Marco Bardi: Campione dentro e fuori dall’acqua
Un caloroso saluto a tutti, mi chiamo Marco Bardi ed anch’ io ho voluto iscrivermi a questa comunità di appassionati. Vorrei solo chiarire che anche se consapevole della mia posizione, mi sento come uno di Voi e provo le stesse emozioni. Quando ero meno esperto, avevo anche io i miei sogni ed avevo i miei miti della Pescasub.
Ho sempre sognato di conoscere persone più esperte e di migliorarmi e oggi i sogni sono realtà e per questo mi considero molto fortunato.
Ho fatto tanti sacrifici ma sono stato ampiamente ripagato. Ho sempre stimato chi poteva vivere sugli allori ma si metteva a disposizione degli altri ed oggi cerco di fare la stessa cosa. Come ho più volte ho detto, le parole più belle che ho ricevuto sono state quelle con cui mi è stato detto che sono più apprezzato come uomo che come atleta. Una soddisfazione unica che completa una vita di sacrifici e di progetti.
Il testo che segue è tratto dalla storia di Marco Bardi dal sito: www.marcobardi.com
Nell’estate del 1981 decido di giocare uno scherzo a due amici che erano andati a Talamone per effettuare una battuta di pesca subacquea. Mi faccio prestare una specie di giacca da sub maschera, pinne, boccaglio e senza pensare a cosa andavo incontro e quale fascino poteva attrarmi in quel mondo, mi butto in acqua e inizio a pinneggiare in direzione delle boe segnasub dei due amici.
La mia idea era quella di sottrarre pesci e attrezzature di scorta dalle boe e poi aspettare i due amici a terra facendogli una sorpresa, ma dopo essere entrato in acqua senza capire cosa mi succedeva, rimasi talmente affascinato da quell’ambiente e dallo spirito venatorio che mi ritrovai euforico ed eccitato al tempo stesso, tanto da raggiungere i miei amici, dimenticarmi dello scherzo e convincerli a seguirmi perché avevo visto dei pesci bellissimi.
Loro ebbero ugualmente la sorpresa perché mai si sarebbero immaginati di incontrarmi in mare ed anche perché quei pesci bellissimi erano alcuni saraghi che pascolavano all’interno di una caletta con massi bianchi.
Pochi giorni dopo avevo già acquistato un fucile e organizzato una battuta di pesca con i soliti amici. Dopo una settimana avevo all’attivo tre uscite in mare bellissime, dove avevo imparato a compensare ed iniziato le mie fantastiche catture con qualche seppia, alcune triglie, tre polpi ed una temibile murena. Purtroppo a smorzare gli entusiasmi c’era la chiamata al servizio di leva, era il 26 luglio. Ma il destino mi riservava sorprese che mai potevo immaginare. Dopo un mese di addestramento nella marina militare, fui assegnato al Com.sub.in la caserma dei sommozzatori ed incursori della Marina Militare presso il Varignano a La Spezia. Un giorno presso la sala ricreativa, vidi due ragazzi in servizio di leva che giocavano a biliardo, anzi la scusa era il gioco, ma in realtà parlavano appassionatamente e giocavano poco. Io patito anche del biliardo, mi avvicino e cerco di fare amicizia. In realtà rimango subito colpito perché dialogavano raccontandosi esperienze di pesca subacquea.
Uno di evidente accento Sardo e l’altro Napoletano, esprimevano nei loro racconti la passione inconfondibile di chi ama
fortemente qualcosa. Rimasi subito colpito sia dall’argomento, sia dalla passionalità che esprimevano. Parlavano di pesca subacquea. Senza farmi domande sull’educazione o sull’invadenza del mio gesto, l’interruppi subito e gli chiesi se potevo partecipare alle loro conversazioni in quanto anche io ero un appassionato. Nascosi volontariamente il mio livello di principiante per non essere escluso, ma dopo poco capii che avevo a che fare dei veri esperti.
La prova definitiva venne fuori quando il ragazzo Sardo mi chiese: ma tu non hai riconosciuto chi è lui? Alludendo al Napoletano. Io con la massima sincerità risposi di no. Ebbene quel ragazzone simpatico ed estroverso era il famosissimo Andrea Berardinone uno dei più promettenti atleti Italiani nelle competizioni di pesca subacquea e componente della Nazionale.
