Nautica e subacquea: una convivenza difficile
Darsena Terre Rosse – Piombino
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Le tipologie di incidente in cui è possibile incorrere praticando la nostra avvincente disciplina sono molteplici, così come molti sono gli sforzi per mantenere un livello accettabile di sicurezza.
Nell’ultimo decennio la nautica da diporto ha conosciuto un ulteriore sviluppo, sono aumentati a dismisura darsene, porti turistici, approdi. Ormai il possesso o l’utilizzo di un’imbarcazione è divenuto un fenomeno di massa; con le debite proporzioni economiche, praticare la nautica da diporto è divenuto accessibile un po’ per tutti.
Il settore è certamente florido e nell’economia nazionale rappresenta una voce di tutto rispetto, non a caso ha goduto di grandi investimenti economici e agevolazioni di vario genere.
I governi che si sono succeduti, con l’eliminazione della tassa di stazionamento e con l’innalzamento dei requisiti di potenza per l’obbligatorietà della patente nautica, nonché con la depenalizzazione delle infrazioni al codice di navigazione, hanno mandato un segnale chiaro: il diporto deve crescere, è una voce attiva dell’economia nazionale.
Boe di vari modelli
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Le conseguenze non si sono fatte attendere.
Mari e laghi sono solcati da un numero crescente di imbarcazioni di ogni genere e dimensione.
A questo sviluppo numerico, purtroppo, è corrisposto un aumento del numero degli incidenti in mare.
Coinvolti non solo i diportisti stessi, ma anche bagnanti e subacquei, in particolare i pescatori in apnea.
Il pescatore in apnea si trova ormai giornalmente a fare i conti con il diportista, un genere di diportista nuovo, che si distingue per imperizia e disattenzione. L’andar per mare è divenuta un’attività ricreativa fine a se stessa, si è perso il senso che l’imbarcazione sia comunque un mezzo di trasporto con tutte le relative pericolosità intrinseche.
Capita sempre più spesso di vedere ‘distratti’ alla guida di potenti destrieri del mare, o personaggi palesemente impreparati che vagano senza meta e conoscenza sulle acque.
Preparazione manifestazione
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Come conseguenza di questa situazione, gli incidenti si moltiplicano. Enorme è il numero degli incidenti mancati: tutti, ormai, abbiamo avuto l’incresciosa emozione della vista subacquea di chiglie ed eliche.
E le recentissime sentenze di condanna della Magistratura non potranno di certo risolvere il problema.
Il caso Boselli si è chiuso con una condanna ad 1 anno e 6 mesi con la condizionale ed un risarcimento a titolo “provvisionale” di 200.000 euro: la Giustizia ha fatto il suo corso e l’investitore dovrà scontare pena oltre a portarsi dietro per tutta la vita la responsabilità morale della perdita di una vita umana per una banale distrazione.
Ma il pescatore in apnea cosa può oggettivamente fare per salvaguardare la propria sicurezza?
Appellarsi alle Forze dell’Ordine o alla Giustizia certamente non basta, ciascuno di noi deve impegnarsi sul campo per collaborare all’opera di sensibilizzazione dei diportisti e dell’opinione pubblica sul significato dello strumento di segnalazione visiva obbligatorio di cui ogni subacqueo deve sempre dotarsi: la bandiera rossa con striscia diagonale bianca.
Boa ad alta visibilità
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In questi giorni sono in atto varie iniziative, che vanno dai volantinaggi alla diffusione di autoadesivi riportanti le normative di corretta navigazione ed interpretazione delle segnalazioni.
Molto è da fare. Innanzi tutto, i pescatori in apnea di qualsiasi livello tecnico devono utilizzare al meglio la boa, e dotarsi di quei modelli di nuova produzione generalmente indicati come modelli ad alta visibilità.
Ricordiamoci che il modello ad alta visibilità è stato sviluppato su iniziativa dei Circoli e Comitato Provinciale Fipsas del Garda a seguito dell’incidente di Boselli.
In questo contesto, lo scorso mese sul Garda si è tenuta un’ulteriore iniziativa pilota, atta a valutare la possibilità e l’efficacia del coinvolgimento dei mass-media in campagne ufficiali e coordinate, sotto il patrocinio Fipsas, da allargare in un prossimo futuro su scala nazionale.
Sirmione 04-09-2005
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Ecco la relazione dell’iniziativa: UN LAGO DI BOE
Domenica 4 settembre si è svolta sulle rive del Lago di Garda, in località Lugana presso Sirmione , la manifestazione ‘Un Lago di BOE’.
Scopo dell’iniziativa, voluta dai settori subacquei e società Fipsas operanti sul Lago di Garda, è la sensibilizzazione ai problemi di sicurezza delle persone legate alla convivenza tra diportisti e tutti coloro che svolgono attività acquatiche nei laghi e mari.
I recenti lutti, dovuti ad investimenti di bagnanti, pescatori in apnea e subacquei, hanno per l’ennesima volta riproposto la necessità di una più efficace protezione di tutti coloro che vogliono liberamente usufruire delle acque pubbliche.
La manifestazione in acqua
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La manifestazione ha goduto di una splendida giornata di sole, solo il lago ha risentito della forte grandinata della serata precedente, presentandosi con acque velate, ma calme.
