Memoria marina
Uno stage con Claude Coldy
Brescia, 26-28 Novembre.
Non avrei mai pensato che un danzatore mi avrebbe insegnato qualcosa sull’Apnea ‘ ma così è stato.
Quel danzatore si chiama Claude Coldy.
La colonna portante dei suoi stage di Danza Sensibile è il processo di verticalizzazione nel Mondo dell’essere umano.
L’uomo è un animale verticale e la sua verticalizzazione è anche il simbolo dell’apertura e dello sviluppo del Sé.
Questo concetto viene quindi vissuto attraverso il movimento, e qui mi ritornano alla mente le parole del dr. Alexander Lowen “Ogni sensazione e ogni percezione dipendono dal movimento ‘ solo attraverso l’attività si possono sviluppare le nostre percezioni sensoriali, ma non si tratta di un’attività meccanica; perché il movimento ci riveli a noi stessi bisogna essere coscienti del modo in cui avviene o non avviene”. E attraverso il movimento Coldy c’insegna che è possibile rivivere simbolicamente alcune tappe del processo evolutivo.
Quando un membro è in movimento, tutto il corpo è in movimento
Per far questo, a terra, durante il seminario, abbiamo lavorato sul nostro centro di gravità, sull’orientamento del corpo nello spazio, sulla nozione di peso, sul radicamento alla Terra e quindi sulle energie necessarie a mettere in movimento tutto l’apparato locomotore.
A terra ci si rende conto quanto ci sia di vero nel concetto che il movimento di una delle parti del corpo viene vissuto dal corpo intero ‘ come i maestri di Tai Chi Chuan vanno ripetendo da secoli “Quando un membro è in movimento, tutto il corpo è in movimento”. In questo riarmonizzare il movimento secondo precisi principi osteopatici, le tensioni del corpo si sciolgono, e viene così favorita ad un livello inconscio la propria realtà psicofisica.
A questa esperienza di portare la propria presenza/corpo nel Mondo, si aggancia la parte più vicina ai miei interessi di uomo d’acqua sulla ‘Memoria Marina’.
L’uomo è un oceano verticalizzato
Claude conosce molto bene il sogno di Jaques Mayol sull’ Homo Delphinus, così come il lavoro di Henri Laborit e di Claude Bernard, se spesso cita che “l’uomo è un oceano verticalizzato”.
Essere marino che dal momento in cui esce dall’ Oceano primordiale e si trasferisce sulla terraferma si porta dietro ‘ dentro di sé ‘ il proprio acquario ‘ quell’acqua di cui ognuno di noi è composto per due terzi. Non deve essere un caso, perciò, che il suo gruppo di lavoro si chiami Diatomées, come quelle minuscole alghe marine planctoniche che così incredibilmente somigliano ad una cellula umana. Il corpo umano viene allora visto come una ‘macrocellula’ racchiuso dalla pelle, che diventa così ‘membrana cellulare’. Per Claude Coldy, la Memoria Marina è la somma di tutte le memorie acquatiche relative al passato filogenetico ed ontogenetico ancora impresse nel corpo di ognuno di noi, ma che raramente (meno raramente per noi apneisti) riaffiorano in modo cosciente.
Sensibilità e capacità di abbandono
Sono degli anni ’60 gli esperimenti nelle vasche di deprivazione sensoriale (vasche da bagno, isolate acusticamente e dalla luce in cui si rimane immersi in un’acqua tiepida ‘ 35°C ‘ e con forte concentrazione salina ‘ 75% – che favorisce il galleggiamento). Al loro interno, sostenuti dall’acqua si raggiunge facilmente uno straordinario relax dove finalmente il cervello riposa. La parte sinistra del nostro cervello, che governa la mente razionale cessa di agitarsi e dalla parte destra affiorano visioni, memorie prenatali, sensività extrasomatiche appannaggio di yogi o di persone pratiche di meditazione trascendetale.
La spiegazione fisiologica sta nella produzione da parte del nostro cervello oltre che di endorfine e altri oppiacei naturali di un altro ormone: l’ ossitocina; che guarda caso stimola le contrazioni del parto ma che induce anche uno stato naturale di tenerezza unito all’accrescimento della sensibilità e della capacità di abbandono (è per questo che noi apneisti amiamo stare in acqua al di là di qualsiasi attività pratichiamo?). La conferma ci viene anche dalle parole di Stanislav Grof (fondatore della psicologia transpersonale) ‘ “Una fortissima unione mistica con tutta la vita e con la forza creatrice cosmica che ha reso possibile ogni cosa ‘ molti ricordi ‘embrionali’ sono associati a esperienze filogenetiche, karmiche, archetipe e sono connessi con la coscienza cellulare”.
