È Successo in Gara: Marco Bardi Racconta la Vittoria all’Assoluto di Ugento del 2000 (3a Giornata)
Il campo di gara dell’ultima giornata era quello che per certi aspetti mi preoccupava di più. Avevo trovato tre tane buone di cui una in particolare era una zona con più aperture e c’erano diversi saraghi. Però ero certo che le avrei potute sfruttare solo alla partenza perché tutti e tre i segnali erano conosciuti da altri concorrenti. Ero sicuro di questo perché avevo avuto modo di capirlo in preparazione, sia vedendo con i miei occhi qualcuno soffermarsi in queste zone, sia vedendo il pesce che ogni volta, sempre più nervoso, diminuiva di numero. Sono i classici sintomi di disturbo che ho imparato a percepire nel pesce. Avevo deciso pertanto di partire sulla zona con più aperture proprio perché avevo valutato che il pesce avrebbe preferito nascondersi piuttosto che fuggire. A quel punto pensavo che nelle altre zone conosciute non sarei neppure andato perché sicuro di trovarle già sfruttate a dovere. Non avevo idea comunque di quante persone sarebbero partite sul mio stesso segnale e di quanti pesci vi sarebbero stati presi.
Quindi non potevo nemmeno valutare come sarebbe stata la terza ed ultima giornata di gara. La mattina del 24 giugno dopo il consueto raduno ci avviamo verso il centro campo gara. Molti volti sono tesi, c’è chi si gioca il campionato, ma c’è anche chi deve recuperare posizioni importanti o chi ha paura di perderne. Il mare è calmo e la giornata soleggiata. La visibilità in acqua sembra come nei precedenti giorni. Al via, come m’immaginavo, un folto gruppo di gommoni parte nella stessa mia direzione. La zona posta a circa mezzo miglio dalla costa su una profondità di 19 metri era a pochi minuti di gommone dal centro campo gara. Anche se qualche mezzo era più veloce di altri, la breve distanza del tragitto ha messo tutti sullo stesso piano.
Arrivati sul posto, a colpo d’occhio, ho capito che eravamo almeno sette gommoni. Senza scoraggiarmi mi butto appena Bruno mi conferma che siamo precisi sopra. Il fondale non si vedeva da sopra e quindi dopo pochi respiri m’immergo e scendo sulla tana. Con mia sorpresa non riconosco il fondale e risalgo immediatamente. Guardo i riferimenti a terra e mi accorgo che sono ad almeno cinquanta metri di distanza. Il fatto singolare è che anche gli altri sono vicini a me, possibile che tutti abbiano sbagliato i riferimenti?
E infatti non è così: c’è una fortissima corrente ci sta scarrocciando tutti nella stessa direzione. Appena capito inizio a pinneggiare contro corrente data l’impossibilità di risalire in gommone in quanto ero circondato da altri mezzi e concorrenti. Riesco con non poca fatica a vincere la corrente e una volta sul punto dico a Bruno di buttare una boa poco più avanti per segnalare la zona. Bruno dal gommone aveva capito tutto e mette tre chili di piombo alla sagola della boa per evitare che la corrente la sposti. Qualche altro invece ha buttato la boa con il classico pedagno da 500 grammi che, ovviamente, volava via in corrente. I primi a scendere siamo io e Sirchia, troviamo i pesci nervosi alle imboccature dei vari spacchi.
