposti e assicurati in modo tale da non costituire pericolo oltre che durante la marcia regolare anche in situazioni anomale, tipo brusche frenate ecc. ecc..
Quando ci muoviamo in acqua dobbiamo brandeggiare il fucile in modo tale da evitare che:
– il puntale possa trovarsi in posizione arretrata rispetto a qualche parte del nostro corpo ad esempio i piedi quando il fucile punta verso il basso, oppure la mano quando all’agguato approcciamo un roccia e allunghiamo la mano debole per avere un sostegno e un riferimento durante l’azione. Quando carichiamo il fucile ad aria evitiamo di portare la punta in prossimità del viso.
– quando compiamo operazioni che richiedono l’uso di entrambe le mani, adottiamo quegli accorgimenti tali da evitare gli errori appena citati, considerando che quando il fucile non è sostenuto saldamente all’impugnatura, alla partenza del colpo tende ad arretrare con una certa violenza per la terza legge del moto di Newton (ad ogni azione corrisponde una reazione di pari intensità e direzione opposta). Quindi, in considerazione di ciò bisogna disporre il fucile in modo tale da non essere interessati tanto del puntale quanto dall’impugnatura. Ad esempio, se stringiamo il fucile tra le gambe poniamolo in modo che la freccia punti verso l’acqua libera davanti a noi e il calcio verso le nostre spalle: così facendo, se dovesse partire il colpo la punta finirà nel vuoto e l’impugnatura eviterà di colpirci in parti delicate della zona inguinale. Nel caso in cui queste operazioni vengano svolte sull’alto fondale, conviene sagolare l’impugnatura al pallone far scendere il fucile al di sotto delle pinne e dare volta attorno ad un piombo in modo da lasciare il fucile sospeso a mezz’acqua.
– evitiamo (soprattutto con gli oleopneumatici) di appoggiare la punta contro gli scogli per darci la classica spintarella, potrebbe determinare lo svincolo del pistone, dandoci una spinta molto più sostanziosa dei quella che ci aspettiamo.
– con gli oleopneumatici, attenzione ad avvitare e svitare i puntali con il fucile carico: la rotazione dell’asta può essere sufficiente a determinare la partenza del colpo, a prescindere dalla sensibilità del grilletto o stato di usura delle parti a contrasto che stabiliscono il vincolo meccanico.
– abbiamo già detto di non caricare il fucile fuori dall’acqua, comunque ricordiamoci di evitare il tipico “virile” lancio del fucile carico, potrebbe partire il colpo.
La pesca in due (buona norma da seguire) richiama una maggiore attenzione per due principali motivi:
- il compagno può non percepire la nostra presenza e, inavvertitamente, passare lui stesso davanti al nostro strumento da pesca;
- muovendosi insieme a distanze ravvicinate, spesso le nostre traiettorie troveranno, per forza di cose, ad incrociarsi. Pertanto bisognerà abituarsi a brandeggiare il fucile in modo che esso non intercetti mai il compagno, e senza mai mettere il dito sul grilletto.
L’UTILIZZO DEL CONGEGNO DI SICUREZZA ORDINARIO
Nella prima parte di questo articolo abbiamo analizzato la struttura meccanica dei vari congegni di sicura ordinaria che equipaggiano i fucili più comuni. L’analisi ha evidenziato alcuni inconvenienti, uno dei quali (uno a mio modo di vedere molto grave il secondo solo di natura venatoria) che discerniamo subito, ribadendo l’esistenza del rischio di trovarsi con la sicura inserita involontariamente nel momento in cui ci accingiamo a sparare, situazione che comporta la perdita dell’attimo per scoccare il tiro e, conseguentemente, della preda (poco male, l’importante è non fare male a nessuno).
Tale inconveniente può avere due origini o che sia entrato in funzione inavvertitamente dopo aver appoggiato il fucile sul fondo, o per aver impugnato il fucile in modo improprio, oppure in seguito ad un urto magari precedente all’azione di caricamento (non possibile per buona parte degli arbalete). Condizione che si può verificare solo con i fucili dotati del tipo di sicura che ho definito TRADIZIONALE. La seconda origine valida per tutti i fucili che l’abbiamo inserita volontariamente o per abitudine e abbiamo poi dimenticato di disattivarla.
Il principale motivo di preoccupazione è generato dal fatto che i sistemi di sicura in molti casi servono solo ad inibire il movimento del grilletto lasciando, invece, libere di muoversi le restanti parti che compongono la catena del meccanismo di sgancio. Capite che in questi casi la sicura è fittizia.
Allora scegliamo solo fucili equipaggiati con un certo tipo di sicura, in modo tale da essere messi al riparo da colpi accidentali!
Non esattamente, perché nessuno di noi sceglierebbe il fucile per come è equipaggiata la sicura e poi, soprattutto, perché anche una sicura efficiente nella sua totalità non ci mette assolutamente al riparo da un cedimento strutturale che si manifesterà sicuramente con il fucile carico e senza preavvisi.