Nel buio rischiarato solo da una luce blu
Ed allora, con questo corpus di conoscenze, Coldy dalla palestra dell’Europa Sporting Club ci accompagna nella piscina del centro che immersa nel buio rischiarato solo da una luce blu diffusa nell’acqua (e qui si nota l’esperienza nel campo del rebirthing) ci accoglie come un antico Oceano percorso dai fischi e richiami di mammiferi marini che fanno vibrare l’acqua e la nostra pelle!
In questa atmosfera prosegue quindi il lavoro di ricordo attraverso il movimento con l’ausilio anche dalla monopinna e del maternage/watsu.
Ritrovarsi nel proprio ‘animale sciamanico’ nell’acqua
Tutto nasce sulla spiaggia virtuale a bordo vasca che per molti partecipanti ‘ ricordiamoci che inizialmente è un lavoro nato da danzatori per danzatori abituati ad esprimersi artisticamente con il proprio corpo – è lo scoglio da cui scivolare per prendere contatto con ‘il loro animale sciamanico’ nell’acqua. Presto segue la formazione spontanea del ‘branco’ e una gioiosa eccitazione si trasmette tra tutti i partecipanti. Singolare, è stata la personale esperienza che ho provato ‘ passati alcuni momenti nel centro del ‘branco’ a giocare con gli altri membri, presto mi sono portato sull’esterno e nuotando con cerchi concentrici più stretti d’istinto ho spinto i mie compagni a radunarsi al centro della piscina ‘ successivamente, razionalizzando, mi sono reso conto di aver fatto una cosa comune a molte creature del Mare, anche se, sono rimasto nel dubbio di aver seguito uno stimolo inconscio di protezione per il ‘mio branco’ oppure se è affiorato quell’istinto predatorio che è in ogni pescatore in apnea.
In acqua con la monopinna
Anche se con finalità diverse da quelle dell’Apnea Agonistica, Claude e il suo staff, sono stati in grado di far vivere ad ognuno dei partecipanti al seminario, e devo dire con estrema facilità e concretezza didattica, la monopinna.
Partendo dalla presa di coscienza del movimento che parte dalle vertebre cervicali come in un tuffo a cui segue tutto il corpo, persone lontanissime per esperienze e cultura dal mondo dell’Apnea dopo pochissimo tempo sono state in grado di nuotare in apnea con la monopinna anche per venticinque metri con una grazia stupefacente che a ben guardare mi ricordava l’interpretazione dell’attrezzo da parte di Ilaria Molinari, Alessandro Rignani Lolli e Davide Carrera.
Certo, mi ripeto, niente da spartire con quello che c’insegnano i cultori del nuoto pinnato, bensì un approccio osteopatico con il movimento ‘a delfino’ nell’acqua.
In conclusione, personalmente, un’esperienza estremamente interessante anche per la commistione delle conoscenze che ognuno di noi si portava dietro: molti i danzatori, diversi terapeuti tra cui fisioterapisti, psicologi, osteopati e logopedisti ‘ qualche nuotatore e solo due apneisti. Un gruppo di lavoro senz’altro diverso da quelli a cui sono abituato ma che anche per questo mi ha arricchito oltre che tecnicamente anche su di un piano di crescita interiore.
Saluti
Mi congedo per finire, ringraziando Claude Coldy che ha sintetizzato le sue conoscenze che spaziano dallo yoga al quigong, dall’osteopatia al rebirthng, dalla danza al nuoto in questo seminario di Danza Sensibile ‘ Giuliana Strauss (specialista di medicina tradizionale cinese, di kinesiologia applicata, di tecniche di meditazione, rilassamento e rilascio emozionale. Con esperienza ventennale, in campo sanitario, dell’accompagnamento di malati terminali oncologici e di persone in stato di coma, nonché della formazione del personale medico) che ci ha seguiti in qualsiasi problematica emozionale e il prof. Franco Casella e Antonio Ferrari dell’ Europa Sporting Club di Brescia che hanno reso possibile questo incontro.
Un ultimo saluto al Branco che mi ha accompagnato in questa avventura del corpo e dello spirito.
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