Io che in pochi giorni di attività non avevo mai letto riviste perché non sapevo nemmeno della loro esistenza e con una voglia matta di imparare, iniziai subito a documentarmi comprando di tutto. In pochi giorni ero a conoscenza di molte cose interessantissime e mi sentivo più a mio agio nel dialogare con gli altri.
Tra me e Andrea nacque subito una sincera amicizia che andava oltre la pesca subacquea. Inevitabilmente fui comunque coinvolto per la passione che era crescente in me, ma anche dalla personalità di Andrea che trasmetteva esperienza ed emozioni con la massima semplicità e si metteva sullo stesso piano di un principiante come me.
Andrea è stato il mio primo maestro e a lui devo la conoscenza della professionalità, della grinta, dell’umiltà e dell’amicizia. Dopo lunghe conversazioni avevo acquisito una certa esperienza teorica ma per motivi contingenti non avevamo avuto occasioni di andare a fare esperienze dirette. Un giorno Andrea mi disse: adesso sei pronto, se ne hai piacere ti accompagno ad acquistare attrezzature tecniche e ricordati che per raggiungere i risultati sarai costretto a soffrire finché non ti adatterai e riuscirai a sfruttare al meglio te stesso e le attrezzature. Da quel momento la mia vita di subacqueo, ma anche di uomo, ha avuto una svolta totale. Volontà e grinta erano gli elementi trainanti, disciplina e pazienza, le fondamenta che già avevo acquisito da altri sport.
Andrea veniva congedato poco dopo ed io continuavo a seguirlo sulle riviste. Io conclusi il servizio di leva il 31 Gennaio del 1983. Appena rientrato a Grosseto m’iscrivevo alla Società Agonistica Francini dove partecipavo subito alle prime competizioni e conoscevo i primi amici subacquei. Alessandro Rispoli in particolare è stato il mio primo compagno di pesca e mi ha insegnato molto. Lui probabilmente aveva capito che in quel ragazzo brioso e fanatico di questo sport, si nascondeva un buon potenziale agonistico e mi ha voluto subito in squadra.
Ha saputo equilibrare i miei esuberi con i suoi preziosissimi consigli e mi ha fatto conoscere molti segreti del mare, facendomi guadagnare tempo e risparmiare fatica.
In quel periodo conoscevo anche Stefano Mazzi che impressionato dai miei racconti di pesca e di avventure nel mare, si lasciava coinvolgere totalmente. Diventammo una coppia affiatata alla ricerca di emozioni. Stefano all’epoca aveva 16 anni e mi ricordo episodi che oggi ci fanno ancora sorridere. Andavamo a pescare con il suo vespone 125 che abbiamo distrutto nei sentieri inaccessibili dell’Argentario. Stefano indossava una delle mie mute in quanto eravamo della stessa altezza e peso, oggi ci sono più di venti chili di differenza!!
Stefano era incantato dal leggero cullare delle onde e appena era stanco lo trovavi regolarmente a dormire o sul gommone o su qualche spiaggetta con la muta indosso.Mi ricordo ancora di quando catturammo la prima cernia grossa su un fondale di circa venti metri. Dovevo lavorarla per cercare di tirarla fuori dalla tana e chiesi a Stefano di farmi assistenza dalla superficie. Dopo circa trenta minuti di estenuanti tentativi, riesco ad estrarla e appena in superficie cerco di avvertire Stefano dell’operazione riuscita. Lo vedo galleggiare a cento metri di distanza con la faccia rivolta verso il cielo…..
Un elicottero sorvolava sopra di noi. Il mio primo pensiero fu quello di un incidente, pensai che Stefano per aiutarmi era sceso a mia insaputa e risalito in sincope. Mentre pensavo, nuotavo a tutta velocità verso di lui, il cuore mi batteva come un tamburo, appena raggiunto lo afferrai violentemente con tutta la forza che avevo. La sua reazione fu istantanea, i suoi occhi spalancati oltre i limiti.
Cosa succede mi disse tremando ancora dalla paura.
