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Mondiale Pesca Sub 2021, Intervista a Marco Bardi: “L’Italia è Tornata Grande.”

| 9 Ottobre 2021

Titolo mondiale dopo 5 anni dalla nomina a DT, per te si tratta di un giro di boa o di un punto d’arrivo? 

Si tratta di un obiettivo, qualcosa che avevo dichiarato già da qualche anno. Avevo detto, con largo anticipo: “stiamo crescendo e sono convinto che vinceremo qualche titolo”. Siamo campioni d’Europa in carica, grazie all’ultima gara internazionale disputata in Danimarca nel 2019, e adesso anche campioni del mondo sia nell’individuale che per nazioni. Ma anche prima di questi risultati abbiamo fornito sempre ottime prestazioni, a partire proprio da quel nuovo ciclo iniziato nel 2016 con il mondiale di Syros.

Prima di questa rinascita venivamo da molti anni di risultati mediocri. A volte ripenso a quello che dicevano di noi tipo: “In Italia non abbiamo profondisti – In Italia non ci sono più atleti forti”. Da adesso non vinceremo ogni gara, perché c’è molta concorrenza e gli altri non stanno a guardare, ma possiamo già dire che l’Italia è tornata grande.

Come hanno lavorato la Squadra e la Riserva Ufficiale per i titolari? Ci sono stati segnali condivisi, assegnati per strategia o estratti a sorte? Quanto sono stati determinanti? 

Abbiamo fatto un lavoro più di confronto che di segnali perché, a parere di tutti, avevamo previsto che il nostro handicap poteva essere non capire la gara; pertanto di comune accordo abbiamo studiato una strategia finalizzata a capire cosa conveniva fare e cosa evitare. Poi abbiamo lavorato per evitare di pescare sugli stessi punti e non è affatto facile gestire questa situazione. Detto questo è chiaro che possiamo migliorarci e la mia intenzione è di perfezionare questi meccanismi.

Secondo alcuni è stato un errore organizzare un Mondiale in Mediterraneo, escludendo la Cernia Bruna dalle prede valide e permettendo la Bianca, la Dorata e il Dotto che poi sono state pochissime nei carnieri. Ma questi pesci erano davvero così scarsi in zona, o semplicemente NON sono stati ritrovati in gara? 

La cernia bruna, nonostante fosse vietata, è stata oggetto di numerose proteste e più di qualcuno ha cercato di boicottare il mondiale perché credeva si potesse pescare. Non oso immaginare se fosse stata valida cosa sarebbe venuto fuori. Però, razionalmente, tra non ammettere nessun tipo di cernia e ammettere almeno bianche, dotti e dorate (che sembra non irritino la sensibilità di nessuno) credo sia meglio la seconda e infatti ci siamo uniformati anche nelle gare nazionali. Sulle poche catture di cernie consentite, credo abbiano inciso le condizioni del mare perché erano anomale in confronto allo standard poi, come sempre, ci sono stati i soliti casi di pesci non ritrovati.

Il rinvio di un anno del Mondiale, originariamente previsto nel 2020, é stato un fattore positivo, negativo o indifferente sul risultato finale? Una preparazione così prolungata (almeno per i sardi Corrias e Maccioni) non può averli portati ad un calo di concentrazione?

Il calo di concentrazione è soggettivo a prescindere da dove vivi, può accadere a tutti in qualsiasi gara. Inoltre con i vari lockdown nessuno poteva andare a preparare. Comunque non sapremo mai se è stato positivo o negativo perché non potrà esserci una contro prova. Di sicuro posso dire che tutti gli atleti di qualsiasi team sono giunti al mondiale con poche gare alle spalle e una preparazione inferiore alla media di una competizione di questo livello. Si é aggiunta poi l’incertezza se lo avremmo disputato, dubbio che è rimasto fino a soli 2 mesi prima. Tutto questo ha molto complicato qualunque programma. Per quanto riguarda gli atleti sardi va detto che, come prevedibile, hanno avuto molti concorrenti alle calcagna e senza dubbio il cambio di condizioni li ha penalizzati più degli altri perché ha stravolto le loro conoscenze.

Nei mesi prima della Gara ci sono state feroci polemiche sulla scelta dei Convocati. Ti hanno condizionato in qualche modo? Hai mai pensato a qualche Cambio in corsa?

Premesso che le polemiche ci sono sempre qualunque siano le scelte, io mi affido al vecchio proverbio che dice: è meglio sbagliare con la propria testa che con quella altrui. Quindi mi sono fatto scivolare tutto addosso e ho rigettato qualunque condizionamento, anche se poi ho sempre ragionato sui pro e sui contro di qualsiasi decisione, come faccio sempre. Mi metto spesso in discussione, perché sono una persona e come tale so che posso sbagliare. Proprio in questi giorni mi sto confrontando con tutta la squadra per valutare, a mente fredda, cosa abbiamo sbagliato e cosa abbiamo fatto bene.

Capisco il tifoso che guarda solo ciò che gli interessa, ma invece per me ci sono mille cose che sono obbligato a mettere sulla bilancia, e tra le tante è naturale che qualche errore si può commettere, ma qualcuno deve pur scegliere. Solo chi non sceglie non sbaglia mai, ma nemmeno va avanti. Ai cambi ci si pensa, ma non sono così semplici come sembrano, perché a volte basta un piccolo cambiamento per far cadere un intero castello, quindi bisogna mantenere nervi saldi e fiducia.

Cosa pensi delle Proteste, come quella dei portoghesi o dei danesi, sulla necessità di dover pescare Molto Fondo nel tentativo di fare risultato, correndo dei rischi probabilmente eccessivi, come anche alcuni casi di taravana e di emottisi hanno dimostrato?

Penso che bisogna distinguere con attenzione le possibilità: si guarda il gesto atletico e sportivo oppure si guarda solo la sicurezza e si mettono limiti. Ma così finisce lo sport, a meno di trovare delle soluzioni equilibrate. Non è facile, e credo che sarà un braccio di ferro che andrà avanti a lungo. L’organizzazione per garantire maggiore sicurezza ha comunque messo in piedi un piano di assistenza di tutto rispetto e non ci sono state conseguenze di alcun tipo.

Ad ogni modo noi abbiamo deciso di pensare prima di tutto alla sicurezza, senza penalizzare la prestazione. Abbiamo quindi limitato il numero dei tuffi anche a costo di pescare qualcosa in meno, di aumentare i recuperi e di evitare azioni pericolose. Il discorso è ampio e complesso perché la realtà ci insegna che incidenti gravi, sincopi, taravana ed emottisi si sono verificati sempre anche a quote minori. Insomma è un argomento complicato che ha molte sfaccettature e punti di vista.

Dopo Syros si dovette scegliere tra il puntare su atleti maturi, alla ricerca dei risultati, oppure far crescere un gruppo di giovani e investire sul futuro. Si scelse di puntare sui risultati, che sono rapidamente arrivati. Adesso che si fa? 

Prima di tutto direi che si scelse di puntare su un nuovo ciclo, senza pretese di risultati immediati, ma cercando di portare più modernità e più entusiasmo, per ricostruire. Tutto questo è bello quando funziona ma porta inevitabilmente anche scelte impopolari. Però da quelle scelte sono cresciuti un buon numero di atleti, che adesso formano lo zoccolo duro della Nazionale.

C’è un tempo ideale per ogni cosa, e adesso credo sia il momento di lavorare anche in altre direzioni. Abbiamo una bella squadra con giovani ed esperti, per cui faremo un mix perché solo giovani o solo veterani non hanno mai garantito il futuro e nemmeno la garanzia dei risultati, lo possiamo vedere bene in qualunque sport.

Qual è la prossima gara a cui pensare? Ad agosto 2022, in Finlandia, si disputerà il primo Campionato Europeo di pesca subacquea in Acque Interne. Rientra nei programmi della nazionale oppure, vista anche la chiusura irrevocabile delle gare AI decretata dalla FIPSAS nel 2018 (che renderebbe problematico selezionare una squadra apposita), possiamo già dire che non parteciperemo? 

Questa è una domanda a cui non riesco a rispondere, e penso che nessuno possa farlo in questo momento. Credo che molto dipenderà anche da come reagiranno tutti gli altri paesi a questa novità.

In campo Femminile è stata evidente la superiorità delle spagnole, che però provengono da un movimento agonistico già maturo, al contrario delle Azzurre che solo quest’anno hanno disputato il 1° Campionato Nazionale. La federazione ha in programma di investire nella crescita del movimento femminile o, secondo te, dovrebbe farlo?

Le ragazze hanno il diritto e il dovere di investire nella loro crescita e credo che hanno fatto un risultato incredibile. Le spagnole come le statunitensi, che ci sono state superiori, hanno molti anni di esperienza in più e un’organizzazione consolidata. Le nostre ragazze, fino a pochi mesi fa, non sapevano nemmeno che avrebbero gareggiato, eppure dopo i due squadroni ci sono le nostre ragazze, quindi hanno fatto più di quanto ci si potesse immaginare, se si è realisti.

Siamo andati a cercarle e a motivarle per partecipare a queste loro prime esperienze, solo pochi mesi prima e non sapevano nemmeno i regolamenti di gara oppure come si prepara una competizione. Però devo dire che è nato un bellissimo gruppo e sono agguerrite, hanno molta voglia di crescere, hanno quell’anima Italiana che ci contraddistingue e dobbiamo lavorare tanto; ma anche in questo caso è facile intuire che nel giro di qualche anno potremo dire la nostra anche in campo femminile.

Ritieni che la Nazionale Femminile debba avere un DT dedicato, viste le esigenze tecniche decisamente diverse rispetto agli uomini? 

Credo che per diventare più forti hanno soprattutto bisogno di meccanismi consolidati da condividere con i maschi, proprio come hanno fatto le spagnole. Poi vanno analizzate altre necessità, ad esempio come si trovano in questa gestione, come reagiranno al futuro, come, quando e cosa devono fare per crescere.

Poi si dovrà capire quante altre ragazze si avvicineranno all’agonismo e così via. Come sempre è tutto in evoluzione e la cosa migliore è farsi trovare pronti. Non sono nella posizione di decidere per il loro futuro, però senza dubbio la domanda me la sono posta anche io.

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