Il primo colpo va subito a segno su un grosso fasciato e anche Sirchia colpisce un sarago a pochi metri da me. La forte corrente metteva tutti in difficoltà e addirittura si è verificata una scena simpatica. Un altro atleta si era letteralmente attaccato alla mia boa zavorrata e la usava come gavitello per riposarsi mentre si ventilava. Ad ogni tuffo dovevi stare attento in discesa a non sbattere su qualcuno che risaliva e quando riemergevi dovevi fare attenzione ai gommoni che avevi sopra la testa. Dopo qualche tuffo avevo già tre saraghi a pagliolo e senza curarmi troppo degli altri continuavo incessante la mia ricerca con ritmo e determinazione. In quei momenti sei come una macchina: sai che per fare la differenza devi anche dare il massimo. La sfida era comunque avvincente e alcuni atleti dopo numerosi tuffi a vuoto decidevano di mollare spostandosi su altre zone. Restavamo io, Pisci, Milano e Sirchia che però lasciava la zona dopo pochi minuti. Il confronto diretto con altri atleti sullo stesso posto con gli stessi pesci e le stesse condizioni è il massimo.
Un conto è tornare a terra con lo stesso numero di prede, ma senza sapere se uno o l’altro aveva zone migliori o tane più ricche. Il confronto diretto invece ti può dare indicazioni più reali perché peschi nella stessa zona, con le stesse caratteristiche. Ecco quindi che si possono evidenziare le eventuali differenze di tecnica, di ritmo, di determinazione. In queste occasioni io di solito non m’innervosisco, anzi mi si scatena il massimo dell’agonismo, la famosa gara nella gara. Avevo individuato i vari anfratti dove si spostava il pesce e cercavo di non far vedere agli altri concorrenti dove andavo a guardare. Aspettavo che loro iniziassero la risalita ed io scendevo per trovarmi da solo sul fondo, così da sopra non potevano vedermi. Quindi ogni tanto riuscivo a prendere un pesce anche da aperture secondarie. Anche se molti tuffi andavano a vuoto, continuavo a prendere saraghi con regolarità. Dopo due ore avevo nove pesci sicuri. A quel punto considerato il disturbo sul posto e visto che gli altri non effettuavano catture, decido di visitare velocemente le altre tane nella speranza che vi sia qualche pesce ancora nascosto negli anfratti. Arrivo a segnale e mi accorgo che anche in questo punto ci sono due concorrenti.
La tana era molto bella e lunga, con un lastrone enorme aperto da due lati collegato ad un pezzo di ciglio comunicante. Scendo con il 90 deciso ad infilarmi tutto dentro sperando che, considerata la corrente e la confusione, non lo abbia fatto nessuno. Quando sei determinato e prendi fiducia nei tuoi mezzi ti riescono cose che in altri momenti sembrano impossibili.
Entro completamente dentro il lastrone e accendo la torcia, in fondo vedo un leggero bagliore e senza pensare sparo a circa tre metri di distanza. È un bel sarago che porto fuori dalla tana nello stesso tuffo. Senza perdere altro tempo mi sposto subito su un’altra tana nella speranza di bissare il tentativo precedente. Su questa non ci sono concorrenti ma sul fondo c’è un gran polverone ed è praticamente impossibile sperare di prendere un pesce. Inoltre la tana è meno bella quindi desisto. Risalgo in gommone e torno su quella precedente. Mi ripresento in pratica dopo pochi minuti ed il concorrente che poco prima mi aveva visto arrivare, prendere un pesce e andarmene, mi guarda incuriosito. Scendo di nuovo con il 90 stavolta dall’imboccatura opposta, m’infilo di nuovo dentro e stessa scena di prima, vedo un leggero bagliore che si sposta e sparo.
Altro sarago grosso, lo tiro fuori e risalgo in gommone. Sicuramente in queste cose c’è un misto di bravura e buona sorte, ma quando ti succedono in gara ti carichi al massimo. A questo punto torno di nuovo sulla tana della partenza e ci sono sempre Pisci e Milano che leggermente spostati cercano anche nei dintorni. Al primo tuffo scendo su una spacchetta quasi nascosta dove prima di andare via avevo sparato un sarago. Scendo mi affaccio a testa in giù e senza accendere la torcia per motivi di spazio, sparo appena vedo la sagoma di un pesce. Si tratta di un altro bel sarago. Scendo di nuovo su un’altra apertura dove avevo lasciato un sarago nervoso nascosto dietro un piccolo anfratto e riesco a catturare anche quello. Poi metto a pagliolo altri 3-4 saraghi ma non sono sicuro di quanti siano in peso. Ad un’ora circa dalla fine, quasi certo che da quella zona non sarebbero più usciti pesci, mi sposto su una distesa di grotto sempre sui 20 metri per tentare qualche cattura scorrendo il fondale. Nei minuti restanti, guardando in tutti gli anfratti con fucile corto e fiocina, riesco a prendere altri tre saraghi anche se solo due sono in peso.
