Nel Blu Profondo, di Pipin Ferreras
La copertina del libro
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‘Nel Blu Profondo,
Una storia di amore ed ossessione’
di Pipìn Ferreras
Anno di pubblicazione: 2005
Casa editrice: Mondadori
Dimensioni 15 x 22, 298 pagine
‘ 18,50
E’ uscito in questi giorni nelle librerie italiane questo triste ma bellissimo racconto.
Nel Blu Profondo, come rimarcato dal sottotitolo, è appunto una storia di amore, ossessione e morte: il recordman cubano Francisco Ferreras, detto Pipìn, racconta in prima persona la sua vita e il suo amore per l’apneista francese Audrey Mestre, scomparsa a soli ventisette anni nelle acque della Repubblica Dominicana il 12 ottobre 2002, nel tentativo di stabilire un nuovo record di apnea in assetto variabile No Limits immergendosi a -170 metri, come recita la seconda di copertina.
I dieci capitoli, dedicati ad Audrey, si inchiodano fra le mani e sono corredati da un ottimo e completo apparato iconografico.
Le vicende dell’avventurosa vita del profondista scorrono come un fiume in piena e trasportano il lettore con tutta la loro gioia, passione e sofferenza, in una parola: umanità. Pipìn racconta infatti se stesso e i propri difetti con semplicità e con la grande sincerità di un uomo messo a nudo dal dolore per la perdita della giovane e bellissima compagna.
Una perdita che all’epoca ferì e impressionò anche tutto il mondo dell’apnea, infatti, come ci racconta Ferreras, le polemiche non ebbero limiti e così le accuse e le difese.
A distanza di tre anni, questo libro ci propone ora lo spunto per cercare di riflettere in maniera più matura sulla natura degli incidenti subacquei: Audrey non sarà morta invano se, in ogni occasione sportiva, le attrezzature, le modalità di svolgimento della stessa e la propria forma fisica avranno ricevuto tutta l’attenzione possibile e anche di più. Sarà piena la bombola? Sarà sicuro immergersi a 70 mt in assetto costante al guinzaglio del cavo? Ho ben chiaro il concetto che sto pescando da solo e quindi ho ben chiare quali devono essere le mie quote operative?
Va detto che chi, con questo libro, si avvicinerà per la prima volta al mondo dell’apnea, ne riceverà un’impressione sicuramente non molto positiva, cosa che purtoppo non fa tanto bene al movimento mondiale che sta cercando di trasformare l’apnea in uno sport alla portata di chiunque, in testa fra tutti gli altri l’Italia.
Nessuna descrizione di immersioni tropicali e magiche nuotate con i delfini riesce infatti ad attutire il sordo e desolato dolore di cui sono intessute le pagine.
Per contro però, bisogna rimarcare il fatto che Pipìn non lascia il lettore alla deriva dell’ignoranza: il racconto è ricco di spiegazioni e informazioni sulla tecnica, sulla storia e sulla fisiologia dell’apnea e dell’immersione con autorespiratore. Questi dettagli tecnici sono ribaditi e così ben accorpati nel racconto che qualsiasi neofita ne trarrà cultura senza neanche accorgersene.
C’è anche però pane per i denti dei più esperti. Il recordman non è affatto avaro nelle descrizioni delle sensazioni che prova delle sue impressionanti discese e delle modalità di svolgimento delle stesse: la profondità, la spaventosa pressione, la famosa compensazione bagnata, tramite cioè allagamento delle viee aeree superiori, e molto altro.
Sono molto interessanti anche le notizie che contestualizzano la vicenda, ovviamente dal punto di vista dello scrittore, che si trova ad avere a che fare con altri protagonisti dell’apnea e racconta gli incontri con personaggi come Maiorca, Majol, le sfide con Umberto Pelizzari, i problemi con le organizzazioni come l’Aida, il rapporto con i media e con gli sponsor.
In conclusione direi che è il caso di trovare un po’ di spazio e tempo per leggere questo racconto, magari durante le ferie tra una passeggiata in mare e l’altra.
Perciò buona lettura e, soprattutto, buona riflessione.
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Category: Pesca in Apnea
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