Mondiale 2018: Riolo e alcuni Ex Agonisti Rispondono all’Analisi di Bardi
Come era prevedibile, l’analisi del DT Marco Bardi sul risultato del mondiale di Sagres ha fatto nascere non poche discussioni. In risposta riceviamo e pubblichiamo gli interventi di Nicola Riolo e di un gruppo di ex agonisti.
di Nicola Riolo
Vincere è il risultato di un’analisi impeccabile di ogni dettaglio utile per ottimizzare la performance.
Dunque, al di là delle chiacchiere mi chiedo, si chiedono in tanti: cosa c’è che non va? E soprattutto, esiste un antidoto a tutto ciò?
La risposta, dal mio punto di vista, va ricercata nei troppi errori commessi dai dirigenti nell’arco di tempo dal quale appunto non si vince più. Chiaramente non è al momento mio interesse dare info utili per l’ottimizzazione delle risorse e per tutte quelle soluzioni possibili per ribaltare questo andazzo…ma altresì desidero mettere l’accento su alcuni dei tantissimi aspetti che appaiono paradossali e che certamente non possono aiutare ne la nazionale a vincere, né a farsi perdonare le ormai innumerevoli sconfitte, né a far appassionare un numero sempre maggiore di giovani.
1) Come si può reinserire nel club azzurro un atleta come Felice, coautore della disfatta della nostra nazionale in virtù di quanto accaduto a Sagres?
2) Come possiamo promuovere ancora convocazioni dettate da normative piuttosto che da meriti specifici?
3) Com’è accettabile una Direzione Tecnica con tanto di conflitto di interessi?
4) Chi ha stabilito che atleti come Mazzarri, Molteni, il sottoscritto e pochi altri non erano all’altezza di vincere per ancora diversi anni?
5) Quante alternative vincenti esistono per formare una commissione sportiva vincente?
6) Siamo sicuri che la dirigenza ha interesse/volontà di cambiare questa strada senza uscita da così tanto tempo?
Come dicevo all’inizio, in sintesi, vincere è il risultato di una moltitudine di variabili che fanno immaginare ai più capaci ogni dettaglio utile a spremere al meglio il campo gara, la propria tattica, le proprie tecniche di pesca, le proprie capacità atletiche, le proprie conoscenze strategiche, le proprie attrezzature e le proprie capacità organizzative.
Se tutto ciò non si amalgama con una vasta serie di altri fattori che per ovvie ragioni tengo per me, non potremo che ambire a risultati come quelli degli ultimi 20 anni…con buona pace di campioni e tecnici che hanno fatto la storia di uno sport ormai alla deriva.
Ex Agonisti
Abbiamo letto con grande interesse ed attenzione l’analisi del risultato del mondiale di Sagres fatta dal DT Marco Bardi. Tuttavia, con qualche esperienza di gare internazionali sulle spalle, ci sono dei punti su cui non concordiamo e ci permettiamo di esporre la nostra opinione nella speranza che una diversità di vedute possa portare ad un serio confronto sull’agonismo e una sua concreta crescita.
1- Senza nulla togliere all’atleta e al suo impegno, non si può definire “impeccabile” chi alla prima giornata si fa scartare 8 pesci su 36 e alla seconda si fa squalificare entrambi i gronghi per aver una violazione regolamentare piuttosto ingenua. (ndr L’atleta azzurro si è visto escludere i gronghi a seguito del reclamo della squadra cilena, secondo cui Corrias avrebbe catturato un pesce non libero, ossia un grongo già sparato e lasciato in trazione anche se con una boa diversa da quelle distribuite dall’organizzazione.)
2- Che il peso medio dei pesci fosse pari a quello dei migliori dipende da come si fanno i conti, senza contare che la media prescinde dal numero dei pezzi ed è quindi affermazione che potrebbe fare anche chi è arrivato 20esimo con 10 pesci invece che 30. Nella prima giornata Blanco ha vinto con 35 prede valide, senza che gli venisse scartato praticamente nulla. Corrias ne ha portate al peso 36 e, dopo che la bilancia ha falcidiato la sua pescata, si è ritrovato 12°. E poi gli altri avevano i gronghi e le murene, in entrambe le giornate, mentre i nostri ne hanno catturati appena 4 e tutti nella seconda frazione: 2 Ascione (1 grongo e 1 murena) e 2 Corrias (poi squalificati).
