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Linea di Boe di Capoliveri: delibera annullata!

| 31 Agosto 2013 | 1 Comment

Il progetto linea di boe di Capoliveri – Isola d’Elba – è stato cassato dal Decreto del Presidente della Repubblica del 17 luglio 2013, che accogliendo il ricorso presentato dalla ditta Acquanauta di Piombino ha annullato la delibera della Giunta del Comune di Capoliveri con cui tale progetto era stato avviato. Amen!

Istituita con l’obiettivo dichiarato di tutelare i subacquei e proteggere i fondali dei punti di immersione più suggestivi del mare del comune di Capoliveri, la linea di boe realizzava delle piccole aree con ingresso a pagamento in cui il pedaggio per i non residenti (diving o privati) era molto più alto rispetto a quello dei residenti ed in cui i diving elbani consorziati nel CED, unica entità “convenzionata” potevano godere di tariffe dimezzate rispetto quelle degli altri diving isolani non consorziati.

Noi di Apnea Magazine siamo stati tra i primi – se non i primi – a dirlo a chiare lettere già nell’immediatezza della sua istituzione: dietro i sommi ideali della tutela del mare e dei subacquei si celavano interessi meno sommi… e più simili a somme.

I pescatori in apnea sono abituati ad essere discriminati nell’indifferenza generale, con le AMP ci siamo fatti le ossa, ma la vicenda della Linea di Boe ha messo a dura prova il senso di giustizia di molti, andando a intaccare pesantemente gli interessi dei diving con sede al di fuori dell’Isola d’Elba e, più in generale, quelli di tutti i sub non residenti. I pescatori in apnea, ovviamente, si son visti privare dei migliori spot di pesca dell’area, ma ciò che più li ha infastiditi, probabilmente, non è neanche l’idea piuttosto di moda del Mare come oggetto di diritti di sfruttamento semi-esclusivi in capo a chi vive sulle sue sponde, ma piuttosto l’ipocrisia delle motivazioni sbandierate dai protagonisti di questo progetto, ossia la tutela della sicurezza dei subacquei e quella dell’ambiente.

Rischio di incidenti da elica per i sub

Il fotogramma di un video pubblicato da un pescatore in apnea su Youtube (Canale di Darioeolie) il 21 agosto 2013. Il problema della sicurezza dei subacquei non si risolve su punti circoscritti, ma con la revisione delle norme, l'informazione e i controlli.

Già, perché quando un pescatore in apnea sente parlare di sicurezza dei subacquei pensa subito all’assurda normativa che lo punisce se non si segnala adeguatamente con una sanzione di cinque volte superiore a quella comminata al diportista che non si mantiene a debita distanza dalla boa, o all’altrettanto assurda distanza di 500 metri dalle spiagge frequentate dai bagnanti in vigore nella bella stagione che lo costringe a immergersi in zone ad alto traffico nautico dove il rischio di finire affettato dalle eliche dei cafonauti è sempre in agguato. Oggi che in molti si immergono con la telecamera non mancano certo le prove del gran numero di incidenti mancati, che vanno sommati a quelli consumati ciclicamente, basta farsi un giro su Youtube! E invece no: in nome della sicurezza si mettono delle boe, si vieta ancoraggio, pesca e transito nel raggio di 50 metri e si istituisce un tariffario in cui l’essere residenti – meglio ancora se consorziati con il CED – comporta vantaggi economici notevoli, mentre l’essere “foresti” comporta un salasso. Eppure è noto che il problema della sicurezza delle immersioni si propone con maggior forza nel caso degli apneisti, che stazionano per buona parte del tempo in superficie, diversamente dai sommozzatori che una volta in acqua si inabissano e restano sul fondo per tutto il tempo dell’immersione. E’ davvero singolare che in nome della sicurezza dei subacquei ci si preoccupi di pochi punti di immersione e dei soli subacquei ARA tralasciando una situazione di diffuso pericolo sul resto delle coste: si tratta, evidentemente, di ragioni di facciata, vero fumo negli occhi.

Come abbiamo già avuto modo di osservare “a caldo”, questa operazione andava in realtà a surrogare l’effetto “AMP” (o meglio le condizioni di vantaggio che queste creano per gli operatori economici locali, diving inclusi) che lo stesso sindaco di Capoliveri Barbetti aveva tentato di produrre promuovendo l’istituzione di un’area marina quando vestiva i panni del commissario straordinario del Parco dell’Arcipelago Toscano. Gioverà ricordare che Barbetti era stato nominato dal ministro Matteoli in barba alla legge, che prevedeva un accordo con la regione toscana, e che la Corte Costituzionale aveva provveduto ad annullare tale nomina, poi incredibilmente reiterata dallo stesso Matteoli. L’idea dell’AMP serviva a bypassare il parere negativo con cui gli enti locali avevano cassato la tutela a mare dell’Isola d’Elba in sede di approvazione del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano…. e a nostro giudizio il fine ultimo era la tutela non del mare, ma degli affari degli isolani, inclusi quelli dei diving.

