Mondiale Brasile – Intervista a Fabio Antonini
Foto: Roberto Borra e Luigi Magno
AM – Fabio, un piazzamento finale che sicuramente ti va stretto, nonostante il brillante recupero della seconda giornata. Puoi dirci cosa è andato storto durante la prima frazione di gara?
Ti dirò che dopo tanti anni di convocazioni in Nazionale e ben tre mondiali disputati, avevo intenzione di ben figurare, di fare meglio delle altre volte ed ho quindi tentato la carta più rischiosa, quella del pesce grosso.
Durante i giorni di preparazione avevo individuato molti dotti di mole su alcuni sommi isolati e profondi e avevo condiviso con gli altri compagni di squadra la mia impressione che sarebbero state quelle le prede su cui impostare la gara.
Ma l’imprevisto ha giocato a tutti un brutto tiro: la prima giornata di gara il mare era molto grosso, circa forza 6, con onde gigantesche che rendevano quasi impossibile operare in profondità.
Ciononostante sono partito su di uno di quei sommi trovati in preparazione, su cui si sono buttati anche March ed altri 7 o 8 atleti, ma dei grossi dotti non c’era più traccia. Pensa che al primo tuffo potevo sparare comodamente una “mulatta” ma, con la speranza di prendere una preda più grossa, non ho sparato. Al secondo tuffo non ho sparato ad un pesce che assomiglia alle nostre ricciolette, sempre per lo stesso motivo.
Al terzo tuffo, infine, non sono riuscito a sparare un bel dotto di circa 5 kg, che mi è sfuggito per un pelo.
A quel punto mi ero già reso conto che la fortuna non era dalla mia parte, ma ho commesso l’errore di insistere sui pesci grossi per tre quarti di gara. Quando alla fine ho tentato di recuperare con i pesci più piccoli, come le “mulatte”, gli altri erano ormai inarrivabili.
Tornando alla mia gara, dopo circa due ore e mezza mi sono spostato su di una punta presso cui avevo marcato dei “sargos”, altri pesci di dimensioni considerevoli. Qui ho incontrato Maurizio (Ramacciotti) che mi ha avvertito della presenza di molte “mulatte” ma, per evitare di dargli fastidio, me ne sono andato. Maurizio ha condotto in quel posto la sua gara, pescando indisturbato da solo, ed è giusto che sia andata così.
E’ un atleta motivato, determinato, è stato bravissimo ed ha avuto sia la capacità di interpretare correttamente l’impostazione della gara sia quel pizzico di fortuna che ci vuole sempre e che a me è mancata.
Quando un atleta sa pescare, ha esperienza come me, non è che improvvisamente dimentica come si pesca. Ci sono altre variabili che entrano in gioco, come la scelta della strategia di gara o come, diciamolo pure tranquillamente, la fortuna che ha sempre un ruolo determinante. Quando le cose cominciano a girare storto dall’inizio, è veramente difficile rimediare, anche per un fatto psicologico. Con questo non sto cercando giustificazioni, tutt’altro. Penso anzi che una pausa di riflessione mi ci vorrebbe proprio. Sono sicuramente a disposizione del C.T. per l’Europeo, ma credo che la squadra sia già fatta, potendo contare su fuoriclasse come Maurizio, Stefano e Bruno De Silvestri. Andrei molto volentieri a fare loro da secondo, mettendo a disposizione della squadra tutta la mia esperienza.
In questo momento sto curando in modo particolare la mia preparazione atletica, sia sotto il profilo fisico che sotto quello psicologico, e mi sento veramente in forma, grazie al mio amico e preparatore atletico Raul La Rosa, anche se, ribadisco, per il momento preferirei prendermi una vacanza dall’agonismo. Ho intenzione di arrivare al prossimo campionato italiano assoluto al top della forma: sarà quella la mia prova del nove, anche perché la gara si disputerà con formula senza spostamenti, cioè a pinne, e la fortuna conterà almeno quanto la condizione fisica.
Raccontaci la tua gara
Ho già detto della prima frazione, perciò ti racconto la seconda giornata, sicuramente positiva. Nonostante la debacle del giorno precedente, sono partito motivato e, grazie a circa dieci minuti di rilassamento, ho affrontato la gara molto più tranquillo e sereno.
Sono partito con Stefano, Carbonell e molti altri atleti su di una specie di relitto isolato nella sabbia, per la precisione un enorme tubo metallico, probabilmente la caldaia o il fumaiolo di qualche grossa nave da carico.
Avevamo segnato ben cinque cernie in quel posto, ma sembra che il giorno precedente un pescatore locale ne abbia arpionate tre. Comunque io e Stefano abbiamo catturato subito le due rimanenti, una a testa, mentre Carbonell, in un nugolo composto di moltissimi atleti, riusciva ad arpionare un bel dotto di cinque chilogrammi e mezzo.
Dopo mi sono spostato in una zonetta in poca acqua, ma del pesce segnato in preparazione non c’era più nemmeno l’ombra.
