È Successo in Gara: Marco Bardi Racconta la Vittoria all’Assoluto di Ugento del 2000 (1a Giornata)
Il 21 giugno alle sette del mattino tutti gli atleti si ritrovano al porticciolo: è finalmente giunto il momento.
Una delle situazioni più simpatiche è proprio nel periodo che precede l’inizio di ogni campionato. Ci sono volti tesi e nervosi, altri apparentemente più tranquilli, qualcuno che sorride ironicamente facendo finta che è tranquillo e non mancano i soliti scongiuri di rito ed i consueti pianti propiziatori. Ma il tempo vola e in un attimo ci ritroviamo tutti al centro del campo gara e aspettiamo che il giudice decreti la partenza. In quel momento tutti gli atleti sono concentrati e pronti a scattare il più rapidamente possibile. Già da quegli istanti si può ben capire chi non ha detto la verità, perché infatti tanto accanimento in partenza se fino a poco prima si diceva di non avere nulla di buono? Ma è così, già lo sappiamo, anzi, le uniche attenzioni importanti sono rivolte agli altri concorrenti solo per capire, in base alla loro posizione, dove partiranno e, di conseguenza, si spera che non sia il nostro stesso posto.
Io avevo deciso di partire su una tana dove avevamo trovato una dozzina di saraghi grossi. La tana però non era bellissima ed avevo anche considerato che qualche altro concorrente l’avesse trovata. Pertanto mi accontentavo di prendere due o tre pesci nella migliore delle ipotesi. Il giudice decide di dare il via tramite il tradizionale segnale acustico. È bella la partenza con i gommoni che sfrecciano in ogni direzione, alcuni si fermano repentinamente a segnale, altri proseguono più distante.
Dopo pochi minuti siamo vicini alla tana e i gommoni che puntano in quella direzione sono tre. Difatti arrivati sul posto rallentiamo tutti assieme, la velocità dei mezzi nautici è simile tra loro, siamo tutti vicini e prima ancora di entrare in acqua ho già capito che dovrò dividere il posto con Mangano e Paggini. Grazie alla precisione di Bruno, che mi porta esattamente sul segnale, e alla mia rapidità, sono il primo a scendere, mi affaccio e in una frazione di secondo capisco che i saraghi in peso sono solo tre, sparo al primo che mi capita a tiro e risalgo. Mentre inizio la risalita Paggini spara ad un altro sparide. Passo velocemente a Bruno il fucile corto con fiocina mentre il sarago si dibatte ancora e con un identico fucile scendo di nuovo. La tana è polverosa ma con la torcia riesco ad illuminarla bene, vedo due saraghi sotto peso e non sparo, mi sposto dall’altra apertura ma niente, il terzo sarago di peso è fuggito. Mangano intanto è alla ricerca della propria maschera che gli è caduta nel momento in cui è entrato in acqua e purtroppo ha perso quei secondi preziosi per sperare di prendere un pesce. Continuiamo invano la ricerca per alcuni minuti ma intorno non ci sono pesci.
Io decido di spostarmi su un’altra tana a trecento metri di distanza, si tratta di una lastra isolata nelle alghe ma che non ospita molti pesci. Appena arrivo riesco a sparare un sarago in peso dentro alla tana e al secondo tuffo un tordo al limite del peso davanti ad una imboccatura del lastrone. Mentre mi faccio passare un arbalete da 75 per cercare di sparare il secondo ed ultimo sarago presente, sopraggiunge Micalizzi e scende sullo stesso punto. Quando siamo in due ed il pesce è nervoso diventa tutto più difficile. Riesco, infatti, a vedere il sarago ma non a prenderlo. Ottavio si sposta e anche io decido di lasciare il posto per tornarci eventualmente dopo. Sono convinto che potrebbe entrarci qualche sarago che disturbato, arriva dalle vicinanze per nascondersi in quella tana.
Al terzo spostamento mi butto su una zona di grotto dove avevo visto girare qualche sarago che non s’intanava. Scendo con il 90 e al secondo aspetto ne prendo uno bello. È passata un’ora e ho tre pesci siuramente validi. Avevo previsto di accontentarmi catturandone otto in cinque ore gara, quindi tutto sommato non è male. Proseguo con un altro spostamento simile al precedente ma senza risultati per assenza totale di pesce, quindi mi sposto su una tana di cernia trovata in una zona a due miglia circa di distanza.