Scoppiai a ridere mentre anche lui realizzava che si era addormentato in superficie con la pancia verso il cielo e si era allontanato in corrente.
Era proprio unico nel suo genere.Per diversi anni a seguire Stefano mi ha fatto da barcaiolo a molte gare locali e regionali e abbiamo continuato ad andare a pescare assieme. Poi i suoi impegni crescenti con il negozio Acquasport lo hanno costretto a limitare notevolmente le sue uscite in mare.In quel periodo di grandi scoperte ed emozioni, i risultati a livello sociale sono arrivati subito sorprendendo tutti anche me stesso e conseguentemente, arrivò la convocazione nella squadra ufficiale per i Campionati Italiani per Società a Latina, Foce Verde. L’unico che non aveva espresso meraviglia era Alessandro che con un sorriso sornione mi confessava che secondo lui avrei fatto molto di più, n’era così convinto che non sapevo se credergli o meno. A Latina durante le iscrizioni al Campionato, come potevo immaginare, Andrea Berardinone che partecipava al Campionato con la sua Società era intento a rispondere alle domande dei numerosi appassionati. Non vedevo l’ora di fargli una sorpresa. Mi presentai con un sorriso a mille denti e quando mi vide, cercando di nascondere l’emozione e la sorpresa, mi chiese: cosa ci fai tu qui? Io risposi scherzosamente: attento perché domani in gara saremo avversari. Non ci posso credere rispose lui, ti lascio per pochi mesi e sei già qui. Merito tuo gli dissi mentre lo abbracciavo.
E’ stata una delle più grandi soddisfazioni della mia vita e credo che anche Andrea ne fosse stato fiero. Ancora adesso dopo molti anni riesco a rivivere in maniera nitida quelle immagini e quelle sensazioni. Era veramente emozionante trovarsi in mezzo a tanti Campioni considerando anche che fino a poco tempo prima ero uno che di pesca subacquea non ne sapeva niente.
L’anno successivo inizio a partecipare alle selettive per la qualificazione ai Campionati Italiani Individuali. Per poco non mi qualifico e inizio a credere seriamente nelle mie capacità. Infatti, riesco a vincere il Campionato Sociale e Provinciale, inoltre mi comporto benissimo anche nei campionati Regionali. Volevo incontrare di nuovo Andrea ma questa volta ai Campionati Individuali. Sapevo che era quasi un sogno ma la mia grinta e determinazione non mi mollavano anzi crescevano e mi ci facevano credere.
Non sapevo ancora che non avrei mai più rivisto Andrea, che purtroppo rimase vittima di un tragico incidente durante una battuta di pesca alle isole Eolie nel Settembre del 1984.
Per me fu un duro colpo, scompariva un grande amico, un maestro di pesca e di vita che mi aveva insegnato a capire che nulla si ottiene per caso, che ogni obiettivo si raggiunge con sacrificio e volontà rimanendo sempre con i piedi per terra. Una volta superato il momento critico m’impongo ancora di più di raggiungere i miei obiettivi, se non ci sarà Andrea lo farò anche per lui. La mia grinta aumenta e la voglia di vincere mi porta ad effettuare risultati sorprendenti .
Nel 1985 lascio la società agonistica Francini e passo al più titolato Club Subacqueo Grossetano, una società in netta crescita organizzativa e alla ricerca di risultati agonistici. Inizia quindi la stagione agonistica con le gare di selezione con le quali mi qualifico ai Campionati di Seconda Categoria, vinco di nuovo sia il Campionato Sociale che quello Provinciale.
Ai Campionati di Seconda mi qualifico con un settimo posto finale per quelli di prima a Palau, un Campionato rimasto nella storia per la bellezza dei fondali e la ricchezza di pesce. A Palau termino diciassettesimo con soli tre giorni di preparazione e alla fine del Campionato ricevetti i complimenti di alcuni veterani come Marcozzi, Fagiolari, Cappucciati e per me ebbe un significato importantissimo, ero un ragazzino pieno di entusiasmo e ogni occasione era buona per caricarmi ancora di più. Un’annata da incorniciare, un sogno che si avvera, mi sento al settimo cielo, ho conosciuto anche Campioni come Toschi, Molteni, Mazzarri, Lo Baido e tanti altri, ho fatto delle bellissime esperienze.
