Mondiale del Cile e perplessita’… azzurre
Ramacciotti e Bellani dopo una pescata di allenamento in Cile – Foto: Roberto Borra |
Mentre scrivo, i ragazzi della nostra Nazionale di pesca in apnea si trovano a Iquique, in Cile, dove stanno terminando l’ispezione dei fondali in vista del campionato mondiale, che si disputerà il 12 e 13 novembre.
L’attesa per la competizione è grande, e tutti noi speriamo che i nostri atleti possano emergere su un campo gara sicuramente difficile, e contrastare al meglio i temibili avversari, a partire da spagnoli e cileni.
Mentre la nostra delegazione partiva senza un comunicato stampa, ci giungevano voci sui nomi degli atleti che il CT Roberto Borra ha voluto con sé in questa importante trasferta. I nomi dei titolari già si conoscevano da tempo, anche perché sarebbe stato difficile immaginarne di diversi. Dopo le dimostrazioni di forza degli ultimi anni, Stefano Bellani e Maurizio Ramacciotti non potevano non essere schierati; il posto che nel 2002 fu di Fabio Antonini, invece, è andato a Bruno De Silvestri, che, nonostante la retrocessione al recente campionato di prima categoria, restava fra i principali papabili: ancora giovane e nel pieno delle forze, De Silvestri era pronto a scendere in acqua già nel mondiale del Brasile 2002, e credo che in molti accoglieranno con soddisfazione il suo ruolo di titolare. Per quanto riguarda gli altri elementi della nazionale che assisteranno i titolari, invece, si parla di Massimo Fauci, Gabriele Delbene e Davide Petrini.
Ad essere onesto, nell’apprendere questi ultimi nomi ho avuto un sussulto. Se da una parte mi ha rallegrato la fiducia riposta dal CT in Massimo Fauci, un atleta ormai maturo che ha più volte dimostrato il suo valore, e riportato al vertice la prestigiosa scuola napoletana, dall’altra sono primasto profondamente colpito dalla carriera folgorante di Davide Petrini, Campione di Seconda categoria 2003 all’Isola d’Elba e undicesimo al Campionato di Marsala 2004, che ha segnato il suo esordio in prima categoria.
Agonista di lungo corso, Petrini vanta una lunga militanza nelle gare di selezione. Le sue precedenti apparizioni al campionato di seconda (due, a quanto mi risulta) non hanno mai fruttato la qualificazione al campionati di prima, ma l’anno scorso ha vinto il Campionato di Seconda categoria all’Isola d’Elba, disputato su una singola giornata, e di diritto è entrato nel Club Azzurro. La scelta di includere il campione di seconda categoria nel Club Azzurro, ossia la rosa dei principali papabili per la Nazionale, si giustifica con la volontà di offrire stimoli agli atleti delle categorie inferiori, è stata prevista in tempi non sospetti e mi pare più che condivisibile. Davide Petrini, poi, vanta anche la partecipazione a manifestazioni open in coppia con atleti del calibro di Paolo Cappucciati (II° posto ad una Coppa di Francia), e se ricordo bene anche con Gabriele Delbene (I° alla Coppa Montenegro 2002). Nello scorso maggio, un po’ a sorpresa, lo abbiamo visto titolare nel quadrangolare (di fatto) di pesca in apnea CMAS tenuto alle Baleari, dove ha sfruttato al meglio l’occasione concessa, sfoderando una prestazione maiuscola che lo ha portato a competere alla pari con due padroni di casa scomodi come March e Carbonell. Adesso lo ritroviamo addirittura in Cile, a fare un’esperienza che attribuisce ulteriori crediti “azzurri”, da spendere in futuro.
Ebbene, di fronte a questa folgorante carriera, viene spontaneo domandarsi cosa debba fare un atleta che aspiri ad entrare a far parte della nazionale. “Vincere le gare nazionali”, risponderà qualcuno, ma non è così semplice: il CT ha più volte spiegato che le gare internazionali richiedono doti ben diverse da quelle necessarie per emergere in campo nazionale: versatilità, prestanza e affidabilità fisica, capacità di fare gruppo etc…
Renzo Mazzarri sarebbe l’esempio più classico: senza aver mai vinto un campionato italiano, Mazzarri ha procurato tre titoli mondiali alla nostra federazione; anche Maurizio Ramacciotti non ha mai vinto un assoluto, ma negli ultimi anni il suo nome è diventato sinonimo di massima affidabilità in ogni circostanza, dall’abisso di cristallo di Tahiti fino al tumultuoso frullatore di Cabo Frio, in Brasile.