Lì vicino, su di una cigliata su cui sommozzavano molti atleti, ho trovato un bel “sargo” ma non sono riuscito a catturarlo. Tornato nei pressi del segnale di partenza, quella del grosso tubo, ho strappato un altro grosso “sargo” che si è andato ad infilare, ferito, in uno spacco. Ho fatto diversi tuffi per cercare di catturarlo, ma riuscivo a malapena ad intravederne la pinna dorsale, senza mai poterlo colpire. Ad un certo punto è arrivato un concorrente che è sceso giù, si è affacciato ed ha preso il mio “sargo” proprio sotto al mio naso. Se non è sfortuna questa!?
In seguito mi sono spostato in una baia in cui l’acqua era torbidissima a causa di polveri biancastre provenienti da uno stabilimento industriale: qui ho catturato in rapida successione 5 Piranjica, pesci simili alle nostre salpe.
Dopo, avendo saputo che Maurizio non aveva intenzione di andare sul segnale di una cernia scovata da me in preparazione, e che avevo lasciato a lui perchè lontano dalle zone dove volevo fare la mia gara, ho deciso di andare là e ho velocemente catturato la cernia, del peso di 5,2 kg. Tornato quindi su di una tana scovata da Bruno ed in cui Maurizio aveva già catturato molti pesci, vi ho trovato diverse mulatte ma sono stato costretto a desistere subito a causa di una improvvisa corrente torbidissima che rendeva impossibile pescare. Infine, ho trascorso l’ultima ora di gara in un’altra zona, in cui ho catturato altri 6 pesci.
Per me la giornata si è conclusa positivamente, ma il risultato finale era già compromesso dall’esito della prima frazione. E’ riuscito a fare risultato solo chi, con una buona dose di fortuna, è riuscito ad improvvisare senza incaponirsi sui pesci più grossi, quasi del tutto assenti.
Personalmente, durante la prima giornata non ho mai creduto che le prede più piccole potessero fare la differenza, anche perchè sapevo che in manifestazioni agonistiche precedenti si era vinto con 50.000 punti, raggiungibili solo con molte prede di mole, diciamo fra i 3 ed i 5 kg. Invece in questo mondiale la prima giornata è stata vinta con circa 20.000 punti, meno della metà.
Ormai sei un veterano della Nazionale. Come la trovi attualmente, rispetto agli ultimi anni?
Devo dire molto bene, affiatata, omogenea, caratterizzata da una grande disponibilità reciproca. Anche i giovani atleti come Bruno sono validi e motivati e stanno maturando esperienze preziose. Tutte le polemiche che si sono sviluppate dopo il mondiale fanno male al nostro sport, alla nazionale, allo spirito che la sostiene e anche al nostro Capitano.
E’ lui che opera le scelte e si assume di conseguenza le sue responsabilità. Borra si è dimostrato un buon Capitano, ha ottenuto brillanti risultati, gestisce al meglio l’organico ed ha creato un bel collettivo, in cui la collaborazione e la reciproca informazione, la condivisione come squadra delle informazioni rappresentano punti di forza in grado di rendere la nostra Nazionale molto competitiva. Il Capitano, inoltre, è bene ribadirlo, non decide in base alle simpatie personali ma in base ai valori ed alle reali esigenze della squadra.
Differenze fra la pesca in oceano e quella in mediterraneo
Fra la pesca in Mediterraneo e quella in Oceano la differenza è assoluta, come dal giorno alla notte. In oceano ci sono onde molto alte, risacca fortissima, acqua fredda e torbida, pesci dalle abitudini molto diverse dai nostri, molto influenzati dalle condizioni meteomarine. Si pesca in fondali medio-bassi, salvo rare eccezioni come Tahiti, mentre in Mediterraneo è necessario operare quasi sempre a profondità notevoli. In oceano si pesca sottocosta, pertanto non si hanno problemi con i segnali a terra e gli spostamenti non sono fondamentali: si deve pinneggiare molto e pescare, adattarsi ed improvvisare. Con mare calmo è possibile pescare anche in tana, ma per lo più si opera all’aspetto o all’agguato con mare molto mosso.
In definitiva, è un tipo di pesca così diverso da quella cui siamo abituati che credo fondamentale per la nostra Nazionale partecipare al maggior numero possibile di competizioni in oceano, proprio per maturare maggiori esperienze.
Il futuro, fatto di gare in Oceano, ci riserverà soddisfazioni o andremo incontro a tempi duri?
Credo proprio che il futuro ci possa riservare grosse soddisfazioni, poiché molti atleti della nostra Nazionale sono in grado di adattarsi a condizioni estremamente diverse e di inventare la gara.
Occorrono atleti allenati fisicamente, abituati a catturare molto pesce in ogni situazione, perché l’Oceano è imprevedibile, soggetto a mutamenti repentini delle correnti, della visibilità in acqua. Ci vogliono atleti versatili ed è fondamentale che il Capitano sappia scegliere persone in grado di pescare in tutti i modi. Personalmente credo di rientrare in questa categoria di pescatori, di avere le caratteristiche giuste per quel tipo di competizioni e di poter dare ancora il mio contributo alla Nazionale. In Oceano quel che più conta, alla fine, è l’esperienza e personalmente posso dire di averne maturata molta. Ho veramente il desiderio di riscattare i risultati non esaltanti che ho ottenuto di recente e, se il Capitano lo riterrà opportuno, mi farò trovare pronto.
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