La gara termina ed io ho addosso una carica di adrenalina notevole. Sono consapevole che ho fatto una bellissima gara e che tutto è andato per il meglio. A questo punto la contesa è solo tra me e Riolo, ma non sapendo cosa ha preso, inizia il momento più delicato. Nei campionati di prima categoria, oltre alla vittoria nel 1989, ho collezionato molti buoni piazzamenti di cui ben cinque secondi posti, dei quali alcuni maturati in circostanze simili. Pur facendo una bellissima gara potrebbe non essere sufficiente e vedersi sfumare il titolo per ben sei volte è un’ossessione che mi tormenta. Non ho quasi il coraggio di chiedere ad altri se sanno cosa ha preso Riolo. I primi che incontro non lo sanno. Davanti al porticciolo sono radunati molti gommoni, con i fotografi che scattano foto e atleti che mostrano il carniere. Quando arriviamo subito l’attenzione si rivolge verso di noi e qualcuno chiede conferma delle mie catture. La tensione è altissima ma quando più persone mi confermano che Riolo ha nove o dieci pesci validi, mi sento finalmente libero di dare sfogo al mio entusiasmo represso per anni.
Mi lancio dal gommone e inizio ad urlare e dare pugni sull’acqua. Quelli che mi conoscono e sanno che generalmente sono un tipo calmo e razionale rimangono a bocca aperta. Avevo proprio bisogno di scaricarmi. Una delle sensazioni più belle è stata proprio quella di liberarmi di questa persecuzione dei secondi posti. Con Bruno ci abbracciamo come due fratelli e in questi momenti non si può fingere, sento che anche lui è felicissimo e scarica la tensione accumulata. È sempre stato attento minuto per minuto, non l’ho mai visto distrarsi e penso che abbia vissuto la gara intensamente come me. Molto sportivamente Nicola Riolo si congratula con me al rientro e mi conferma la sua stima che è reciproca. Alle pesature il verdetto definitivo, sono primo di giornata con 17 prede valide e primo finale. Anche Antonini ha fatto una bellissima gara e sempre con 17 prede valide finisce al secondo posto di giornata e quarto finale. Al terzo posto di giornata Riolo con nove prede che gli valgono il secondo posto assoluto.
È bellissimo vincere lottando sul campo senza nessun vantaggio e senza tane da sogno. La regolarità e la determinazione sono state le armi principali, ma i requisiti per trovare la giusta dimensione sono nell’atmosfera che respiri prima della gara. Per questo vorrei ringraziare ufficialmente Bruno De Silvestri che oltre alla sua professionalità, mi ha trasmesso grinta e voglia di fare bene.
Anche dopo anni di attività agonistica il sapore della vittoria è sempre speciale e forse ancora più intenso. Adesso più di prima riesco a gustarmi tutti i particolari della conquista ed è bellissimo sentirsi di nuovo giovani e ricaricati. Appena rientrato sono stato festeggiato dal mio club, dalla Omer, dagli amici di Brescia e dintorni, dagli amici di pesca e da molti altri. Anche se sono forse le situazioni più semplici da immaginare, per me hanno un valore importante, quello dell’amicizia e della stima. Posso affermare che per me sono il premio più bello. Per il momento non penso al futuro, ma cercherò di godermi al massimo le emozioni di questa bellissima vittoria.
CLASSIFICA FINALE
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