Alla luce di quanto sopra esposto posso consigliare di abituarsi a non considerare sicura la sicura (scusate il giuoco di parole) a prescindere dalla decisione di lasciarla installata o meno. Avete infatti visto che nell’elenco dei vari comportamenti non ho mai scritto inserite la sicura e state tranquilli.
Personalmente possiedo alcuni arbalete a cui ho lasciato il congegno di sicura funzionante, perché è costituito in modo tale da non trovarlo inserito per caso. Lo adopero quando ho l’intenzione di scaricare il fucile agendo direttamente sugli elastici, procedendo a rimuovere manualmente l’archetto dalla cocca presente sull’asta.
Adesso analizziamo tre episodi di partenza di colpi accidentali vissuti in prima persona dal sottoscritto. I primi si sono verificati quando ero ragazzo non molto esperto… pescavo ancora esclusivamente con gli olepneumatici e non esistevano le boe a siluro. All’epoca andava di moda il “virile” lancio del fucile.
Nel calare la boa con appeso sotto il medisten già carico, dalla banchina del porto, non prestai attenzione a quello che facevo e lanciai il tutto in acqua con una certa violenza. L’attimo dopo mi ritrovai il pallone in mano sempre con il medisten attaccato, che però, era ritornatoindietro scarico. In pratica, il fucile penetrando in acqua in posizione verticale urtò violentemente lo scoglio del fondale che in quel punto era insufficiente. L’urto determinò la partenza del colpo che fortunatamente, dato il perfetto equilibrio con cui era avvenuta l’azione, non causò danni.
Il secondo episodio mi successe in un periodo in cui ancora usavo armare l’asta del mio medisten con la fiocina: una volta, mentre stavo esplorando il fondale, vidi una cernia che si infilava in un buco. Nel tentativo di sostituire la fiocina con un arpione -più indicato per il tipo di preda che mi accingevo ad insidiare- afferrai il fucile dal fusto rivolgendo la punta verso il largo e poi, stringendo la base della fiocina con molta discrezione, iniziai a svitarla, ma non appena accennato il movimento di rotazione partì il colpo. L’attenzione che avevo posto nell’effettuare l’operazione fece sìi che alla partenza del colpo l’asta passò tra le dita facendomi sentire solo l’attrito del corriasta di plastica e senza causare danni, però il dente dello sganciasagola che non era stato liberato dal grilletto venne spezzato in due all’altezza della spina.
L’ultimo episodio risale al 1996 (erano ormai una decina d’ anni che non mi capitava un colpo accidentale) quando pescando all’Argentario decisi di sostituire la doppia coppia di elastici che armavano il mio Clubman con due fiammanti ed energici circolari Dessault. Entrato in acqua, armai gli elastici ed iniziai ad esplorare il fondale. Dopo una ventina di minuti, all’improvviso partì il colpo: rimasi attonito perché ero sicuro di non aver premuto il grilletto (dito sempre fuori dal ponticello).
Recuperai l’asta e notai subito che il sintetico da tennis che avevo appena impiombato in luogo del comune nylon, risultava fortemente abraso in alcuni tratti. Ispezionai immediatamente la scatola di scatto (cosa semplicissima con questo fucile) e notai che il dente di ritegno era ancora trattenuto dal piano di contrasto del grilletto (come se l’asta fosse ancora inserita).
Osservai, allora, con maggiore attenzione il dente e notai che la punta destinata a trattenere il codolo dell’asta era stata tranciata da quest’ultimo sotto la forte trazione degli elastici. Come era potuto accadere? In effetti, anche questo difetto è stato determinato da una mia negligenza: avevo montato un’asta di diametro più sottile, modificandone il codolo. Il dente risultava un po’ lasco nella sua cassa e, sotto l’azione dello sganciasagola, si spostava leggermente verso sinistra. L’asta più sottile veniva così trattenuta solo dallo spigolo destro del dente, che era costruito in ottone cromato: con l’usura, la porzione sotto sforzo aveva subito un cedimento, determinando la partenza del colpo in modo del tutto involontario ed inaspettato. Solo la scrupolosa attenzione posta nel brandeggiare il fucile mi ha salvato da un incidente che poteva avere gravi conseguenze.
Questi tre aneddoti vogliono servire a farvi notare che in tanti casi, sicura o non sicura, anche se non si preme il grilletto il colpo con questi attrezzi può partire -a differenza delle armi da fuoco, che sparano solo se si preme il grilletto.
Quindi non è sufficiente l’osservazione di quattro semplici regolette o l’utilizzo della sicura per essere al riparo da sgraditi eventi, ma solo l’adozione di tutte le precauzioni sopra esposte, comportamenti che devono essere metabolizzati ed integrati nei gesti abituali di ogni battuta di pesca.
Sperando di esservi stato d’aiuto e di non avervi annoiato, vi saluto.
Resto in attesa di commenti -sempre graditi- su quando esposto, restando a disposizione per qualsiasi ragguaglio.
Forse ti interessa anche...
Category: Pesca in apnea: Tecniche e attrezzature