E’ stata una delle più grandi soddisfazioni della mia vita e credo che anche Andrea ne fosse stato fiero.
Al rientro vinco i Campionati Toscani sia Individuali sia a Squadre. Continua la scalata di risultati con le conferme a livello Provinciale e Regionale e nel 1987 conquisto finalmente uno stupendo quarto posto ai Campionati di Prima Categoria a Marzamemi che significò anche la convocazione in Nazionale.
A Marzamemi ci fu l’esordio di Massimiliano Volpe (Maxfox) che da bravo studentello diciannovenne decise di venire ad imparare qualcosa facendomi da assistente. L’avventura è durata 5 anni dove il peggiore risultato è stato proprio il 4° posto a Marzamemi 87.
Proprio in quel Campionato un’altra delle soddisfazioni più grandi venne da Riccardo Molteni, un Campione che fino a quel momento consideravo un mito irraggiungibile, ed adesso mi faceva i complimenti in pubblico elogiando la mia sportività ed evidenziando le mie doti agonistiche.
Un bellissimo gesto che ho sempre apprezzato molto con stima reciproca che è rimasta invariata nel tempo.
Nel 1988 L’allora Capitano della Nazionale Gianfranco Giannini mi porta come riserva ufficiale a tutte le gare della stagione e con la Nazionale affiancando da vicino Campioni come Mazzarri, Riolo e Cottu. Vinciamo tutte le gare compreso il Campionato Euroafricano di Favignana. Una stagione di ricordi ed esperienze bellissime. Con Mazzarri in particolare, riesco a percepire quali sono i punti di forza di un Campione. Con lui ho imparato molte cose e posso confermare, qualora non bastassero i risultati, che è stato un grandissimo di questo sport, ha sempre avuto una marcia in più degli altri. Renzo oltre ad essere un grande amico, ha anche la mia stima come uomo. Sempre nel 1988, al Campionato di prima categoria a San Teodoro arrivo terzo dietro a Molteni e Carlo Gomez, battendo addirittura i miei compagni di Nazionale e molti altri Campioni. Ricordo ancora la faccia di Renzo Mazzarri che sbalordito non sapeva se essere felice o preoccupato di questo ragazzino che fino ad allora gli faceva da porta borse. Ricordo con molto orgoglio che anche il capitano Giannini mi fece i suoi complimenti e in confidenza mi disse: bravo Marco, ti ho dato fiducia e mi hai ripagato più di quanto mi aspettavo, sono sicuro che questo è l’inizio di una lunga serie, preparati. Ancora non mi rendevo conto, mi sembrava più un sogno che realtà, ma l’anno successivo nel 1989 divento Campione d’Italia a Santa Maria di Leuca, una liberazione per la promessa fatta alla scomparsa di Andra Berardinone che dopo due secondi posti, desiderava tanto vincere il campionato Assoluto e dopo la sua scomparsa, avevo promesso che lo avrei vinto per lui. Da allora fino ad oggi sono stato di nuovo Campione Italiano nel 2000 ed ho collezionato numerosi successi in campo Nazionale ed Internazionale.
Quando guardo il mio album dei ricordi vivo delle sensazioni intense, mi rendo conto che non è più un sogno, ma una realtà consolidata e sinceramente non riesco a capire se è più bello adesso o se forse era più emozionante prima. Adesso prevale la paura di svegliarsi dal sogno e affrontare la dura realtà che l’età ed i sacrifici ti obbligano ad affrontare. Certamente posso ritenermi un uomo molto fortunato che dalla pesca subacquea ha ricevuto molto. Questo sport ha trasformato la mia vita anche in ambito lavorativo dove ho ricevuto molte soddisfazioni professionali.
Per me la pesca subacquea è stata e rimane un’attività ricca di emozioni e di soddisfazioni, ma credo che la parte educativa, il grado di socializzazione e sopra tutto la passionalità e le emozioni che ne derivano, siano gli elementi trainanti che la contraddistinguono e proprio per questo ho intenzione di praticare la pesca subacquea finché il fisico me lo consentirà.
Marco Bardi
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