Così si giustificherebbe l’esclusione dal giro della nazionale di quegli atleti che in italia, Albo d’Oro alla mano, hanno vinto più di tutti. A partire da Nicola Riolo, campione assoluto per ben cinque volte negli ultimi 20 anni, le cui capacità sono risultate sicuramente utili alla nostra nazionale anche quando Nicola non si è potuto esprimere direttamente, come accadde nella seconda giornata dell’Europeo di Arbatax. Anche Aldo Calcagno è finito fuori dal giro dopo Tahiti 2000, eppure vanta tre titoli assoluti ed una militanza in prima categoria ininterrotta dal 1993 (salvo 94′, saltati per una perforazione del timpano attestata dal un certificato medico), oltre ad un’ottima prestazione al mondiale di Croazia. Al mondiale di Zara Aldo Calcagno ottenne anche un terzo piazzamento di giornata, piazzandosi al quarto posto finale.
Per i tifosi queste esclusioni eccellenti non sempre risultano comprensibili, ma il CT Borra non si è mai rifiutato di offrire spiegazioni, e si è sempre assunto la responsabilità delle proprie scelte.
Il caso in questione, però, non può certo essere spiegato con questo tipo di argomenti, che anzi rendono ancora più inspiegabili certe scelte: proprio perché per eccellere nelle gare internazionali è fondamentale avere l’opportunità di fare esperienza -che, attenzione, può diventare titolo per ulteriori convocazioni- e superare selezioni complesse, viene da chiedersi come si possa guadagnare il diritto a godere di una chance così cruciale come quella di un’esperienza mondiale con tanta fretta e pochi titoli sportivi.
Anche perché, e non possiamo dimenticarlo, nel nostro paese abbiamo atleti che hanno dimostrato il proprio valore negli anni, con lunga permanenza e risultati costanti nei campionati di prima categoria, e che non hanno avuto le stesse opportunità.
Riporto una tabella per comodità, ho limitato l’analisi ai campionati dal 1990 in poi, inserendo gli atleti con almeno due piazzamenti in top 10 all’assoluto (esclusi quelli non più in attività, come ad esempio Marco Bardi). Gli atleti sono elencati in ordine alfabetico, spero di non aver dimenticato nessuno.
Atleta | 1990 | 1991 | 1992 | 1993 | 1994 | 1995 | 1996 | 1997 | 1998 | 1999 | 2000 | 2001 | 2002 | 2003 | 2004 |
Accolla Francesco | 7 | 1 | |||||||||||||
Antonini Fabio | 6 | 7 | 5 | 1 | 1 | 3 | 3 | 7 | 13 | 4 | 2 | 6 | 13 | ||
Baldassarre Massimo | 5 | 14 | 6 | ||||||||||||
Bellani Stefano | 1 | 6 | 8 | 3 | 15 | 5 | 2 | 3 | 11 | 5 | 3 | 5 | 1 | ||
Calcagno Aldo | 4 | 5 | 1 | 1 | 1 | 7 | 4 | 9 | 6 | 10 | |||||
Cappucciati Paolo | 6 | 8 | 12 | 6 | |||||||||||
Cascone Beniamino | 7 | 13 | 2 | 1 | |||||||||||
Guerrini Casino | 9 | 7 | 6 | 9 | 11 | ||||||||||
De Silvestri Bruno | 4 | 5 | 7 | 3 | 1 | 2 | |||||||||
Delbene Gabriele | 4 | 6 | 9 | 10 | |||||||||||
Fauci Massimo | 10 | 14 | 9 | 2 | |||||||||||
Inserra Carlo | 7 | 15 | 8 | ||||||||||||
Mancia Sandro | 14 | 10 | 8 | 4 | |||||||||||
Micalizzi Ottavio | 8 | 8 | 13 | 15 | 15 | 7 | |||||||||
Milano Pietro | 12 | 6 | 5 | 7 | 3 | ||||||||||
Musetti Stefano | 10 | 10 | |||||||||||||
Paggini Marco | 14 | 8 | 11 | 8 | 11 | 13 | 14 | 8 | |||||||
Petrollini Daniele | 13 | 9 | 8 | 12 | 15 | ||||||||||
Ramacciotti Maurizio | 3 | 4 | 9 | 11 | 7 | 9 | 3 | 15 | 5 | 7 | 5 | 3 | 5 | ||
Riolo Nicola | 4 | 2 | 1 | 10 | 2 | 8 | 2 | 1 | 4 | 7 | 3 | ||||
Sirchia Giorgio | 4 | 10 | 12 | ||||||||||||
Tortorella Giuseppe | 5 | 11 | 10 | 8 | 6 | 2 |
Gli atleti effettuano prove di pesatura sulle prede cilene – Foto: Roberto Borra |
Questa tabella si basa sui dati raccolti da un appassionato sul sito www.garesub.com, perché il sito FIPSAS non presenta queste informazioni. Pur non potendo garantire esattezza ed esaustività della tabella, credo che i dati siano affidabili e istruttivi.