È il punto più profondo tra i segnali di questa giornata. Ci sono circa 25 metri e la tana è posta su un ciglio di grotto spaccato. Scendo con il 90 e cerco accuratamente anche nelle fessure vicine ma della cernia nemmeno l’ombra. L’acqua sul fondo è fredda e velata, le condizioni non mi piacciono per insistere. A questo punto mi sposto su una zona di grotto con cigli bassi alternati a sabbia dove ho visto girare qualche sarago nervoso, ma essendo uno dei punti dove il fondale si dimostrava più interessante e abbastanza esteso, mi dava affidamento per catturare qualche pesce. La visibilità era di circa 10 metri e la profondità variava dai 18 ai 20 metri. In zona vi erano pochi gommoni pertanto con il 90 effettuo una serie di planate che si tramutavano in veri e propri aspetti sul fondo quando individuavo le zone giuste. Con ritmo regolare, uno ogni mezz’ora, catturo tre saraghi in peso all’aspetto e sono quindi a sei pezzi dopo tre ore di gara. Intanto la zona si era popolata di altri concorrenti.
Adesso avevo vicino Del Bene e Baldassarre. Dopo poco arriva anche Congedo che però si allontana presto, non lontano c’era Calcagno, Sirchia e altri due concorrenti. Troppa confusione per insistere all’aspetto, scelgo quindi una zona più ricca di fessure e con un arbalete da 50 con fiocina e inizio una ricerca a tappeto nelle mille fessure del grotto. Man mano che passava il tempo i pesci erano sempre più nervosi e meno presenti, ma fortunatamente riesco a catturare qualche sarago, di cui due in peso sicuri e altri tre da valutare sulla bilancia. L’ultima mezz’ora alcuni gommoni si sono allontanati e Bruno mi ricorda che non troppo distante da dove ci troviamo, c’è la tana della cernia, possiamo andare a ricontrollare alle volte fosse rientrata; mi dice: “possiamo anche ritornare al lastrone isolato nelle alghe per vedere se è rientrato qualche sarago.” Rispondo però che preferisco restare in zona, voglio catturare almeno un altro pesce sicuro. Rischiare di passare l’ultima mezz’ora alla ricerca di una cernia che poco prima non c’era, oppure passare 20 minuti in gommone per fare poi solo due tre tuffi su una tana già visitata proprio non mi convinceva. Preferivo tentare di prendere un pesce quasi certo in una zona che aveva dato, bene o male, i suoi frutti.
Con la somma delle penalità anche un pesce può fare la differenza. Non saprò mai se la cernia c’era, ma ho la certezza che altri due pesci, di cui uno valido, li ho catturati. Quello in peso sono riuscito a prenderlo proprio all’ultimo tuffo quando mancavano solo tre minuti alla fine. È stata una cattura veramente entusiasmante: scendo con il 90 e prima di appoggiarmi sul fondo vedo in lontananza due saraghi belli. Effettuo il classico aspetto, ma sul più bello il rumore di un gommone che passa velocemente li spaventa e non si avvicinano.
Sapevo che se non avessi sparato in quell’apnea difficilmente avrei avuto un’altra occasione, quindi con calma e freddezza mi nascondo completamente sotto il ciglio e scorro una decina di metri in direzione dei due saraghi. Quando penso d’essere vicino, mi affaccio con molta cautela e sono pronto a sparare. Un sarago mi vede e si gira un attimo con un atteggiamento sorpreso, in quel preciso istante anche per ovvie questioni d’autonomia, mi allungo velocemente verso di lui e lo sparo mentre si gira deciso a fuggire. Un tiro come dico io, alla Pecos Bill e la fortuna mi bacia in fronte. Preso da dietro e passato da parte a parte rimane nell’asta dibattendosi senza speranza. Devo ringraziare anche il mio fucile che allestito alla perfezione non mi tradisce quasi mai. Oltre alla fortuna di sparare un pesce negli ultimi minuti di gara, devo dire che è una grande soddisfazione prenderlo in questo modo, con grande convinzione e lucidità. Anche questi particolari sono importanti per vincere una gara.
Sula via del rientro i primi atleti che incontro sono Calcagno, Del Bene, Bellani e altri. Hanno un’espressione delusa e mi confermano una gara con poche catture che ovviamente non li soddisfa. Poi come sempre accade arrivano invece i bei carnieri. La giornata viene vinta da Pisci che ha diversi grossi cefali pescati allo sbocco di uno stagno, secondo Riolo che ha un bel carniere di saraghi, terzo Praiola con nove saraghi e un’orata e quarto io con nove saraghi. La prima giornata è finita ed io sono soddisfatto, sia per come ho pescato, sia per i posti che avevo dove non potevo fare di più.
Leggi il racconto della 2a Giornata di Gara >>—->
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