Contro l’ordinanza del comune di Capoliveri la nostra categoria non aveva potuto fare nulla: anche FIPIA, che si era interessata per valutare la possibilità di un’azione di contrasto, si era vista costretta a rinunciare dopo il parere preliminare dei suoi legali. Il signor Carlo Valdisalici,  titolare del Diving Acquanauta di Piombino, però, non ha evidentemente digerito l’evidente ingiustizia: mentre un diving elbano del CED pagava 300 euro all’anno (600 per i non consorziati) per avere libero accesso ai punti di immersione, il suo diving ne avrebbe dovuti sborsare 120 al giorno (!!!) e senza la possibilità di abbonamenti o convenzioni… un’enormità inaccettabile, uno schiaffo alle regole sulla libera concorrenza. Il suo ricorso al presidente della Repubblica, stilato dagli avvocati Simone Colla e Cecilia Bartolini dello studio legale Tortorella, ha richiesto l’annullamento della delibera della giunta per i seguenti motivi:

1) le tariffe dovevano essere determinate con provvedimento del Consiglio comunale e non della Giunta;

2) le tariffe apparivano discriminatorie;

3) il progetto era di fatto affidato ad un soggetto interessato e parte in causa, con ciò realizzandosi una violazione delle prescrizioni dettate a tutela della libera concorrenza.

Il ricorso è stato accolto integralmente, in quanto si è riconosciuto che il Comune non poteva istituire il progetto con una delibera della Giunta, ma con atto del Consiglio, che le tariffe non potevano essere determinate o meglio concordate con il CED, trattandosi di soggetto interessato, e che le tariffe sono comunque illegittime perché violano la normativa comunitaria in tema di concorrenza e realizzano un’ingiustificabile sperequazione tra residenti e non residenti.

Accogliamo con grande soddisfazione l’esito di questo ricorso, complimentandoci con il signor Valdisalici ed il suo staff legale, e speriamo che questa decisione possa interrompere la corsa all’istituzione di altre Linee di Boe, fenomeno che avevamo sospettato sin dalla prima ora e che nel tempo aveva preso corpo sia in altri comuni dell’Elba che altrove, come ad esempio all’Argentario.

A nostro giudizio il MARE e’ DI TUTTI e sebbene si debba rispettare il lavoro dei diving anche prevedendo delle aree circoscritte da riservare all’escursionismo subacqueo e per questo interdette ad attività di prelievo – sia chiaro: in alternativa e non in congiunzione alle AMP, che dovrebbero perseguire altre finalità – non è accettabile che si consentano operazioni come quella messa in campo nel comune di Capoliveri.

Se davvero ci si preoccupa della sicurezza dei subacquei, invece di sottrarre i migliori spot alla pubblica disponibilità per trasformarli in aree con accesso a pagamento si cambi la legge invertendo l’importo delle sanzioni (1000 euro al diportista che ignora il segnale e mette a repentaglio l’incolumità di sub o bagnanti e 200 euro al subacqueo che non si segnala adeguatamente mettendo a rischio la propria incolumità) e si faccia il possibile per assicurare il rispetto delle regole sulla navigazione sotto costa con campagne informative e controlli adeguati.

Con l’accoglimento di questo ricorso e l’annullamento della delibera istitutiva del progetto arriva un messaggio forte e chiaro: chi pensava di poter vestire i panni del paladino dell’ambiente e della sicurezza dei sub battendo cassa e facendo pure qualche favore agli amici si dovrà inventare qualche altra trovata.

 

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Commenti (1)

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  1. eros dami ha detto:

    Come avete citato sopra IL MARE E’DI TUTTI,personalmente ringrazio tutti coloro che si sono opposti a questo progetto compreso il sottoscritto che a sua volta ha firmato una petizione one line circa due anni fa’.
    Il progetto poteva anche valido dal punto di vista della sicurezza per i subacquei in assetto ARA che in apnea, ma come sempre siamo in ITALIA ed il problema e’ sempre lo stesso,bisogna applicare tariffe ed ovviamente qualcuno ci specula sempre. UN GRAZIE A TUTTI per averci restituito cio’ che spetta a tutti.

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