Gli organizzatori, sig. Magotti (istruttore subacqueo) e sig. Cinelli (Sub Club Brescia), avevano precedentemente disposto la spiaggia della manifestazione affiggendo cartelli e boe sulle vie di accesso.
In spiaggia si sono ritrovati numerosi appassionati di attività acquatiche, dal nuoto alla pesca in apnea, dai subacquei ai pinnatisti.
Tra gli atleti intervenuti spiccava la nota campionessa di apnea Veronese Francesca Scolari, accompagnata da Paolo Martini, presidente di AAC, società Fipsas di apnea.
Molti i rappresentanti dei circoli di pesca in apnea, provenienti da tutto il Veneto e la Lombardia, numerosi i subacquei dei circoli locali, erano presenti anche bagnanti e nuotatori.
Boe in TV
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Sono state presentate alla stampa e alle televisioni le boe di protezione e segnalazione dei subacquei, con particolare attenzione ai nuovi modelli ad alta visibilità, contraddistinte da un’alta e bandiera rossa con striscia diagonale bianca.
La legge prevede che la bandierina debba risultare visibile ad una distanza non inferiore a 300 metri.
I diportisti, per contro, in basse alle più recenti indicazioni del Comando Generale di Guardia Costiera devono transitare ad almeno 100 mt dal segnale riducendo la velocità, ma questa norma è regolarmente disattesa. Spesso disinformati, distratti e pirati del mare si ritrovano a sfiorare pericolosamente tutti coloro che svolgono attività ricreative in acque libere.
Obiettivo dei promotori dell’iniziativa era quello di raggiungere un buon numero di diportisti con una corretta informazione, e la presenza delle televisioni ha sicuramente contribuito alla riuscita della manifestazione. Un ampio ed esauriente servizio, infatti, è stato trasmesso dal TG Regione di RAI 3 Veneto, mentre altri servizi sono andati in onda su varie TV locali di Veneto e Lombardia.
Giovanissime bagnanti
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Questa iniziativa, organizzata in pochi giorni di fine agosto, è stata possibile grazie ai servizi offerti dal forum di Apnea Magazine.
Di fatto, si è dimostrato che anche poche persone, con strumenti di dialogo e informativi efficienti come un forum, senza utilizzo di mezzi economici particolari, con il solo entusiasmo e spirito di iniziativa, possono porsi obiettivi importanti e conseguirli.
Certamente questo è solo un primo passo, sicuramente non basta così poco per risolvere il problema sicurezza e ben altro andrà fatto su tutto il territorio nazionale, ma sicuramente i nostri amici e colleghi del Garda non resteranno fermi ad aspettare improbabili soluzioni esterne. Infatti, hanno già programmato un analogo evento per la prossima primavera, cercando soluzioni di maggior impatto.
Da notare che questa volta FIPSAS ha partecipato, dapprima promuovendo una campagna boe in collaborazione con le 3 Provincie Gardesane e invitando i propri circoli agonistici a supportare con delegazioni qualificate la manifestazione. E’ comunque evidente che altre manifestazioni di questo genere di livello nazionale potranno essere gestite solo da FIPSAS: è tempo che la Federazione faccia valere la propria rappresentitività, difendendo i legittimi e sacrosanti diritti dei tesserati ad una pratica più sicura.
Un punto a favore della pesca in apnea in materia di sicurezza e navigazione è che il pescatore in apnea è un bagnante che svolge attività particolari. Visto che il dovere primario dello Stato è la protezione della sicurezza dei propri cittadini, senza distinzioni, gli organi preposti non potranno mai esimersi dall’attivarsi al fine di proteggere la vita e l’incolumità dei propri cittadini.
Gli organizzatori – Magotti e Cinelli
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Il pescatore in apnea è un bagnante, come un nuotatore o come lo stesso bagnante da imbarcazione.
Ogni tentativo di ghettizzazione ai danni della pesca in apnea per motivi di sicurezza sono destinati a fallire, non si possono chiedere norme di sicurezza differenti per i bagnanti in funzione di ciò che stanno facendo, perché in questo modo si gettano le basi per altri lutti. La difesa del bene economico della nautica da diporto è meno importante della vita umana, e non può avvenire a discapito della sicurezza.
La nautica da diporto ha delle leggi di navigazione precise, le distanze da riva minime, le velocità massime consentite e così via: la distanza minima di navigazione dai segnali di bagnante o pescatore in acqua va rispettata senza deroghe o tolleranza.
Chi si illude di risolvere il problema eliminando i subacquei dall’acqua, dimentica che è interesse della nautica da diporto difendere il diritto ad essere bagnanti, naturalmente nelle acque idonee.
Le leggi vanno fatte rispettare, non è tollerabile l’illegalità diffusa in materia di navigazione, facilmente verificabile ogniddove lungo le nostre coste, in cui la stessa circolare Lunardi sui limiti di navigazione non sembra trovare applicazione. Occorre fare informazione, prevenzione e, all’occorrenza, repressione.
E vanno riviste le sanzioni: in fatto di boe di segnalazione è osceno che uno Stato possa punire la vittima eventuale con multa fino a 3096 euro, e quasi tollerare l’investitore su natante o moto d’acqua con una sanzione di soli 200 euro, quasi quanto un banale divieto di sosta. Così si sminuisce la vita umana.
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