3- Affermare che la colpa della squalifica di Concetto sia da imputare al commissario di bordo è scorretto. Se anche questi ha sbagliato a dare l’orario di termine, non è comunque suo compito farlo. Resta una mancanza da parte dell’atleta e del secondo che, al massimo, avrebbero dovuto rivolgersi al giudice di gara e, nell’impossibilità, fare un tuffo in meno piuttosto che pregiudicare tutto.
4- La richiesta di alzare il peso minimo e il punteggio di gronghi e murene è un errore. Tutto quello che concerne i gruppi di prede valide, il numero massimo di catture e i relativi punteggi, rientrano nelle “particolar rules” della gara, cioè le regole che vengono redatte esclusivamente per il campionato e che ogni organizzazione cerca di “cucire” addosso agli atleti di casa. È sufficiente osservare che il numero massimo, peso minimo e punteggio delle serpi a Sagres, non era quello dell’europeo di Lussino dello scorso anno, che non era quello del mondiale di Syros 2016, che non era quello del mondiale di Lussino 2010…ad esempio.
5- Una medaglia a squadre, a prescindere dal fatto che sia o meno riconosciuta, può essere considerata il degno coronamento di un buon piazzamento individuale, diversamente ha tanto l’aria di essere un titolo che piace tanto ai responsabili federali, che magari possono sbandierarlo come una grande conquista, che pochissimi appassionati possono considerare di valore.
Anche se possono essere condivisibili le osservazioni riguardo la scarsità di risorse e i brevi tempi disponibili per le preparazioni (fermo restando che quelle “chilometriche” di Syros e Lussino non hanno cambiato molto la sostanza dei risultati), il problema principale non pare essere la mancanza di esperienza internazionale, quanto più una conoscenza dei regolamenti che è da tempo, anche da prima che Bardi fosse nominato DT, molto superficiale (all’europeo di Cadice 2015 nemmeno sapevamo quale fosse il campo di gara!).
Per fare un esempio concreto: i gronghi sono stati fondamentali e si sapeva fin dalla vigilia; nella prima giornata nè Ascione nè Concetto né Corrias ne hanno portato al peso uno. Potevano non averne, e sarebbe stato comunque un grave errore strategico, ma non sembra così. Qualche settimana fa Luigi Puretti (secondo di Ascione) ha pubblicato un video di un grosso grongo che mangiava un maggiore. Alla domanda su che fine avesse fatto ha risposto testualmente: “Credo abbia fatto una brutta fine dato che aveva dimora in mezzo al campo gara della prima giornata dell’ultimo Mondiale“. Credo? Ma qualcuno dei nostri ci è andato sul quel segnale? Si ammette che abbiamo avuto problemi a stare sul pesce per 5 ore e poi ci permettiamo il lusso di trascurare i gronghi che evidentemente avevamo?
La sensazione (confermata dai rumors interni alla squadra) è quella che non si avesse la più pallida idea di quanto realmente pesassero in termini di punteggio gronghi, murene e pesci balestra. D’altronde, se ci si lamenta che in Italia i gronghi valgono poco, tanto vale lamentarsi anche del fatto che i balestra sono stati vietati negli anni ’90. È motivo di biasimo che un atleta non conosca il regolamento, ma il DT è il primo a doverlo conoscere a memoria, altrimenti sulla base di cosa si interpretano le informazioni della preparazione e si costruisce una strategia di gara?
Se proprio si doveva fare una richiesta in tema di regolamento alla Federazione, doveva essere quella di introdurre nella CN il divieto di cattura di un pesce che non sia libero, ossia l’infrazione che a Corrias è costata entrambi i gronghi della seconda giornata e diverse migliaia di punti. Perché è chiaro che Corrias abbia prelevato quel pesce convinto del fatto che fosse lecito (come lo è appunto nel nostro regolamento nazionale) altrimenti avrebbe almeno avuto la furbizia di levare l’asta del cileno e provare a farlo passare così.
Quindi siamo obiettivi: la tempistica di certe decisioni disciplinari è certamente discutibile, ma non ci hanno scippato nulla, siamo noi ad aver gettato al vento un risultato (sempre che il 3° posto a squadre davvero lo fosse) prima scegliendo la strategia di gara sbagliata e poi con due scorrettezze di una ingenuità assoluta. Riconoscere i propri errori è il primo passo per rimediarvi e ripartire, lamentarsi sempre e solo degli eventi e dei giudici, porterà a ripetere ancora gli stessi errori al prossimo giro.
Lettera Firmata*
*considerato che in passato ci si è più soffermati sul “chi” ha espresso le critiche piuttosto che sulla sostanza del messaggio, preferiremmo che i nostri nomi non venissero resi pubblici.
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