Come dobbiamo giudicare l’opportunità concessa a Davide Petrini di fronte a questa tabella e, più in generale, come funziona l’accesso alla nazionale di pesca in apnea?
Il CT Borra ha più volte sottolineato l’importanza di far fare esperienza internazionale alle giovani leve, una strategia condivisibile ed indispensabile ad una gestione attenta non solo al presente, ma anche al futuro della squadra azzurra.
Questo argomento, però, non può essere certamente invocato in questo caso, visto che parliamo di un atleta non certo in erba ma, al contrario, di un veterano dell’agonismo da cui non mi pare ragionevole attendersi chissà quali sorprese, almeno per il momento.
Mi auguro che al suo rientro il CT Roberto Borra possa e voglia fornire spiegazioni dettagliate su questa vicenda, perché è difficile negare che, di fronte a questa situazione, i criteri di convocazione degli atleti in nazionale diventino piuttosto nebulosi e venati, all’apparenza, da un’inaccettabile componente umorale.
Scrivo oggi queste riflessioni, prima che il mondiale abbia inizio, per evitare che mi si accusi di dietrologia ed opportunismo. Il risultato del mondiale non cambierà una virgola di quanto sto dicendo, perché se è vero -come ho sempre sostenuto- che il CT si assume la responsabilità delle proprie scelte e finisce sull’altare o nella polvere in base ai soli risultati, è anche vero che tutti gli atleti che affrontano sacrifici per alimentare il circuito agonistico hanno diritto ad un minimo di obiettività dei criteri di selezione della Nazionale, e sapere cosa devono fare per emergere ed avere l’opportunità di rappresentare i colori nazionali.
Lo stesso Davide Petrini, le cui doti atletiche non sono in discussione, avrebbe avuto diritto, secondo me, a guadagnarsi un posto in nazionale in modo più trasparente, sui campi gara degli assoluti, dove è appena approdato. Nessuno avrebbe discusso la sua convocazione per il mondiale del Cile se questa fosse maturata in circostanze diverse, e a nulla vale obiettare che alle Baleari si sia distinto, confrontandosi alla pari con i mostri sacri spagnoli, perché anche lì è stato in qualche modo omaggiato di un’opportunità preziosa non concessa ad altri, ancor più preziosa alla luce di questo secondo apparente atto di fede del CT, ed in qualche modo caduta dal cielo. Senza contare che una rondine non può fare primavera, e che le conferme che ci si attendevano nelle successive gare casalinghe non sono ancora arrivate.
Rispetto profondamente il CT Roberto Borra, di cui apprezzo le doti umane, l’estrema disponibilità (le foto che corredano questo editoriale ce le ha concesse gratuitamente, inviandole a sue spese e di sua iniziativa, come più volte in passato) e la toscanità che ci accomuna, ed ho sempre difeso il suo operato quando l’ho ritenuto giusto.
La sua schiettezza ed onestà non le discuto, né mai lo farei, ma mi duole riconoscere che questa volta, forse, il CT Borra debba delle chiare spiegazioni a tutti noi. Mi dispiace dover sollevare questo problema, ma sono convinto che dietro questa vicenda si giochi una buona fetta della credibilità di un movimento sportivo fatto di atleti, circoli, gare. Il tarlo del dubbio è nemico dello sport, uccide passione e fiducia, e per questo è necessario sgombrare il campo da sospetti di favoritismi e riconoscimenti slegati dai meriti sportivi, è necessario spiegare nel dettaglio perchè si sono lasciati a casa atleti su cui si era già investito come Sandro Mancia, o non si è data un’opportunità ad atleti che da anni ottengono risultati in prima categoria, come Ottavio Micalizzi.
Mi auguro che il nostro CT torni a casa con una vittoria attesa ormai da 12 anni, magari ottenuta con il prezioso contributo di tutti gli azzurri impegnati nella trasferta, incluso Davide Petrini. Mi auguro, però, di poter parlare, in futuro, di una gestione della rappresentativa azzurra sempre più trasparente, attenta e rispettosa dell’impegno profuso quotidianamente da tanti atleti, che, almeno in prima battuta, devono necessariamente essere valutati per i risultati agonistici conseguiti sul campo.
Poi, tra quelli che hanno i requisiti “minimi”, allora si possono impostare ulteriori selezioni basate su parametri o esigenze di altro tipo, cosa che con Davide Petrini non ci pare sia stata fatta.
Un campionato di seconda e un 11° posto all’unico assoluto disputato mi sembrano davvero poco per entrare nel gruppo dei fantastici sei incaricati di difendere i colori nazionali a Iquique, e credo di non essere il solo a chiedersi come ciò sia potuto accadere.
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Category: Editoriali