Home » News » News Pesca in Apnea » Mondiale Pesca in Apnea 2016: Esplode il problema “Taravana”

Mondiale Pesca in Apnea 2016: Esplode il problema “Taravana”

| 1 Settembre 2016 | 0 Comments

Ormai la maggior parte delle rappresentative nazionali è giusta sull’isola di Syros e ha iniziato la perlustrazione dei campi gara. Sembra proprio che i timori della vigilia riguardo le quote proibitive non fossero affatto infondati, tanto che inizia a serpeggiare una certa perplessità sulla scelta di una location così estrema. Il piombo mobile è l’unica alternativa praticabile per ridurre almeno in parte i rischi della pesca nell’abisso, ma purtroppo non tutti sembrano avere familiarità con questo strumento nè è pensabile che riescano ad acquisirla esclusivamente durante i 15 giorni di avvicinamento ad una gara internazionale di questo livello.

taravanaSyros

E come largamente previsto alla vigilia, il Taravana, il nemico più temuto dagli atleti, ha iniziato a fare i suoi danni. A pochi giorni dall’inizio della preparazione si sono già verificati 3 episodi, l’ultimo dei quali, avvenuto ieri, decisamente serio tanto da richiedere l’immediato trasferimento in elicottero dell’infortunato presso l’Athens Naval Hospital. L’organizzazione del campionato ha già avvisato tutti gli atleti di non sottovalutare i sintomi della malattia da decompressione, e che per ogni evenienza possono recarsi direttamente all’Hermoupolis General Hospital sull’isola. Nel caso in cui la situazione lo richiedesse, è possibile richiedere un elisoccorso di emergenza per essere trasferiti nella più attrezzata struttura di Atene. Un centro di coordinamento per le emergenze sarà attivo e pronto ad intervenire 24 ore su 24 per tutta la durata della competizione.

L’onda delle polemiche si staglia già all’orizzonte e si sprecano i commenti al vetriolo sui social e su diversi forum: da chi bolla come “stupida” la scelta di organizzare un campionato in un posto dove praticamente non esiste forma di vita a quote umane, a chi giustamente si domanda come mai la CMAS non abbia pensato di concedere l’assistenza in acqua da parte di un compagno (in aggiunta al barcaiolo), piuttosto che limitarsi solo a consentire l’uso dei Freediver Recovery Vest. Appaiono anche abbastanza inutili le raccomandazioni agli atleti di rimanere nei propri limiti, forse erano i propositi degli organizzatori a dover essere frenati molto tempo fa, mentre ora si può solo realisticamente pensare di limitare i danni.

Tags: , , , ,

Category: News, News Pesca in Apnea

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *