Materiali per l’apnea subacquea
Apneista in risalita – Foto A. Balbi
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L’idrosfera, il magico mondo che attende e attrae gli amanti dell’acqua e del mare. Un fascino irresistibile di un ambiente che sa regalare delle sensazioni ed emozioni uniche.
Scivolare nell’acqua, esserne accarezzati, muoversi senza fatica, un’immagine ed un desiderio collettivo negli apneisti, immagine mnestica associata ad emozioni forti. La nostra mente corre ai delfini alla loro eleganza, a qualche video di grandi campioni dell’apnea dove incredibilmente un uomo appare fluido e naturale in un ambiente nel quale l’uomo è provvisoriamente ospite. In un ambiente dove abbisognano adeguate conoscenze, di esperienza e di attrezzature adeguate.
I nostri movimenti a corpo libero in acqua ci regalano delle sensazioni squisite anche se per ottimizzarli e sfruttare appieno le nostri doti apneistiche necessitiamo di varie attrezzature e materiali. Andiamo a muoverci in un ambiente con caratteristiche chimico’fisiche differenti da quello terrestre, pertanto useremo delle attrezzature e materiali che sono oggi disponibili sul mercato grazie al lavoro di ricerca e collaborazione tra scienza, tecnologia e apneisti che vivono il mare giornalmente.
Ci tengo a specificare che non è l’attrezzatura che fa un campione o un bravo apneista, ma sicuramente lo può aiutare a migliorare le proprie prestazioni tutelando maggiormente un aspetto fondamentale che è l’aumento della salvaguardia e della sicurezza dell’Uomo in Mare.
L’uso dell’attrezzatura va accompagnata da una conoscenza della stessa e da una corretta tecnica di uso. Pertanto, mentre per imparare ad usare in modo corretto l’attrezzatura e ad assimilare la tecnica adeguata invito chi non lo avesse ancora fatto a contattare un istruttore di apnea qualificato e certificato, personalmente vi posso dare delle informazioni e conoscenze utili affinché possiate scegliere la vostra attrezzatura.
Sul mercato troverete una scelta enorme di proposte commerciali, tutte comunque valide, ma per il neofita e non solo, che si avvicina a queste proposte commerciali, il più delle volte viene distratto da particolari, disperdendo la propria attenzione e perdendo di vista quello che per lui è essenziale e utile.
Allora non dimentichiamoci mai per cosa l’attrezzatura ci serve e dell’uso che ne dobbiamo fare.
Ad esempio l’attrezzatura di chi ha deciso di fare apnea pura sarà differente da chi farà pesca o fotografia subacquea.
Sarà importante tenere presente alcuni aspetti fondamentali sulla nostra attrezzatura per poterli ricordare quando andiamo a fare una scelta e quando, successivamente, la useremo.
Esempio di maschera
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Partiamo dalla maschera
Nell’ambiente acquatico il nostro occhio non riesce a vedere bene, ricordiamolo siamo abituati a vedere nell’aria pertanto per vedere sott’acqua abbiamo bisogno di infrapporre tra i nostri occhi e l’ambiente acquatico una bolla d’aria. Questo spazio aereo viene fornito dal volume interno della maschera.
La maschera dell’apneista dovrà essere di volume ridotto, più il volume sarà ridotto più saremo facilitarti nelle nostre compensazioni (maschera e orecchio) in profondità.
La capostipite di tutte le maschere è stata la monogoogle di costruzione francese, una maschera che copriva solo gli occhi ed escludeva il naso e pertanto non risultava possibile compensarla fin dai primi metri di un tuffo in apnea. Fu l’Italiano Luigi Ferraro, prima come incursore della marina poi come tecnico che ideò la maschera ‘Pinocchio’ (ancora in commercio) la prima maschera con nasello a volume interno ridotto.
Particolare attenzione nella scelta di una maschera, dopo aver verificato che sia a volume interno ridotto, va rivolta al facciale, cioè la parte morbida che è a contatto con il viso.
Dai facciali di gomma, per la verità non molto morbidi e performanti, negli ultimi anni la tecnologia li ha sostituiti con quelli in silicone, molto più morbidi e adattabili al viso con una durata, resistenza e comfort nettamente superiori. E’ importante provare la maschera anche a secco. Deve adattarsi al nostro viso e, mantenendo un’espressione del viso rilassata ed eseguendo una manovra di inspirazione (mantenendo per alcuni secondi un’apnea) la maschera dovrà rimanere attaccata al viso, praticamente fare ventosa, senza percepire fili d’aria che entrano da qualche zona del facciale o ancora peggio che dopo alcuni secondi si scolli dal viso.
Stiamo molto attenti che la parte del facciale a contatto con il viso sia libera da capelli o indumenti vari.
Esempio di pinne – Foto A. Balbi
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Le pinne
Pinne o monopinna le possiamo definire come il motore dell’apneista. Sono delle attrezzature che vanno scelte con cura e sotto il consiglio del proprio istruttore e non sotto l’influenza commerciale del momento.
Anche in questo caso dobbiamo aver ben chiaro alcuni aspetti che ci dovranno accompagnare durante la nostra scelta. La prima domanda che ci dobbiamo porre è relativa ai nostri obiettivi in apnea: vogliamo fare pesca in apnea, profondismo, apnea ricreativa?
La seconda domanda è legata al tipo di piede che abbiamo (largo di pianta, basso di collo, stretto di pianta o alto di collo ecc’).
La terza e molto importante: quali sono le mie caratteristiche antropometriche cioè forza muscolare, altezza, leve ecc. ?
A seconda delle risposte che possiamo dare sceglieremo le nostre pinne. Mentre per la prima e la seconda domanda posso personalmente indicarvi delle risposte per la terza è importante avere un istruttore esperto che vi aiuti. Una buona pala comunque è sempre utile averla, questo non tanto per migliorare le nostre performances ma per garantire una maggiore sicurezza in apnea.
Per la scelta della scarpetta sarà necessario provarla con l’uso di un calzare da 3 o 5 mm, facendo attenzione che avvolga bene il piede, non confondendo la sensazione di avvolgimento con dolore. E’ importante fare attenzione a livello del collo del piede, delle ossa della pianta del piede e sul tallone e che la punta del pollice rimanga all’interno dell’apertura posta al estremità della scarpetta. Una volta trovata la scarpetta che non ci crea problemi ci alziamo in piedi e portando il peso del corpo sulla punta della scarpetta osserviamo il tallone, se la scarpetta sarà di misura giusta, non dovrebbe sfilarsi facilmente.
Dunque sentire la scarpetta che avvolge bene il piede senza dolori.
Per la terza domanda come vi dicevo dobbiamo affidarci a un istruttore ben preparato sull’argomento.
Possiamo trovare in commercio diverse pale per pinne, alcune più commerciali con la scarpetta direttamente incollata o fusa alla pala e in questo caso la nostra scelta sarà condizionata oltre dal tipo di pala anche dal tipo di scarpetta. Se scegliamo delle pale non commerciali la prima attenzione la porteremo alla scelta della pala per poi abbinare la scarpetta nostra ideale.
Questo è un argomento molto importante perché il movimento delle nostre gambe e del nostro piede deve trasmettersi senza dispersioni alla pala, tant’è vero che nella formazione di apneisti evoluti si sensibilizzano gli stessi ad ascoltare il tipo e la qualità di spinta che la pala imprime in acqua.
E’ importante sapere che una pala si differenzia da un’altra per il tipo di elasticità, memoria elastica e dunque reattività che la stessa possiede e anche dal tipo di durezza. L’elasticità e la reattività viene verificata in laboratorio da particolari attrezzature ed indicativamente si passa da una pala con bassa reattività come quelle in gomma a quelle di elevata reattività come quelle in composito tra le quali le pale in carbonio. Naturalmente maggiore sarà la reattività della pala migliore sarà la spinta ottimizzando e sfruttando al meglio la nostra tecnica. Un altro consiglio che mi sento di darvi è di scegliere una pala con una durezza tendente al morbido piuttosto che al duro. Una pala più morbida ci aiuterà a lavorare meglio sulla nostra tecnica.
Altro esempio di pinne – Foto A. Balbi
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Il boccaglio
Apparentemente un semplice e trascurabile pezzo di tubo al quale si dedicano sempre poche attenzioni ma che è estremamente importante conoscerne le caratteristiche per una corretta scelta. Il boccaglio deve essere semplice senza corrugosità e filtri che fanno ristagnare acqua e sono assolutamente inutili. Il masticane, cioè la parte che va in bocca deve essere in silicone morbido. Il boccaglio deve avere un diametro medio indicativamente che il vostro indice vi entri. Non deve essere troppo lungo ne troppo largo o corto. La lunghezza e il diametro sono importanti per una corretta ventilazione e sono in relazione allo spazio morto bronco tracheale.
Esempi di boccaglio
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La muta
La muta dell’apneista deve essere un indumento morbido, una seconda pelle, capace in immersione di isolarci per molte ore dal freddo senza infastidirci con costrizioni e scomodità. Per noi muoversi in acqua liberi elastici e armonici è molto importante. La nostra muta dovrà essere senza cerniere e fatta con una buona qualità di neoprene. Consigliamo una muta a due pezzi senza spalline, una parte bassa data dai pantaloni a vita alta e l’altra parte alta data dalla giacca con cappuccio incorporato. E’ consigliabile farsi fare una muta su misura anche se ci sono in commercio diverse mute di taglia molto buone. E’ fondamentale che non faccia delle sacche d’aria, pertanto quando la vestite controllate bene il collo, le spalle, la schiena e la pancia che non vi siano pieghe e che la muta sia ben aderente alla vostra pelle. In genere consiglio ai miei allievi una muta in neoprene spaccata dentro foderata fuori. Senza soffermarmi sui dettagli tecnici e di costruzione è importante che la vostra muta aderisca bene e con morbidezza al vostro corpo lasciandovi liberi nei movimenti per questo una muta spaccata dentro, cioè con neoprene lavorato in modo tale che la parte ruvida, quella tagliata, sia a contatto con la pelle e grazie a una serie di piccolissime ventose riesce a isolare mantenendo quelle caratteristiche di elasticità notevolmente migliori di una muta foderata anche internamente. Ci sono i pro e i contro, una muta foderata internamente sarà più facilmente vestibile, anche a secco, mentre un spaccato interno si potrà vestire solo bagnandolo, cioè in acqua o con l’aiuto di acqua saponata (un cucchiaio di scampo neutro in un litro d’acqua sarà più che sufficiente).
La cintura dei pesi
Scegliere la giusta cintura e distribuire i pesi in modo corretto ci potrà aiutare notevolmente in caso di emergenza.
La cintura dell’apneista deve essere elastica, non in cordura, inoltre dovrà essere fornita di sgancio rapido. Elastica perché quando facciamo la capovolta o quando facciamo un tuffo in assetto costante e dunque a testa in giù rimarrà nella posizione iniziale evitando che si posizioni a livello del torace o giri liberamente. Dovrà rimanere ben aderente al bacino e stretta senza timore, posizionata all’altezza delle anche sotto le creste iliache, lasciando in questo modo libertà di movimento e di escursione respiratoria in quanto facciamo la respirazione diaframmatica prima dei ogni tuffo.
I pesi vanno posizionati dall’esterno delle anche verso il dorso. Mai mettere i pesi nella zona addominale. E’ una abitudine che ancora molti usano, probabilmente senza pensare alle conseguenze in caso di incidente e di risaluta in difficoltà che questa errata posizione può causare. Lo sgancio rapido è fondamentale per sganciare la nostra cintura con un semplice movimento automatico.
I calzari
Come sopra descritto vanno acquistati prima di provare le pinne e ci aiuteranno a ripararci dal freddo. I nostri calzari sono semplici senza suole, importante che siano della nostra misura e non siano abbondanti per evitare pieghe una volta inserita la scarpetta.
Un altro attrezzo che inviterei tutti ad avere è un coltellino. Il consiglio che mi sento di dare è quello di non prendere delle spade, basta che sia piccolo da un lato con una lama normale dall’altro con una lama seghettata per eventualmente tagliare sagole e cime più grosse.
Esempio di boa e bandiere segnasub
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La bandiera segnasub
Un’attrezzatura da non dimenticare mai è la bandiera segnasub.
Solitamente la si trova accompagnata e già inserita sui palloni e boe. Ricordo che nelle nostre uscite in mare sarà fondamentale essere muniti di bandiera (visibile a 300m di distanza) che questa sia inserita su un pallone o su un’imbarcazione poco importa, importante che ci sia, che sia ben visibile e che il subacqueo rimanga in un raggio di 50 metri dalla stessa. Vi consiglio di avere anche un fischietto in acqua, utile per richiamare l’attenzione dei natanti distratti che troppe volte si divertono inconsapevolmente e per ignoranza in materia nautica a fare slalom tra le boe.
Con questi pochi ed essenziali consigli spero di essere riuscito a trasmettervi alcune nozioni basilari, quanto fondamentali, per una scelta corretta e critica della vostra attrezzatura.
Un ultimo consiglio che mi sento di indicarvi è quello di avere molta cura di questa attrezzatura e dopo ogni uscita in mare di sciacquarla in acqua dolce, sia la maschera che le pinne e muta, non lasciandole mai esposte al sole. Un’attrezzatura tenuta bene dura per molti e molti anni e sarà sempre confortevole aiutandoci a vivere in modo sereno e piacevole ogni nostro tuffo nel blu.
Vi auguro Buon Mare!
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